Pubblicato dal “Corriere della Sera” del 19 febbraio a p. 13 con il titolo “L’età avanzata” e le radici filologiche della Riforma di Benedetto
Nell’atto di “rinuncia” di Papa Benedetto ci sono due parole chiave: “ingravescente aetate” (per l’età avanzata), che dicono da sole più di un intero discorso: sono infatti una citazione del contestatissimo “motu proprio” con cui Paolo VI nel 1970 stabiliva i limiti di età per i cardinali della Curia Romana e per il Conclave. E’ una finezza linguistica per dire che è bene che i Papi riconoscano in qualche modo valida anche per sè la norma che fanno rispettare ai loro collaboratori.
“Esaminata la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata [ingravescente aetate], non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”: così ha parlato, in latino, Benedetto XVI l’11 febbraio. Le parole “ingravescentem aetatem” erano già presenti nel decreto del Vaticano II “sull’ufficio pastorale dei vescovi” (1965) per invitarli a “rinunciare spontaneamente al loro ufficio” quando si vedessero “meno adatti a compiere i loro doveri”. E sono nel titolo del “motu proprio” di Paolo VI. Sono dunque parole tematiche da segnare in rosso.
Con quel documento Papa Montini stabiliva che i cardinali di Curia dovessero presentare “la rinuncia al loro ufficio” al compimento dei 75 anni e che tutti i cardinali perdessero “il diritto di entrare in Conclave” con il compimento degli 80.
Si racconta che a far decidere Paolo VI per l’esclusione degli ultraottantenni dal Conclave abbia avuto un ruolo il turbamento che sperimentò nel Conclave del 1963, quello che lo elesse Papa, al vedere un “collega” di molti anni che credeva di trovarsi nel Conclave del 1958, quello che aveva eletto Roncalli. Ma Papa Montini era anche preoccupato che non avesse a prevalere, alla sua morte, la vecchia guardia curiale che si opponeva alle riforme conciliari.
I cardinali esclusi protestarono con Paolo VI e dopo la sua morte riproposero il problema a Giovanni Paolo II. Nel 1989 in dieci scrissero al Papa polacco per chiedergli di riammettere tutti al Conclave. Tra essi c’erano Bafile, Baum, Guerri, Oddi, Palazzini, Paupini, Siri. Ma la norma restò ed è ragionevole immaginare che la “rinuncia” di Papa Benedetto la mette ora al riparo da altre contestazioni.
Gli oppositori fecero pressione – provocando frequenti riprese della questione nei media – perché al compimento degli 80 anni Papa Montini rinunciasse al Pontificato, così come aveva stabilito che a quell’età i cardinali perdessero il diritto a entrare in Conclave. La pressione fu così forte che il Papa si vide costretto a dare una risposta attraverso l’Osservatore Romano: avrebbe compiuto gli 80 anni il 26 settembre del 1977 e il 2 di quel mese apparve sul quotidiano vaticano un articolo del vice-direttore Virgilio Levi intitolato “perché il Papa non può dimettersi”.
Sosteneva Levi per conto di Montini che il ministero del Papa è “unico e diverso”, dunque imparagonabile a quello dei vescovi e dei cardinali. Oggi invece abbiamo un Papa che sempre considera “unico e diverso” il ministero papale, ma ritiene che esso sia paragonabile a quello dei vescovi e dei cardinali per quanto riguarda la “capacità di esercitare in modo adeguato” le proprie funzioni.
Resterà dunque “unico” nel senso che non avrà mai – così oggi tutti i canonisti tendono a pensare – un limite d’età prefissato che possa dare luogo a un obbligo della rinuncia, poniamo agli 80 o agli 85 anni; ma viene riconosciuta l’opportunità, “per il bene della Chiesa” (altra espressione chiave dell’atto di rinuncia di Papa Benedetto), che anche il “vescovo di Roma” lasci il suo incarico quando ritenga che ne abbia “il diritto o anche il dovere” (così Ratzinger si era espresso nel libro intervista del 2010 Luce del mondo).
“Papato a tempo” – come alcuni hanno ipotizzato – dunque no, ma disponibilità dei Papi a considerare come pienamente praticabile la rinuncia per l’aggravio dell’età e della salute, questo sì. E’ certamente la riforma più importante introdotta nella vita della Chiesa Cattolica da Benedetto XVI. Una riforma che non è stata formulata in un “canone” ma è stata promulgata con i fatti.
Luigi Accattoli
www.luigiaccattoli.it
[…] Gli oppositori [al motu proprio "Ingravescentem aetatem" che privava del "diritto di eleggere il papa" i cardinali ultraottantenni] fecero pressione – provocando frequenti riprese della questione nei media – perché al compimento degli 80 anni Papa Montini rinunciasse al Pontificato, così come aveva stabilito che a quell’età i cardinali perdessero il diritto a entrare in Conclave. La pressione fu così forte che il Papa si vide costretto a dare una risposta attraverso l’”Osservatore Romano”: avrebbe compiuto gli 80 anni il 26 settembre del 1977 e il 2 di quel mese apparve sul quotidiano vaticano un articolo del vice-direttore Virgilio Levi intitolato “perché il Papa non può dimettersi”. – E’ un brano di un mio informatissimo articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera a pagina 13: “Ingravescente aetate” è la parola chiave dell’atto di rinuncia. […]
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