Vado da Riccione a Ravenna senza passare per Rimini che in questa stagione è troppo chiassosa: e pensare che anche Rimini è tra le “città del silenzio” di D’Annunzio che vi andava ad “ascoltare / sol l’antico Pensier rombar nell’arche / come il Mar nelle conche del tuo mare”. Nelle arche del Tempio Malatestiano, ovviamente. Mi sarebbe piaciuto mostrare alla figlia più giovane – che al ginnasio sta facendo la storia romana – l’Arco di Augusto dove termina la via Flaminia e il ponte di Tiberio sul Marecchia da dove parte la via Emilia, con in mezzo il decumano che attraversa la città quadrata, come oggi i caselli autostradali di Rimini Sud e Rimini Nord raccordano la città al resto del mondo. Lasciando ad altra stagione l’impatto con la Rimini romana siamo passati subito a Ravenna e alla sua “glauca notte rutilante d’oro” (sempre D’Annunzio). Neanche Ravenna oggi è silenziosa – e non lo è da tempo, almeno dal tumultuoso sviluppo degli anni 1955-1970. Ma in essa è meglio recuperabile una qualche memoria dell’antica pace, almeno per chi sia disposto ad abitare per un poco nelle sue chiese che sono le più belle al mondo e perfettamente fruibili oggi come ieri per mettersi in Dio. Segnalo due immagini con le quali mi hanno aiutato a ciò per un momento: il Buon Pastore che è nella lunetta della controfacciata del Mausoleo di Galla Placidia, che sfiora con la mano il muso di una pecora che sta alla sua sinistra e un altro pastore in San Vitale, nella parete di sinistra del presbiterio, che compie lo stesso gesto verso una pecora che è alla sua destra. Ecco tutta Ravenna in due carezze. E io in quelle pecore.
Tutta Ravenna in due carezze
89 Comments
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Sono tornato dalle ferie. La tua prosa mi rasserena in un periodo faticoso.
Ciao
Simone
Moralista! Bentornato! (Che fatica le ferie, eh? State tutti bene? Bacionissimi).
Caro Luigi,
alla tua figliola ginnasiale potrai, in compenso, raccontare l’incredibile vicenda di Galla Placidia, figlia, sorella e madre d’imperatori, imperatrice ella stessa col titolo di “Augusta”, fidanzata senza fortuna all’età di otto anni, rapita a 18 anni e tenuta come ostaggio dal re barbaro Alarico, sposata a forza, ventiduenne, dal suo successore Ataulfo, rimasta vedova e costretta a camminare e correre per venti chilometri seguita alle calcagna e insultata e umiliata dal nuovo re a cavallo, liberata e nuovamente sposata (ma sempre malvolentieri), dal trono alla polvere non due volte (come il Napoleone del “Cinque maggio”) ma tre e cinque e sette, fra Ravenna e Milano e Roma e Costantinopoli e gli accampamenti dei barbari su e giù per la penisola. Sempre cristiana, sempre ortodossa in un mondo che oscillava paurosamente fra paganesimo di ritorno e arianesimo. Sua figlia Onoria ebbe, comunque, un caratterino e una sorte non indegni di tanta madre: per protesta nei confronti del fratello imperatore, che voleva imporle un matrimonio non gradito, non esitò a inviare una lettera (e il suo anello di sposa) al più terribile di tutti i re barbari, il famoso Attila, dandogli il pretesto per attaccare l’impero rivendicando il trono come dote. I due imperatori, d’Oriente e d’Occidente, discussero seriamente se non fosse il caso di mandarla davvero ad Attila, con lei che batteva i piedi e strepitava terrorizzata: ma no, era uno scherzo, una provocazione!
Quando insegnavo al “biennio” e il gruppo di studio su Galla Placidia riferiva alla classe i risultati della ricerca, i compagni e le compagne non si distraevano un attimo, tutti col fiato sospeso. Un anno sul più bello entrò una bidella per far firmare una circolare e non ci fu verso: dopo, dopo, alla prossima ora, le dissero tutti; e la accompagnarono, garbatamente, alla porta.
ciao e ben ritornato, Moralista, sentivo che mancavi…..
anche nel blog, l’estate è stata calda 🙂
ciao, Sump e matteo… in effetti con tre bimbi piccoli le ferie sono un po’ faticose.
Ma non vi tedio.
ps. grazie per la storia di Galla Placidia…
Ah!, le donne!!
dalla loro comparsa al mondo lo hanno reso sempre interessante, mai banale e hanno assicurato una costanza di interventi ed azioni imprevedibili, anche quando – apparentemente – non contavano nulla!
Buongiorno a tutti, e bentornato al moralista!, da una Florida ventosa e inzuppata di pioggia (20 cm), ma con computer ancora efficiente e elettricita’ presente.
Bellissima la immagine delle pecorelle e delle carezze!, Luigi. E bellissima e’ questa vacanza virtuale con te, scoprendo cose che mi erano note ma che sto guardando con occhi diversi.
Un bacio a moralista e un bentornato!! Come vedi, caro Simone moralista sul pianerottolo ci sono nuovi inquilini, prima tra tutti Principessa…dalla lontana Florida. Una ragazza che.. dire fantastica è dire poco!! Una ricchezza per tutti noi…e poi..sono successe un sacco di cose. A proposito: stavo guardando nei post precedenti , evidentemente nel periodo in cui son mancata c’è stata una spiacevolissima alzata di gomito di igino nei confronti del professor Raffaele Savigni che noi tutti rispettiamo e amiamo su questo blog..
Vorrei dire due parole ad iginio :” Iginio, avvicinati, guardami negli occhi, il tuo modo di fare, le tue offese gratuite (lo hai fatto anche con me) sono a dir poco inquietanti e nascondono, a mio avviso, delle turbe comportamentali che devi assolutamente arginare! L’essere un ninkname coperto dall’anonimato non ti esime dal rispetto degli altri, da quelle norme di buona educazione che appartengono al comune sentire, al senso civico, senza le quali puoi atteggiarti ad intellettuale – studioso, ricercatore- ma non risulti credibile capisci Iginio!? Spero per te, che ti sia reso conto di aver esagerato alla grande! Ti esorto, e auspico, che tu riesca a fare ammenda, e a chiedere scusa al prof. Savigni, sarebbe il minimo da parte tua Iginio”.
Fin da quando ho avuto qualche scambio di opinione con Davidino, qualche post fa, ho continuato a riflettere sulla questione che non tutti ci sentiamo portati all’eroismo e alla santita’.
La catechesi di papa Benedetto all’udienza di oggi ripropone il tema e mi conferma la mia debolezza di cristiana facendomi sorgere alcune domande per le cui risposte chiedo, come sempre, il vostro aiuto.
Per quanto mi sforzi non saro’ mai come il Signore vuole che io sia?
E’ una colpa grave ammettere la propria debolezza?
La preghiera, l’amore, il perdono, la tolleranza, i dubbi, la ricerca, bastano a riportarmi su una via piu’ consona al definirsi cristiano? e i sacrifici quotidiani?
Stamattina leggevo il passo del Vangelo sui vignaioli (Matteo 20,1-16) e mi sento come qualcuno che dai confini esterni guarda a coloro che lavorano all’interno della vigna…………….
Aiuto…..
Non posso far finta di niente di fronte all’arte Ravennate; ma lei dott Luigi mi provoca in continuazione con la poesia, con l’arte, impossibile resistere…
Devo rimproverarla per non aver visitato Sant’Apolinarre in Classe, consacrata attorno al 549 è un vero spettacolo dell’arte bizantina, con quel campanile stupendo che si scorge da lungi, aggiunto al complesso attorno al X sec, mentre la basilica si agira attorno al VI…stupende le due file di colonne marmoree e l’abside: un catino incantevole, con una decorazione musiva spettacolare: da una valle di un verde incredibile si erge la figura di san’Apollinare e altre di santi e vescovi. Ma tutta Ravenna è splendidamente ieratica con quelle fioriture di bizantine bellezze! Stupendi i mosaici dorati che simboleggiano la luce del risorto, o quei blu notturni a significare le realtà metafisiche
Perfetto il riferimento dannunziano: “Ravenna, glauca notte rutilante d’oro, sepolcro di violenti custodito da terribili sguardi, cupa carena grave d’un incarco imperiale, ferrea, construtta di quel ferro onde il Fato è invincibile.. ecc ..” Sump. il tuo spendido accenno alla grande Galla Placidia che assunse nel 423 la reggenza dell’Impero, in nome del figlio Valentiniano III , dopo tanta sofferenza che la vede addirittura prigioniera per anni. Non è un caso tuttavia che certa tempra si rileva sempre in donne ricolme di grande fede.
Una nota nostalgica, e neppure proprio fuori tema visto il riferimento a D’Annunzio, mi viene dalla figura eterea e bellissima di Maria Harduin di Gallese, moglie del vate Gabriele, da questi sedotta malgrado l’ostracismo ostinato del padre di lei. Da D’Annnzio ebbe tre figli, ed una vita tormentata da continui tradimenti che sopportò con stoica fedeltà! Sopravvisse 16 anni a D’Annunzio e nelle sue memorie ebbe a dire:” amavo la poesia, ma quanto meglio avrei fatto se avessi acquistato un libro…mi sarebbe costato assai meno”…
Clo, amica carissima… ti sono grata per il “ragazza” e per il “fantastica” e per il fatto che mi ritieni una ricchezza per tutti voi. Posso assicurarti che voi tutti lo siete per me, anche coloro con cui non vado d’accordo!! perche’ rappresentate ormai un punto di riferimento, ognuno col volto che la mia fantasia vi conferisce ma con il cuore grande che la realta’ ha dimostrato…
Mai avrei creduto che questi tasti e questo schermo avrebbero potuto dami cosi’ tanto e alleviare la mia forzata solitudine…
Un abbraccio sincero a tutti
Tentativi di risposta a una “ragazza fantastica”, da parte di uno che sta remando (più o meno) sulla stessa barca.
– “Per quanto mi sforzi non sarò mai come il Signore vuole che io sia?”. Giovanni, 16, 23-24: “Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà… Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena”.
– “E’ una colpa grave ammettere la propria debolezza?”. Secondo me, ammettere la propria debolezza e chiedere aiuto per superarla è la condizione di partenza che Gesù ci suggerisce.
– “La preghiera, l’amore, il perdono, la tolleranza, i dubbi, la ricerca, bastano a riportarmi su una via più consona al definirsi cristiano? e i sacrifici quotidiani?”. Credo di sì, Principessa: ma non perché siano sufficienti in sé (non c’è nulla di quello che facciamo che sia tale da meritare la Grazia); ma se offriamo tutto a Dio e intanto ci sentiamo come il pubblicano nel Tempio, credo (e spero) di sì.
(Ho un’idea, un po’ vaga, di un brano di Lewis che forse fa al caso nostro. Ora cerco la citazione e fra un po’ te la mando).
Dal capolavoro di C. S. Lewis “Il grande divorzio. Un sogno”, un brano dal dialogo fra due anime: quella di un assassino pentito, che ora è in Paradiso, e quella di una “persona perbene”, la cui sorte si deciderà con questo “esame”.
«Guarda me, adesso (…) Sono andato diritto per tutta la vita. Non dico che ero un uomo religioso, e neppure dico di non aver avuto colpe, figuriamoci. Ma ho fatto del mio meglio per tutta la vita, no? Ho fatto del mio meglio per ognuno, ecco che specie di individuo ero. Non ho mai chiesto niente per nessun motivo, all’infuori di ciò che mi spettava di diritto. (…) Non ho nessuna voglia di discutere. (…) Non pretendo niente all’infuori dei miei diritti».
«Oh, no. Le cose non sono così brutte come te le dipingi. Io non ho avuto i miei diritti, altrimenti non sarei qui. Tu non potresti averli d’altronde. Avrai molto di più. Mai aver paura».
«Perché continuare a discutere? Sto solo dicendoti che specie di individuo sono. Pretendo soltanto i miei diritti. Io non chiedo che qualcuno mi faccia la carità di contraggenio».
«Fallo ora. Estorci la carità. Qui bisogna chiedere ogni cosa, niente può essere comprato».
«Questo può andar bene per te, oserei dire. Se essi permettono tutto a un sanguinario assassino solo perché ha mormorato una povera preghiera all’ultimo momento, affari loro. Ma io non posso figurarmi che vado sulla stessa barca con te. Perché dovrei? Non chiedo la carità, io. (…) »
Luigi, porta tua figlia a San Leo, nell’entroterra marecchiese.
E’ un posto molto bello, la rocca sta su uno sperone magico e le memorie della dura prigionia di Cagliostro gli conferiscono un’aria esoterico-malinconica.
Notevole anche il borgo, con l’antica cattedrale feltresca (ora spostata a Pennabilli, con San Marino concattadrale).
Poi spingiti ancora un pò nell’interno e tocca il monte e il paese di Carpegna. Se ti va di arrivare a Pennabilli, trovi ovunque le tracce di Tonino Guerra e – dietro – l’Alpe della Luna.
Siamo proprio nell’Italia profonda.
” ‘A morte ‘o ssaje ched’e’?… e’ una livella.
‘Nu rre, ‘nu maggistrato, ‘nu grand’ommo
trasenno stu canciello ha fatt’ ‘o punto
c’ha perzo tutto, ‘a vita e pure ‘o nomme:
tu nun t’he fatto ancora chistu cunto?
Percio’, stamme a senti’… nun fa’ ‘o restivo,
suppuorteme vicino – che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e’ vive:
nuje simmo serie … appartenimmo ‘a morte! “.
(La morte sai cos’e’? …e’ una livella.
Un re, un magistrato, un grande uomo entrando quel cancello ha fatto il punto che ha perso tutto, la vita ed anche il nome:tu non ti sei ancora fatto questo conto? Percio’ stammi a sentire… non fare il ritroso, sopportami vicino – che t’importa? queste pagliacciate le fanno soltanto i vivi: noi siamo seri … apparteniamo alla morte!)
Mi sono permessa riportare le ultime due quartine della LIVELLA di Toto’ che , a suo modo, ha enfatizzato l’uguaglianza di tutti davanti alla morte ( infatti tutta la poesia e’ un dialogo spassosissimo e veritiero tra un marchese che si ritrova come vicino di tomba uno spazzino).
Mi e’ tornato alla mente leggendo la penultima riga del brano di Lewis riportato dal carissimo Sump.
Grazie Sump! grazie della costanza che mi dimostri sempre nell’aiutarmi in questo mio tragitto ad ostacoli con corollario di dubbi e di domande. Ci sono giornate che mi sento forte e imbattibile nelle mie convinzioni e nel mio credo. E poi ci sono giornate che nulla ha senso e una marea di dubbi mi assale e guida il mio pensiero..
L’aiuto per superare la mia debolezza e’ la base delle mie preghiere e tutto cio’ che fa parte delle mie giornate e’ l’offerta quotidiana al Signore. Cio’ che chiedo e’ solo di essere guidata dall’amore in ogni passo,pensiero o parola, e, di sicuro, non mi aspetto alcun diritto. Non ne ho i titoli neppure per chiedere….
Clodine abbiamo visto anche Sant’Apollinare in Classe e Sant’Apollinare nuovo, si capisce. Qui non racconto tutto. Alla moglie e alla figlia la tua Sant’Apollinare in Classe è risultata la più gradita. Io da sempre – vidi la prima volta Ravenna quando avevo 18 anni e poi ci sono tornato all’incirca ogni dieci anni – preferisco le due file di martiri e vergini di Sant’Apollinare nuovo.
Francesco73 grazie del consiglio, ma l’itinerario è fissato con le prenotazioni e tutto e l’alta San Leo non vi è compresa. Mi ci portò – circa 30 anni addietro – il verso di Dante: “Vassi a San Leo e discendesi in Noli”. Sono poi andato anche a Noli. I poeti vanni presi sul serio.
Credo proprio che il punto sia questo, Principessa: “essere guidata dall’amore in ogni passo, pensiero o parola”. L’amore divino, cioè lo Spirito Consolatore.
… Dulcis hospes animae,
dulce refrigerium.
In labore requies,
in aestu temperies,
in fletu solatium…
(… dolce ospite dell’anima, dolce refrigerio, riposo nella fatica, sollievo nella calura, conforto nel pianto…)
Agostino: ama e fa’ ciò che vuoi. Gesù: tutti i peccati possono essere perdonati, basta chiederlo in nome mio; ma i peccati contro lo Spirito, contro l’amore divino, non potranno essere perdonati né in questa vita né nell’altra.
“Cio’ che chiedo e’ solo di essere guidata dall’amore in ogni passo,pensiero o parola, e, di sicuro, non mi aspetto alcun diritto. Non ne ho i titoli neppure per chiedere…. ”
è quello che desidero, anchio, Principessa, ma chi di noi ha i titoli per chiedere? Lo facciamo nelle fiducia di essere ascoltati e anche esauditi se chiediamo ciò che è in sintonia col Progetto per noi…
condivido anche i picchi di serenità e sicurezza e le valli del dubbio e dell’incertezza… unico antidoto, il tuo: la ricerca, ma soprattutto la preghiera
Mi unisco anch’io agli amici del “pianerottolo” nel porgere il mio saluto, dall’ultimo banco, a “Moralista”: sono tra gli ultimi arrivati di questo “pianerottolo” ed ancora, dunque, non abbiamo avuto il tempo di conoscerci, ma sono certo che, d’ora in poi, ci si presenterà senz’altro l’occasione.
Vorrei, intento, precisare a Luigi che la mia domanda sulle tue prossime tappe nel “mio” Nordest non vuole essere indiscreta od invadente: poichè, però, ci tengo sempre a leggere i tuoi godibili, delicatissimi “appunti di viaggio”, mi piacerebbe che ti si presentasse l’opportunità di rivolgere le tue osservazioni sulla mia terra, di cui (se posso esprimermi “a cuore aperto”) si parla spesso sui giornali, ma non sempre a proposito, e, anzi, qualche volta in termini sbagliati; sono, invece, sicuro che la tua sensibilità saprebbe coglierne senz’altro gli umori più veri.
Ho letto, Principessa, delle ultime notizie di Fay e mi preoccupa che il pericolo non sia anccora del tutto scampato: ti prego, se puoi, di tenerci aggiornati sulla situazione.
Vorrei, per un attimo, “sconfinare” dal “seminato” e riprendere il senso di un breve ma, al solito, approfondito scambio di riflessioni intercorso, nel “topos” precedente, tra Sump e Matteo, sull’ebraismo: io non ci capisco abbastanza per poter cimentarmi con voi, e mi spiace, però, Matteo, credo di capire e condividere la tua sensibilità in argomento; sono cresciuto negli anni successivi al Concilio Vaticano II° ed in cui era da poco tempo uscita la “Nostra aetate” che, se ben ricordo, affermava l’esistenza del grande patrimonio spirituale comune tra cristiani ed israeliti, il principio della loro mutua conoscenza e la necessità del dialogo fraterno tra queste fedi, ed ancora rammento come, con coraggio davvero rivoluzionario, il nostro Papa Giovanni Paolo II° definì, anni or sono, nella sua memorabile visita alla Sinagoga di Roma, gli ebrei come “i nostri fratelli maggiori nella fede”, perchè le radici della Chiesa di Cristo stanno nei Patriarchi, nei Profeti, in Mosè.
Va bè: mi perdonerete se ne ho “sparata” qualcuna di troppo.
Un’ultima cosa: domani, nel Duomo Vescovile di Bressanone, si celebreranno i funerali di Monsignor Wilhelm Egger e proporrei agli amici del “pianerottolo” di voler dedicargli il “Pater Noster” di mezzogiorno.
Buona notte a tutti !
Roberto 55
beh, grazie all’accoglienza di tutti e di chi ancora “non conosco” in particolare (come principessa e Roberto 55)…
è strano, nella mia recente esperienza la domanda di fondo che si pone principessa e la riflessione sull’ebraismo che ha rilanciato roberto si fondono…
Negli ultimi giorni di ferie mi è capitato di rileggere con alcuni amici un libro che amo molto, Il cammino dell’uomo di Martin Buber, una perla antologica sulla sapienza dello chassidismo ebraico (e considerato quasi eresia da alcuni ebrei). Su due cose mi sono soffermato molto e ancora mi lavorano dentro: sul discernimento in merito alla natura dei nostri desideri profondi – “tutti i desideri nel profodno hanno un seme di verità che va capito” – (e come questi possano esprimersi e realizzarsi anche nella vita di coppia, di fronte alla diversità dell’altro); e sull’importanza “di osare” nella vita spirituale, nel cammino di ogni uomo e donna.
Infine, proprio ieri leggendo la parabola degli operai della vigna (che segue non a caso un altro brano “durissimo” e significativo per me, quello detto del “giovane ricco”) meditavo su come essa sia una delle migliori esegesi del famoso “gli ultimi saranno i primi”… la giustizia del Dio di Gesù Cristo, quello dei Vangeli, è altro da quella di chi brandisce “principi non negoziabili”.
E mi ha anche riportato al Vangelo del nostro matrimonio, quello dei servi inutili, i servi “senza guadagno”…
scusate, ho sforato le 20 righe…
“E mi ha anche riportato al Vangelo del nostro matrimonio, quello dei servi inutili, i servi “senza guadagno”…”
Posso farti una domanda?
Pensi che i ‘credenti’ che nella Tradizione viva e quindi non sono né fondamentalisti né ideologizzati, riconoscono ‘verità – e quindi principi, fondamenti – non negoziabili’ non siano e non si sentano anche loro servi “senza guadagno”?
Posso chiederti ancora cosa significa per te “osare” nella vita spirituale?
Trovo che fa il paio col rapporto da pari a pari con Dio che Matteo, identificandosi, attribuisce agli ebrei…
Io penso che ci si possa vedere il rifiuto della Tradizione, o sbaglio?
Per me non è un problema esplorare e conoscere altri punti di vista, ma mi preme comprendere fin dove le ‘esplorazioni’ e le ‘trasgressioni’ possano condurre senza intaccare il radicamento in una Fede portante, che coincide con una Persona nella Sua Chiesa che, mi sembra, sta subendo cambiamenti di identità e non semplici rinnovamenti
“perchè le radici della Chiesa di Cristo stanno nei Patriarchi, nei Profeti, in Mosè.”
Le radici della Chiesa di Cristo stanno in Cristo, Figlio di Dio Incarnatosi nel popolo ebraico in una donna, Morto e Risorto per noi, che ha portato a compimento Legge e profeti (e anche Patriarchi). Dialoga con loro (Trasfigurazione) ma è nella Sua Grazia Santificante che noi siamo Redenti e trasformati, non in Mosè nei Profeti e nei Patriarchi, con tutto il rispetto e l’amore per le radici più remote, la cui linfa vitale ci arriva ‘trafigurata’ in Cristo Signore!
s.Messa – Preghiera eucaristica:
“In questo sacrificio, o Padre,
noi tuoi ministri e il tuo popolo santo
celebriamo il memoriale della beata passione,
della risurrezione dai morti
e della gloriosa ascensione al cielo
del Cristo tuo Figlio e nostro Signore;
e offriamo alla tua maestà divina,
tra i doni che ci hai dato,
la vittima pura, santa e immacolata,
pane santo della vita eterna e calice dell’eterna salvezza.
Volgi sulla nostra offerta
il tuo sguardo sereno e benigno,
come hai voluto accettare i doni di Abele, il giusto,
il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede,
e l’oblazione pura e santa di Melchisedech,
tuo sommo sacerdote. ”
—————————————————————-
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani.
Fratelli, non in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua discendenza la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede.
Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi.
————————————————————–
Ogni giorno, OGNI CRISTIANO che prega con la liturgia delle Ore/UFFICIO DIVINO,
nel momento culmine,
prega con la Recita del Benedictus:
“Cosi egli ha concesso misericordia ai nostri padri *
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, *
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia, *
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. ”
Ebrei 11, 17-19: “Per fede Abramo messo alla prova, offrì
Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offri il suo
unico figlio, del quale era stato detto: In Isacco avrai una
discendenza che porterà il tuo nome. Egli pensava infatti che
Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo
riebbe e fu come un simbolo
DOVE SONO LE NOSTRE RADICI?
DOVE AVEVA LE RADICI GESU’ IL CRISTO?
Un saluto a tutti.
“L’esistenza terrena di Gesù non viene definita soltanto tramite luoghi e date dell’inizio del primo secolo in Giudea e in Galilea, ma anche tramite il suo radicamento nella lunga storia di un piccolo popolo del Vicino Oriente antico, con le sue debolezze e le sue grandezze, con i suoi uomini di Dio e i suoi peccatori, con la sua lenta evoluzione culturale ed i suoi mutamenti politici, con le sue sconfitte e le sue vittorie, con le sue aspirazioni alla pace e al regno di Dio.”
GPII sull’interpretazione della Bibbia – 23 aprile 1993
cara Lea, piacere…
metti insieme cose che non ho pensato collegate e in più vedo che citi nel secondo commento qualcosa che non ho scritto io… peraltro la sapienza che sta nel cammino del popolo dell’Antico Testamento credo faccia parte della nostra fede.
Andando per ordine (e senza riprendere un annoso dibattitto qui su cosa sia la Tradizione, cui sono legato in quanto battezzato e pienamente “cittadino” della Chiesa)…
1) sui servi inutili… era un riferimento profondamente personale a una Parola che ci segna molto… nessun legame con la “provocazione” sui principi non negoziabili.
2) “osare” nel mio percorso personale in questo momento non afferisce a nessuna intenzione di “andare contro i dettami della Santa Fede” nè di eguagliarmi a Dio (cosa che peraltro ci ha ventilato come possibilità Lui stesso in Genesi). Mi riferivo alle paure e ai blocchi (che ciascuno porta in sè e che sono uguali e diversi allo stesso tempo) che ti impediscono di amare ancora di più Dio e il tuo prossimo, “osando” realizzare alcuni desideri profondi o scelte fuori schema, per ciò che si è o, meglio, per ciò che ci si è abituati a pensare di essere.
3) i soli principi non negoziabili che conosco, dal mio Battessimo e nella mia vita pienamente radicata nella Chiesa, sono i due comandamenti dell’amore che ci ha lasciato Gesù e le Beatitudini (che ne sono, se vuoi, la spiegazione). Gli “altri” principi (soprattutto se sono parziali e non abbracciano tutta la vita dell’uomo con la misura della Misericordia, che è la sola vera essenza di Dio) li lascio alle dissertazioni di chi ha bisogno di una fede ideologica per difendersi (da cosa?) che rassenta, questa sì, lo gnosticismo. Ma su questo non mi dlilungo. Gli altri qui ne hanno sentite abbastanza da me su questo tema.
Gesù il Cristo, il Verbo incarnato, non aveva radici, né poteva averle: Dio non ha radici.
Gesù uomo era figlio di Maria, discendente di Davide, discendente di Abramo.
Le radici del Cristianesimo sono in Cristo, nella sua divinità, nella sua incarnazione, nella sua Passione, Morte e Resurrezione. La persona e il messaggio di Cristo sono il compimento e la trasformazione della promessa e del patto fra Dio e il popolo da lui scelto.
Compimento perché tutto quello che leggiamo nel Vecchio Testamento può essere interpretato solo alla luce di Cristo.
Trasformazione perché il padrone della vigna la tolse ai vignaioli omicidi e la diede a un altro popolo.
Se il vecchio patto fosse ancora in vigore, non ci sarebbe stato bisogno della incarnazione, passione, morte e resurrezione del figlio di Dio.
Gli ebrei sono nostri fratelli maggiori nel senso di Esaù e Giacobbe: ti sei giocata la primogenitura, non hai riconosciuto e non vuoi riconoscere il figlio di Dio: con tutto il rispetto, non ti puoi stupire se il tuo patto d’alleanza è diventato “vecchio”.
…ps. cara Lea, dubito che frequentarmi su un blog possa “nuocere” in alcun modo alla solidità della tua Fede in Cristo… sarebbe preoccupante per entrambi.
Sump, non ho le nozioni telogiche per smentirti dall’alto.
Ma come si fa a dire che Gesù non ha radici? Che senso allora (davvero) avrebbe la volontà di Dio di incarnarsi nella nostra vita concreta, di uscire dalla nostra terra e in quella terra tornare (per poi risorgere)?
Gesù è stato anche vero uomo oltrechè vero Dio. La sua natura umana era impregnata della cultura in cui è nato e cresciuto, la sua formazione è stata quella dei Padri… La novità è che Lui, con la sua vita morte e resurrezione (in cui spesso cita l’antico testamenteo, prega con i salmi etc) ha poi svelato la Verità di quella relazione tra Dio e il popolo di Dio… ha “spiegato” i testi sotto un altra luce… sconvolgendo quasi tutto “il clero”, “gli intellettuali” e i fedeli del suo tempo (che li leggevano altrimenti, perchè è il peccato che ancora oggi ci fa leggere male, a nostro comodo il senso della nostra storia con Dio).
Ecco anche perchè oggi il discorso sull’identità (cristiana) va considerato bene. L’identità (lo insegna anche la maturazione di ogni uomo nel corso del tempo) non è un monolite. Se no, non si potrebbe essere (come avviene perfettamente) egualmente cristiani in Italia come in Nuova Zelanda…
10:42 – 11:04, riportavo termini della Preghiera Eucaristica I
e passi scritturistici.
ma vedo che sono ininfluenti,
l’importante sono le proprie convinzioni, molto più di quanto afferma la Chiesa, la Traditio, la Bibbia.
grazie, bella lezione
Moralista, la distinzione fra Gesù vero Dio (che non può aver radici se non in se stesso) e Gesù vero uomo (che ha radici sia genetiche che culturali nella stirpe ebraica e nella Legge e nei Profeti) era già presente nel mio testo.
Quello che mi sta a cuore è segnare non solo gli elementi di continuità fra Cristianesimo ed Ebraismo, ma anche quelli di rottura, di discontinuità netta (anche perché se non fosse così per quale mai motivo è nato il Cristianesimo come religione diversa? Bastava creare una corrente, un affluente nel grande fiume dei figli di Abramo!).
La discriminante è Gesù figlio di Dio. La rottura è qui, e, caro Matteo, lo sapeva bene anche il vecchio Simeone del “Nunc dimittis”, che si recita anch’esso nella Liturgia delle ore: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione”.
Matteo, i testi che tu riporti sono importanti (in modo particolare, la citazione dalla Preghiera Eucaristica mi è molto cara), ma non meno importanti sono altri brani, altre citazioni. Et et, come sempre.
hai ragione, Sump, mi sono fatto travolgere da una lettura veloce del tuo commento…
Diciamo che però ci tengo a rimarcare che, aldilà della differenza tra fedi (ovviamente, c’è Gesù di mezzo, mica chiacchiere!), noi crediamo in un Dio che si è fatto Carne… cosa che qualche volta sembra giacere dimenticata nei discorsi sui massimi sistemi in merito a chi può dirsi o non può dirsi “bravo cristiano”, a come “si comporta un bravo cristiano” etc.
E che “Israele” oggi potremmo essere tutti noi che ci diciamo cristiani e rigorosamente rispettosi dei canoni della Chiesa… se non sappiamo riconoscere la novità (e la contraddizione) che porta Cristo ogni giorno nella nostra vita personale e in società e nella vita stessa della Chiesa.
Inoltre ho aperto il fronte sulla nozione di identità, che mi sembrava collegato…
Moralista, sono in piena sintonia col tuo commento delle 12:03. Sulla nozione di identità, piano, fammi rifiatare un momento: hai ragione, è un fronte da aprire, ma prima sospendiamo quest’altro. (E’ un po’ come uno che abbia messo al mondo – poniamo – tre creature una appresso all’altra: per i pasti, e la cacca, e il sonno deve organizzare i turni…).
“…ps. cara Lea, dubito che frequentarmi su un blog possa “nuocere” in alcun modo alla solidità della tua Fede in Cristo… sarebbe preoccupante per entrambi.”
è vero caro moralista ma non è della MIA fede che mi preoccupo…
Gesù nella storia. Di Israele, innanzitutto: la genealogia di Matteo, radicata in Abramo e scandita nel segno di Davide. Nella storia di ogni uomo e dell’intera umanità: la genealogia di Luca, radicata in Adamo. Nella storia che deve compiersi, e che in Lui si è compiuta come “primizia”: la Risurrezione come anticipazione e garanzia del compimento dei tempi.
Quando sia i salvati che i dannati diranno sorpresi: “Ma quando mai Signore..?”
Adriano
E’ interessante che il Magistero Papale e la Sacra Scrittura,
sonon utili al solo fine di confermare le proprie personali convinzioni,
nonotante
le affermazioni di Benedetto XI e di Giovanni Paolo II,
di cui tutti indistintamente si dichiarano in parola, fedeli alla lettera del loro Magistero;
quando questo non è possibile,
si cercano altre possibilità,
per smentire.
Comunque nella libertà dei figli di Dio, ciascuno vive la sua personale percezione dell’identità di Gesù,
e allora lasciamo da parte Scrittura, Magistero e Traditio e il povero Simeone, che non ha fatto assolutamente affermazioni sulla rottura tra Gesù e e le sue radici ebraiche,
come nessun altro lo aveva affermato.
Io non forzerei la mano alla Sacra Scrittura…..
Il discorso di fondo rimane sempre quello da me fatto,
e cioe’ che nella Preghiera Eucaristica I, nella lettera ai Romani di Paolo, nel discorso di Giovanni Paolo II del 23 aprile 1993, le affermazioni di Benedetto XI, nelle preghiere quotidiane da Ufficio divino,
le radici sono affermate chiaramente.
Ma sulle parole si può sempre giocare……
In fondo per un popoco che con la shoà ha pagato un prezzo simile alla morte in croce di Cristo…..
facendomi pensare su una nuova lettura salvifica,
che in fondo come Abramo e Mosè li ha portati di nuovo nella terra promessa da sempre garantita fin dai Padri, e cio’ non può non indurre a pensare che comunque quel popolo continua ad essere oggetto dell’attenzione del Dio dei Padri, a cui la promessa non è mai stata ritirata (s.Paolo).
Probabilmente la storia dell’Antico Testamento sta seguendo comunque la sua strada proprio in virtu’ di promesse mai ritirate, e in futuro se ne dovrà tenere conto, come ha anche affermato uno dei cosiddetti “Prìncipi” della Chiesa.
Sump, mi hai fatto scappare una risata 😀
L’esperienza e la saggezza, se espresse con ironia, sono miracolose…
Lea, fai bene a preoccuparti della mia fede, che è sempre dono di Dio… la tua preghiera non mancherà di sostenermi.
Gesù nella storia di Israele, Adriano. OK.
ma lo dice anche l’Apostolo Paolo: la Radice porta noi e l’innesto è Cristo e non ce n’è un altro… ma dice anche che non abbiamo bisogno di diventare ebrei per essere cristiani… con tutto l’amore ed il rispetto – ci tengo a ripetere per non essere fraintesa – per le radici ebraiche della nostra Fede, ma soprattutto per il ‘salto di discontinuità come compimento’ operato dal Signore…
Vedo che ci sono molte persone, qui, che hanno le idee chiare solo in un senso… non ho nessuna intenzione di convinvcerle del contrario… lo noto semplicemente perché per me è un fenomeno non da poco nella Chiesa e ha le sue ripercussioni e la sua rilevanza nella spiritualità… questo a significare che non parlo per motivi ideologici… ma parlo anche per conoscenza delle nostre radici
permettetemi un piccolissimo intervento (sperando di non sforare).
Forse sarebbe il caso rammentassimo il volto del Dio dell’antico testamento. Il Dio tiranno della peste, del sangue, dell’Angelo sterminatore, che dopo la danza attorno al vitello fa uccidere 3.000 uomini, che dona benevolenza a chi vuole e che all’epoca dei giudici lascia che Jefte uccida la sua unica figlia in suo onore. Il Dio che permette l’incesto, e tanta dubbia moralità, e che, secondo Amos è responsabile di ogni sciagura che colpisce l’uomo.
Ora, è vero che questi racconti riproducano antiche tradizioni, ma è altrettanto vero che questi tratti di Jahvè hanno lasciato un’impronta indelebile sia sull’ ethos israelitico (es, una certa propensione alla guerra santa, un modo di trattare i nemici con una certa virulenza) che sul modo di comprendere quel Dio della legge che continua a stabilire una autorità terrena, ed una supposta autorizzazione, una sorta di “divino diritto” ad esercitare un certo predominio su chiunque si frapponga fra loro e il culto, fra loro e la loro autorità.
Ora, a mio avviso, sarebbe il caso ci interrogassimo su chi sono gli ebrei, quale la loro comprensione OGGI di Dio. E’ questo il punto. E’ una domanda che ci poniamo che si poneva lo stesso Gesù 2.000 anni fa con i suoi contemporanei, e oggi come allora il problema non è mutato : E’ la stessa comprensione di Dio che ci separa sic et simpliciter.
Alla luce del Vangelo è evidente, e qui non ci piove, che Gesù ha una visione di Dio totalmente diversa: non riflette sull’essere intimo di Dio, almeno non sul piano metafisico, non ha interesse per alcuna speculazione anzi..parla in parabole ! Semplicemente perché la sua comprensione contempla un Dio immanente e trascendente, vicino e lontano,
E’ chiaro che questo Dio padre non condanna, non ferisce, non abbatte, ma consola, sana, invece di punire libera, anzichè il diritto e la legge lascia spazio alla grazia…ora è divenuto CHIARO chi è Dio, e credendo mi aspetto tutto da questo Dio, anche il superamento della morte, perché travalica i confini della materia e del mondo visibile..
Come direbbero sia gli Atti, che Paolo, Pietro, Giacomo:” Gesù vive-e precisamente per e “con” Dio”, questo vuol dire che vive per sempre! E’ questa la radice che ci rende diametralmente diversi dagli ebrei, il vino nuovo, che non può stare in otri vecchie…
Scrive Matteo: “Il discorso di fondo rimane sempre quello da me fatto,
e cioe’ che nella Preghiera Eucaristica I, nella lettera ai Romani di Paolo, nel discorso di Giovanni Paolo II del 23 aprile 1993, le affermazioni di Benedetto XI, nelle preghiere quotidiane da Ufficio divino,
le radici sono affermate chiaramente”.
Matteo, come puoi pensare che ci sia qualcuno che neghi importanti elementi di continuità fra Ebraismo e Cristianesimo? A rafforzare le tue argomentazioni, aggiungo che la Bibbia cristiana propone come testo ispirato da Dio tutto il canone ebraico della Scrittura; Gesù-uomo era ebreo di stirpe, e con lui Maria sua madre, tutti gli apostoli senza eccezioni, compreso l’apostolo dei gentili; e leggendo anche in fretta il Vangelo alle tue citazioni se ne potrebbero aggiungere tante e tante altre, a partire dal “Magnificat”, uscito dalle labbra della Madre di Dio.
Che cos’è, allora, che ci diversifica? E’ l’attenzione all’altro corno dell’argomentazione: gli elementi di discontinuità e di rottura, che pure esistono, trovano conferma nelle parole di Gesù, nelle lettere di Paolo e degli altri apostoli, nella continuità della Tradizione e nel Magistero dei Concili e dei Pontefici nostri contemporanei. Insisto: et et.
chiedo scusa,
l’impressione è che Nestorio e Marcione, si siano un poco affacciati tra le pieghe di tualune argomentazioni,
La Chiesa, nei loro confronti è stata molto chiara,
anche attraverso appositi concili,
c’è unità tra Divinità e Umanità in Cristo, le due cose non si possono separare in nessun modo,
il Dio dell’ Antico Testamento è lo stesso del Nuovo Testamento, è l’unico Padre nella Trinità,
nell’A.T.
non ci sono solo racconti duri rapportati al redazione di lontane epoce e storie,
ma ci sono momenti di alta poesia, misericordia, amore,
Peccato, pensavo ad una dialettica che ci aprisse verso questo stupendo mistero,
invece….
ho la percezione che si temi la contaminazione con l’ebraicità, parte così integrante della vita e delle emozioni di Gesù il Cristo.
Pazienza!
“il Dio dell’ Antico Testamento è lo stesso del Nuovo Testamento, è l’unico Padre nella Trinità,
nell’A.T. non ci sono solo racconti duri rapportati al redazione di lontane epoce e storie, ma ci sono momenti di alta poesia, misericordia, amore,”
su questo non ci piove Matteo, non è questo il punto… ma nel dare tutta questa enfasi all’ebraismo, dimentichiamo che Dio, che è MISERICORDIA e anche GIUSTIZIA si è fatto uomo nel Signore Gesù e per entrare nel mondo della Risurrezione non abbiamo bisogno di diventare ebrei, anche se conoscere e amare le nostre radici ci può aiutare ad essere cristiani migliori
e non ci aiuta certo il fatto di assolutizzarle e dare loro un’enfasi che spetta solo al Signore, non a parole ovviamente: è il rapporto con Lui che cambia se non lo vediamo per quello che E’!
“ho la percezione che si temi la contaminazione con l’ebraicità, parte così integrante della vita e delle emozioni di Gesù il Cristo.”
No Matteo, quale contaminazione? tu parli di vita e di emozioni, ma il Signore è una splendida VIVA e VERA REALTA’, se l’ebraicità ti seduce nulla quaestio, ma il nostro Fondamento è l’ebreo Gesù nato morto e risorto per noi, non l’ebraicità.
In altre parole, con Gesù si conclude e si compie la storia della Salvezza, ma questo non significa che dobbiamo ripercorrerla tutta, dobbiamo solo ripartire con Lui divenendo in Lui ‘Creazione nuova’ e questo avviene sulla sua Croce (scandalo sia per gli ebrei che per i greci e anche per molti modernisti) e nella Sua Risurrezione!
Caro Matteo, vediamo se riusciamo a sganciarci da accuse di eresia.
1. “C’è unità tra Divinità e Umanità in Cristo”. Sì, al di là di ogni dubbio: Cristo è vero Dio e vero uomo, ed è un’unica persona. Non mi pare che, qui, qualcuno lo abbia negato.
2. “Il Dio dell’Antico Testamento è lo stesso del Nuovo Testamento”: certo che sì: è ovvio che l’intervento di Clodine intendeva mettere in evidenza che noi possiamo capire e amare il Dio del VT solo alla luce della rivelazione di Cristo: è il Vangelo che ci mostra il Padre infinitamente buono, onnipotente e onnisciente e tutto Amore, che è lo stesso Padre del VT, ma che solo alla luce della testimonianza di Cristo possiamo finalmente considerare al di là delle forzature tipiche di certi generi letterari del mondo antico. Marcionismo qui, nel pianerottolo Accattoli? Evvìa!
3. “Non ci sono solo racconti duri rapportati alla redazione di lontane epoche e storie, ma ci sono anche momenti di alta poesia, misericordia, amore”: mille volte sì, ma chi mai si è sognato di negarlo?
Lea scrive – 21 Agosto 2008 @ 14:11
non abbiamo bisogno di diventare ebrei,
========================
ti risulti che io abbia fatto una affermazione simile?
Veramente?
occorre rileggersi l’arretrato.
Io propongo la mia riflessione suffragata, da ben altre fonti,
poi ognuno è libero…..
@ Sumpontcura scrive, 21 Agosto 2008 @ 14:53
mi fa piacere,
non faccio assolutamente accuse di eresie,
ho soltanto affermato che in alcune espressioni si affacciavano o facevano capolino quelle ipotesi.
Se si leggono gli interventi con attenzione,
difficilissimo non vederli……..
Comunque è uno scambio di personali conoscenze,
non debbo convincere nessuno,
e ce lo siamo dimostrati.
ciao a tutti
Posso semplificare all’estremo?
Ha ragione Matteo a parlare di diverse sensibilità. Qui siamo tutti persone ragionevoli e cerchiamo di vivere una testimonianza cristiana, secondo il progetto che Dio ha proposto a ognuno di noi.
Nei rapporti fra Cristianesimo e Ebraismo:
– chi nega l’esistenza di elementi di continuità è scemo o disinformato;
– chi nega l’esistenza di elementi di discontinuità e rottura è pronto per l’apostasia;
– fra i due estremi (che in questo pianerottolo – a scanso d’equivoci – non sono rappresentati) si aprono spazi per ciascuno di noi, variamente educati al metodo dell’et et.
Il tuo discorso mi trova daccordo alla fine, quando parli della croce!
A mio sommesso avviso invece il dialogo tra cristiani ed ebrei il quale, vista la condivisione dell’antico testamento, dovrebbe avere quale fondamento e punto d’incontro la Bibbia, diviene essa stessa, invece, paradossalmente, motivo di rottura di frantumazione nel momento in cui sia i cristiani che gli ebrei scindono in 2 i Testamenti pe cui gli uni danno preminenza all’antico rivendicandolo per essi stessi, e gli altri al secondo!
Avrebbe senso ignorare il vero punto controverso? Gesù Cristo, per noi il Messia atteso per loro quello rigettato! Se per voi questa è una cosuccia di poco conto (?!!)…???
Qui ci separano non solo due modi di credere, ma non potremmo mai e poi mai ignorare che tra cristiani ed ebrei si innalza immensa-ostacolo forse apparentemente insormontabile all’incontro- gigantesca LA CROCE : per gli ebrei scandalo per noi forza e sapienza di Dio.
A partire da qui, un fronte antiebraico attraversa l’intero nuovo testamento…
anche se il piano di salvezza di israele continua per la fedeltà di Dio…ma stando a Paolo, non si può sottacere un fatto:” essi hanno negato la loro adozione a figli” respingendo il vangelo e questo fatto ha creato uno scisma nel tessuto stesso di israele…rifiutando “l’uomo dei dolori” profetato da Isaia..
Io credo che Dio non sia mai un possesso acquisito non lo è nel per gli ebrei nè per la chisa, per cui tra un israele della carne e uno della promessa, uno eletto e uno non eletto..domina, per me, parlo per me, la sovrana libertà di Dio, insondabile e a volte scandalosa per l’uomo: La sovrana libertà di Dio!
“Nei rapporti fra Cristianesimo e Ebraismo:
– chi nega l’esistenza di elementi di continuità è scemo o disinformato;
– chi nega l’esistenza di elementi di discontinuità e rottura è pronto per l’apostasia”
Sono pronto per l’apostasia. Mi spiego: quando S. Paolo aderisce a Cristo non rinnega certo il suo essere ebreo, anzi. Quando i discepoli frequentano il tempio dopo la risurrezione e ascensione non rinnegano il loro essere ebrei. In altre parole, è sbagliato porre l’antitesi ebraismo-cristianesimo sul piano esegetico e teologico, altrimenti ricadiamo nella teologia della sostituzione che il magistero (non teologie garibaldine) ha ormai accantonato esplicitamente. Il problema è che la fine storica nei primissimi secoli della chiesa ex circumcisione ha portato a una indebita identificazione fra chiesa e genti. Ma la chiesa è ex gentibus e ex circumcisione.
..per concludere..secondo me la giustizia di Dio, proprio nell’annuncio del vangelo, si manifesterà in ogni signolo uomo che crede (sia egli ebreo o pagano) in quel Gesù crocifisso…che è stato posto da Dio “pietra d’inciampo” e sulla quale verrano a cadere tutti coloro i quali cercheranno la loro giustizia e salvezza dalla propria prestazione religiosa..
Quel’è infatti il segreto escatologico di Paolo? Per paolo l’ordine della salvezza è stato trasposto totalmente in Cristo, che è il punto di separazione, da Lui in avanti all’ostinazione di israele seguirà la libera scelta e grazia di Dio…
per cui vale l’assioma: “se l’incredulità degli ebrei servì alla salvezza dei pagani, la fede dei pagani, servirà alla salvezza degli ebrei”. A patto della conversione Cristo. Sia i pagani che gli ebrei sono colpevoli, se non si convertono, davanti a Dio. L’unico Santo, l’unico giusto!
nel post delle 15,15 mi riferivo a Lea…con la quale condividevo in parte il suo intervento..
Un abbraccio a principessa..e a Sump
Targum, Dio ci benedica tutti! Sto qui balbettando, da quando ho letto le tue parole: “è sbagliato porre l’antitesi ebraismo-cristianesimo sul piano esegetico e teologico”. Lasciamo perdere le centinaia di citazioni bibliche, dei padri della Chiesa, di tutti i concili, di tutto il Magistero di ieri e di oggi, che potrebbero fare al caso nostro: ma che Gesù Cristo sia l’Unigenito Figlio di Dio, incarnato e morto per la nostra Redenzione, risorto il terzo giorno e asceso al cielo dove siede alla destra del Padre: questo, almeno, è elemento di antitesi teologica fra Cristianesimo ed Ebraismo?
C’è qualcosa che non ho capito, vero? Deve essere per forza così: altrimenti vorrebbe dire che Gesù è stato crocifisso perché i Romani erano gelosi dei suoi capelli lunghi; Stefano, poveretto, un giorno ha inciampato, ha battuto la testa su un sasso ed è morto; Giacomo il Minore è stato giustiziato perché l’hanno scambiato per un altro; Paolo fa l’elenco delle botte da orbi che gli hanno rifilato e delle minacce attive, ma che vuoi! si sa che Paolo era un borbottone; la parabola dei vignaioli assassini è un’aggiunta apocrifa risalente ai secoli bui…
Ho compreso bene le legittime posizioni che ciascuno ha,
credo che personalmente,
mi tengo la mia che è frutto di personale ricerca (che qui ho espresso nei precedenti…)
ciascuno ha la sua.
vi lascio con un sorriso.
[Un prete e un rabbino si incontrano dopo tanti anni che non si vedono. Entrambi hanno un nipote a cui tengono molto.
Tra l’altro, si sa, gli ebrei hanno fama di essere molto intelligenti.
Il rabbino chiede “Come sta il tuo caro nipote?”.
E il prete risponde “Bene grazie. E’ un ragazzo molto buono. Senza dubbio diventera’ prete come me! E il tuo?”.
“Il mio” dice l’altro “ha finito il liceo e si e’ iscritto a ingegneria”. I
l prete e’ un po’ invidioso e quindi aggiunge: “Sai, mio nipote e’ talmente bravo che forse diventera’ vescovo…”.
E il rabbino: “Il mio invece e’ cosi’ intelligente che riuscira’ a entrare alla NASA…”.
Il prete pensa: “Caspita, addirittura la NASA” ed e’ verde di invidia.
Quindi sbotta: ” Mio nipote diventera’ cardinale!”.
E il rabbino: “Cardinale…e poi basta?”.
“Be’ -ribatte il prete- magari diventera’ Papa!”.
“Papa… e basta?” dice il rabbino.
“Come, Papa e basta, che cosa vuoi, che diventi Dio?”.
“Bèh! dice il rabbino, non faccio per vantarmi…..
……ma uno dei nostri ragazzi c’e’ riuscito………”.]
e con questa un saluto a tutti e per me personalmente passo ad altro argomento.
Domani sera sarà interessante il taglio del documentario de LA GRANDE STORIA sulla vicenda dei Cristiani contro il nazismo.
Una buona visione a tutti, e magari ci si può fare un giro di opinioni.
ciao
solo una piccola precisazione, Sump: Anche Gesù in quanto vero Dio ha radici, nel Padre. Infatti proviene dal seno del Padre. Mi pare non sia corretto affermare che ha radici in se stesso… altrimenti rischia di essere autoreferenziale…
Perbacco, Maioba! Siamo praticamente in condizione di allungare il pur lunghissimo “Simbolo Atanasiano”…
Nel merito, può darsi che tu abbia ragione: ma che una persona della Trinità trovi le sue radici in un’altra persona divina, con cui è coeterna e consustanziale, è dura non solo da dimostrare ma anche da comprendere. Comunque, su questo mi arrendo. (Ho l’impressione che in questo momento Padre, Figlio e Spirito Santo si stiano facendo una co-sonora risata alle nostre spalle.)
E dato che hanno un grandissimo senso dell’umorismo Lassu’, credo che tu abbia ragione Sump!!
Principessa, sei qui! Vedere il tempo che passa e tu non arrivi (soprattutto con le notizie non del tutto rassicuranti che vanno e vengono dalla Florida) ci fa stare col cuore in gola. Scrivevo gli interventi utilizzando, a mo’ di punteggiatura, il “Sub tuum presidium”.
(Ti sei divertita eh? Io per un attimo, mentre mi accingevo a rispondere a Maioba, ho avuto un flash: prima o poi, in Paradiso – speriamo -, in un angolino un po’ periferico, com’è giusto, arrivano ridendo San Tommaso e San Bonaventura, vengono verso di noi che cerchiamo di farci piccoli piccoli e: “Eccoli, ah ah: Sump, Maioba, venite qua: allora, ah ah ah, com’era quella delle radici di Dio?”).
Ci sono! e mi trovo a sud dell’uragano in questo momento. Incredibile come questo fenomeno ha girato intorno a noi!!! e ora si appresta a colpire il nord della Florida. E’stranissimo anche per noi parlare della stessa tempesta dopo tre giorni, di solito scompaiono nel giro di due o tre giorni. Questa invece ci colpisce per la terza volta (dopo le isole Keys e Naples) e si avvia verso l’Alabama. Ci sono parti dello stato che sono sotto 2 metri d’acqua!!…..
Vi ho seguito, a volte con difficolta’, ma ho provato a seguirvi.
Ed ho anche postato un paio di interventi nel nuovo post di Luigi
Un abbraccio a tutti e , sempre grata dell’affetto!!
Che poi spiegatemi una cosa tutti quanti: Dio, in quanto tale, ha radici?
Detta proprio terra terra, se e’ Dio non ha bisogno di radici,discendenze,appartenenze e quant’altro attiene alla storia di noi poveri uomini. Penso.
La radice
Sant’Agostino, che stava alle spalle di S.Tommaso e di S. Bonaventura, non essendosi accorto di Sumpontcura e Principessa che giocavano a nascondino, pensò che i due Dottori ridessero di lui, per i suoi strani paragoni con cui aveva tentato di parlare di Dio Trinità:
“9. 17. Non c’è da meravigliarsi che si dicano tali cose sulla natura ineffabile, dal momento che anche per le cose che osserviamo con gli occhi del corpo e che discerniamo mediante i sensi del corpo accade qualcosa di simile. Infatti, qualora fossimo interrogati sulla sorgente, non potremmo rispondere che è essa stessa il fiume; come pure, qualora fossimo interrogati sul fiume, non potremmo chiamarlo sorgente. Inoltre: l’acqua da bere, attinta dalla sorgente o dal fiume, non potremmo chiamarla né sorgente né fiume; tuttavia l’acqua costituisce il nome comune di questa trinità e, se siamo interrogati sui singoli, per ciascuno rispondiamo che è acqua. Infatti, se chiedo se nella sorgente ci sia l’acqua, mi si risponderà che c’è l’acqua. E ancora: se chiediamo se nel fiume ci sia l’acqua, ci si risponderà che non vi è altro che l’acqua. Come pure non potrà essere diversa la risposta relativamente all’acqua da bere. Pur tuttavia non parliamo di tre acque, ma di una soltanto. Senza dubbio, occorre guardarsi bene dal pensare l’ineffabile sostanza della maestà divina alla stessa maniera di questa sorgente visibile e corporea del fiume e dell’acqua da esso attinta. In questi casi infatti quell’acqua, che ad un dato momento è nella sorgente, si riversa nel fiume senza restare in se stessa e quando poi, attinta dal fiume o dalla sorgente, diviene bevanda, non rimane più nella sede da cui viene attinta. Così può accadere che la stessa acqua serva a designare ora la sorgente, ora il fiume, ora l’acqua da bere; nella Trinità invece abbiamo detto che non può accadere che il Padre sia talora il Figlio e talora lo Spirito Santo. È come nell’albero dove la radice non è altro che la radice, il tronco non altro che il tronco e i rami non possiamo chiamarli che rami; infatti, ciò che chiamiamo radice non può essere chiamato tronco o rami, e neppure il legno che appartiene alla radice può trovarsi, con qualche passaggio, ora nella radice, ora nel tronco, ora nei rami, ma soltanto nella radice. Pertanto, rimane valida la regola del denominare, per la quale legno è la radice, legno è il tronco e legno sono i rami, senza che tuttavia si parli di tre legni ma di uno soltanto. È un caso simile a quello in cui, se tra questi tre elementi si riscontra una qualche difformità, si può parlare senza alcuna assurdità di tre legni, in considerazione della loro diversa solidità. Di certo, invece, tutti concludono che, se si riempiono tre tazze con acqua attinta da una sola sorgente, si può parlare di tre tazze, ma non di tre acque. L’acqua, infatti, è una soltanto, malgrado che, qualora tu sia interrogato sul contenuto delle singole tazze, risponderesti che in ciascuna di esse c’è l’acqua, senza che, in questo caso, sia avvenuto alcun passaggio dall’una all’altra, come quello dalla sorgente al fiume, di cui abbiamo parlato in precedenza. Sono stati proposti questi esempi del mondo fisico non per una loro conformità alla natura divina, ma per mostrare che l’unità esiste anche nelle realtà visibili, di modo che si comprenda che può accadere che tre oggetti, non soltanto considerati singolarmente ma anche insieme, siano chiamati con un solo ed unico nome. Nessuno quindi si meravigli e reputi cosa assurda che noi diciamo Dio il Padre, Dio il Figlio, Dio lo Spirito Santo, senza intendere tuttavia che in questa Trinità vi siano tre dei, ma un solo Dio ed un’unica sostanza.
(Sant’Agostino, La fede e il simbolo)
Il cespuglio
Sant’Agostino pensò ancora: speriamo che i Dottori non incappino nel paragone del cespuglio…
“Poniamo dunque un qualcosa nato nell’acqua, cespuglio o erba che sia: non nasce forse insieme alla propria immagine? Non appena comincia ad esistere, con esso ne inizia ad esistere l’immagine. Al nascere, non precede la propria immagine. Non mi si rende manifesto che qualcosa è nato nell’acqua e che la sua immagine sia apparsa in un secondo tempo, comparendo quello in anticipo senza l’immagine, ma nasce insieme alla sua immagine; pur tuttavia, da quello l’immagine, non quello dall’immagine. Nasce perciò assieme alla propria immagine; il cespuglio e la relativa immagine hanno precisamente un’origine simultanea. Vuoi forse non ammettere che è l’immagine a derivare dal cespuglio, non il cespuglio dall’immagine? Di conseguenza, tu riconosci che l’immagine deriva da quel cespuglio. Pertanto, e ciò che genera e ciò che è generato hanno avuto ad un tempo l’inizio dell’esistenza. Sono, quindi, coesistenti. Se il cespuglio potesse essere sempre presente, sempre [sarebbe anche] presente l’immagine generata dal cespuglio. D’altra parte, quel che deve l’esistenza ad un altro, evidentemente è nato. Ne consegue credibile che esista una realtà eterna che genera eternamente e che sia eternamente unita a quella la realtà che da quella è generata. Là è infatti la ragione del nostro bruciante imbarazzo, là della nostra ansiosa fatica di ricerca, al come si potesse intendere una nascita perenne. Il Figlio di Dio è dichiarato tale in forza dell’esistenza del Padre, in quanto ha da che essere; non perché l’esistenza del Padre sia anteriore rispetto a quella del Figlio. Per l’eternità Padre, per l’eternità Figlio dal Padre. E come qualcosa che ha l’essere da un altro è nato, il Figlio, quindi, è sempre nato. Sempre il Padre, sempre l’immagine nata da lui, a quel modo appunto che l’immagine del cespuglio è nata dal cespuglio; e ammesso sempre presente il cespuglio, anche dal cespuglio sempre sarebbe nata l’immagine.”
(Discorso 117, 9/12)
Principessa, non è Dio che ha bisogno di radici, discendenze, appartenenze e quant’altro: queste e tutte le altre sono povere parole che i cristiani di ogni tempo utilizzano per dire l’indicibile: che Dio è un Amore così grande che non ha avuto timore di mescolarsi con la storia di noi poveri uomini.
Balbettiamo ciò che ne comprendiamo e ce lo raccontiamo a vicenda.
Con gratitudine
Adriano
Adriano, nel mio post delle 21:18 indicavo esattamente quanto tu hai appena scritto!
Quand’ero bambina mi fu insegnato che Dio e’ principio di ogni cosa e su questa affermazione che mi sono chiesta la ragione di una disquisizione cosi’ lunga ed articolata, peraltro bellissima. Se Dio e’ inizio di ogni cosa e questo e’ cio’ in cui crediamo fermamente, perche’ chiedersi le radici di Dio?..allora tanto vale cominciare a parlare del sesso degli angeli o se e’ nato prima l’uovo o la gallina!
Io non ho la preparazione teologica che molti di voi mostrano nei loro interventi e percio’ mi lascio guidare d cio’ che sento e dal poco che ho imparato nella mia vita.Ma una certezza ce l’ho: Dio e’ al di sopra di tutto, spesso anche incomprensibile ma ci ha dato la possibilita’ dell’intelligenza per ricercarLo. Volergli affibbiare caratteristiche umane seppure Egli si sia mescolato a noi, e’ un esperimento che – secondo me – non ha senso…..
… e se Dio ha deciso di mescolarsi alla storia umana, avrebbe potuto scegliere qualunque popolo per farlo. Il fatto che abbia scelto gli Ebrei non rende automaticamente Gesu’ un ebreo,sebbene Egli sia nato e cresciuto in quella cultura. Gesu’ e’ Dio, e’ di tutti e non appartiene a nessuno.
Sempre secondo me.
@ Maioba, ciao,
il tutto è partito da uno scambio tra me e Roberto55, in cui affermavo la mia personale cultura nelle radici di Gesù il Cristo e del cristianesimo, a partire da s.Paolo, passando per la preghiera eucaristica I, e completamento delle affermazioni di Benedetto XI e Giovanni Paolo II. (tutto rileggibile con attenzione in questo post).
Non ho mai parlato di radici di Dio.
Ma come al solito tutti hanno detto la loro, e si sono allargati uscendo fuori dal vaso, pur cercare di negare le radici di Gesù, che sembra non possono essere nell’ebraicità, in barba a quanto la Chiesa riconosce in tutte le affermazioni liturgiche scritturistiche e della traditio.
Si sono fatte diverse e improbabili affermazioni,
arrivando a scrivere di radici di Dio (che ci azzecca? visto che io ho scritto sempre Gesù il Cristo e a ragion veduta?)
Ma caro Maioba,
sappiamo benissimo cosa dice la teologia e la Chiesa,
quindi non sento il bisogno di tutta questa discussione,
che si attorcina solo su se stessa, senza tener conto delle basi dottrinali.
Grattando sotto sotto, o quasi subconsciamente, l’importante è negare che Gesù abbia mai fatto parte del popolo ebraico o ne abbia condiviso qualcosa,
è rimasta sempre quella stranissima sensazione che un popolo che è stato crocifisso da immani tragedie, rimane sempre il popolo dei (spero che mi si perdoni l’espressione molto forte, senno’ pazienza) rimane sempre il popolo dei perfidi giudei con cui Gesù non si può confondere.
Scusatemi.
E’ la mia personalissima analisi della lettura INTEGRALE, PAROLA PER PAROLA di tutti gli interventi, nonostante si è cercato di fare i tanti distinguo,
si distingue solo qualcuno che ha fatto affermazioni molto chiare in linea con il Magistero.
E’ LA MIA PERSONALISSIMA LETTURA. Magari mi sbaglio.
Tutto qui Maioba.
Il discorso su Dio non c’entrava proprio per nulla, nel modo più assoluto.
Ciao,
continuero’ a sorridere, a prescindere…..
– Cara Principessa: viva il buonsenso!
– Caro Adriano: ho letto con grande interesse i tuoi messaggi, e te ne ringrazio. Ma guarda che la puntina di ridicolo che mi sembrava di dover riconoscere nell’estrema appendice del nostro dibattito non riguardava né il dibattito stesso (che a parer mio era serio e, credo, utile), né tantomeno la teologia trinitaria. Il ridicolo era tutto rivolto a me e al contesto di certe affermazioni e riaffermazioni fin troppo solenni.
– Caro Matteo: alle 4 del mattino è normale che uno perda un po’ di lucidità e di smalto. Secondo me hai scritto alcune cose discutibili, una esecrabile (la battutina velenosa sull’antigiudaismo cristiano e sul “perfidis Iudeis”) e una – grazie a Dio – positiva e risolutiva: il nostro dibattito è tutto scritto e chiunque abbia tempo e voglia può leggerselo liberamente e trarre le proprie conclusioni.
Precisazione per chi volesse leggersi i vari interventi nella loro effettiva successione: il dibattito ha avuto inizio nel post precedente, quello dal titolo “Emozioni e sobbalzi…”.
Errore: il titolo del post precedente è “Sobbalzi e divertimento a “Oltremare” di Riccione”. Evidentemente si perde smalto anche in ore non antelucane.
E io sono d’accordo con Principessa circa il “mistero” che circonda la persona di Gesù Cristo. Vermente la Bibbia non dice mai che Gesù di Nazareth possedeva un’anima umana semmai lo deduciamo dagli atteggiamenti di compassione, amore ecc, invero, questa affermazione appartiene ai dogmi postumi. Diciamo invece che Lui si interrogava, si meravigliava ed era profondamente addolorato per l’ostilità che ravvisava attorno alla sua persona. Ma non possiamo nemmeno parlare di una vita spirituale, tant’è che ogni volta si appartava sul monte o si metteva in disparte -per cui non ci è dato sapere la natura della sua spiritulità- e dai Vangeli non ci è dato neppure sapere la psicologia di Gesù….il Nuovo T. parla solo dell’obbedienza al Padre e alla missione che gli era stata affidata. Inizia la sua esperienza religiosa terrena con un:” non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?”…e la conclude con quel :” Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”…una obbedienza totale attuata consapevolmente e in piena libertà, in una maniera comlpetamente avulsa dal contesto del popolo ebraico…
Clodine scrive, 22 Agosto 2008 @ 8:00
Vermente la Bibbia non dice mai che Gesù di Nazareth possedeva un’anima umana
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Ciao Clo,
Il prologo del Vangelo di Giovanni ci dice che il Verbo che era presso Dio, si è INCARNATO,
nel momento che si è incarnato, rimandendo vero Dio, diviene VERO uomo con tutte le conseguenze, e l’una non contraddice l’altra.
Non possiamo cadere nelle tentazioni degli Gnostici, di Marcione, o degli Adozionisti, che videro la Chiesa nei primi secoli dover mettere una parola di chiarezza definitiva attraverso Giustino e gli altri Padri della Chiesa, come anche di concili.
Dunque,
Gesu’ vero uomo,
lo è stato nella totalità della sua persona divina, tranne che nel peccato originante dalla disubbidienza di Adamo ed Eva,
Lui infatti veniva per rendere completa obbedienza al Padre nella Trinità, sacrificandosi e salvandoci, per noi immersi nel peccato.
Ciao e fammiti ricordare nel tuo sorriso
la barzelletta postata da matteo è splendida… 😀
Comunque, per essere precisi, Gesù non solo era ebreo, ma era pure galileo di residenza (e non “portava bene” da quelle parti), benchè giudeo di nascita e famiglia.
Perchè, se è Dio- ed è Dio – ha scelto proprio di essere Dio da quelle parti? Poteva anche nascere, che so, ad Alessandria o a Roma o in qualche sperduto villaggio della Cappadocia… ma c’è un motivo percui il Dio di Gesù Cristo si è incarnato lì: è perchè – sarò banale e quasi irriverente – con quel popolo particolare Dio aveva una “relazione”, aveva cominciato una “storia d’amore” – spesso tormentata – che doveva compiersi, perchè nascesse qualcosa di nuovo e perchè venisse finalmente svelato quel volto di Dio che il popolo d’Israele, di riffa o di raffa, aveva da millenni e ha sostanzialmente rifiutato, pur essendo profondamente amato. Se pensiamo un attimo a tante storie di conversioni, o a tanti fatti della vita in cui poi si rivela il Dio di Gesù Cristo per ciò che è, scopriremo che quel fatto è stato sempre preparato prima da una relazione, da degli eventi, da una storia, anche apparentemente o sostanzialmente distante anni luce dalla verità che si manifesterà infine.
Mi pare si chiami lettura provvidenziale della storia…
E non è retorica: non sono sicuro davvero!
Caro moralista,
la tua sintesi delle 8:18 mi sembra limpida e del tutto condivisibile. Compreso il giudizio sulla barzelletta proposta da Matteo. Te ne regalo un’altra, che ho letto anni fa in una delle raccolte “canoniche” dell’umorismo yiddish ma che ti riferisco a mente, con la tara delle imprecisioni del caso. Un prete e un rabbino si trovano allo stesso tavolo nel vagone ristorante di un treno.
– Assaggi un attimo, che squisitezza questo prosciutto! – fa, premuroso (?) il prete.
– Lei sa, reverendo, che la mia religione ci proibisce di mangiare carne di maiale – sorride il rabbino.
– Oh, è vero. Mi dispiace davvero molto. – E poi, sornione:
– Sul serio, non sapete quello che vi perdete…
Il pranzo prosegue. A un certo punto il rabbino:
– E mi dica, reverendo: viaggia da solo o è accompagnato dalla sua signora?
– Lei sa, signor rabbino, che la mia religione proibisce ai preti di prender moglie.
– Ah è vero, mi scusi. – E poi, sornione:
– Sul serio, non sapete quello che vi perdete…
:DD
caro Sump,
non volevo assolutamente essere velenoso, e prima di fare una battura mi sono scusato per il termine forte,
ho dato con un parere assolutamente personalissimo una lettura
un po’ a livello psicanalitico.
Forse parrà errata.
Ma è la mia personalissima lettura.
quindi se puoi non me ne volere,
un po tutti portiamo storicamente nel DNA, mio padre era antisemita, qualcosa che ci ha contagiato, volenti o nolenti.
Io dalla storia paterna,
ho maturato i MIEI anticorpi,
e vorrei che capissi la mia volonta’ di approfondire a prescindere dai pregiudizi storici che la nostra cultura generale si porta irrimediabilmente dietro.
Abbimi un po di misericordia,
perchè questo sono sempllicemente io.
ciao.
Scusa Matteo e moralista ma..il Dio vero di Gesù è si il Dio di Israele ma inteso in modo del tutto nuovo, che supera la giustizia della legge..è un Dio che eleva a criterio dei sui comandamenti l’uomo stesso..
Si vero uomo, certo, ma come dicevamo sopra inizialmente e Sump e principessa sottolineavano l’evento Gesù trae la sua origine in Dio nell’eterno e dall’eternità (senza origine) non esiste altro Dio che non sia quello che si è manifestato in Gesù Cristo. Di conseguenza, se non c’è altro Dio se non quello rivelato da Cristo alla luce di Questo unico Dio universale anche Gesù acquista un significato infinito e universle. Poi che sia nato in Galilea è ovvio essendo il popolo Ebraico il ceppo col quale Dio operò la prima alleanza..ma questo è ininfluente circa la comprensione di Gesù e di Dio e il rapporto con l’umanità..
Gesù è preesistente a tutti gli uomini capite?
Capite che “Prima che Abramo fosse IO fui” ?
Ma..non vi dice niente questa frase del Cristo eh..scusate …
Cara Clodine,
altro che se dice qualcosa la frase da te riportata! E non solo a noi…
Quando Gesù la pronuncia, scandendo “prima che Abramo fosse io sono”, adoperando non a caso l’espressione di cui si serve Dio per identificare se stesso di fronte a Mosè, gli Ebrei che lo stanno a sentire capiscono benissimo quel che Gesù sta dicendo, e cercano le pietre per massacrarlo e fargli ingoiare la “bestemmia”…
Clodine, no, non credo sia ininfluente per la compresione di chi sia Gesù, ma
lasciamo stare per un attimo Israele che forse ci confonde… il punto è: ma questo Dio (Gesù preesistente non cambia le cose) si è incarnato o no?
Questo Dio qui si incarna, allora come oggi, nella tua e mia e nostra vita concreta, nella storia concreta e nella realtà concreta in cui viviamo, o no? é profondamente legato a ciò che ciascuno (nella sua specificità) intimamente è, carne e sangue inclusi, o no? Quando ci dicono giustamente che “fides e ratio” hanno bisogno l’uno dell’altra, si riferiscono anche a questa consapevolezza qui, che è fondante per dire che “crediamo in Cristo”.
L’incarnazione (insieme alla Croce) è uno dei veri “scandali” del Cristianesimo, che lo rende unico. Per la mia personale conversione, questo è stato determinante. Anche la Resurrezione, se volessimo dare retta a certe semplificazioni comuni, ha delle similarità in altre religioni, Ma la stessa “vulgata” tace di fronte all’Incarnazione di Dio e alla Croce di Dio.
Questo è il quid di questo nostro comune sproloquio sulle “radici” più o meno israelitiche (o romane, o africane, sarebbe lo stesso) di Gesù.
Se no rischiamo sempre di parlare di un Dio filosofico, un Dio dei principi, per cui ci si può schierare come in Parlamento o allo stadio…
U’ maronna, che pistolotto!
@ Clodine scrive, 22 Agosto 2008 @ 10:50
Cristo . Poi che sia nato in Galilea è ovvio essendo il popolo Ebraico il ceppo col quale Dio operò la prima alleanza..ma questo è ininfluente circa la comprensione di Gesù e di Dio e il rapporto con l’umanità..
Mi spiace, ma nell’economia della salvezza, purtroppo non è affatto ininfluente,
pero’ per farti piacere, posso dire anche il contrario.
ciao
Nell’economia della salvezza Matteo una sola che è influente: la venuta del regno di Dio, non nel senso farisaico, nel pieno adempimento della thora,o quello immaginato dagli zeloti raggiungibile con le armi, o attraverso la corrente apocalittica delle sette..Come vedi Matteo il programma di Gesù esula completamente da ogni ideologia di stampo contemporaneo..
Cosa ne deduci da questo? Era ebreo nella carne, certo che lo era: Dio con gli ebrei dalla dura cervice ha interloquito! Ma rispetto all’economia della salvezza cui accennavi, se proprio andiamo ad affondare la lama,questa è nella mente di Dio fin dalla creazione quando ” In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”.
E’ tanto chiaro! Non è un discorso per iniziati eh, lo capiscono anche i bambini che l’economia della salvezza inizia con la disobbedienza di Adamo, passa attraverso l’alleanza con Abramo e dal quel momento in avani la clessidra inizia il conto alla rovescia fino al compimento del tempo stabilito, quando Dio stesso, il logos, il Verbo preesistente fin dall’eternità si fa carne in Gesù di Nazareth per ristabilire quell’ordine cosmico devastato, frantumato dal peccato..
E’ ovvio che Israele resta testimone della realtà del Dio vivente, è il medesimo Dio che guida entrambi, ma è la comprensione che abbiamo di questo Dio il discrimine che ci separa. Cammianiamo accanto all’antico popolo ok, ma nel comune pellegrinare verso questo “regno” o “terra promessa” una sola cosa è permessa :” non “tollerare”, non “fare oggetto di missione”, non “convertire”, ma invece “suscitare gelosia” (e qui cito romani 11,11,14) ; la chiesa può rendere Israele geloso per la “salvezza” che le è venuta. E si, perché a questo punto del cammino la Chiesa dovrebbe fare a gara con Israele per testimoniare nel mondo, che diviene sempre più estraneo a Dio, la parola adempiuta, la giustizia che si è rivelata, la regalità di Dio che si è impotsa con l’incarnazione. E’ questo l’altro discrimine: Gli ebrei non credono nell’incarnazione e non credono nella chiesa…spero di essermi espressa bene…è questo ciò che conta Matteo…solo questo null’altro..
stendete un pietoso velo sui miei mitici refusi, ma vado sempre di corsa…ormai mi conoscete..
Moralista: non ho detto che non è influente sapere chi sia Gesù…sappiamo perfettamente chi é Gesù…dico che la storia e il destino di Gesù è e resta un mistero, così com’è mistero il dolore, la morte, il male, il diavolo, il peccato e tutte le miserie del mondo che questo uomo messo in croce ci permette di superare. E si, perché non potremmo mai con le nostre forze uscire dal pantano e dalla perdizione, non siamo liberi per poterlo fare per il semplice fatto che ci sono le potenze luciferine a bloccarci ci siamo? No! Non è importante sapere che volto abbia avuto Gesù, o perché bruciò il fico per il solo fatto che stesse rispettando l’ovvio corso della stagione, o perché il Padre di fronte alla croce se ne sia lavato le mani, non è nemmeno importante, per me, speculare con sottili ragionamenti. Ciò che importa, per me,è sapere che quel ragazzo messo a morte ha accorciato la distanza tra me e Dio tanto da poterlo chiamare “Padre”.
Per il resto, è talmente un mistero Nostro Signore, che la fatidica domanda :
” e voi, chi credete che il Cristo sia ” ,riecheggia ancora intatta e insoluta …. e ci interroga continuamente, senza posa, caro Moralista!
Un abbraccio
Buongiorno a tutti!!
Avete impiegato altri 18 post di conversazione (meravigliosa!) per giungere al nocciolo , secondo me, di tutto.
Le ultime 4 righe del post di Clodine delle 15:04 e’, forse, quello che cerchiamo di dirci da due giorni ciascuno con la propria sensibilita’. Ma l’immagine piu’ bella (se cosi’ si puo’ dire!) e’ il fatto che ” quel ragazzo messo a morte ha accorciato la distanza tra me e Dio tanto da poterlo chiamare ‘Padre’ “.
Gli studiosi, i teologi, gli alti prelati,il Papa stesso, io, voi, la gente intorno a noi e perfino chi non ha mai visto un libro, conosce quest’uomo vissuto 2000 anni fa attraverso il quale il dialogo con Dio e’ divenuto piu’ facile e diretto. Ma quale importanza puo’ avere, di fronte a tanta grandezza, dove sia nato – in che cultura – cosa e’ stato quando era ‘umano’ – .
Parte di quei 6 miliardi di persone al mondo si rivolge a Lui con grande fiducia e Gli affida la propria vita ogni giorno, riconoscendoGli di essere la manifestazione di Dio passata da queste parti in mezzo alle nostre miserie!
Secondo me, dovrebbe bastarci…..
Informazione metereologica: Non ci crederete! ma PIOVE ancora e questa “cosa” e’ diventata mostruosamente grande!! copre tutta la Florida, parte della Georgia e parte dell’Alabama…
Baci e abbracci a tutti
Cara Principessa,
baci e abbracci a te!
Come piccolo dono beneaugurante, a tutta la Florida allagata sotto la pioggia, ti sia gradita una citazione dal cap. 37 dei “Promessi sposi”, con la grande pioggia che coglie Renzo all’uscita dal Lazzaretto.
«… In un momento, diventaron fitti; e prima che arrivasse alla viottola, la veniva giù a secchie. Renzo, in vece d’inquietarsene, ci sguazzava dentro, se la godeva in quella rinfrescata, in quel susurrìo, in quel brulichìo dell’erbe e delle foglie, tremolanti, gocciolanti, rinverdite, lustre; metteva certi respironi larghi e pieni; e in quel risolvimento della natura sentiva come più liberamente e più vivamente quello che s’era fatto nel suo destino.
Ma quanto più schietto e intero sarebbe stato questo sentimento, se Renzo avesse potuto indovinare quel che si vide pochi giorni dopo: che quell’acqua portava via il contagio; che, dopo quella, il lazzeretto, se non era per restituire ai viventi tutti i viventi che conteneva, almeno non n’avrebbe più ingoiati altri. (…)
Andava, con la mente tutta sottosopra dalle cose di quel giorno; ma di sotto le miserie, gli orrori, i pericoli, veniva sempre a galla un pensierino: l’ho trovata; è guarita; è mia! E allora faceva uno sgambetto, e con ciò dava un’annaffiata all’intorno, come un can barbone uscito dall’acqua; qualche volta si contentava d’una fregatina di mani; e avanti, con più ardore di prima.»
E a te , carissimo Sump, siano graditi alcuni versi che cercano di raccontarti il sentimento di gioia nell’incontrare una persona come te:
” A te, mio dolcissimo amico,un ardente saluto,
………………………………………………………..
Fammi qui giungere, luce degli occhi,il tuo grido di gioia,
ed anche a te tornera’ consueta, giocosa, serena risposta.
Perche’ siamo fioriti, noi due, nello stesso giardino,
e insieme laggiu’ abbiamo riso, ignorando che fosse l’autunno.”
Said Ali Valizade’ (cantore popolare tagico)
Posso fare una domanda ( anzi un paio!) che sembrerebbero un O.T. ma a pensarci bene non lo sono?
OK, tenetevi forte!!
Secondo voi gli animali pregano? hanno un qualsivoglia concetto di Dio?
Io sono convinta di si’; almeno dal mio punto di osservazione…….
A Principessa.
Non so rispondere alle tue domande. Ma qualche materiale per cominciare a riflettere mi pare che possa esserci.
Il Catechismo (1999), al numero 2416, scrive una cosa molto bella: “Gli animali sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura. Con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria”.
In nota c’è un rinvio al Cantico dei tre giovani nella fornace ardente, al cap. 3 del libro di “Daniele” (79-81): “Benedite, mostri marini e quanto si muove nell`acqua, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, uccelli tutti dell`aria, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli”.
Ma la storia dell’asina di Balaam è altrettanto bella; te la riporto al prossimo intervento.
“Numeri” 22, 21-33:
«Ma l`ira di Dio si accese perché egli era andato; l`angelo del Signore si pose sulla strada per ostacolarlo. Egli cavalcava l`asina e aveva con sé due servitori. L`asina, vedendo l`angelo del Signore che stava sulla strada con la spada sguainata in mano, deviò dalla strada e cominciò ad andare per i campi. Balaam percosse l`asina per rimetterla sulla strada. Allora l`angelo del Signore si fermò in un sentiero infossato tra le vigne, che aveva un muro di qua e un muro di là. L`asina vide l`angelo del Signore, si serrò al muro e strinse il piede di Balaam contro il muro e Balaam la percosse di nuovo. L`angelo del Signore passò di nuovo più avanti e si fermò in un luogo stretto, tanto stretto che non vi era modo di ritirarsi né a destra, né a sinistra. L`asina vide l`angelo del Signore e si accovacciò sotto Balaam; l`ira di Balaam si accese ed egli percosse l`asina con il bastone. Allora il Signore aprì la bocca all`asina ed essa disse a Balaam: “Che ti ho fatto perché tu mi percuota già per la terza volta?”. Balaam rispose all`asina: “Perché ti sei beffata di me! Se avessi una spada in mano, ti ammazzerei subito”. L`asina disse a Balaam: “Non sono io la tua asina sulla quale hai sempre cavalcato fino ad oggi? Sono forse abituata ad agire così?”. Ed egli rispose: “No”. Allora il Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l`angelo del Signore, che stava sulla strada con la spada sguainata. Balaam si inginocchiò e si prostrò con la faccia a terra. L`angelo del Signore gli disse: “Perché hai percosso la tua asina già tre volte? Ecco io sono uscito a ostacolarti il cammino, perché il cammino davanti a me va in precipizio. Tre volte l`asina mi ha visto ed è uscita di strada davanti a me; se non fosse uscita di strada davanti a me, certo io avrei già ucciso te e lasciato in vita lei”. (…)»
Bellissime risposte mio caro Sump.
Da un punto di osservazione piu’ quotidiano, mi accorgo spesso di quanto i gatti sappiano rimanere per ore in contemplezione del mondo intorno a loro.E, se e’ vero che tutto quanto vive sotto il cielo ha la facolta’ di lodare il Signore, mi piace vedere nello sguardo sognante dei gatti una sorta di preghiera all’Altissimo.
Soren Kirkegaard scriveva che pregare e’ il respiro dell’anima: se gli animali ricevono anch’essi un qualsivoglia spirito di Dio con la loro nascita, il solo respirare dovrebbe costituire una lode e una preghiera a Dio.Del resto, se non avessero un’anima come si spiegherebbero i “sentimenti” che essi sanno trasmetterci ?
Uragano Fay: date un po’ un’occhiata “cosa” e’ diventato!!
http://www.ssd.noaa.gov/goes/flt/t1/rgb-l.jpg
saluti a tutti