“Perchè questi casi di stimmatizzati avvengono soprattutto al Sud?” – chiede Corrado Augias. “Questo bisognerebbe domandarlo al Capoazienda”, scherza l’arcivescovo di Campobasso Giancarlo Bregantini. “Forse perchè lì è maggiore la fatica del vivere, con le sue sofferenze e i suoi travagli”, replica il professor Lombardi Satriani, una vita dedicata a studiare la religiosità popolare e la vicenda di Natuzza Evolo, la ‘mistica di Paravati’, a cui è dedicata la puntata di questa sera di Enigma il settimanale di Raitre in onda alle 21.05. Di Natuzza – una donna povera e analfabeta di un paesino calabrese che porta le stimmate, parla con i morti, vede gli angeli – ci eravamo già interessati in questo blog: vedi commenti di Tonizzo e Gianluca al post A me ci pensa Padre Pio del 1° novembre 2006.
Natuzza stasera da Augias
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Quell’antropologo sembra dimenticare la cultura del “realismo segnico”!
http://www.hieros.it/glossario/realismo.htm
Ho intravisto pochi frammenti della trasmissione di Augias. Mi è sembrata la solita (e prevedibile, data la qualità del personaggio) fiera della supponenza, da cui le persone di mezzacultura come lui difficilmente riescono a liberarsi.
Anche nella domanda, riportata da Luigi, sugli stimmatizzati al Sud quanto razzismo implicito, sotto la vernicetta progressista e democratica!
(Magari però tutto il resto della trasmissione è stato bellissimo, chi lo sa?)
Io invece ho visto la parte finale della trasmissione nella quale Augias, senza supponenza, ha lasciato sospeso il giudizio, riconoscendo i limiti dei mezzi d’indagine almeno nei casi trattati, e invitando gli spettatori a farsene loro un’idea.
E poi non penso che sia una persona di mezza cultura. Ha le sue idee e, in buona fede, ragiona partendo da esse.
Io penso che persone come lui siano utili alla Fede e alla Chiesa, perché costringono a guardare dentro questa con più attenzione e a rinsaldare quella con più convinzione.
Le critiche non fanno comodo, ma sono utili. Se poi Cristo diceva che sono necessari addirittura gli scandali!…
“E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”.
Non so se queste parole possano adattarsi alla trasmissione di Augias, che non ho visto. Non so nemmeno se possano adattarsi al libro di Augias su Gesù, che invece ho letto. Parlando di quest’ultimo, mi sembra di dover dare ragione a Leonardo (“mezzacultura”), ma forse anche a te, caro Lazzaro: “ha le sue idee e, in buona fede, ragiona partendo da esse”. Idee? Chiamiamole pure così. In buona fede? Me lo auguro per lui.
Purtroppo non riesco a dimenticare la bastardata dei “supponenti della Sapienza” contro il papa, qualche mese fa: che posizione prese, allora, l’onesto Augias? Di ciò che abbiamo detto, e fatto, e pensato, di fronte a quell’episodio – della plurisecolare lotta di Satana contro Pietro – ho paura che saremo chiamati a rispondere puntualmente e senza sconti.
Sull’utilità delle critiche, infine, la penso esattamente come te.
E allora, Sump, prendiamo quello che c’è di buono da quanti la vita direttamente o indirettamente ci fa conoscere.
Io non sono capace di emettere giudizi definitivi, anche perché, alla fine, il Giudice sembra che ci chiederà solo dei nostri rapporti con il prossimo (e Augias è prossimo). E poi a me piacciono più i “nemici” a viso aperto che i “finti amici” che blandiscono pro domo sua. Come vedi anche io ho emesso un giudizio, ma non vuole essere senza appello perché tutti possono sperare nella misericordia del Giudice. Figurati che ci spero anch’io!
Le critiche non fanno comodo, ma sono utili. Se poi Cristo diceva che sono necessari addirittura gli scandali!…
Ciao Lazzaro, come ha fatto notare Sump, la frase di Gesù dice “E’ inevitabile che avvengano scandali”, non “Se poi Cristo diceva che sono necessari addirittura gli scandali!…”.
Tra inevitabile e necessario c’è una differenza totale che cambia completamente il senso della frase. A meno che il “se” con cui incominci, non indichi un ipotesi?? Scherzo.
Non ho visto la trasmissione, e me ne rammarico. Ma l’argomento capita a proposito :sto facendo un po’di apostolato in un camposcuola proprio in Puglia . Ieri mi sono presa una piccola pausa, ed ho fatto una capatina da Padre Pio, non sono andata per vedere il “simulacro” ,ma per pregare, sentivo il bisogno di allontanarmi dal caos, un bisogno urgente, impellente…
C’era tanta gente che faceva la “girandola” attorno al povero corpo, personalmente non ce l’ho fatta: mi sono fermata lungi, verso i piedi, mi sono uscite le lacrime -mi succede spesso- senza che le cercassi, e li sono rimasta per un tempo assai lungo.
Come una eco ho risentito la voce di una suora nei momenti in cui, bambina, ricevevo aneddoti e testimonianze inedite da lei : figlia spirituale del Santo, nativa di San Giovanni, la quale amava tramandarle avendole vissute in prima persona in tempi non sospetti, proprio quando, nell’imminenza della morte, le voci controverse gettavano discretito sulla figura del Frate.
Ne avrei molti da citare, ma ne racconterò uno solo, per non tediarvi. Un fatto veramente singolare e straordinario :” L’ospedale era in fase di costruzione, il progetto era stato approvato e si portano a fatica i materiali, su, per l’ìmpervia collina. Le trivellatrici, sparpagliate qua e la ,bucavano il terreno calcareo nel tenativo di trovare la falda acquifera. Erano giorni che trivellavano, ma invano: di acqua nemmeno l’ombra. Il padre della suora,un omaccione addetto ai lavori nella manovalanza, amico fraterno di padre Pio, assieme all’ingegnere si reca dal santo:” Padre Pi’ , taggia da’ na’ pessima notizia: l’acqua non c’è, la collina e completamente priva, asciutta, è un deserto”. Il frate, senza aggitarsi punto risponde:” Guajo’ ma tu’..dimme na’ cosa..addove si’ scavato”. L’ingegnere e l’amico lo portano a visitare gli innumerevoli pozzi artesiani e il fallimento dell’impresa.
” Ma vie’…venite, venite quassù…ecco..bucate qui”. Un punto per altro già perlustrato. Si fidarono, bucarono: c’era una mare d’acqua in quel punto. E si procedette alla costruzione.
Ebbene, Padre Pio – come Natuzza, e prima ancora San Francesco e Santa Rita, Teresa D’Avila e una miriade di Santi e Sante anche sconosciuti- sono i Cirenei: figure mistiche, gigantesce, sulle cui spalle il Signore ha voluto poggiare la Sua croce, un mistero questo di difficile comprensione per chi non ha fede e non ha approcciato il tema della mistica, degli spiriti contemplativi. In realtà, non è poi così astrusa la spiegazione: siamo o non siamo il corpo mistico di Cristo?..Ebbene, basterebbe solo riflettere su questo aspetto…e approfondirlo.
errata corrige : agitare.
Ciao Clodine, dove sei stata in Puglia?
Sono a Termoli. Fa molto caldo, credimi, se non fosse per la parola data fuggirei a gambe levate. Non amo la confusione, infatti sto veramente in coma…sono andata a dare una mano, c’era bisogno di un catechista per adulti e mi sono fatta avanti.
Ma come posso fuggo, lontano, in eremo, nella spiaggia deserta..da sola.. di notte..
Termoli è Molise, ma d’impatto mi è venuto spontaneo dire Puglia per il fatto che ci spostiamo continuamente da Lesina a Termoli, in quando seguo entrambe le comunità..
” in quanto”, volevo dire non ” in quando”.
Scusate ragazzi, ma da queste parti la T sostituisce la D …a furia di sentire il dialetto… ho avuto un rash…capita.
Bei posti, vicini al Gargano… Il bello da quelle parti è che trovi un mare splendido (ci sono le Tremiti di fronte a te) ed un cielo sublime e glorioso (S. Giovanni Rotondo).
Io non sono molto lontano, la mia Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie confina con quella di S. Giovanni Rotondo (Manfredonia).
Buona permanenza e attenta ai colpi di calore a… TERMOli. Battutaccia.
Davidino..ho capito il riferimento..ah ahahhh
senti, una cosa ti voglio chiedere: “conosci per caso don Giuseppe Resta, della parrocchia Sacro Cuore di Brindisi?
No, mi manca…
Nonostante il caldo che so essere molto forte (dai telegiornali) cara Clodine, mi piacerebbe essere da quelle parti.
Buongiorno a tutti dall’altro capo del mondo!
All’inizio di quest’anno mi hanno regalato un calendario sulle cui pagine, ogni giorno, vi e’ una frase diversa. Quella di ieri: “Il mondo conosce pochissimo dei suoi grandi eroi”.
Come diceva Giovanni Paolo II, la santita’ e’ dappertutto. E, mi permetto di aggiungere, non sempre si manifesta con grande clamore. Secondo me e’ santa anche una delle mogli delle vittime giornaliere sul lavoro che si ritrovera’ a fare da madre e padre ai suoi figli per una stupida mancanza di sicurezza che stronca una vita….
Un saluto affettuoso a tutti, soprattutto a Luigi che non ha ancora accettato il mio invito a pranzo da Arlu’ ( se mai ritorno a Roma)
Ciao, Davidino.
Seguo quasi sempre le discussioni su questo pianerottolo, ma in silenzio; non mi sento all’altezza dei molti frequentatori che hanno studiato approfonditamente libri sacri e documenti ecclesiali. Perciò quando in uno dei primi e pochi interventi scrivevo che mi sento, e sono, un cristiano dell’ultimo banco, non dicevo così, tanto per dire.
Ora, per ciò che riguarda la faccenda degli scandali, io sono fermo al mio vocabolario latino del liceo che traduce “oportet” (che regge la frase evangelica “ut scandala eveniant”) con “occorre, è necessario, è opportuno”, addirittura.
Detto questo, non rischio oltre, considerando, però, che è meglio lasciar pronunciare il “Guai” a Chi ne ha i titoli, e probabilmente prima di farlo “si mette le mani sulla coscienza”. Scherzo anch’io. Ciao.
Natuzza Evolo di Paravati, che a malapena parla il calabrese e però riesce a conversare in amabile tedesco con gente venuta da Berlino per incontrarla. Che infila una mano nell’olio bollente e non le succede nulla, vede i morti e discute con loro ma senza fare profezie o fesserie. Che alla fine della fiera invita tutti a fare insieme una preghiera, questa: “Gesù, grazie del bene che mi hai fatto fare oggi”, ed invita all’amore ed alla bontà.
Sai quanto me ne frega che certe cose capitino solo al sud, la mano di Dio si vede ovunque.
Un abbraccio a tutti voi.
Non capisco ( e non lo capiro’ mai, con tutta la buona volonta’!) la forzata schematizzazione in tutte le cose: Nord o Sud, erudita o analfabeta, uomo o donna…… Se il Signore decide di manifestarsi non va certo a sottilizzare come facciamo noi “poveri” uomini che , forse, piu’ studiamo , piu’ cerchiamo di spiegare le cose scientificamente, e piu’ perdiamo di vista l’innocenza con la quale dovremmo guardare ad ogni cosa, ogni giorno. Perche’ il Signore si manifesta ogni giorno anche nelle cose piu’ piccole della vita di ciascuno di noi, se solo impariamo a guardare.
Le traduzioni possibili sono diverse, e con le lingue antiche succede spesso che un lemma finisca per incontrare traduzioni con significati distanti tra di loro.
E’ per questo che è la Chiesa che interpreta le Scritture e ci fornisce traduzioni migliorative e corrette interpretazioni.
Altrimenti molti pedofili ad esempio vedrebbero la loro funzione “necessaria” o opportuna al conseguimento della salvezza.
Salutoni.
Invece, cara Principessa, non sai cosa darei per venire dalle tue parti. Non che qui non sia una meraviglia anche se gran parte del paesaggio, bellissimo fino a qualche anno fa, è stato deturpato dagli incendi che colpirono la zona lo scorso anno.
Tornando al tema iniziale, e soffermandomi sulla tua riflessione, sono certa che molta parte di umanità sofferente porti, in un modo del tutto nascosto e misterioso, le stimmate. ed è in virtù di questo urlo silenzioso se la mano di Dio non si abbatte ancora sulle vergogne degli uomini.
” Completo nella mia carne — dice l’apostolo Paolo spiegando il valore salvifico della sofferenza — quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo” ; e quel corpo siamo tutti noi, l’umanità, nella chiesa.
Tutti: dai Santi elevati agli altari ad una madre che perde il figlio, dalle donne stuprate in guerra alla carneficina di crature morte per fame e sete.
La sofferenza è inserita nella storia dell’uomo: è il senso salvifico del valore della sofferenza che è difficile comprendere.
c’è una lettera Apostolica la SALVIFICI DOLORIS la quale dice: “L’Antico Testamento, trattando l’uomo come un « insieme » psicofisico, unisce spesso le sofferenze « morali » col dolore di determinate parti dell’organismo: delle ossa(17), dei reni(18), del fegato(19), dei visceri(20), del cuore(21). Non si può, infatti, negare che le sofferenze morali abbiano anche una loro componente « fisica », o somatica, e che spesso si riflettano sullo stato dell’intero organismo…All’interno di ogni singola sofferenza dall’uomo e, parimenti, alla base dell’intero mondo delle sofferenze appare inevitabilmente l’interrogativo: perché? Cristo era sensibile a ogni umana sofferenza, sia a quella del corpo che a quella dell’anima. E la fece ricadere tutta su di se…il “legno” della croce tocca la radice del male .Il mistero della redenzione del mondo è in modo sorprendente radicato nella sofferenza, e questa, a sua volta, trova in esso il suo supremo e più sicuro punto di riferimento.
A conclusione potremmo dire che gran parte dell’umanità è portatrice di stimmate visibili e invisibili, ma anche queste non meno efficaci.
Da Nazzareno Bellocco ricevo questo messaggio:
Ho visto la trasmissione e premetto che conosco bene Natuzza Evolo da oltre dieci anni , frequento Lei e la Fondazione e l’Opera che sta per sorgere che ha bisogno dell’aiuto di tutti perche’ servira a tutti prima o poi.Ho notato comunque difficolta’ da parte del conduttore Augias nello smontare le realta’ di questa umile mamma calabrese che da oltre 70 anni vive fenomeni inspiegabili dove lei e’ solo una spettatrice di cio’ che gli accade. Piu’ difficile e’ stato discutere poi sullo scritto provocato dalle stimmate sanguinanti su bende o fazzoletti, io ho visto queste Emografie e le stimmate dolorossime che a mamma Natuzza ha e gli si formano nel periodo di Pasqua. Ogni anno diverse tipo croci o addirittura volti(ginocchia) e’ impensabile che una nonnina oltre ottantenne molto malata se le provochi per farsi propaganda come alludevano gli storici presenti in trasmissione pizzicando sempre il povero P. Pio. Ci sono decine di libri su mamma Natuzza scitti dal prof. Marinelli che oggi raccolgono guarigioni etc. un domani chissa’ qualcuno li chiamera’ miracoli. Ma oggi il piu’ grande miracolo è la fede instancabile di questa nonnina sofferente che con il suo esempio di serva del Signore richiama decine di migliaia di persone che si accontentano anche solo di vederla e ricevere da lontano un saluto per poi tornare alle loro case piu’ leggere e migliori dopo un incontro intenso di preghiera .Vi assicuro di aver incontrato decine di dottori atei, imprenditori e gente di spettacolo chiaramente da ogni parte d’Italia nella semplicita’ di questo ospitale paesino del sud. La stessa cosa l’ho provata a Medjugorye dove persone che non avrei mai pensato di incontrare perche’ si definivano non credenti, ma nel momento del bisogno calcavano scalzi pietre taglienti con il rosario in mano in cerca di grazie che forse la loro logica scientifica di laboratorio o di computer non riusciva a dargli. Nella speranza che il Signore accolga le intenzioni di ognuno di noi fraternamente Vi saluto tutti Nazzareno Bellocco di Senna C. COMO.
Una delle cose, penosa a mio avviso, presente spessissimo in questi programmi a carattere religioso di Augias è la doppia chiave di lettura che si vuole dare, talvolta forzando la serratura, affinché si possa aprire la porta ad una presunta “verità” che non ha nulla di misterioso o metafisico ma, al contrario, il tutto alla fine verrebbe “smascherato”, tutto rientrerebbe nel normale ordine delle realtà conosciute, misteri della mente, mistificazioni, illusioni..
Quello scetticismo sornione generato dalla posizione di privilegio di chi vorrebbe chiarire, svelare il “mistero”sapendo, ovviamente, che certe manifestazioni come le stimmate, i miracoli,tutto ciò che rientra nella sfera del sacro appartiene ad un ordine superiore, del tutto spirituale, avvalorato dalla fede, inconfutabile empiricamente .
“cCò di cui non si può parlare si deve tacere” assioma usato furbamente e sovente con una arroganza davvero urticante.
Clodine cara, posso ringraziarti? Davvero grazie di cuore per le spiegazioni che mi (ci) dai, per saper sviluppare ed esporre cio’ che sento dentro ma non so esprimere, per citare testi,letture e passi che sanno aiutare la comprensione. Non ho certo la preparazione che leggo in molti di voi che scrivete, ma mi piace molto poter dire cio’ che penso e non essere ignorata.
Ho studiato tanto nella mia vita, ma molto di quello che so mi e’ arrivato dall’ esperienza diretta, dagli insegnamenti ” sul campo” dei genitori o dei nonni o di tutti coloro che ho incontrato nella vita che hanno avuto qualcosa da dire e da tramandare.
Cosi come stai facendo tu, senza conoscermi ma accogliendomi con grande amore fraterno.
Dalle mie parti puoi venirci quando vuoi ora che hai un’amica che ti ospita…..
Ma certo principessa, a pranzo da Arlù appena possibile!
Grazie,Luigi,per la gentilissima risposta.Sara’ mio pensiero comunicarle quando e compatibilmente con i suoi impegni, appena saro’ in Italia di nuovo.
Clodine!, mi pare anche superfluo dire che ci terrei a conoscerti!
Caro Lazzaro:
oggi nel pianerottolo sono state dette cose importanti, almeno per me, e soprattutto la presenza femminile ha lasciato il segno, aprendo spazi di comprensione davvero preziosi; ma nella loro semplicità le tue parole di stamane scavano, forse, più a fondo: “Prendiamo quello che c’è di buono da quanti la vita direttamente o indirettamente ci fa conoscere”.
Grazie. E, se posso permettermi, vorrei che intervenissi più spesso.
Principessa, ma tu mi fai struggere, che cose belle mi dici ! Dai.. io..non sono abituata a sentirmele dire in questo pianerottolo abitato da omaccioni rudi, sempre scontenti….litigiosi. Solo Sump mi coccola, ogni tanto, ma solo per confortarmi, per tirarmi un tantino su e sostenermi dopo gli strattoni di quell’Ignigo74 -lo conosci si!?- Ignigo74 è il più virulento degli inquilini, se si sveglia con la luna storta e poco poco dici una mezza parola che a lui non garba, sono fuochi d’artificio, fa scappare tutti…eh..principessa, amica mia, tu non sai che mi hanno fatto passare sti’ omaccioni qui.
Ultimamente ignigo si è calmato, ma..non ci metterei la mano sul fuoco. Con te, sono certa che farà il bravo ragazzo, perché in fondo è un buono..
Magari verrai ! Chissà se il sogno si potrà realizzare; mi piacerebbe tantissimo trovarmi con te e il dott Luigi seduta attorno ad un tavolino a conversre (per chi non è di Roma: è una via molto caratteristica, collega Piazza San Pietro a Castel Sant’Angelo e ci sono delle trattorie tipiche romane e delle gelaterie. Si respira un’atmosfera speciale!”
W le donne !
Mia cara Clodine!, io faccio parte di quella schiera di persone che se non ha verita’ da dire preferisce tacere…cio’ che ho detto nei tuoi confronti e’ cio’ che sento.Ed e’ il mio modo d’agire sempre, anche quando puo’ essere a mio sfavore, perche’ non sempre le persone amano sentirsi dire la verita’…
Sono sicura che saranno tutti buoni con me, anche perche’, di base, siamo tutti buoni…
Mi auguro che questo mio desiderio di ritornare in Italia a breve si realizzi davvero, cosi da darci anche l’opportunita’ di conoscerci insieme al Dott.Luigi.
Un grazie anche a Sump ( che mi pare abiti a Torino,altra citta’ che ho nel cuore) per apprezzare sempre i miei interventi anche se molto semplici rispetto ai grandi argomenti di cui si discute in questo pianerottolo… Vi diro’ che, da qualche giorno, mi avvicino al computer sapendo di poter conversare con degli amici. E’ una bella sensazione.
Caro Sump, non ti nascondo che a me piace ascoltare (leggere, nel nostro caso), condividendo, dissentendo, accalorandomi, arrabbiandomi, ma tutto tra me e il video. Poi tanta cultura, di cui qui molti fortunati danno prova, mi intimorisce e temo di essere preso in castagna o zittito a “norma di Scrittura” o “secondo Magistero”.
Io per la maggior parte della mia vita sono stato ateo, ma mai indifferente al problema di Dio. Sempre nel mio piccolo, ho leggiucchiato qualcosa, ma quei pochi libri di teologia che ho avuto tra le mani mi hanno terrorizzato: parlano dell’ineffabile in maniera troppo difficile, tanto che, paradossalmente, almeno per gente come me sarebbe il caso che tacessero (la parola “teo-logia”, del resto, non può essere considerato un ossimoro?). Ho cercato come ho potuto, leggendo anche libri di atei (non di Augias, che comunque stimo), alla fine mi sono trovato inginocchiato davanti al tabernacolo. So cosa vuol dire l’ansia della ricerca, e neanche adesso che ho trovato ho finito di indagare. Sempre tra me e me. Mi sono affacciato in un abisso che, sebbene non scandagliabile e nonostante spesso me ne ritragga, tuttavia mi attira perché mi ci perda, sempre spinto dal desiderio di trovare. Ecco perché ho rispetto per chi non crede, specie se non è indifferente. Invidio, in senso buono, chi ha certezze granitiche, chi è capace di accogliere le interpretazioni magisteriali senza fiatare, perché ipse dixit. Ho poca fede? Può darsi. Ma penso che a me sia stato dato solo un talento, o forse mezzo. Spero di farlo fruttare, anche leggendo quanto di bello, arioso, focoso, gentile, pugnace, assertivo, indiscutibile, dubbioso, ansioso, spassoso si può sentire in questo pianerottolo. Con molta cordialità.
Grazie di questa testimonianza
Grazie Lazzaro, è bellissimo il tuo commento e le tue riflessioni che condivido e comprendo essendo nipote di un ateo di quelli combattenti.
Penso, e di questo sono quasi convinta, che nel momento in cui sentiamo “sete d’Infinito” -che si traduce in ricerca di Dio- è Dio che cerca noi, semplicemente non ce accorgiamo. Ricordati:” è grazie alle ombre, ai santi dubbi se alla fine si scorge la fiammella”. Una fede che non dubita, che non si pone domande che non fugge, talvolta, di fronte al mistero mi lascia perplessa e c’è da chiedersi se quella sia fede autentica o -come dicono da queste parti in molise- cecagnona.
Quando si comincia a studiare ad approfondire la teologia (con uno studio sistematico magari)e la si compara alla legge degli uomini (magistero, diritto canonico,storia della chiesa e quant’altro) la fede “cecagnona” si sgretola miseramente. Nemmeno tra i grandi profeti dell’Antico testamento troviamo la fede cieca . Lo stesso Mosè dubitò e non vide la terra Promessa, morì sul Nebo. E Giona, il prfeta: Michelangelo lo ha immortalato nel giudizio universale della Sistina proprio sopra il Cristo, ma con i piedi ciondoloni e gli occhi rivolti al cielo: mezzo dentro e mezzo fuori proprio come era vissuto: dubitando…e così Giacobbe che lottò con l’Angelo e San Tommaso..e una schiera di santi e sante ( la stessa Madre Teresa)..di vivi e di morti.
Come vedi Lazzaro la parola di Dio non è uno zuccherino, ma scuote e recide come “spada tagliente”. Di nuovo grazie per la tua presenza in questo blog
Buona domenica a Tutti, vicini e lontani
(ciao Principessa)
[Semi-off-topic]
2008-07-05 22:18
ZAPATERO: BASTA CROCIFISSI NEGLI EDIFICI PUBBLICI
(di Martino Rigacci, ANSA)
ROMA – Lo slogan scelto dal 37/o congresso del Psoe in corso a Madrid è ‘la fuerza del cambio’: e in effetti i cambiamenti promossi dal partito di José Luis Zapatero non mancano, visto che una mozione esaminata dai socialisti prevede di “sopprimere progressivamente i crocifissi negli spazi pubblici e atti ufficiali”, quali per esempio “i funerali di Stato ed i giuramenti dei ministri” al palazzo reale della Zarzuela.
L’obiettivo del Psoe è quello di fare un ulteriore passo in avanti per rafforzare la laicità dello Stato: una decisione che probabilmente innescherà un nuovo scontro nei difficili rapporti tra il governo Zapatero e la Conferenza episcopale spagnola, dopo quattro anni di tensioni su alcune leggi (matrimoni gay e divorzi ‘express’) promosse dai socialisti. In termini più concreti, la mozione, che è stata presentata dalla direzione del Psoe, punta alla “progressiva sparizione dei simboli e liturgie religiose negli spazi pubblici e atti ufficiali”, nell’ambito di una già annunciata revisione della ‘Legge organica sulla Liberta’ Religiosà (approvata nel 1980).
“L’emendamento fa tra l’altro riferimento alla presenza dei crocifissi nei ministeri o ai funerali di Stato”, ha ricordato il quotidiano El Pais, rilevando come la mozione ribadisca che “una concezione laica dello Stato rappresenta un segno d’identità politica del socialismo”. La Chiesa cattolica, aggiunge il documento, “deve essere cosciente” del fatto che la Costituzione spagnola non contempla “alcun privilegio” nei suoi confronti.
Essendo un documento interno al partito non sono al momento previsti dei termini precisi per l’entrata in vigore di quanto previsto nella mozione. E d’altra parte, al fine di non dare l’impressione di un eccessivo radicalismo, gli autori del documento hanno sottolineato come “l’obiettivo del Psoe non sia quello di agire tramite un imperativo legale, bensì di orientare e accompagnare” i cambiamenti della società spagnola, che devono essere promossi “tenendo conto del sentimento generale dei cittadini”.
Già nelle scorse settimane, diverse federazioni regionali del Psoe avevano reso noto di voler presentare al congresso una mozione che puntasse proprio ad una modifica in senso più laico della ‘Legge sulla Liberta’ Religiosà. La mozione discussa oggi non ha accolto, invece, un punto avanzato con forza dall’ala sinistra del partito, che vuole riesaminare gli accordi firmati nel 1979 tra lo Stato spagnolo e la Santa Sede.
Il congresso del Psoe, che per la terza volta rinnoverà il mandato quale leader a Zapatero, sta affrontando anche altri temi eticamente sensibili, in primo luogo l’aborto per il quale si chiede una maggiore liberalizzazione, oltre all’immigrazione e alla difficile situazione economica nella quale si trova da un po’ di tempo la Spagna.
Caro Lazzaro, a me sembra di aver capito che la ricerca non finisce mai, almeno in questa vita; ma anche che la ricerca non è mai neutrale, nemmeno quella graniticamente scientifica: si parte sempre da un’ipotesi, pronti a superarla e magari a riderci sopra, dopo, ma intanto uno schema di partenza è necessario: chi procede senza meta, magari si diverte – se ama andare a zonzo – ma di solito gira in tondo intorno al proprio ombelico. Per quel che pare a me, i Piero Angela, i Giorello, gli Augias e giù giù fino agli Odifreddi, fino agli sbattezzatori e a quelli che denunciano il loro parroco per circonvenzione d’incapaci, non adoperano affatto un metodo più scientifico del mio o del tuo: semplicemente lavorano intorno a un’ipotesi diversa. Insistono sul metodo della scienza, rifiutano verità raggiunte con altro metodo, ridacchiano sornioni di fronte a gente che crede nella transustanziazione e nella resurrezione della carne, e fingono di non capire che pensare a un universo razionale – e in esso noi, esseri pensanti e capaci d’amare – che abbia avuto origine casuale da un’esplosione, richiede una fede ben più cieca e irrazionale della nostra.
(Segue)
“Teologia è un ossimoro”, ci dicono: Dio e Logos sono l’uno il contrario dell’altro. E già: a meno che non abbia ragione Giovanni, che identifica il Figlio di Dio con il Logos; e in questo caso il loro ossimoro diviene, invece, una tautologia. Noi siamo tutt’altro che insensibili all’importanza della ragione e della scienza: il teologo che chiamiamo “padre” – dal discorso di Ratisbona alla “Spe salvi” – ha detto su questo parole illuminanti. Ma poi, continuando nella ricerca, arriva il momento in cui quel metodo diventa inadeguato. E allora, o ti fermi (e ti accontenti dell’origine casuale e del Big Bang) o hai bisogno di un altro metodo. Nessuno di noi è in condizione di convincere Augias, se quel che lui pretende è una certezza scientificamente dimostrabile. Ma l’alternativa è un’ipotesi altrettanto indimostrabile e molto più irrazionale. Al dunque, o vivi come se Dio ci fosse, o vivi come se Dio non ci fosse.
(Caro Lazzaro, ti sto utilizzando come specchio: scrivo a te, ma in realtà è con me stesso che provo a fare i conti. Un abbraccio.)
Cara Clodine,
non è solo per “tirarti su”, per darti conforto, che mi rivolgo a te: è per gratitudine. I tuoi interventi, che spaziano coraggiosamente in campi sconfinati, sono pane fragrante per me e per tutti i “ricercatori” affamati. Se non entro spesso nel merito è solo perché gli scolari devono prima di tutto ascoltare; davanti alle tue sintesi teologiche (anche quelle che possono sembrare spericolate) mi sembra molto più opportuno sedermi, centellinare, riflettere e imparare.
Con affetto
[L’ho letto stamattina, e mi ha colpito :
http://thenewliturgicalmovement.blogspot.com/2008/07/dominican-venia-and-kissing-scapular.html ]
Caro Sump, è appena il caso di dire che non sono l’avvocato di Augias. Per me è un signore dai forti principi civili, uno studioso cui riconosco la buona fede senza ovviamente condividere, almeno in campo religioso, il suo approccio e le sue conclusioni. Poi sono convinto che chi vive, coscientemente, come se Dio non ci fosse merita rispetto perché la sua vita spesso è più aspra e non ha il conforto di Uno che gli cammina accanto.
Cordialmente.
Un saluto anche a Clodine. Leggo volentieri la tua prosa tumultuosa e apprezzo molto il tuo apostolato e le tue prese di posizione detatte da un amore sincero, ad occhi aperti, per la Chiesa.
Ancora una cosa, Sump, a proposito della teologia come ossimoro. Io mi riferivo all’etimologia della parola, intendendola come un “dire l’Indicibile”.
Per amor di Dio, non mi arrischio a parlare di Logos, S. Giovanni, ecc. Non ho gli strumenti culturali per farlo.
Avevo ragione a scrivere che è meglio che me ne stia zitto e buono.
Comunque, se si tratta di fare lo specchio, non ci sono problemi.
Una sola piccola pedanteria: Augias non è uno studioso (qualunque cosa ciò voglia dire), così come Scalfari non è uno studioso, probabilmente anche Galimberti e tanti altri non lo sono. Alcuni sono studiosi per un breve periodo della loro vita, poi, siccome studiare è fatica, appena possono diventano altro (baroni, politici, starlettes ecc.). Altri non lo sono mai stati né mai lo diventeranno.
Si può essere studiosi di serie A, di serie B o C o perfino della promozione dilettanti, ma il denominatore comune è la fatica e l’umiltà.
Un modello? Prendiamolo un po’ lontano, così non scontentiamo nessuno: Ludovico Antonio Muratori (che era anche un buon prete).
Concordo con Leonardo, lo ringrazio per aver ricordato il Muratori, e rilancio: nelle scuole italiane ai giovani bisognerebbe parlare anche un pò -come esempio di cervello ben utilizzato- di personaggi come un Athanasius Kircher, oltre che del solito -pur gigante!- Galilei..
(E mi piacerebbe si illustrasse bene anche la figura di Matteo Ricci, e non solo del coevo Giordano Bruno.)
Mmah!
Visto che siamo in vena, Syriacus, ricordiamo anche un altro umile (e perciò grande) scudiero degli studi: Egidio Forcellini. Uno che spende la vita intera per compilare, da solo, un Lexicon Totius Latinitatis, di cui tanti poi si sono giovati (e anche oggi, se non hai il Thesaurus Linguae Latinae a portata di mano, fa ancora il suo servizio). Me lo immagino: una vita lì curvo a consultare volumi, trascrivere testi, riempire schedine … con la penna d’oca … d’inverno i mezzi guanti (e i geloni lo stesso), poca luce, niente computer, niente fotocopie …
Mi commuovo.
Questa è bella!
..Per curiosità, ho appena controllato se nella “Cronologia per servire alla Storia Universale” di Cesare Cantù (quarta edizione, parte seconda . Torino , presso G. Pomba e C. Editori , 1843) che ho in casa, ci fosse per caso il Forcellini…
Sorpresa: il Cantù mette nella lista della “tavola alfabetica degli Uomini Illustri -principalmente nelle lettere e nelle scienze-” un Forcellini…Marco. Non Egidio.
“Forcellini Marco, dotto italiano, autore del Lexicon latinum, 1688-1768″
IN effetti, Marco Forcellini è realmente esistito, ma i suoi ‘alfa ed omega’ non sono quelli (di per sé corretti, se riferiti allo zio Egidio) 1688-1768, bensì 1712-1793 .
[ FORCELLINI, famiglia di umile origine da Campo di Alano con Egidio (1688-1768) e Marco (1712-1793), i quali ebbero la prima istruzione dallo zio paterno Umberto (1659-1735), parroco di Segusino e vicario foraneo, ammesso fra gli Oblati (1683) a dimostrazione della sua santità di vita.
(…)
Minor fama godette Marco Antonio, abile giurista, convittore nel seminario di Ceneda (1725-1731) e in quello di Padova, ammesso ai corsi di Retorica (1731-1733). Nel 1734 è a Venezia, istitutore imparruccato di Zanetto Dolfin.Ma il suo fervido spirito d’iniziative e la sua intelligenza effervescente, non sono capaci d’inerzia. Egli attende anche alla correzione di stampa, alle pubblicazioni della tipografia Baglioni e collabora al settimanale Novelle della Repubblica Letteraria edite da Giovanni Albrizzi, fratello di Almarò. A Venezia ebbe rapporti di lavoro anche con l’amico feltrese Natele Dalle Laste che gli successe (1766) Come storiografo e revisore di Stato in materia di Brevi, incitandolo a concorrere ad una cattedra di legge nello Studio patavino. Compose con un lui un poema in tre canti: Feste Trevigiane d’Amore in ottava rima per le nozze del co. Fiorino d’Onigo con la co. Anna Bellati (1745): un verso l’uno e un verso l’altro.
Compagno di A. Zeno, scrisse il Diario Zeniano, utile per la compilazione della storia letteraria veneziana del secolo XVIII; dettò, anche, la Prefazione alla Eloquenza Italiana del Fontanini, di cui lo Zeno aveva curato la prefazione e le note.
Marco attese alle Opere dello Speroni in cinque volumi con note biografiche del letterato. Nel 1762 venne invitato a collaborare alla compilazione della Storia della Letteratura Veneziana, ma declinò l’incarico. Due anni dopo la Serenissima lo premiò con Medaglia d’Oro per aver condotto a lieto fine la questione insorta sull’uso delle acque del fiume Tartaro nel mantovano tra l’Imperatrice Maria Teresa e la Repubblica Veneta. A 57 anni sposò la ventiseienne Alba Maria Bortolini e si ritirò a vita privata nella casetta di sua proprietà nei pressi di Susegana, rinunciando a tutte le offerte pur onorifiche e vantaggiose. Tuttavia, nel 1771 accettò l’offerta di vicario perpetuo delle terre di giurisdizione del co. di Collalto, Vinciguerra VII, il quale gli assegnò un vitalizio perchè trascorresse con lui una mezz’ora mattutina. Presso il co. Vinciguerra egli visse dal 1771 fino alla morte, consultato da molti in fatto di questioni legali, togliendo tanti dubbi.
Scrisse i Dialoghi, lodevoli per espressione e profondità di pensiero.”
da: http://digilander.libero.it/tornado/summ/Persone.htm ]
Da Veronica Tussi ricevo questo messaggio:
Gentile dottor Augias, ho seguito purtroppo solo in parte la trasmissione “Enigma” di ieri sera, dedicata a Natuzza Evolo ed alla religiosità popolare. Molto interessante, ma sempre lacunosa e poco coraggiosa, come tutte le sue trasmissioni dedicate a tematiche religiose. Mi è sembrato che mancasse l’ironia, il senso del ridicolo davanti ad aspetti della religiosità popolare, spesso avallati ed incoraggiati dalla Chiesa, che nulla hanno da spartire col cristianesimo. E mi è sembrato (non ho visto tutto) che molte cose importanti siano state ignorate. Le riporto, per esempio, un brano di un libro che, sempre che io non sbagli, non è stato tenuto in conto dagli autori della trasmissione. Un caro saluto. Veronica Tussi
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Dovevano trascorrere dodici secoli dalla sua morte in croce, prima che il Signore decidesse di imprimere sulle carni di un santo i segni della malvagità degli uomini, e del suo sacrificio per la redenzione dell’umanità. Grandi santi avevano preceduto Francesco; molti dei quali avevano imitato sul serio Gesù, rimettendoci la vita loro malgrado, a causa delle persecuzioni. A nessuno di loro il Signore aveva “regalato” stimmate.
La chiesa primitiva, basandosi sul comandamento del Decalogo, che proibiva di fare «scultura e alcuna immagine né di quello che è su nel cielo, né di quello che è quaggiù sulla terra, né di quello che è in acqua, sotto terra», cercò di reprimere per lungo tempo l’uso di farsi immagini di Gesù, ma si può essere certi che, specialmente gli apostoli, se avessero voluto raffigurare il Signore, non lo avrebbero mai ricordato in condizioni misere ed orrende, giacché il ricordo della flagellazione e della crocifissione suscitava in loro vivo ribrezzo. Non è possibile, infatti, ricordare una persona cara, suppliziata ed uccisa, effigiandola nei terribili momenti dell’agonia e della morte; occorre un certo distacco, mancanza d’amore, forse un po’ di cinismo. L’abitudine e il distacco affettivo, appunto, permettono, di norma, di restare indifferenti davanti ad un’immagine qual è quella del Cristo crocifisso, che dovrebbe suscitare sdegno e raccapriccio. Se Gesù fosse stato condannato, secondo l’usanza ebraica, alla lapidazione, o alla morte col fuoco, si sarebbe fatta l’abitudine ad un Cristo sfigurato dalle pietre, oppure immerso nel letame fino alla vita, con la parte superiore coperta di stoppa, ed in bocca una miccia accesa. E forse alcuni santi, dopo molti secoli, nell’illusione di conformarsi a Cristo, avrebbero desiderato ardentemente d’avere su di sé, in luogo delle cinque piaghe, le ferite provocate dal lancio delle pietre, oppure il corpo completamente deturpato dal fuoco! È molto probabile che qualora gli apostoli avessero avuto la possibilità di effigiare il loro maestro, volendo simboleggiare il suo sacrificio, lo avrebbero fatto servendosi del simbolo al quale Gesù stesso era ricorso: la frazione del pane; e difficilmente san Francesco ed altri santi dopo di lui, non avendo continuamente davanti agli occhi il simbolo del Cristo inchiodato sulla croce, avrebbero bramato d’avere le stimmate.
Era il 1224; mancavano due anni al termine della sua esistenza terrena, e il corpo del poverello d’Assisi era già assai malridotto dagli stenti e dalle malattie, quando, sul monte della Verna, ricevette le sacre stimmate. Il Signore non volle sconvolgere troppo Francesco, presentandosi di persona, con le piaghe ben in vista, come avrebbe fatto in seguito con altri santi, e preferì apparirgli, secondo quanto narrano i suoi biografi, in forma di un serafino crocifisso, librato nell’aria. L’angelo aveva sei ali: due si alzavano sopra il capo, due si stendevano a volare, e due coprivano il corpo. Il serafino era disceso dal cielo, ove Francesco probabilmente riteneva per davvero si trovassero gli angeli, e con un rapido volo si era avvicinato al santo che pregava sul fianco del monte. Francesco fu preso da gioia e tristezza ad un tempo, giacché era contento di vedere il serafino, ma soffriva vedendolo affisso ad una croce. Dopo un poco la visione scomparve, e il grande santo si rese conto del miracolo: «Le mani e i piedi, proprio al centro, si vedevano confitte ai chiodi; le capocchie dei chiodi sporgevano nella parte interna delle mani e nella parte superiore dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta. Le capocchie nelle mani e nei piedi erano rotonde e nere; le punte, invece, erano allungate, piegate all’indietro e come ribattute, ed uscivano dalla carne stessa, sporgendo sul resto della carne. Il fianco destro era come trapassato da una lancia e coperto da una cicatrice rossa, che spesso emanava sacro sangue, imbevendo la tonaca e le mutande».
Così il Signore misericordioso di Francesco, per far sì che Francesco fosse in tutto conforme a lui, finì per conformare sé stesso ai propri crocifissori! Sarebbe forse stato più credibile se si fosse limitato a produrre sulla pelle di Francesco, in ricordo delle proprie ferite, delle semplici macchie.
Anch’io chiedo a Lazzaro di intervenire di più. “Per la maggior parte della mia vita sono stato ateo” sono le parole che ho colto.
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA. Compendio
“446. Il comando di Dio: «Non ti farai alcuna immagine scolpita…»(Es 20,3) proibisce il culto delle immagini?
Nell’Antico Testamento con tale comando si proibiva di rappresentare il Dio assolutamente trascendente. A partire dall’Incarnazione del Figlio di Dio, il culto cristiano delle sacre immagini è giustificato (come afferma il secondo Concilio di Nicea del 787), poiché si fonda sul Mistero del Figlio di Dio fatto uomo, nel quale il Dio trascendente si rende visibile. Non si tratta di un’adorazione dell’immagine, ma di una venerazione di chi in essa è rappresentato: Cristo, la Vergine, gli Angeli e i Santi”.
Lazzaro, da quello che leggo spero vivamente di non essere stato tra quelli che ti intimoriscono, perché proprio non è il caso, credimi. Altrimenti saresti davvero facilmente impressionabile… 🙂
Anch’io non intervengo molto spesso, credo, e passo di tanto in tanto dal pianerottolo a sbirciare. Per carattere, intervengo se credo di avere qualcosa da dire o se sono convinto della inesattezza di una cosa che mi sembra importante discutere: mi sento uno stupido se non lo faccio, cosa vuoi…
Ma se il presunto livello culturale del blog diventa un motivo per non esporsi e non far sentire la propria, questo credo basti a decretarne il fallimento.
Sai che noia andare alla deriva in barbose considerazioni tecniche e virtuosismi che fanno tanto “caffè da intellettuali”?
Ben vengano persone come te, e magari un po’ meno come me… 😉
Un affettuoso saluto.
Solo un saluto per voi tutti , e specie a Clodine, dalla vostra principessa lontana ma che si sente vicinissima a tutti i nuovi amici che ha “incontrato”.
Oggi siete troppo alti e incomprensibili.
So che mi sono ritrovata nelle parole di Lazzaro.Dopo essermi allontanata per anni interi, aver provato a disconoscere le verita’ che mi vivono dentro, anch’io mi sono ritrovata inginocchiata davanti al Sacramento. E non e’ un punto di arrivo, ma l’inizio per rimettere insieme le tessere sparpagliate della mia vita. Non e’ detto che ci riesca, ma farlo mentre ricerco il senso di tutto e’ gia’ un grande traguardo. Almeno per me…
Non ho letto molto di teologia e affini, ma ho vissuto situazioni familiari (alcune ancora presenti) dove impari la ricerca attraverso sofferenze, dolori,disperazione. E quando lo sguardo di una persona malata si volge verso il Crocifisso, e’ come se ti indicasse l’unica direzione che vale la pena seguire……
Forse non c’entra niente con tutto cio’ di cui state parlando, ma oggi ho sentito che il Vangelo di Matteo era annunciato anche per me e per il mio fardello che e’ diventato piu’ leggero…
Un abbraccio a tutti
(ciao Clodine, amica carissima)
L’accusa di idolatria nei confronti del cattolicesimo è servita, nella storia, a definire “reattivamente” l’identità religiosa di luterani ed evangelici (rappresentazione dell’ immagine di Dio, culto della Vergine e dei santi …).
Quest’accusa strumentalizza e presenta “fuori dal contesto” il c.d. “interdetto biblico dell’immagine”.
In effetti l’Antico Testamento non vieta specificamente le “immagini”, ma gli “idoli”.
I Padri della Chiesa giustamente hanno distinto tra “l’adorazione”, riservata solo a Dio, e “la venerazione”, verso santi, reliquie, immagini e oggetti sacri.
Così risolveva la questione un Concilio altrettanto importante che quelli contemporanei, il Concilio di Nicea:
«Noi definiamo con ogni precisione e diligenza che, accanto all’immagine della preziosa e vivificante croce, le sante e venerabili icone, fatte di colori, di pietre preziose o di altro materiale adatto, vengano innalzate nelle sante chiese di Dio e applicate sui sacri vasi e paramenti, su muri e tavole, nelle case e nelle strade; che siano icone del Signore, Dio e salvatore nostro Gesù Cristo, e dell’immacolata Signora nostra, santa Madre di Dio, e degli onorabili angeli, di tutti i santi e degli uomini venerabili. Quanto più di continuo, infatti, essi vengono visti attraverso la rappresentazione iconica, tanto più coloro che le guardano vengono innalzati al ricordo ed all’ardente desiderio dei prototipi. E dichiariamo anche che si può tributare loro un affettuoso saluto ed una venerazione fatta di onori: non l’autentica adorazione della nostra fede, che è dovuta soltanto alla divina natura, ma lo stesso tipo di venerazione tributata alla forma della preziosa e vivificante croce, ai santi Vangeli ed alle altre cose sacre dedicate a Dio. Ancora dichiariamo che si può fare, in onore loro, offerta di incenso e di luci, secondo il pio costume degli antichi, “l’onore tributato all’icona, infatti, passa al suo modello”. E chi venera l’icona, venera l’ipostasi di colui che è dipinto in essa, giacché così è rafforzato l’insegnamento dei santi Padri nostri, e cioè la tradizione della santa Chiesa universale, che ha accolto il Vangelo da un confine all’altro della terra».
In sostanza, una volta che il Verbo si fa carne, si attenda tra di noi e ci permette di contemplarne la gloria, ogni iconoclastia rappresenta un attacco diretto al dogma dell’Incarnazione.
Rimane dunque il dubbio che certe posizioni, sedicenti moderne e progressiste, in realtà non facciano altro che segare il ramo dove sono sedute. Un ramo dell’albero della Croce.
Condivido con Lyco e in riferimento a quanto citato dalla Signora Veronica vorrei dire due parole alla stessa: ” signora Veronica Tussi vorrei precisare che il testo da lei citato non è stato preso in considerazione dalla trasmissione di Augias per il semplice fatto che quanto afferma non è storicamente attendibile”
Circa le raffigurazioni nella chiesa primitiva
a) Si trovano, raffigurazioni della croce dal II secolo in poi, con l’unica limitazione che non c’è Gesù sopra… e questo perché prima della liberalizzazione del cristianesimo non sarebbe stato concesso di raffigurare così apertamente il Cristo, quindi lo si velava simbolicamente o lo si raffigurava in modo da non dover essere necessariamente compreso ( I-II secolo: Ignazio, Barnaba e Giustino, ci spiegano che la croce aveva forma simile alla lettera T, e usano molte immagini per descriverla (l’albero ramificato, Mosé con le sue braccia allargate, l’agnello cotto allo spiedo con uno spiedo che lo trapassa in un senso e un altro che lo trapassa nell’altro, etc., etc.). Poi ci sono le fonti liturgiche che ci descrivono il segno della croce, a partire da Tertulliano ai principi del III secolo. E lo sphragis fatto ai battezzandi sul capo.
Circa l’adorazione della Croce
b) Tra la fine del II e l’inizio del III secolo, i pagani persecutori, per mostrare che anche i cristiani erano idolatri, rinfacciavano loro il culto della croce e li chiamavano Crucis religiosi (veneratori della croce). Adoratori idolatrici i cristiani non lo sono mai stati, ed i concili ecumenici hanno vigilato su questo. Il secondo concilio di Nicea definisce gli atti di culto riservati alla croce: il saluto alla venerazione, ma non l’adorazione. Teodoro Studita osserva che l’adorazione rivolta a Dio è vera adorazione, quella rivolta alla croce lo è in senso relativo, in quanto è rivolta comunque al Cristo e non all’oggetto
Circa le stimmate
c)
Il primo stigmatizzato della storia è senza dubbio San Paolo: “porto le stigmate del Signore Gesù nel mio corpo”, [Lettera ai Galati, VI, 17]. Ancora oggi si discute se queste parole avessero un significato metaforico-simbolico, oppure letterale, segnalando così il primissimo manifestarsi di un fenomeno mistico molto particolare che è stato, appunto, definito “stigmatizzazione
Casi di persone stigmatizzate dall’inizio del cristianesimo sono state numerosissime , se ne contano circa 350, e solo quelle di san Francesco sono state riconosciute dalla chiesa. Santa T.D’avila aveva 5 lacerazioni all’altezza del cuore, dalle testimonianze dei medici dell’epoca una sola di quelle fenditure sarebbe bastata a procurare la morte immediata, e vi convisse per 23 anni San Paolo: “porto le stigmate del Signore Gesù nel mio corpo”, [Lettera ai Galati, VI, 17]. Ancora oggi si discute se queste parole avessero un significato metaforico-simbolico, oppure letterale, segnalando così il primissimo manifestarsi di un fenomeno mistico molto particolare che è stato, appunto, definito “stigmatizzazione”.
ciao Principessa, un abbraccio, ti porto nel cuore
Non mi sono resa conto di aver scritto due volte il riferimento a San Paolo. Ma forse è provvidenziale sottolineare questa pericope spesso trascurata quando si parla delle stigmate..a meno che non si voglia dire che anche San Paolo se le procurava con l’acido fenico.. padroni di pensarlo…
Forse Clodine dovrebbe essere più cauta nel dare giudizi sui libri. Riguardo al libro di Renato Pierri “Sesso, diavolo e santità” le consiglierei di consultare lo storico cattolico August Franzen: “Breve Storia della Chiesa”, Editrice Queriniana, a pag. 155, dove si parla della lotta iconoclasta, e viene riferito che la più antica raffigurazione del crocifisso (del crocifisso non di simboli come la croce, il pesce, o altro!)) risale solo al IV secolo, e si trova in S. Sabina, a Roma. Riguardo alle stimmate, il Pierri si riferiva a quelle ufficialmente riconosciute dalla Chiesa, non a quelle frutto della fantasia, che è altra cosa dalla storia.
Elisa
Elisa benvenuta nel blog, ma in questo post antico nessuno ti vede! Se ti interessa interloquire con i visitatori del blog, lascia un commento all’ultimo post, magari con rimando a questo! Saluti e continua a farci visita.