Pubblicato dal “Corriere delle Sera” del 13 novembre 2015 a pagina 24 con il titolo “La parola misericordia scelta e firmata da Bergoglio per la Treccani
La Treccani chiede a una cinquantina di personaggi di indicare la parola che “gli ha cambiato la vita” e tra questi c’è il Papa, che dice “misericordia” e così motiva la scelta: “Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore: la misericordia”.
Samantha Cristoforetti sceglie “fiducia”. Rossella Brescia “sorriso”: “Perché il sorriso risolve quasi tutto”. Vasco Rossi scommette su “spericolata”: “Così è stata la mia vita”. Totti è il più breve e dice “famiglia”. C’è già Baricco, ci sarà Bocelli. E ci sono la regista Rohrwacher e la Littizzetto. Com’è sua arte la Treccani getta una rete che prende i pesci più diversi.
La rassegna terminerà a dicembre. Un mini sito – #leparolevalgono – la offre ai visitatori: una foto del testimonial e la sua parola con una motivazione breve come un twitt. Entrano due personaggi a settimana e oggi tocca a Bergoglio, un colpo niente male. Dal 5 ottobre il totale delle visualizzazioni è di 14 milioni.
I visitatori possono accedere al sito e “condividere” le loro parole. Un gioco interattivo, ma non senza ambizioni: dovrebbe venirne, dicono alla Treccani, “una fotografia delle trasformazioni della lingua, della società e in definitiva dell’Italia”. Perché oggi tutto scorre, più veloce che mai, ed è utile fermare per un momento le parole e le storie che portano con sé.
Che il Papa avrebbe puntato sulla misericordia potevamo indovinarlo: ha detto cento volte che “questo è il tempo della misericordia”, che Dio è “tutto e solo misericordia”, che la Chiesa deve trovare “una misericordia per tutti”. Ha indetto un “Giubileo della misericordia” e la bolla dell’indizione l’ha intitolata “Il volto della misericordia”.
Martedì a Firenze, indicando il Cristo del Giudizio universale che è dipinto all’interno della cupola del Brunelleschi, lo ha qualificato come “giudice di misericordia”. Ma forse le parole che più ha soppesato sono quelle con le quali ha accettato l’elezione: “Sono peccatore ma accetto in spirito di penitenza e confidando sulla misericordia e sull’infinita pazienza del Signore nostro Gesù Cristo”.
In quella formula è chiaro che cosa intenda per “misericordia”: l’uomo, ogni uomo è peccatore, cioè in fuga da Dio: ma Dio è infinita bontà e sempre attende il ritorno dell’umanità fuggiasca. In quell’attesa si esprime la sua misericordia.
Mettendo la misericordia a motto del pontificato Francesco segue Giovanni XXIII che aveva parlato della “medicina della misericordia” come la più adatta all’umanità di oggi e Papa Wojtyla che scrisse l’enciclica “Dio ricco di misericordia” (1980). Ma anche Benedetto XVI che una volta disse: “Dio è tutto amore e solo amore”. Francesco fa sua quella dottrina mettendo “misericordia” al posto di “amore”.
Luigi Accattoli
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