“L’arte e i santi sono la più grande apologia della nostra fede” ha detto mercoledì il papa ai preti di Bolzano. E ha indicato due fiumi di arte alta che riflettono la grandezza della fede cristiana: le cattedrali (ha nominato quelle “gotiche” e le “splendide chiese barocche”) e la “grande musica nata nella Chiesa” (“dal gregoriano alla musica delle cattedrali fino a Palestrina e alla sua epoca, fino a Bach e quindi a Mozart”). Già altre volte avevo ascoltato questo vivo richiamo benedettino all’arte come “luce da luce” e avevo provato ad ampliarne la veduta in dialogo con i miei figli: sì – certo – le cattedrali d’Europa e la grande musica, ma anche le icone dell’Oriente, la statuaria romanica e gotica, Dante, la pittura del Rinascimento, la narrativa russa dell’Ottocento. Non sono molti ma neanche pochi i casi in cui il segno cristiano si è imposto nella storia dell’uomo e in essa rimane in forza della sua luce. Per l’Italia di oggi si potrebbe indicare la poesia del Novecento: da Ungaretti a Luzi, da Rebora a Betocchi.
Benedetto: l’arte come luce che porta a Dio
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A integrazione del post, ecco un ampio brano della parlata papale sull’arte come prova vivente della fede: “Una volta ho detto che per me, l’arte ed i Santi sono la più grande apologia della nostra fede. Gli argomenti portati dalla ragione sono assolutamente importanti ed irrinunciabili, ma poi da qualche parte rimane sempre il dissenso. Invece, se guardiamo i Santi, questa grande scia luminosa con la quale Iddio ha attraversato la storia, vediamo che lì veramente c’è una forza del bene che resiste ai millenni, lì c’è veramente la luce dalla luce. E nello stesso modo, se contempliamo le bellezze create dalla fede, ecco, sono semplicemente, direi, la prova vivente della fede. Se guardo questa bella cattedrale: è un annuncio vivente! (…) Tutte le grandi opere d’arte, le cattedrali – le cattedrali gotiche e le splendide chiese barocche – tutte sono un segno luminoso di Dio e quindi veramente una manifestazione, un’epifania di Dio. E nel cristianesimo si tratta proprio di questa epifania: che Dio è diventato una velata Epifania – appare e risplende. Abbiamo appena ascoltato l’organo in tutto il suo splendore e io penso che la grande musica nata nella Chiesa sia un rendere udibile e percepibile la verità della nostra fede: dal gregoriano alla musica delle cattedrali fino a Palestrina e alla sua epoca, fino a Bach e quindi a Mozart e Bruckner e così via … Ascoltando tutte queste opere (…) improvvisamente sentiamo: è vero! Dove nascono cose del genere, c’è la Verità. Senza un’intuizione che scopra il vero centro creativo del mondo, non può nascere tale bellezza”.
e Giorgio Caproni, e Luigi Firpo.
e Romano Guardini e Antonia Pozzi e Edith Stein e Etty Hillesum
Il nostro Papa ama tanto la Bellezza perchè la conosce e perché se la porta dentro e la sa ri-conoscere in tutto quello che incontra!
Io ricordo con nostalgia le mie vacanze trentine e quei luoghi di pace e di bellezza solenne, di orizzonti incantati, di profumi di boschi, di luci e colori intensi che accarezzano l’anima…
Quest’anno sono esule in una città arroventata, ma la Bellezza è anche qui…
Ignigo chi è Luigi Firpo che vedo nomini per la seconda volta? Io conosco lo storico – e ho letto “Il processo di Giordano Bruno” – ma è anche un poeta?
Ops…. Edoardo Firpo… nella testa mi ci si è infilato Luigi.
Non conosco Edoardo Firpo – dammi un consiglio di lettura, tenendo conto che io non capirei senza aiuto il dialetto genovese – e dammi un’idea, anche solo un verso, del suo segno cristiano. L’estate si presta alla scoperta dei poeti.
Firpo Genova 1889 – 1957) è Vero Poeta.
Tra le altre cose nella sua biografia si racconta che durante una retata venne rastrellato dai nazisti che lo picchiavano ogni volta di più quando alla domanda “che professione esercita lei” lui rispondeva “Poeta”.
Per i nazisti era una bugia, nessuno può fare il poeta.
Questa poesia che vi propongo mi commuove ogni volta: c’è una spiritualità forte ma basata sulle piccole e stupende realtà della nostra vita quotidiana e una non comune capacità descrittiva, particolarmente vivida per chi conosce la luce, il mare, la terra della Liguria.
Firpo canta le piccole cose della vita quotidiana, un grillo, le lucciole, un paio di orecchini, il mare increspato… disvelandone il profondo significato ed evocando una spiritualità molto lucida e commovente. E’ un contemplativo.
Questa poesia è tratta dalla raccolta “il grillo canterino”.
Ciàmmime un pò unna mattin
Quande inte belle mattinn-e
lìmpide de primmaveia
che longo e spiagge marinn-e
pâ unna farfalla ògni veia,
e o sô o l’inonda de luxe
l’ànima, o mâ e e campagne,
e pan sospeise inte l’äia
insemme a-e nuvie e montagne,
l’antigo dubbio o me torna;
saià pròpio vëo che un giorno
s’asmortià tutto pe mi?
Figgeu, che pe-e còste di monti
ti beivi a-e fresche vivagne
appenn-a fiorisce e campagne,
ciàmmime un pò unna mattin.
Chissà che da qualche rianello,
da qualche ramma de pin
no te risponde un pittin.
traduzione:
Chiamami un pò una mattina
Quando in quelle belle mattine
limpide di primavera
quando lungo le spiagge marine
le vele sembrano farfalle;
e il sole inonda di luce
l’anima, il mare e le campagne
e le montagne sembrano sospese nell’aria
insieme alle nuvole,
mi torna alla mente l’antica domanda:
sarà proprio vero che un giorno
si spegnerà tutto per me?
Oh ragazzo, che lungo le coste dei monti
ti disserti alle fresche sorgenti
quando fioriscono le campagne,
prova un pò a chiamarmi, un mattino.
Chissà che da qualche ruscelletto,
da qualche ramo di pino
io non ti risponda un pochino.
L’autore, di fronte alla bellezza travolgente della natura, di fronte allo spettacolo incommensurabile della primavera che sboccia in una mattina cristallina sul mare, si interroga sulla morte, che spegne tutto. “Sarà proprio vero che un giorno si spegnerà tutto per me?”. Affida allora all’entusiasmo puro di un giovane che, spensierato tra una corsa e l’altra sulle montagne a picco sul mare beve la fresca acqua dei ruscelli, affida a questo giovane – nel quale certamente si rivede – il compito di resuscitarlo, un giorno, semplicemente chiamandolo. La risposta, la resurrezione avverrà semplicemente, tra il gorgoglio sommesso di un piccolo rigagnolo e il frusciare delicato di un ramo di pino, sfiorato dal vento. La bellezza della natura è eccedente, la vita è troppo bella: non accettiamo che domani “si spenga tutto”.
Io, un semìno di vangelo, ce lo vedo.
E sempre mi commuovo.
Un libro.
Edoardo Firpo, “O grillo cantadò e altre poesie”, Einaudi. Circa 8 euro.
Sono in procinto di partire ( ..pochi giorni di relax, nulla di che..) ma, ho desiderio di dedicare un piccolissimo ritaglio di tempo a questo post che mi riguarda tanto da vicino per aver speso buona parte della mia vita a studiare ed interpretare le grandi opere prodotte dal genio dell’uomo fin dagli albori, da quando “L’occhio di Dio guardò dalla pietra”!
Dio è sempre stato vicino all’uomo, non l’ha mai abbandonato, la storia dell’arte lo testimonia: questo “anelito” verso la divinità ha sempre “turbato” i sonni degli artisti, sempre, già dalle avventure cognitive dell’Homo Sapiens ,dai primi graffiti, In tutti i siti non si fa altro che vedere altari sacrificali, spirale, cerchi, stelle, figure oranti, e sopra tutto il terrore dell’oltretomba.Non c’è Testimonianza infatti che non si ricolleghi in modo implicito o esplicito allo spirito che tutto anima: accanto a scene di vita espressioni di fede religiosa, in alternarsi, uno accanto all’altro, specialmente nei posti ove si affermò il monoteismo.
Terrificanti le rappresentazioni predestiniche dei Sumeri, Assiro Babilonese,Egiziane Etrusca quando raffigurano il mondo orribile degli spiriti infausti. E’ come se lo spirito demoniaco di Baal dell’Antico Testamento fosse presente in alcune civiltà più che in altre a testimonianza del male primigenio!
Non è un caso se con i greci si inizia ad assaporare l’essenza dell’arte, quella classica, vera che contemnpla il bello, l’armonia, la perfezione, proprio lì dove il cristianesimo prenderà tanta parte della sua filosofia: in questo si vede proprio l’impronta di Dio!
Dall’avvento di Cristo in poi gli artisti riceveranno quel “quid”, quella luce, o intuizione, quel sacro fuoco raggiante, ardente,da divenire essi stessi portatori e narratori della “Divina rappresentazione”. Ha ragione il santo padre nel dire che ” lì c’è veramente la luce dalla luce” in quei volti struggenti di martiri e di santi..E’ stupefacente e evidente la trasformazione delle arti visive prima di Cristo e dopo Cristo…Gesù trasforma il cuore dell’uomo, si serve delle sue mani, dei suoi occhi della sua testa.
Nel riquadro della Sistina, prima che Dio tocchi il dito inerte di Adamo, l’Onnipotente si trova all’interno di un bacino…quello è il cervello, in quel caso del creatore, dove ogni idea è potenza vivente..meraviglioso, meravigioso !!
Ma sarebbe un discorso troppo lungo, non si può entare nel mare magnum dell’Arte sacra senza togliersi i calzari !
Un bacio a tutti… a presto auguri.
Un abbraccio e un augurio di una serena festa dell’Assunta al dott. Luigi e consorte…(da portare con il pensiero al Santo Padre)
Ignigo74, è bellissimo quello che hai scritto, mi ritrovo nelle tue parole…
Vedi ignioo74, però..mi commuovo anche per nulla da un po’ di tempo..e..leggere quella poesia così bella mi ha commosso, non la conoscevo, è bellissima. L’arte, la natura, la bellezza …mi commuovono profondamente!
Ciao Ignigo, buona festa dell’Assunta..
Dite un po’….ma qualcuno resta a parlare con me o dovro’ risentire il sapore amaro della solitudine estiva che Paolo Conte trasferi’ cosi’ bene nella canzone di Celentano “Azzurro”?…..”neanche un prete per chiacchierar….”
Buongiorno-pomeriggio a tutti ! da queste parti le pioggie tropicali scandiscono il trascorrere delle giornate e leggendo poesie come quelle proposte da Ignigo74 viene una tale malinconia, ma una malinconia!!! dei posti italiani, anche quelli piccolissimi e che , apparentemente, non hanno nulla e poi vi scopri angoli di paradiso – gente dal cuore grande -ma soprattutto ( per noi lontani) un pezzetto di casa.
Un buon viaggio a chi parte e a chi ritorna, tanta serenita’ a chi rimane e l’attesa di una parola da offrire e ricevere nella solitudine agostana……
Un saluto a Principessa: buon ferragosto..
P.S
riguardo a “la nascita di Adamo” della Sistina ( vi invito a cercare una immagine e guardarla) si vede come all’interno della mente di Dio esiste già ogni creatuta vivente. Tutti noi siamo nella mente di Dio..una sua idea fissa fin dall’eternità! E se questa non è ispirazione dall’alto, ditemi voi..
A proposito dell’estate che si presta alla scoperta dei poeti, come dice Luigi, vi propongo una poesia di un poeta sardo che non conoscevo e che ho scoperto durante un’estate italiana di tanti anni fa. E’ diventato uno dei miei poeti preferiti. I versi che condivido con voi sono l’esatta trasposizione delle sensazioni che provo visitando chiese o castelli abbandonati. Non so se ci sia un barlume di cristianita’, di certo sa scavare dentro. (Almeno per me)
VI PORTERO’ NEL CUORE
Vi portero’ nel cuore,
chiese e castelli solenni
custodi del mistero del silenzio,
vasto, del tempo andato.
Ho ritrovato nelle vostre torri
echi lontani, battaglie
e stornelli d’amore;
nei vostri muti chiostri
i canti gregoriani
salire dalle tombe, mentre il vento
spazzava impetuoso
l’immenso pianoro, e la valle,
ululando, tetro,
la vanita’ del tempo,
l’eternita’
della morte.
Francesco MURA dal libro “Un filo d’oro”- Poesie (1950-1995) EDES
Principessa non temere il deserto del ferragosto: io comunque sarò qua e pubblicherò un nuovo post ogni giorno.
In questa stessa linea mi piace evocare l’estetica teologica di Balthasar e la “teologia della bellezza” dei grandi teologi ortodossi, tra cui Evdokimov.
Caro Luigi allora che ne pensi di Firpo (Edoardo)?
Ciao a tutti.
Permettetemi di affacciarmi un attimo: in un post così bello non può mancare assolutamente il sorriso malinconico, luminoso d’amore e di speranza, di Elena Bono. Soprattutto dopo che i versi di Francesco Mura (approdati fra noi grazie alla sensibilità di Principessa, al culmine di un inedito triangolo Sardegna-Florida-Sud Tirolo) ne hanno richiamato per tanti aspetti una lirica fra quelle che amo di più:
Quando avrà freddo
portate il mio cuore a Ravenna.
Forse i selvaggi cavalli del mare
sfrenati corrono le onde,
le bianche criniere fiammeggianti sopra i marosi;
folle nitrire sovrasta l’immenso ansimare delle acque.
E li sprona la sera che viene veloce
su dal profondo del mare,
forse la sua verde ombra
si allunga già sopra le cose pietrificate.
Tutto sarà tra poco
naufragio e terrore,
ulular di marosi su tutta la terra,
alto sibilar della sferza che incalza spietata.
Ma qui
su cieli d’oro come risplendono
le candide vesti dei Santi,
estatici gigli
e all’infinito ne fiorisce il giardino.
All’infinito. Lasciate
che si richiudano le acque sopra di noi,
pur che nulla qui venga cambiato
e intatto affondi un tesoro
che fu sempre nascosto.
Ché questo è salvarsi: restare
là dove è ciò che non muore,
eternamente immuni d’ogni timore
In nave sommersa
dolce cosa ascoltar la tempesta,
sognare di Dio che è nei cieli
dal profondo del mare.
(“Tramonto d’inverno in una chiesa a Ravenna”)
Ignigo belli quei versi! L’interrogativo su “che sia questo morir” (Leopardi) formulato non a partire dal destino dell’interrogante e dal suo “perir dalla terra”, ma dal punto di vista dell’universo che all’interrogante si sottrae: “s’asmortià tutto pe mi?”. Grazie, cercherò il volumetto che hai segnalato.
E grazie a Principessa e a Sump per gli altri versi – di Francesco Mura e di Elena Bono – che sono arrivati a questo pianerottolo come mazzi di fiori trovati qua e là.
Sump, questi si chiamano regali inaspettati: versi bellissimi di una sensibilita’ toccante, ma soprattutto leggere il tuo nome e la tua presenza stamani tra di noi che, confesso, mi ha commossa. D’accordo! e’ momentanea e circoscritta all’argomento poesia ma ha avuto il sapore della dolcezza della domenica…quando tornavi a casa dalla Messa e trovavi uno zio o un cugino che non vedevi da tempo. So che comprenderai cosa voglio dire, se e’ vero che entrambi abbiamo ricordi dei tempi semplici colorati dal pennello della nostalgia……..Un abbraccio sincero
Caro Sum,
Bono & Luzi.
Due motivi indiscutibili per gioire della propria cristiana italianità.
A Sump, a Ignigo, a Principessa e a tutti dedico questi versi di Elena Bono che possono essere letti come un commento al Vangelo di ieri – mi hanno fatto compagnia in treno rientrando da Bressanone a Roma, dove sono appena arrivato:
Sulle acque del cuore
Sulle acque del cuore
sulle acque notturne ed affannose
vieni tu
come allora
quando ti videro venire
silenzioso bianco
verso la nera nave e il loro
notturno affanno.
Ed il vento portava la tua voce,
le tranquille parole.
A lungo a lungo
dalla nave gridarono
e qualcuno piangeva mutamente
sentendoti venire
con i bianchi
taciti passi
come dentro al suo cuore.