Se fossimo nati in un pianeta con una diversa fantasia del giorno e della notte, poniamo in uno che guardi il sole da una sola faccia, magari resteremmo sempre vigili. Oppure per dormire dovremmo passare dalla luce al buio camminando lungo l’equatore. Opto per questa seconda via a motivo delle interminate meraviglie che affollerebbero la faccia buia del pianeta.
Una diversa fantasia del giorno e della notte
19 Comments
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Penso sempre che la realtà sia più imprevedibile della fantasia. Ma stavoltà la fantasia supera la realtà. Penso che non avremmo mai sonno.
Luigi, l’ipotesi di un’universo infinito rende non nulla la probabilità che quanto da lei affermato possa avvenire.
http://www.youtube.com/watch?v=A8pAwXyCgow
Che orrore!!! Mi è scappato l’apostrofo tra un e universo…
La prof. qui sopra mi ammazza…
Chiedo perdono, vista l’ora e vista la giornata passata a studiare l’anatomia patologica dell’intestino…
Sì, infatti mi sono trattenuta a stento dallo strapazzarlo.
Mi strapazzi pure, se lo desidera.
http://www.youtube.com/watch?v=IdW2vBSGu8c&feature=related
Fantastico Topo Gigio.
si potrebbe camminare per 325 chilometri (trecentoventicinque), seguendo la scia dei venti milioni di monete da 1 euro, l’equivalente di quanto offerto per un anno a Eto’o da un magnate russo e goderci alla fine di questo lungo percorso uno spettacolo del mago Woland, del gatto Behemot, e de maggiordomo Fagotto.
Venghino, signori, venghino!
Per un piccolo assaggio basterà spostarci un tantino nella terra dei vichinghi dove esistono due sole stagioni per un giorno l’anno troviamo il sole a mezzanotte la luce arriva solo sei mesi l’anno per lasciare il posto alla grande notte polare. In fondo, a pensarci bene è solo illusione, i tramonti, le albe non sono che effetti dovuti alla rotazione di questo piccola zattera sospesa nel nulla in balia degli eventi cosmici
Il Cosmo, così lo chiamavano i popoli della mesopotamia, gli antichi cultori del cielo: cosmo! Per la sua bellezza, la sua pulizia, il suo ordine perfetto. Kosms dal quale trarrà origine la parola “cosmesi”…Lo credevano immutabile i nostri antenati -molto ante-nati- ma poi si accorsero che era in continua evoluzione e così diventò “universo”…perché segue un suo preciso movimento, un suo inizio e una sua fine e chissà se non ci stiamo avvicinando al punto di non ritorno…allo zenit in cui verremo tutti risucchiati dentro un enorme buco nero [paura!!!!]
Perché il buon Dio ci abbia gettati in questo luogo me lo son chiesta un miliardo di volte, bellissimo, certamente, ma non certo paradisiaco per certi aspetti difficile a tratti ostile …caduco e …vano!
Sarà vero? A me verrà la depressione senza il blog di Luigi…
http://youtu.be/76BY7qJv00o
Da “quest’atomo opaco del male” nelle notti serene e buie si gode della vista meravigliosa delle stelle, che son sempre lì…
poi quando arriva il Sole…
le offusca tutte…
Agli esperti di lingue chiedo.
E’ vero che la parola cielo trae origine da “celare” ?
Dal latino caelum, dal greco koilos: incavato.
Non sono un esperto di lingue… ma quello che ti ha detto che deriva da celare mi sa che ti voleva ciulare.
Mi interesserebbe sapere se magari dall’ebraico…
Questo post mi fa venire in mente l’Orlando Furioso e Astolfo sulla luna. Penso che nella parte buia della terra ci potrebbero essere tanti cervelli smarriti da quelli che, stando al sole, se lo sono visto evaporare.
Inoltre penso che nella parte buia della terra ci sarebbe tanto freddo, e quindi ghiaccio; questo finirebbe per rendere la parte buia della terra così pesante che finirebbe per precipitare in qualche buco nero.
Penso inoltre che nella parte buia della terra sarebbe impossibile vedere vede i numeri del proprio telefonino, e questo finirebbe per provocare chiamate ex abrupto e inaspettate … intelligenti pauca.
In ebraico cielo si dice “ashamaim”, ma non so quale sia l’etimologia.
Grazie Lignani.
Mi resterà il dubbio se mi abbiano detto una “palla” oppure qualche fondamento c’è almeno per l’ebraico.
Lignani,
“Penso che nella parte buia della terra ci potrebbero essere tanti cervelli smarriti da quelli che, stando al sole, se lo sono visto evaporare.”
Stupenda, favolosa battuta, mi sto scompisciando dalle risate.
@ Ubihumilitas, ibi sapientia
Il termine ebraico shamàyim (sempre al plurale), tradotto “cielo” o “cieli”, sembra avere il significato fondamentale di qualcosa di alto o elevato. (Sl 103:11; Pr 25:3; Isa 55:9) Il termine greco (ouranòs) è di etimologia incerta.
Nella lingua originale questo termine abbraccia tutta l’immensità dei cieli fisici. Il contesto di solito fornisce informazioni sufficienti per determinare quale parte dei cieli fisici s’intenda.
L’atmosfera terrestre, Lo spazio cosmico, In mezzo al cielo o all’estremità del cielo, I cieli nuvolosi, Il cielo dei cieli, De 10:14; Ne 9:6., I cieli spirituali, Il luogo di dimora degli angeli. I cieli fanno anche riferimento al “dominio umano”
“E Dio proseguì, dicendo: ‘Si faccia una distesa (ebr. raqìa?) fra le acque e avvenga una divisione fra le acque e le acque’. Quindi Dio faceva la distesa e faceva una divisione fra le acque che dovevano essere sotto la distesa e le acque che dovevano essere sopra la distesa. E così si fece. E Dio chiamava la distesa Cielo”. Poco più avanti si parla di luminari visibili “nella distesa dei cieli”, e poi di volatili che volavano sopra la terra “sulla faccia della distesa dei cieli”. — Ge 1:14, 15, 17, 20.
La Settanta greca usa il termine sterèoma (che significa “struttura solida e ferma”) per tradurre l’ebraico raqìa?, e la Vulgata latina usa il termine firmamentum, che pure dà l’idea di qualcosa di solido e fermo. Quasi tutte le versioni italiane seguono la Vulgata e traducono raqìa? “firmamento”.
Comunque nella nota in calce La Bibbia Concordata dice: “Firmamento: è la traduzione latina del greco steréoma che significa fermezza o sostegno. L’ebraico rachía ha senso di stato o estensione”. Altre versioni traducono questo termine “distesa” (Di; VR; ATE; NM); “expansión” (VM [spagnola]); “étendue [estensione; distesa]” (Segond; Ostervald [francesi]).
Alcuni cercano di dimostrare che l’antico concetto ebraico dell’universo includeva l’idea di una volta solida sospesa sopra la terra, con sfiatatoi attraverso i quali poteva penetrare la pioggia, e con stelle fissate all’interno di tale volta solida; infatti disegni del genere compaiono in dizionari biblici e in alcune traduzioni della Bibbia. A proposito di ciò l’International Standard Bible Encyclopaedia dice: “Ma questo assunto si basa in realtà più sulle idee prevalenti in Europa nel Medioevo che su effettive dichiarazioni dell’AT”. — A cura di J. Orr, 1960, vol. I, p. 314.
Per esempio, in Giobbe 37:18 Eliu chiede a proposito di Dio: “Puoi tu battere [tarqìa?, forma di raqa?] con lui i cieli nuvolosi duri come uno specchio di metallo fuso?” Che non significhi battere letteralmente una solida volta celeste si capisce dal fatto che qui il termine “cieli nuvolosi” traduce un termine (shàchaq) reso anche “velo di polvere” o “nubi” (Isa 40:15; Sl 18:11), e, data la natura nebulosa di ciò che è ‘battuto’, è chiaro che lo scrittore biblico paragona solo figurativamente i cieli a uno specchio metallico la cui superficie levigata riflette un’immagine luminosa. — Cfr. Da 12:3.
Che gli scrittori biblici ebrei non credessero che il cielo fosse formato in origine di lucido metallo è evidente dall’avvertimento dato a Israele per mezzo di Mosè nel caso avessero disubbidito a Dio: “I tuoi cieli che ti stanno sopra la testa devono pure divenire rame, e la terra che ti sta di sotto ferro”. Queste parole descrivono metaforicamente gli effetti dell’intenso calore e della grave siccità sui cieli e sulla terra di Israele. — De 28:23, 24.
Spero sia stato utile.