Martedì di San Domenico – 23 ottobre 2012 – ore 21.00
Buonasera, a me tocca il ruolo di apripista, per dare il là, ovvero il tema; poi il Padre Alfio Filippi l’approfondirà: essendo egli dehoniano ed essendo arrivato a Bologna come studente dehoniano nel 1963, mezzo secolo fa, ed essendo qui stabilmente dal 1971, prima come direttore del Regno e poi come direttore della EDB: chi meglio di lui?
Il mezzo secolo bolognese del Padre Alfio mi ricorda che anch’io, nel mio piccolo, sono in contatto con i dehoniani di Bologna da quasi quarant’anni: dunque tra me e lui possiamo tentare di coprire un quarantacinque per cento della gittata storica di questa presenza dehoniana: 45% non è male, come percentuale di conoscenza diretta – il resto lo copriamo con le memorie altrui, le letture e l’immaginazione…
Ho conosciuto il Padre Alfio quattro decenni addietro, essendo ambedue in trasferta a Cagliari per il Congresso delle Acli – il difficilissimo congresso venuto dopo il monito di Paolo VI – c’era stata, anzi c’era, la crisi delle Acli e c’era stata quasi in contemporanea la crisi del “Regno” – io come collaboratore della rivista “Ricerca” avevo scritto della crisi del “Regno” e già l’anno precedente ero venuto da Roma qui a Bologna a intervistare i redattori dimissionari – conoscevo dunque un poco il terreno dove andavo a impiantarmi, dicendo di sì alla pronta richiesta del Padre Alfio di entrare a far parte della redazione de “Il Regno”.
Fu una proposta chiave per la mia vita: venni da Roma a Bologna, mi sposai, iniziarono a nascere i miei cinque figli, con la nascita dei figli lo stipendio del Regno non bastava più, passai prima alla “Repubblica” e poi al “Corriere della Sera”… Debbo dunque ai Dehoniani e in particolare al Padre Alfio gran parte della mia fortuna professionale. Sono quattro decenni che scrivo sul “Regno” e ho pubblicato con la EDB otto volumetti…
Ma torniamo al tema. Chi sono questi Dehoniani e perché cent’anni addietro arrivano a Bologna? Io allora ero un poco intimorito da quell’ ”h” che hanno nel nome: fondati dal Padre Dehon, dunque di origine francese, perché allora a Bologna?
Vi arrivano per naturale espansione, perché la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore si diffonde rapidamente in molti paesi, ma vi arrivano anche per la conoscenza personale che il fondatore aveva fatto a Roma, da studente, con il chierico Giacomo della Chiesa, che poi diviene Papa Benedetto XV e che cent’anni fa era per l’appunto arcivescovo di Bologna. Capita spesso nella vita che il destino di una persona o di un’istituzione sia influenzato da affiliazioni amicali.
E va detto che vi è un gran segno nel nome Giacomo, per Bologna: Giacomo della Chiesa, Giacomo Lercaro, Giacomo Biffi: non solo molti tra i pastori di questa arcidiocesi si chiamano Giacomo, ma essi sono anche i più marcati e marcanti, almeno lungo l’ultimo secolo.
Che hanno combinato i Dehoniani a Bologna? Ce lo dirà il Padre Alfio, dovete avere pazienza. Ma possiamo tracciare uno schizzo.
Le finalità della congregazione dehoniana sono così definite nella scheda dell’Annuario Pontificio: “Speciale devozione al Sacro Cuore di Gesù in spirito di amore e di riparazione, apostolato missionario e sociale”. Direi che per i primi cinquant’anni sia prevalsa la prima finalità, nell’ultimo mezzo secolo la seconda.
Questo mutamento del baricentro lo si può riassumere simbolicamente nel cambiamento della testata della rivista “Il Regno”: era IL REGNO DEL SACRO CUORE DI GESU’ NELLE ANIME E NELLA SOCIETA’ e diviene semplicemente IL REGNO a partire dal 1957: si restringe il titolo e si amplia la veduta, che presto diviene quella stessa del Concilio Vaticano II e della sua applicazione nell’arcidiocesi di Bologna quale era perseguita dal cardinale Lercaro e dal pro-vicario Dossetti.
Quella dei Dehoniani in questa città è stata una presenza pastorale e sociale, ma anche missionaria e culturale. Fin dall’inizio i Dehoniani hanno avuto assegnate dall’arcidiocesi delle parrocchie (attualmente ne hanno 9), il Santuario di Boccadirio, la chiesa santuario di Santa Maria Regina dei Cieli (detta “dei poveri”) in via Nosadella e varie iniziative di assistenza sociale e formativa, la più importante delle quali è il Villaggio del Fanciullo.
Potremmo azzardare un’altra semplificazione: con gli anni si accentua la presenza culturale dei Dehoniani e si assottiglia quella sociale. Oggi lo Studentato si è ridotto, mentre la rivista si è moltiplicata: il Centro Editoriale Dehoniano pubblica 16 testate e centinaia di titoli ogni anno ed ha acquisito una grande autorità nell’opinione pubblica ecclesiale internazionale.
E qui dovremmo fermarci sulla ragione conciliare, in zona Lercaro-Dossetti, del secondo radicamento bolognese dei dehoniani: Bibbia, Catechesi, Ecumenismo, Magistero, opinione pubblica nella Chiesa…
Potremmo anche riflettere sul fatto che quel radicamento avvalora il richiamo a Bologna che è nelle denominazioni correnti: “Il Regno rivista di Bologna”, “le Edizioni Dehoniane di Bologna”…
A partire dal Vaticano II l’apporto dei Dehoniani di Bologna è stato di aiuto alla divulgazione e all’assimilazione dell’eredità di quel Concilio. Ma la famiglia dehoniana ha avuto anche un suo sacerdote tra i martiri di Monte Sole: Martino Capelli, ucciso a Salvaro nel 1944. C’è stato dunque anche un radicamento dehoniano nel sangue, in questo territorio…
Tra le produzioni delle Edizioni Dehoniane di Bologna hanno grande autorevolezza il settore biblico – la “Bibbia di Gerusalemme” è diffusa ovunque in Italia – e gli Enchiridion, cioè le raccolte sistematiche dei documenti del magistero e del dialogo ecumenico.
Ricordo che iniziando la mia attività di vaticanista, andato a colloquio in Vaticano con don Virgilio Levi, che era vice-direttore dell’Osservatore Romano, mi sentii dire: “Per capire il Vaticano bisogna capire la Chiesa, prenditi dunque i documenti del Vaticano II e gli Enchiridion, ma prima ancora la Bibbia di Gerusalemme e leggi quanto più ti è possibile, fino agli Acta Synodalia”. Tutto ciò è nella EDB e chissà che un giorno non vi arrivino anche gli Acta Synodalia, magari per antologia…
L’Enchiridion Vaticanum che allora – nel 1975, quando parlavo con don Levi – era di due volumi, oggi ne conta 25 ed esce a giorni il 26°; a quello vaticano si è aggiunto quello Ecumenico ad oggi in 10 volumi, quello delle Encicliche, 8 volumi; quello della Cei in 8 volumi, quello del Sinodo dei Vescovi in 3 volumi e quello della Pace in 2 volumi, quello dei Concordati, della Vita consacrata e della Famiglia (2 volumi), il Conciliorum Oecumenicorum Decreta e il Denzinger, per un totale di oltre 60 volumi, per la maggior parte con testo bilingue…
Insomma, chi voglia il Vaticano II nella continuità con la storia precedente – come giustamente chiede Papa Benedetto – e nell’irradiazione in quella seguente, verso ogni Chiesa e ogni popolo, deve venire qui ad attingere, come deve attingere al “Regno” per il filone narrativo e documentale più importante che abbiamo in Italia tra magistero, dibattito ecumenico, opinione pubblica ecclesiale.
Quando in Vaticano si riunisce un simposio – poniamo sulle Inquisizioni o sul Dialogo interreligioso – nelle cartelle dei partecipanti vengono messe le fotocopie di testi pubblicati nelle riviste e nei repertori dei “Dehoniani di Bologna”: e questo lo fanno anche gli organismi vaticani presso i quali il “Regno” e la EDB magari sollevano qualche timore: un poco temono, ma molto utilizzano. Credo che questo utilizzo sia il migliore riconoscimento del valore del lavoro degli amici dehoniani che stasera festeggiamo.
[…] i cent’anni dei Dehoniani a Bologna sono nella città che mi fu cara. Serata ai “Martedì di San Domenico” e stamane a […]