Due “preghiere pubbliche” – come amo chiamarle – sono legate al nome di una persona semplice tra le semplici qual è stata Bianca Taliercio (1960-2010): una in morte del papà e un’altra in vista della propria morte. Bianca era divenuta nota alle cronache nella prima giovinezza, quando il papà Giuseppe Taliercio, direttore del Petrolchimico di Porto Marghera, era stato rapito dalle Brigate Rosse il 20 maggio 1981 e ucciso il 5 luglio. Al suo funerale Bianca a nome della famiglia aveva detto parole di perdono per gli assassini:
Signore,
in questo giorno così duro per me e la mia famiglia,
ora che non abbiamo più il mio papà,
ti ringrazio perché anche se l’hai portato via presto,
ci hai dato un papà formidabile.
Ci ha insegnato ad amare il prossimo,
lo studio, il lavoro, qualsiasi cosa.
Voglio amare anche questa morte di mio papà
che tu hai chiamato al tuo Regno.
Quando svolge questa invocazione – durante la preghiera dei fedeli, nella chiesa parrocchiale di Marina di Carrara, il 9 luglio 1981 – Bianca ha 21 anni. Accanto alla bara del padre è seduta, in abito bianco, Gabriella Taliercio, mamma di Bianca e sposa di Giuseppe.
Il “mio papà” dice Bianca, come aveva detto a un’altra messa, meno di un anno prima, Giovanni Bachelet invitando a pregare per “quelli che hanno colpito il mio papà”. E’ la stessa straziante tenerezza nei due ragazzi che invocano il Padre piangendo il papà. Giovanni aggiunge il perdono, ma anche Bianca ha una sua aggiunta: dove si impegna ad “amare anche questa morte di mio papa”. Ed è un’aspirazione impensabile e indicibile, degna di una mistica.
Quasi trent’anni dopo in un’altra chiesa – quella della parrocchia del Sacro Cuore di Marghera – si celebra l’addio per Bianca: «Questa famiglia ci appartiene: appartiene alla nostra Chiesa, alla nostra città. Dio ha chiesto a questa famiglia, e solo a questa, un percorso profondo, una testimonianza che nessuna famiglia di questa città ha dato: ha chiesto un servo sofferente e due figlie in cui ha messo la sua compiacenza»: parole di don Franco De Pieri alla messa di addio per Bianca, divenuta madre di sei figli – la più piccola al momento della morte della mamma ha 4 anni – e morta di tumore a 50 anni: di tumore era anche morta la sorella Elda, a 39 anni. «La vita di Bianca – dice il marito Luigi Lattanzi, come lei partecipe del “Cammino neocatecumenale” – è una buona notizia per le persone. Era una donna normale, anzi apparentemente debole, fragile; ma questo non ha impedito che si realizzassero in lei delle opere magnifiche». Un mese prima della morte aveva celebrato il 25° di nozze e con un filo di voce aveva detto: “Benedico il Signore per le cose belle avute nel matrimonio” (settimanale Gente Veneta del 6 novembre 2010).
La preghiera di Bianca Taliercio per il papà l’ho presa da “Il Gazzettino” del 10 luglio 1981, che la riportava in un articolo di Adriano Favaro, intitolato “Pertini ai funerali di Giuseppe Taliercio”; vedi anche AAVV, “Taliercio”, Dolo-Venezia, 1982, pp. 89: la preghiera di Bianca è a p.44. In un’intervista a Gente Veneta così Bianca aveva rievocato il “perdono” della famiglia a 26 anni dall’uccisione del padre: «Non è stata una cosa facile. Ma a distanza di tanti anni sento che questo atteggiamento ha fatto sì che mia mamma e tutti noi figli potessimo vivere nella fiducia verso gli altri, verso l’uomo: non ci è rimasto il rancore, il pensiero che gli altri possano fare solo del male».
[Settembre 2011]