Pubblicato dal “Corriere della sera” del 24 luglio a pagina 21 con il titolo “Tra la folla come Wojtyla ma senza dominarla”
I Papi attirano le folle come il miele le formiche ma ogni Papa ha un suo modo di gestire il magnetismo delle moltitudini. Quello di Wojtyla – Papa delle folle quant’altro mai – era un magnetismo suscitatore e demiurgico mentre questo di Bergoglio, che è forse destinato a eguagliare il predecessore nella proiezione ad gentes, ai popoli, è un magnetismo di empatia o di risonanza.
Vedendo la folla che l’altro ieri mareggiava intorno alla Fiat Idea di Francesco per le vie di Rio, sembrava di assistere all’assedio di un formicaio intorno a una ciotola di miele. Il Papa non faceva nulla per attirare quelle persone – aveva semplicemente deciso di compiere un giro più largo per la città, come gira interminatamente per piazza San Pietro – e tutti volevano toccarlo, o fotografarlo, o battere la mano sull’automobile.
Wojtyla invece le folle le chiamava e le governava come un direttore d’orchestra. Usava anche i media, in particolare la televisione, per chiamare a sé le moltitudini e costruiva il suo messaggio in dialogo con loro. Occorre riandare al viaggio in Messico del gennaio del 1979, sua prima uscita nel mondo, per intendere le due novità del suo “peregrinare”: le parlate improvvisate e l’uso creativo di quello che fu chiamato il mass-appeal, la presa sulla massa.
Le interviste in volo con i giornalisti nacquero in quella trasferta e si vide allora di che portata potesse essere, nel nostro tempo, l’appello di un Papa alle folle. Per l’arrivo a Città del Messico, tra l’aeroporto e la cattedrale, si calcolò che l’avessero salutato tre milioni di persone e fu valutato in quindici milioni il totale dei messicani che si spostarono da casa lungo quella settimana per festeggiarlo: un quarto della popolazione. Bisognava vederlo, l’escursionista dei monti Tatra, nel vigore dei 58 anni, sollevare bambini, giocare con i giovani, baciare in fronte le ragazze, rispondere al lancio dei fiori con la mimica e l’inventiva di un uomo di spettacolo.
Le novità mostrate dal primo viaggio del Papa argentino si direbbe che siano di segno contrario a quelle del Papa polacco: Francesco non fa nulla per agitare le folle, semplicemente si offre alla loro vista e al loro contatto; e ancor meno usa i media per convocare la moltitudine. Quando la vettura è bloccata dal traffico si fa portare un paio di bambini per un bacio benedicente. Mantiene il finestrino abbassato nonostante le troppe mani che tentano di entrarvi.
Papa Bergoglio va disarmato alle folle – rinunciando alla papamobile blindata e scegliendo per lo spostamento veloce un’utilitaria – perché il suo obiettivo è l’incontro con la moltitudine alla quale vuol portare la parola del Vangelo, ma va guardingo dai giornalisti perché teme che i media possano intralciare la comunicazione di quella parola. Wojtyla accettava qualsiasi domanda dai giornalisti e quelle interviste in cui parlava di tutto erano un richiamo per le folle.
Francesco invece sull’aereo ha parlato con tutti ma non ha accettato domande. “Davvero io non do interviste, ma perché non so, non posso, è cosi” ha detto a sua giustificazione. Rispondendo durante i voli a ogni domanda, i Papi Giovanni Paolo e Benedetto finivano con il mettere involontariamente a cappello dei loro viaggi la vicenda Marcinkus o la questione del preservativo, la contestazione delle femministe o il celibato dei preti.
Papa Bergoglio vuole invece che il suo viaggio resti ancorato al tema dei giovani, per i quali si è mosso. Eccolo dunque che va fiducioso – fin troppo – in mezzo alle folle ma resta guardino con i media, perché sta scritto “siate candidi come colombe e astuti come serpenti”.
Luigi Accattoli
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