Oggi il papa andrà a Oies, Pedraces, in Val Badia per fare visita alla casa in cui nacque l’unico santo canonizzato di stirpe ladina: Josef Freinademetz, missionario verbita in Cina (1852-1908), proclamato da papa Wojtyla nel 2003. Io a Oies ci sono stato oggi e dedico ai miei visitatori questa frase che ho trascritto da uno dei volumi offerti ai pellegrini che affollano quella casa contadina: “I pagani vengono convertiti solo dalla Grazia di Dio e – possiamo aggiungere – dal nostro amore, perchè il linguaggio dell’amore è l’unica lingua compresa da tutti“. Amo questo santo ladino che ho scoperto una ventina d’anni fa, durante una vacanza in Val Badia, avendo scovato in una chiesa a San Vigilio di Marebbe un libretto su di lui scritto con la solita maestria da don Divo Barsotti: “Giuseppe Freinademetz dalle sue lettere”. Ho visto stamane che il libretto è stato ristampato con lo stesso titolo dai Missionari Verbiti, edizioni Pluristamp, nel 2003.
Freinademetz: l’amore è l’unica lingua compresa da tutti
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“Nel mondo c’e’ piu’ fame d’amore che di pane” diceva Madre Teresa di Calcutta che qualcosa piu’ di noi aveva sicuramente visto e toccato con mano.
L’amore ha il potere di guarire, consolare, illuminare, unire, arricchire ed e’ la forza trainante per i valori supremi della vita; esso infatti ci guida alla forza della verita’, alla conoscenza, alla bellezza, alla bonta’ e a quella gioia che Paolo VI augurava che tutti, per mezzo dello Spirito Santo, potessimo raggiungere.
La testimonianza di Josef Freinademetz, che Luigi ci fa conoscere quest’oggi, non fa altro che confermare il linguaggio universale dell’amore e la sua centralita’ nell’insegnamento di Gesu’. La presenza della Grazia di Dio e la pratica dell’amore che ciascuno di noi possiede hanno condotto alla Fede anche i pagani e coloro che non conoscevano la Verita’. ( Ed e’ quello che cercavo di dire a Mandis, qualche post piu’ indietro).
Del resto cosi come ” un’onda non esiste di per se’ ma e’ sempre partecipe del moto dell’oceano, cosi’ non possiamo sperimentare la vita da soli” (Schweitzer) e, aggiungerei, non possiamo vivere la bellezza del Vangelo senza farla conoscere ad altri. Cio’ presuppone dialogo e condivisione e apertura, senza nulla togliere a tutto cio’ che e’ ben radicato in noi cattolici.
Un abbraccio a Luigi
[Visto che in un intervento altrove ho menzionato l’omelia di Paolo VI per la canonizzazione, nel 1970, dei Quaranta Martiri inglesi, riporto questo splendido passaggio della medesima omelia, che mi pare essere all’altezza di questo topic: ]
“Molto si è detto e si è scritto su quell’essere misterioso che è l’uomo : sulle risorse del suo ingegno, capace di penetrare nei segreti dell’universo e di assoggettare le cose materiali utilizzandole ai suoi scopi; sulla grandezza dello spirito umano che si manifesta nelle ammirevoli opere della scienza e dell’arte; sulla sua nobiltà e la sua debolezza; sui suoi trionfi e le sue miserie. Ma ciò che caratterizza l’uomo, ciò che vi è di più intimo nel suo essere e nella sua personalità, è la capacità di amare, di amare fino in fondo, di donarsi con quell’amore che è più forte della morte e che si prolunga nell’eternità.”
È sentito, da quelle parti, il culto di san Josef Freinademetz?
Confesso che quando ho letto il messaggio ho fatto come don Abbondio con Carneade, poi mi è riemerso un vaghissimo ricordo. Eppure la canonizzazione è solo del 2003. Questo potrebbe dare lo spunto per discutere se la scelta di Giovanni Paolo II di dare un impulso così smisurato alle beatificazioni e canonizzazioni non abbia condotto, per una sorta di eterogenesi dei fini, a risultati opposti a quelli che il papa si attendeva. Mi interessa invece un’altra cosa: i santi ‘dimenticati’, o poco frequentati, quelli con pochi clienti, quelli “che non se li fila nessuno”. Ricordo (si fa per dire) un graziosissimo raccontino di Buzzati in proposito. Se Sumpontcura fosse ancora tra noi, saprebbe senz’altro individuarlo. Qualcuno tra gli avventori ha devozioni particolari per qualcuno di questi amabili “peones” della corte celeste?
A differenza di precedenti modalità,
GPII, ha voluto dare impulso al riconoscimento della santità o vita beata, che tanta gente ha condotto tra di noi o comunque in questo cammino terreno,
proprio perché la santità non è eccezione, come molti sono portati a pensare,
ma è l’ordinarietà della vita cristiana.
La mole di canonizzazioni che lui stesso ha inteso rappresentare in ogni parte del mondo,
ha voluto dare forte e chiaro questo messaggio.
Non siamo tenuti a ricordare tutte le persone che hanno raggiunto la santità, che sono passate tra noi,
ma loro ci ricordano che la santità o la vita beata(felice) è il naturale fine del cristiano.
In questo GPII, non ha fatto altro durante il suo pontificato che ricordarlo continuamente anche mediante il riconoscimento di vita santa o beata che avviene mediante le canonizzazioni.
Morto un papa se ne fa un altro.
Quindi il nuovo Pontefice, ha modificato la modalità del suo impegno visibile,
delegando giustamente alla chiesa locale dove si tratta di dichiarare che una persona è riconosciuta “beata” e riservando a se esclusivamente le canonizzazioni di riconoscimento di vita santificata.
Ovviamente “beato” o “santo” sono gradi di riconoscimento usati dalla realta’ della Chiesa Visibile,
nella Chiesa celeste, godono tutti della visione beatifica del Risorto.
Leonardo il missionario verbita Pietro Irsara con il quale ho parlato ieri a Oies mi diceva che “c’è gente ogni giorno che sale quassù per conoscere meglio questo santo”. Non so dire di più. In effetti durante la mia visita c’era gente, ma siamo in agosto e la Val Badia è affollata di turisti e villeggianti. La lettura del libretto di Barsotti mi aveva segnalato un missionario di forte spirito. L’attesta la frase che ho riportato nel post. Altra sua grandezza mi pare di trovare nelle lettere con cui deplora la scristianizzazione dell’Europa che impedisce l’evangelizzazione della Cina: “Oh che la nostra povera Europa non è sinceramente cristiana! Se lo fosse io credo che tutta la Cina coi suoi 400 milioni di abitanti si farebbe cristiana. Il cattivo esempio di quei che vengono in Cina – e quanto sentono di male i cinesi che vanno e vengono dall’Europa – li rende indifferenti, anzi avversari del cristianesimo!“
“il nostro amore non e’ fatto di vane e sapienti parole bensi’ di fatti e di sincerita’”.GIOVANNI, 3:18
… e di buoni esempi
ciao princess,
hai visto che ti ho ri-risposto nell’altro post?(subito prima che iniziasse una bel bottaerisposta matteo-don78 da una parte lea dall’altra)
Il pensiero di san Josef citato da Luigi è certamente degno di un cuore buono e puro, però quanto al “farsi cristiana” di un’intera nazione, mi pare che la storia finora mostri solo esempi in cui ciò è avvenuto con un robusto contributo, diciamo così, del potere politico. [Avviso alle anime belle: si tratta di un’affermazione avalutativa]. Sembrerebbe che, di suo, la diffusione della fede cristiana proceda molto lentamente, sicché il numero dei battezzati rimane proporzionalmente piccolo rispetto al totale della popolazione, a meno che non ci metta mano (o spada!) Costantino, piuttosto che Carlo Magno o il re di Spagna.
È curioso: forse siamo tutti un po’ vittime di un’illusione prospettica quando pensiamo alla storia della chiesa nel mondo come ad un grande albero di cui certi rami un tempo rigogliosi oggi sono secchi (paesi delMediterraneo islamizzati) o sul punto di seccarsi (Europa). Come se alle nostre spalle ci fosse stato un mondo ‘cristianizzato’ che oggi si scristianizza.
In un certo senso è così, ma forse, se togliamo l'”effetto Costantino-Carlo Magno-Carlo V (ecc.), l’immagine più corretta è quella di una diffusione del vangelo che ha fatto solo pochi passi.
Alle volte ci pensiamo come gli ultimi cristiani, invece siamo forse ancora tra i primi. Chi lo sa?
Ciao Mandis!, ti ho letto ma non ho ancora avuto la possibilita’ di sedermi e scriverti con la calma, la precisione e la riflessione che meriti.
Mi sono piaciute molto le tue risposte e su tante cose posso concordare.
Per quel che riguarda le differenze tra fede e Chiesa che vedo, hai ragione! non mi sono espressa bene e mi scuso per questo. Intendevo dire che quando parli delle due cose noto una differenza sostanziale, come se tu – nelle tue esposizioni – tendessi a separare le due cose. Forse sara’ soltanto mia impressione, ma ci terrei che tu elaborassi ulteriormente su questo.
Ora vado anche a leggermi i botta-risposta degli altri e ci sentiamo tra un po’. Perdona ma sono tra una cosa e l’altra: mia madre oggi ha deciso di fare i capricci….
Grazie della tua disponibilita’ e un abbraccio sincero
Va bene Princess, sarà meglio scrivere nell’altro “post” visto che qui si parla d’altro 😉
un bacio alla tua mamma.
Mi piacerebbe sapere da Ignigo se il ritorno alla Messa in ambrosiano antico incontra il suo consenso e se potesse spiegarmi (solo per sommi capi) quale e’ la differenza con le celebrazioni del dopo 1954.
Un saluto carissimo
@Principessa
il rito ordinario è quello in italiano.
il rito straordinario è quello in latino.
io sono ordinario, quasi banale.
In realtà non c’è nessun “ritorno” poichè la celebrazione vetus ordo riguarderà un minuscolo gruppo di fedeli esiguo e irrilevante – numericamente, si intende – se paragonato ai numeri dell’arcidiocesi ambrosiana che ricordo è la più grande del mondo con le sue oltre 1100 parrocchie e oltre 2000 presbiteri e quasi 200 diaconi per non contare i religiosi e le religiose che sono in numero variabile avendo le provincie religiose che travalicano i confini diocesani e i loro spostamenti frequenti.
In Milano presso la chiesa del Gentilino zona porta Genova già da oltre un decennio su permesso ufficiale del cardinale Martini un minuscolo gruppo di persone celebra la domenica il rito in latino e mi risulta anche qualche battesimo e almeno un matrimonio. Inoltre il latino è la lingua ufficiale mai abbandonata nella messa principale nel Duomo, nella messa canonicale feriale in cripta delle ore 8.40 e nella messa festiva delle 11 nella basilica di sant’Ambrogio. Pertanto come vede signora Principessa non c’è nessun ritorno perchè non c’è stato nessun abbandono. Lo stesso breviario ambrosiano conserva tutto l’antifonario latino in modo certamente più ponderoso rispetto a quello romano.
Forse non le è noto che il lezionario ambrosiano è stato ad experimentum fino a quest’anno mentre dall’8 settembre entrerà in vigore il rito ambrosiano approvato e non più sperimentale che prevede qualche piccola rivoluzione e una presa di distanza davvero significativa dal ritmo liturgico romano. Pertanto cara principessa le persone non straordinarie, ovvero quelle che partecipano alla forma ordinaria della messa, hanno altre cose alle quali pensare piuttosto che valutare un gruppetto di personaggi che amano pregare in una lingua che nella maggior parte dei casi ignorano (si sprecano i ventris tuis Jesu, slave regina mater misericordia, qui est in cieli e infiniti altri errori che la dicono lunga su alcuni dei presunti entusiasmi dei fedeli straordinari.
Caro Ignigo74, la ringrazio moltissimo del tempo e delle parole che ha utilizzato per fornirmi la spiegazione che le avevo richiesto. Vivendo dall’altro capo del mondo alcuni eventi ( come il rito ambrosiano ad experimentum) , per forza di cose, possono sfuggirmi.Mi sono permessa di richiedere delucidazioni a lei in quanto mi e’ noto che vive a Milano ed e’ grande conoscitore della materia. Ancora un grazie e la saluto cordialmente
“Pertanto cara principessa le persone non straordinarie, ovvero quelle che partecipano alla forma ordinaria della messa, hanno altre cose alle quali pensare piuttosto che valutare un gruppetto di personaggi che amano pregare in una lingua che nella maggior parte dei casi ignorano (si sprecano i ventris tuis Jesu, slave regina mater misericordia, qui est in cieli e infiniti altri errori che la dicono lunga su alcuni dei presunti entusiasmi dei fedeli straordinari.”
Troppo buono.
siriacus,
ti ho letto volare più alto,
e così preferisco ricordarti.
Preferisco il bello della tua ordinarietà.