“Quando non ci sarò più ci sarò ancora di più“: trovandomi a Saluzzo per una confderenza un uomo di nome Giorgio – subito amico – mi ha narrato queste parole che gli furono dette dalla moglie morente, di nome Paola, come saluto e promessa. “Da allora io sento costantemente la sua presenza“, mi ha poi detto. Dedico a Giorgio e a Paola un bicchiere traboccante di Vino Nuovo, grato che lei abbia detto quelle parole e che lui me le abbia donate.
Quando non ci sarò più ci sarò ancora di più
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“Quando non ci sarò più ci sarò ancora di più“ ….Da allora io sento costantemente la sua presenza”
Caro Luigi ha mai visto qualche puntata della serie Ghost Wisper ? forse il sig. Giorgio le ha viste tutte non credi ? I cristiani hanno la Parola proprio per avere certezze, non illusioni non credi ?
“i viventi sono consci che moriranno; ma in quanto ai morti, non sono consci di nulla, né hanno più alcun salario, perché il ricordo d’essi è stato dimenticato. Inoltre, il loro amore e il loro odio e la loro gelosia son già periti, ed essi non hanno più alcuna porzione a tempo indefinito in nessuna cosa che si deve fare sotto il sole.” (Ecclesiaste 9.5-6)
Perché alimentare false speranze. E’ crudele non credi ?
Non voglio rispondere a Gioab, ma mi permetto una nota per tutti i cattolici.
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica:
1029 Nella gloria del cielo i beati continuano a compiere con gioia la volontà di Dio in rapporto agli altri uomini e all’intera creazione. Regnano già con Cristo; con lui « regneranno nei secoli dei secoli » (Ap 22,5).
Cf Mt 25,21.23.
Qui non c’entrano fantasmi o spiriti, ma la fede nella vita eterna.
Federico,
certo che non è questione di fantasmi. Ce lo dice il Vangelo infatti.
Gesù risorto non era un fantasma.
Spero di morire insieme a mia moglie quanto più tardi possibile, ma se proprio dovesse accadere, vorrei poter vivere o che lei vivesse queste parole. grazie
@Fabi,
siamo d’accordo, il mio era solo un riferimento alla parola “ghost” riportata nel primo commento. Non l’ho esplicitato per evitare che fosse interpretata come una risposta a Gioab. Grazie per avermi dato l’occasione di chiarire.
@ FedericoB.
Capisce perché dico che i cattolici non sono cristiani ? Perché predicano qualcosa di diverso dalla Parola dietro la quale si mimetizzano.
Assodato questo, la vita eterna non è detto che debba essere per forza in paradiso…. Nello stazio il tempo scompare….. e il Vangelo dice : ” Felici quelli che sono d’indole mite, poiché erediteranno la terra.” ( Mt. 5.5)
Mt. 25.21-23 “Il suo signore gli disse: ‘Ben fatto, schiavo buono e fedele! Sei stato fedele su poche cose. Ti costituirò su molte cose. Entra nella gioia del tuo signore’. Si presentò poi quello che aveva ricevuto due talenti e disse: ‘Signore, mi affidasti due talenti; vedi, ho guadagnato altri due talenti’. Il suo signore gli disse: ‘Ben fatto, schiavo buono e fedele! Sei stato fedele su poche cose. Ti costituirò su molte cose. Entra nella gioia del tuo signore’.”
Qui non si parla di cieli, si parla di gloria e la gloria non è necessariamente in cielo ma anche in terra perché il Regno regnerà sulla terra – “ Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre, ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre e del suo regno non ci sarà fine”. ( Lc. 1.32-33)
La casa di Davide (suo padre) mica regnava in cielo, e anche la casa di Giacobbe mica viveva in cielo.
“E la notte non ci sarà più, e non hanno bisogno di luce di lampada né [hanno la] luce del sole, perché Geova Dio diffonderà luce su di loro, e regneranno nei secoli dei secoli.” ( Riv. 22.5) Mica c’è scritto che regneranno sul cielo…..no ? forse dal cielo ma dal cielo su chi dovrebbero governare se tutti vanno nel regno dei cieli ? Se Geova Dio diffonderà la luce non c’è bisogno di altri re che governano in cielo….. suvvia ! Il catechismo…..che mistero !
p.s. ho pure sbagliato a scrivere. Ho scritto “gloria” ma dice “gioia” e non mi pare che in paradiso stiano tutti sempre a ridere cosa che si fa meglio sulla terra. Quale gioia ci può essere in paradiso ? Lì non ci sono passioni Regna la Giustizia.
Federico,
volevo proprio confermare quello che dicevi. 🙂
Poi domando:
chi è mai stato di voi in Paradiso? O di noi?
Fa lo stesso.
Eppure desideriamo profondamente e incessantemente qualcosa che ci renda felici.
Da Chiara Sabena, figlia di Giorgio e Paola – i due del post – ricevo questo messaggio:
Caro Luigi, ci conosciamo solo indirettamente: io per aver letto qualche tuo scritto. Tu, perché hai letto il libretto di mia mamma, Paola Sabena. Ho letto l’articoletto che tu scritto su mia mamma e che hai inviato a mio papà e volevo ringraziarti di cuore. Abbiamo vissuto, come ti avrà raccontato papà, momenti fortissimi: momenti di dolore ma intrisi di Dio. Dio presente in mamma, nel suo sorriso, nella sua serenità. Dio presente nell’amore degli amici e dei parenti che ci sono stati vicini. Più forte che mai, mi resta in cuore quel giorno, pochi mesi prima della sua morte, in cui ci sentivamo particolarmente vicine. Tutte e due ci stavamo preparando a dare in modo definitivo la vita a Dio: io mi preparavo a dare la vita a Dio con i miei voti definitivi (faccio parte di un istituto secolare); mamma si preparava a ridare la vita a Dio con la sua prossima partenza per il Paradiso. Un momento fortissimo di cui mi rimane come ricordo il suo ultimo scritto: il suo magnificat. Voleva scrivermi per l’occasione qaulcosa che esprimesse questa nostra vicinanza e, pur faticando ormai a scrivere, mi trascrisse le parole de “La mia anima canta”, canto del Gen Verde, per esprimere la gioia per le grandi cose compiute da Dio per noi. E ora anche io la sento presente nella mia vita più che mai, quasi in modo tangibile. Tante volte mi sembra che sia qui ad aiutarmi e a proteggermi.
Chiara
“Quando non ci sarò più ci sarò ancora di più“. Proprio come Gesu’!
E non mi sento OT, se “posto” questo spezzone di intervento di ieri, alla commemorazione di Martinazzoli , a Roma, a un mese dalla sua morte, presente anche il presidente Napolitano. Mi sembra nella stessa linea del post: che la sua presenza possa sempre essere viva in un genuino impegno civile.
Dell’uomo Martinazzoli, del credente che non aveva alcun bisogno di esibire la propria fede, ha parlato un testimone d’eccezione: il bresciano monsignor Francesco Beschi, vescovo di Bergamo. «La mia testimonianza è un debito d’amicizia, l’umile riconoscenza del dono ricevuto», ha detto mentre l’ascoltava commossa anche la vedova, la signora Giuseppina Ferrari. Un’amicizia che nasce nel 1989 quando monsignor Beschi diventa responsabile del Centro pastorale Paolo VI, luogo d’incontro per laici e sacerdoti animati dalla «passione per la città di tutti gli uomini».
«Per lui – ha detto il vescovo – essere cattolico era un sentire popolare che con sofferenza sentiva rarefarsi». … … Proprio l’impegno civile è stato sottolineato un paio di volte dal vescovo, che ha concluso con una frase toccante: «Non ho misurato la sua fede, ma so quanto è bastata alla mia».
Avevamo studiato per l’aldilà
un fischio, un segno di riconoscimento.
Mi provo a modularlo nella speranza
che tutti siamo già morti senza saperlo.
Eugenio Montale
@Gioab
“Quale gioia ci può essere in paradiso ? Lì non ci sono passioni Regna la Giustizia.”
Amico, disperato amico, eppure in paradiso un motivo di gioia ci sarà, perché lei andrà sicuramente all’inferno.
@ Leopoldo
“Amico, disperato amico, eppure in paradiso un motivo di gioia ci sarà, perché lei andrà sicuramente all’inferno.”
Nessun dubbio, nessuna contestazione. Lei ha vinto l’orsacchiotto !
<b<INFERNO” – ”Termine usato nella maggior parte delle traduzioni più antiche e anche in alcune versioni moderne per tradurre l’ebraico she?òhl e il greco hàides. Nella Diodati la parola “inferno” traduce 20 volte she?òhl e 8 volte hàides. Questa versione tuttavia non è coerente perché she?òhl viene pure tradotto 38 volte “sepolcro”, 7 volte “sotterra” o “luogo sotterra”, ecc.”
Alla voce “Inferno” la Collier’s Encyclopedia (1986, vol. 12, p. 28) dice: “In primo luogo corrisponde all’ebraico Sceol dell’Antico Testamento e al greco Ades della Settanta e del Nuovo Testamento. Poiché Sceol ai tempi dell’Antico Testamento si riferiva semplicemente alla dimora dei morti e non comportava alcuna distinzione morale, la parola ‘inferno’, come la si comprende oggi, non è una traduzione felice”.
@ Gioab,
se il nostro padrone di casa Luigi Accattoli lo consente, vorrei segnalarle un forum dove potrà trovare interlocutori sensibili e preparati con cui confrontarsi:
http://www.grisroma.org/forum_b/
Credo che sia frustrante per lei non trovare il confronto che, pur con le sue provocazioni, comunque ci propone. Provi in altri blog, come quello che mi sono permesso di segnalarle, ammesso che non lo conosca già.
Cordialmente
@ FedericoB.
Sig. Federico spero non le dispiacerà se lascio che sia il Vangelo a rispondere al suo ottimo suggerimento.
“Allora il padrone di casa si adirò e disse al suo schiavo: ‘Esci, presto, nelle ampie vie e nei vicoli della città, e conduci qui i poveri e gli storpi e i ciechi e gli zoppi’. A suo tempo lo schiavo disse: ‘Signore, ciò che hai ordinato è stato fatto, e c’è ancora posto’. E il signore disse allo schiavo: ‘Esci nelle strade e nei luoghi recintati, e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena.” ( Lc. 14.21-23)
“Poiché vedete la vostra chiamata, fratelli, che non furono chiamati molti saggi secondo la carne, non molti potenti, non molti di nobile nascita; ma Dio scelse le cose stolte del mondo, per svergognare i saggi; e Dio scelse le cose deboli del mondo, per svergognare le forti; e Dio scelse le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, le cose che non sono, per ridurre a nulla le cose che sono, affinché nessuna carne si vanti dinanzi a Dio.” ( 1 Cor. 1.26-29)
I ricchi non hanno bisogno di Dio vivono già tanto bene, i poveri forse si. “ non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.” ( Mt.9.13)
Lei sottovaluta il potere della Parola. Mi sembra.