“Spero ciò che temo”: è un graffito che ho letto l’altro ieri – tra cento altri – su una parete dell’osteria “Cù de Beù” al vecchio molo di Savona. Chissà quanti quel concetto l’avranno detto o scritto prima, ma io l’ho visto lì per la prima volta e mi è sembrato buono riportarlo. C’era sotto anche una specie di firma per me indecifrabile: “Tub & Frac”.
Spero ciò che temo
23 Comments
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“…la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare”… assomiglia?
(ieri sono stato al concerto di Jovanotti con mia moglie…ne scriverò da me, lavoro permettendo)
Grande Moralista. Slogan per altro usato da walter in campagna elettorale. Poi è caduto.
ahahahahaha 😀
ma Veltroni ha un vizio. Si presenta (o dichiara apprezzamento), ascolta due parole e se ne va. è per quello che è caduto.
Dai moralista, facci sapere quando scriverai del concerto sul tuo blog. Grazie.
Un caro saluto a tutti!
fatto…
spero ciò che temo
sadomasochismo manganelliano.
Invece “temo ciò che spero” mi sembrerebbe piuttosto cristiano.
molto umano, e quindi molto cristiano.
umano, mai troppo umano.
“Non so se con timore o con speranza provai ad aprire”: Borges, “There are more things”, in Il libro di sabbia (Adelphi 2004, p. 50).
X il moralista: Molto bello il commento al concerto di jovanotti sul tuo blog… LA MUSICA E’ LA COLONNA SONORA DELLA NOSTRA VITA!!! Ale’
Ciao a tutti!!
F.
Ho letto l’articolo di Martini su Repubblica di oggi.
Mi sono commosso profondamente.
Dott. Luigi, ci sarebbe tanto da dire, tanto da condividere.
Ironico e amaro l’incipit dell’articolo:
“C’è stato un tempo nel quale sognavo una chiesa diversa, giovane, audace, libera dai poteri di questo mondo. Quel tempo è finito, ora prego per la chiesa”. Grazie, Eminenza.
Ignigo, appena avro’ il libro te lo passero’
Qualcuno gentilmente mi può dire se l’articolo di Repubblica su Martini è disponibile on line?
Il libro come si chiama? Quando esce?
Grazie
sul mio blog, ho fatto una piccola recensione, riportando solo quel che ha detto il cardinale e il libro da cui è tratto per ora in edizione tedesca,
attendo con ansia la sua uscita in edizione italiana
ma non è di Politi, l’articolo?
Politi ha recensito,
io, ho estratto solo cio’ che riguarda Martini e il suo libro e non le opinioni di Politi, che in questo caso ha fatto una recensione interessante, ma essendo stato sempre un uomo di parte….con dubbie interpretazioni sulle realtà della Chiesa che è molto più grande dei suoi commenti che tendono sempre a cercare il negativo, lo prendo con le pinze, affidandomi alle sole parole di Martini, e alla speranza di leggermi il libro appena uscirà, per farmi mettere un po in crisi
L’eccesso di politi all’opposto è quel vaticanista di Tornielli, che parla di Chiesa come fosse un partito politico, senza citare quella strana cosa on-line che pretende di essere la voce del papa, e invece vuole solo emergere facendo titoli urlati e di rottura…..
Politi infatti non mi piace
Grande, grandissimo Matteo.
Secondo me non si può temere la speranza, c’è un’aporia all’interno di questa affermazione perché la speranza presuppone uno stato d’animo fiducioso, aperto verso degli eventi attesi.
I geci temevano la speranza -elpis–elpizo (speranza-sperare) nel loro linguaggio essa ha un significato debole, anche se vario: speranza, congettura, previsione, una concezione dove il futuro non gode di grande considerazione. È piuttosto il tempo a diventare oggetto di pensiero, quel Chronos, crudele padre degli dei, che secondo la mitologia classica divorava i propri figli. Anche i romani temevano l’incertezza del futuro e cercavano di mettersi al riparo dai mali possibili che esso poteva riservare, ereditando dai greci e soprattutto dagli etruschi le arti della divinazione
Ma non così la concezione cristiana dove la Speranza diventa un dono di Dio e per comprenderne appieno il senso occorre collocarsi nel centro stesso dell’evento di Gesù, scandalo della speranza e insieme fondamento che la sorregge.
Qualcuno ha detto che “la speranza non è che un ciarlatano che c’inganna senza posa”, questo vale solo dal punto di vista umano: un punto indefinito del futuro, un rinvio incerto e malfidato, un’attesa vacillante e insicura.
Raramente i filosofi, pur impegnati a discettare di passioni, hanno difeso le ragioni della speranza. Ernst Bloch, ad esempio ne parla più in chiave di delusione dagli affetti – la cui attesa senza riscontro talvolta indica appunto quello del non-ancora- delusione in ciò che obiettivamente non c’è stato, e ci invita a crede nel futuro quale motore del tempo, fonte di novità autentica e di possibilità che apre la porta alla speranza. Secondo il filosofo appiattire il futuro sul presente fino a farli coincidere significa e anestetizzare le passioni più vivide degli uomini. Altrettanto pericoloso sarebbe, peraltro, alimentare una speranza senza paura, o una paura senza speranza.
Secondo me è un pensiero che inquieta; preferisco la speranza come virtù trascendente e credere nel futuro anche se richiede coraggio: quello di essere esposti, oggi, a temere e a sperare, perché timore e speranza sono le trame sottili ma salde che spingono a operare affinché il domani possa essere un giorno di festa.
(tornando a Jovanotti) grazie a Fabricianus! Non avevo visto il tuo commento.
Don78: vedo solo adesso la tua richiesta di stamane. Se ti servisse ancora, ecco:
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa/080519politi.pdf
Grazie di tutto
Adriano
Grazie a matteo e adriano per le informazioni che avevo chiesto.
🙂
Un saluto a tutti.
Mi associo ai ringraziamenti di Don78, in modo particolare ho trovato straordinarie le riflessioni da Gerusalemme del cardinale Martini. Grazie Adriano per averci segnalato quel documento bellissimo.