Pubblicato dal “Corriere della Sera” il 6 marzo con il titolo “Quel freddo telegramma a Benedetto”
I cardinali riuniti in “congregazione generale” hanno mandato un “devoto saluto” “a Sua Santità il Papa emerito Benedetto XVI” con un telegramma a firma del cardinale decano Angelo Sodano. Gli dicono “rinnovata gratitudine” per il suo “luminoso ministero petrino” e per l’esempio loro dato di una “generosa sollecitudine” per “il bene della Chiesa e del mondo”, nonché per il suo “instancabile lavoro nella vigna del Signore”.
Di sicuro non ne ha colpa il cardinale decano ma l’evento nuovissimo della “rinuncia” di Papa Benedetto non poteva provocare un’eco più vecchia di quella contenuta nel telegramma cardinalizio. Si direbbe che l’ufficio che l’ha redatto abbia utilizzato lo schema di un ordinario messaggio “gratulatorio” poniamo per un cinquantesimo di messa di un cardinale, dove non mancano mai il “devoto” saluto, la “rinnovata” gratitudine, la “generosa” sollecitudine.
Immaginiamo che Ratzinger-Benedetto avrà comunque apprezzato che i cardinali gli abbiano mandato un pensiero rivolgendosi a lui con il titolo di “Papa emerito” che egli aveva scelto per sé. Ma essendogli giunto a poche ore da un telegramma venuto da Mosca, firmato dal Patriarca Kirill, il Papa della rinuncia non avrà potuto non avvertire la diversità di tono e di affetto. Kirill lo saluta “in questi giorni così speciali” con “amore fraterno”, richiama la decisione di lasciare il Pontificato come “un gesto di semplicità e umiltà” che ha trovato “una risposta vivace nei cuori di molti”. Ricorda il “calore” degli incontri avuti con lui quand’era cardinale e gli augura “buona salute e molti anni di vita”. La materia per dire qualcosa dunque c’era e a Mosca l’hanno colta meglio che in Vaticano. Sarà che a volte la distanza aiuta.
Luigi Accattoli
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