Riporto qui – o segnalo – tredici brani dai 28 capitoli degli Atti, brani che ho scelto per dare un’idea rapida della varietà e vivacità della narrazione condotta dall’autore che è lo stesso del terzo Vangelo, detto di Luca. I due libri in origine erano uniti. Gli studiosi sono unanimi nel ritenerli scritti nel “miglior greco del Nuovo Testamento”. Già Girolamo affermava che Luca – tra gli evangelisti – era “il più esperto nella lingua greca”.
Saulo calato in una cesta dalle mura di Damasco: 9, 22-25. 22Saulo frattanto si rinfrancava sempre di più e gettava confusione tra i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo. 23Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei deliberarono di ucciderlo […]. Per riuscire a eliminarlo essi sorvegliavano anche le porte della città, giorno e notte; 25ma i suoi discepoli, di notte, lo presero e lo fecero scendere lungo le mura, calandolo giù in una cesta.
Una tovaglia scende dal cielo e libera dai cibi impuri: 10, 9-16. Il giorno dopo, mentre quelli erano in cammino e si avvicinavano alla città, Pietro, verso mezzogiorno, salì sulla terrazza a pregare. 10Gli venne fame e voleva prendere cibo. Mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi: 11vide il cielo aperto e un oggetto che scendeva, simile a una grande tovaglia, calata a terra per i quattro capi. 12In essa c’era ogni sorta di quadrupedi e uccelli del cielo. 13Allora risuonò una voce che gli diceva: “Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!”. 14Ma Pietro rispose: “Non sia mai, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di profano o di impuro”. 15E la voce di nuovo a lui: “Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano”. 16Questo accadde per tre volte; poi d’un tratto quell’oggetto fu risollevato nel cielo.
Spunta il nostro nome di “cristiani”: 11, 25s. 25Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo: 26lo trovò e lo condusse ad Antiòchia. Rimasero insieme un anno intero in quella Chiesa e istruirono molta gente. Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.
La piccola Rode per la gioia non apre a Pietro: 12, 12-17. 12Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni, detto Marco, dove molti erano riuniti e pregavano. 13Appena ebbe bussato alla porta esterna, una serva di nome Rode si avvicinò per sentire chi era. 14Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunciare che fuori c’era Pietro. 15″Tu vaneggi!”, le dissero. Ma ella insisteva che era proprio così. E quelli invece dicevano: “È l’angelo di Pietro”. 16Questi intanto continuava a bussare e, quando aprirono e lo videro, rimasero stupefatti. 17Egli allora fece loro cenno con la mano di tacere e narrò loro come il Signore lo aveva tratto fuori dal carcere, e aggiunse: “Riferite questo a Giacomo e ai fratelli”. Poi uscì e se ne andò verso un altro luogo.
Così fu superata la circoncisione: 15, 1-6. 1 Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: “Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati”. 2Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. 3Essi dunque, provveduti del necessario dalla Chiesa, attraversarono la Fenicia e la Samaria, raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. 4Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani, e riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro. 5Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: “È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè”. 6Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema.
Lidia costringe Paolo ad abitare a casa sua: 16, 11-15. 11Salpati da Tròade, facemmo vela direttamente verso Samotràcia e, il giorno dopo, verso Neàpoli 12e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni. 13Il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera e, dopo aver preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite. 14Ad ascoltare c’era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. 15Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò dicendo: “Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite e rimanete nella mia casa”. E ci costrinse ad accettare.
Quando gli orafi di Efeso attaccarono Paolo: 19, 23-27. 23Fu verso quel tempo che scoppiò un grande tumulto riguardo a questa Via. 24Un tale, di nome Demetrio, che era òrafo e fabbricava tempietti di Artèmide in argento, procurando in tal modo non poco guadagno agli artigiani, 25li radunò insieme a quanti lavoravano a questo genere di oggetti e disse: “Uomini, voi sapete che da questa attività proviene il nostro benessere; 26ora, potete osservare e sentire come questo Paolo abbia convinto e fuorviato molta gente, non solo di Èfeso, ma si può dire di tutta l’Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d’uomo. 27Non soltanto c’è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artèmide non sia stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che tutta l’Asia e il mondo intero venerano”.
Un ragazzo si addormenta durante la lectio e cade dal terzo piano: 20, 7-12. Negli Atti accanto ai giovani sveglissimi (vedi più avanti, brano sul figlio ella sorella di Paolo) ce ne sono altri che si addormentano durante le lectio di Paolo: “Un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: ‘Non vi turbate, è ancora in vita!’” (Atti 20).
Paolo si dichiara “cittadino romano dalla nascita”: 22, 24-30 24il comandante lo fece portare nella fortezza, ordinando di interrogarlo a colpi di flagello, per sapere perché mai gli gridassero contro in quel modo. 25Ma quando l’ebbero disteso per flagellarlo, Paolo disse al centurione che stava lì: “Avete il diritto di flagellare uno che è cittadino romano e non ancora giudicato?”. 26Udito ciò, il centurione si recò dal comandante ad avvertirlo: “Che cosa stai per fare? Quell’uomo è un romano!”. 27Allora il comandante si recò da Paolo e gli domandò: “Dimmi, tu sei romano?”. Rispose: “Sì”. 28Replicò il comandante: “Io, questa cittadinanza l’ho acquistata a caro prezzo”. Paolo disse: “Io, invece, lo sono di nascita!”.29E subito si allontanarono da lui quelli che stavano per interrogarlo. Anche il comandante ebbe paura, rendendosi conto che era romano e che lui lo aveva messo in catene.
Il figlio della sorella di Paolo sventa un complotto: 23, 12-24 . Al capitolo 23 troviamo un sagace nipote di Paolo che fa la spola tra l’apostolo imprigionato nella fortezza Antonia di Gerusalemme e il tribuno Claudio Lisia che comanda la coorte lì acquartierata e scopre una congiura per uccidere lo zio: “Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complotto; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo”. “Paolo chiamò uno dei centurioni e gli disse: conduci questo giovanetto dal tribuno, perché ha qualche cosa da riferirgli”. Il ragazzo svela la trama al comandante della coorte e gli suggerisce confidenzialmente di non “lasciarsi convincere” dai congiurati: “Il tribuno congedò il giovanetto con questa raccomandazione: non dire a nessuno che mi hai dato queste informazioni”. Se parla con tanta scioltezza al comandante, sarà anch’egli, come lo zio, “cittadino romano dalla nascita” (Atti 22, 28).
Paolo a Cesarea davanti al re Agrippa e a sua sorella Berenice: 26, 24-28. 24Mentre egli parlava così in sua difesa, Festo a gran voce disse: “Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!”. 25E Paolo: “Non sono pazzo – disse – eccellentissimo Festo, ma sto dicendo parole vere e sagge. 26Il re è al corrente di queste cose e davanti a lui parlo con franchezza. Penso infatti che niente di questo gli sia sconosciuto, perché non sono fatti accaduti in segreto. 27Credi, o re Agrippa, ai profeti? Io so che tu credi”. 28E Agrippa rispose a Paolo: “Ancora un poco e mi convinci a farmi cristiano!”. 29E Paolo replicò: “Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che, non soltanto tu, ma tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventino come sono anche io, eccetto queste catene!”
La tempesta e il naufragio tra Creta e Malta: 27, 18-20, 27-32, 40-43. 18Eravamo sbattuti violentemente dalla tempesta e il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico; 19il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l’attrezzatura della nave. 20Da vari giorni non comparivano più né sole né stelle e continuava una tempesta violenta; ogni speranza di salvarci era ormai perduta. […] 27Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell’Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l’impressione che una qualche terra si avvicinava. 28Calato lo scandaglio, misurarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, misurarono quindici braccia. 29Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno. 30Ma, poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prua, 31Paolo disse al centurione e ai soldati: “Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo”. 32Allora i soldati tagliarono le gómene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare. […] 40Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare. Al tempo stesso allentarono le corde dei timoni, spiegarono la vela maestra e, spinti dal vento, si mossero verso la spiaggia. 41Ma incapparono in una secca e la nave si incagliò: mentre la prua, arenata, rimaneva immobile, la poppa si sfasciava sotto la violenza delle onde. 42I soldati presero la decisione di uccidere i prigionieri, per evitare che qualcuno fuggisse a nuoto;43ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo proposito. Diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiungessero terra.
Paolo arriva in Italia e a Roma: 28, 11-15. 11Dopo tre mesi salpammo con una nave di Alessandria, recante l’insegna dei Diòscuri, che aveva svernato nell’isola. 12Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni. 13Salpati di qui, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l’indomani arrivammo a Pozzuoli. 14Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Quindi arrivammo a Roma. 15I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio e prese coraggio.