Quelle che organizziamo si chiamano “cene per strada per i senza fissa dimora” e c’è un Coordinamento su Roma che assegna le zone. Prima in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e poi da soli noi del Gruppo giovani (17- 22 anni) dell’“Opera Regina Apostolorum”, di cui sono il catechista, ci occupiamo della zona di Trastevere: in particolare, Piazza Mastai, l’inizio della Via Portuense e la Stazione di Trastevere. Passiamo anche a trovare i quattro amici che vivono nelle roulotte sul Gianicolo. Portiamo ogni volta una sessantina di panini, frutta, torte (che fanno le ragazze e le signore) e, sempre molto gradito, brodo caldo. Distribuiamo coperte, giacconi, vestiti e scarpe che la Comunità ci aiuta a raccogliere. Portiamo anche una busta di spesa con vari generi alimentari per ogni roulotte.
La prima volta che siamo andati una ragazza mi ha detto “Gianni stammi vicino che ho paura”, ora è una delle più entusiaste: “Non sono più la stessa e ho capito che significa ‘Ama il prossimo tuo perché è come te’ (come traduce C.M. Martini).
Siamo 35 ragazzi e una quindicina di adulti. Alternandoci riusciamo a portare la cene per strada per tre lunedì al mese. Raggiungiamo un numero di persone variabile, da un minimo di dieci a un massimo di sessanta. L’intero servizio su Roma conta su 1500 volontari appartenenti a circa 30 associazioni e ha come fulcro Sant’Egidio. Si riesce a garantire la “cena per strada” tutti i giorni in tutte le stazioni e in molte altre zone di Roma. C’è anche una guida che si stampa ogni anno Roma dove dormire mangiare lavarsi che informa su queste iniziative.
Nessuno come i SFD sembra ti somiglino di meno, ma se ci parli ti accorgi che sono come te e capisci che quello che è successo a loro può benissimo accadere a te. Una sera a piazza Mastai abbiamo incontrato una ragazza di 24 anni: le muore la madre, il padre si risposa, poi muore pure il padre e la matrigna la butta fuori di casa. Ogni tanto va a lavarsi nel monolocale dove in povertà vive sua nonna.
Candido sembra il barbone doc, quello dei film: sta in una roulotte, sembra ostile, vagamente ti prende in giro; ma basta un minuto e ti accorgi che non c’entra niente con l’immagine dell’alcolizzato che la gente assegna ai barboni. Il barbone ce l’ha davvero ed è malvestito ma pulito e inaspettatamente colto, per anni ha insegnato filosofia. Interroga i ragazzi su Kant e in quel momento è felice. Ma quando gli parlo io, dà sfogo alla sua amarezza: “la solitudine è un nemico difficile da combattere”.
In una roulotte poco più avanti c’è Romolo: lui non se la passava male, aveva una casa, una donna e un lavoro, poi improvvisamente (forse vittima di usura) perde tutto. Una sera stava ascoltando la radio: “Avete sentito che nel Corno d’Africa i bambini muoiono perché non c’è acqua. Questa notizia mi ha fatto rabbrividire. Io ringrazio il Signore dieci volte al giorno per quello che ho perché sono accudito” (sic). C’è dunque un uomo a Roma che vive del soccorso dei volontari, senza corrente elettrica, bagno, riscaldamento – e ringrazia.
Gianni Colaiocco ha scritto per me questo racconto nel mese di febbraio del 2012. Qui è l’indirizzo on line della guida romana per i senza fissa dimora – aggiornata ogni anno dalla Comunità di Sant’Egidio – che è citata nel testo: http://www.santegidio.org/index.php?pageID=228&idLng=1062. Di questa guida Esiste anche la versione cartacea.
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