Sapevo che vi sono troll [disturbatori di siti internet] che sono nati così dal grembo della madre e altri che sono stati resi tali dagli uomini, ma non sapevo che ve ne fossero altri ancora che si sono resi tali per il Regno dei Cieli. L’ho capito quando un testimone di Geova è entrato nel mio blog e nel giro di due mesi lo ha messo a soqquadro come nessun altro visitatore invasivo era mai riuscito a fare nei sei anni di durata del mio “pianerottolo”.
Si firma Gioab e aveva già un’altra esperienza di invasione ai danni del blog di Andrea Tornielli dove si firma Sal. Quando ho deciso di scrivere della rivoluzione che aveva portato nel mio pianerottolo gli ho inviato un’e-mail per chiedergli di rivelarmi – se credeva – la sua identità. Me l’ha detta, ma mi ha pregato di tenerla per me evocando il rischio di minacce telefoniche e altro al quale si sarebbe esposto dichiarandola.
“Io sono un messaggero e dico sempre la verità”
Ha risposto cordialmente ad altre mie domande affermando di essere un pensionato che vive tra l’Italia e gli USA. Di avere “studiato dai testimoni di Geova e di averli studiati” ma di considerarsi un battitore libero. Egli è convinto che le Chiese cristiane storiche stiano per crollare e si sente tra i chiamati ad affrettare il crollo: “Il Cupolone vacilla”. Definisce se stesso come “messaggero”, sente la vocazione ad agire nella Rete e ritiene che una presentazione dura e pura della dottrina dei testimoni può aprire crepe e far crollare torri.
L’elemento dirompente della sua azione è che presenta la propria posizione accompagnandola con l’irrisione sistematica delle Chiese storiche. Se piangi perché un attentato uccide un ministro cattolico pakistano che difendeva le minoranze e riporti il suo testamento, lui ride del tuo pianto e scrive: “Molto bello, il testamento, molto bello, peccato che Gesù era distratto e l’angelo custode pure”.
Se narri la morte in Cristo di Gabriele Berionne, dirigente della Banca d’Italia, che nel suo testamento invoca “Vieni Signore Gesù” mentre afferma di “andare” al suo Signore [vedi nel mio blog, pagina CERCO FATTI DI VANGELO, capitolo 7, paragrafo b] lui sghignazza affermando che “si contraddice” con l’invocare qualcuno perché “venga” mentre egli sta andando da lui. Tu lo inviti a rispettare chi è morto a quel modo ricordando Simone Weil che diceva: “I santi sono coloro che da vivi hanno realmente acconsentito alla morte”; e lui dice che sono tutte falsità, perché alla morte non puoi non acconsentire. E se voleva “essere santo” non avrebbe dovuto “stare in banca”, tant’è che Giuda era “il banchiere della comitiva”.
Tu lo accusi di non rispettare i morti e lui reagisce così: “Il cattolicesimo con questo suo culto della morte ha creato il regno della pia illusione per i semplici che diventano sudditi di meravigliose meraviglie che non conoscono e che immaginano”.
E’ tanto sicuro nell’uso del “Libro” secondo i geovisti, quanto è banale e banalizzatore su ogni risvolto umano, sociale, storico di qualsivoglia vicenda. Insopportabilmente saccente e cavilloso. Culturalmente piatto.
Pare non avverta la tonalità penosa delle sue posizioni sociali, che sostiene con versetti della Bibbia. Le donne sono infide e irrazionali e “devono stare sotto”. Ma sono adatte a “scaldare il pane” quando non lo lasciano “bruciare”. “Con i tacchi a spillo mi bucano il pavimento”.
Il mio Gioab è un wikipedia-dipendente
I barboni “puzzano un poco”. Gli immigrati sono un problema per tutti. Gli uomini non devono portare capelli lunghi. Una volta che ho scritto che Nicole Minetti dovrebbe lasciare il seggio alla Regione Lombardia “che non ha meritato” si è inalberato a sua difesa: “Non concordo. L’autoaccusa non è contemplata”.
Se don Corinno – parroco di Brembate – parla della piccola Yara come di un “angelo” Gioab si intestardisce a sostenere per giorni e giorni che “non può essere un angelo”. Gli spieghi che esiste il linguaggio analogico e in questo si dice a una moglie “sei un angelo” e si può dire “angelo” di un’innocente che ora è in Dio – e lui continua imperterrito a dire”niente angeli”, il cattolicesimo imbroglia con il suo ricorso agli angeli: “E’ un depistaggio inutile e menzognero. Da nessuna bugia sorge mai una verità”. A chiarire che si debba intendere per “angelo” – al di fuori delle falsità cattoliche – ricorre a Wikipedia. Ci ricorre a ogni passo. Gioab è un wikipediadipendente.
Anche nei messaggi che ci siamo scambiati in privato egli ritiene di essere lì lì per aprirmi gli occhi: “Perchè mai la tua religione è sempre al contrario di quello che è scritto? Agisce al contrario e tu che sei persona di esperienza continui ad andarle dietro. Veramente non vi capisco, scusa mi sembrate i lemming, quelli che si suicidano in massa dietro al capobranco che si getta nel mare. Perchè la morte vi affascina tanto se è la più grande condanna? Caro Luis, medita, io non sono nessuno e valgo nulla, ma scrivo solo quello che è Verità! Tu sai che non posso tacere”.
Se gli dico che non deve essere insultante verso il credo altrui, egli ghigna: “Se uno se lo sente l’insulto vuol dire che ha la coda di paglia. Dire che il cattolicesimo è una religione inventata non è un insulto è una verità”. Una religione “indegna di ogni ragionevolezza”, che “intrallazza sempre e si nasconde dietro le parole”. “Un’organizzazione la cui storia è la storia del massimo della crudeltà, il cui capo è denunciato per ‘crimini’ contro l’umanità”. Spassionatamente mi invita, in pubblico e in privato, a “uscire da essa, altrimenti sei complice”. Perchè “Cristo non può essere lì. Non è evidente?”Se gli dici che di alcune colpe il papa ha chiesto perdono, ribatte: “Quale penitenza è stata fatta per tanta malvagità?”
Con entusiasmo sostiene l’uso del nome Geova come resa del tetragramma. Parla come se disvelasse la vera cultura biblica a persone che nulla ne sanno. Mi scrive accattivante: “Leggilo il Libro”. Se gli dico che la Bibbia la leggo mi replica – convintamente – che “bisognerebbe capire ciò che si legge”. Afferma come cosa indubitabile che tra tutte le traduzioni della Bibbia “quella Cei è la peggiore, la più tendenziosa”.
Uno che si è fatto troll per il Regno
Per nulla interessato al prossimo, alla morte e al comandamento dell’amore, diventa invece attentissimo quando si tratta di numeri: i sette demoni da cui fu liberata la Maddalena, le dodici tribù, i 22 mila primogeniti dei leviti che sono censiti nel libro dei Numeri, i 144 mila “segnati” dell’Apocalisse . Gli altri visitatori lo canzonano e lui categorico: “E’ indegno prendersi gioco di ciò che non si è capito”.
Non ha alcuna disponibilità a considerare il carattere simbolico dei numeri, per cui – poniamo – sette e dodici indicano moltitudine, o pienezza. Per lui sette vuol dire sei più uno e i 144 mila vanno intesi come nomi che spunti da un elenco.
Perché dico che Gioab è uno che si è fatto troll per il Regno dei Cieli? Perché per molti aspetti il suo comportamento è proprio quello del disturbatore maniacale delle comunità virtuali. Scrive testi lunghissimi. Interviene in continuità, più di ogni altro visitatore. Provoca gli interlocutori con giudizi drastici e rovesciamento di valutazioni o di atteggiamenti espressi da altri. Quando non c’è alcun tavolo da rovesciare, cambia bruscamente argomento. E’ la maniera del troll.
Ma egli – ne sono sicuro – non è un troll. Di norma l’obiettivo dei troll è di far perdere la pazienza agli altri utenti, spingendoli a insultare e aggredire a loro volta. Gioab ottiene matematicamente questo effetto, ma non è questo il suo scopo: il suo scopo è di farsi “messaggero” del Libro.
Violenta ogni regola dell’ospitalità
Un troll incassatore e sagace può scoraggiare i visitatori fino a provocare la chiusura di una comunità virtuale. Gioab ha già causato molti abbandoni, almeno temporanei, del mio blog e se non arriverà a provocarne la chiusura è perché io non mi curo della quantità dell’affluenza. Ma se l’audience fosse il mio obiettivo, di certo egli mi avrebbe messo in crisi.
Affermano gli esperti che il troll è alla disperata ricerca di attenzione: vuole a ogni costo dominare la discussione e farla girare intorno alla propria figura. A tale scopo mette in atto ogni prevaricazione nei confronti delle regole dell’ospitalità e dello scambio amichevole. Il mio troll fa questo, riuscendo fastidioso a tutti. Ma perché persegue una missione, non perché maniaco di stare al centro.
Può essere che la sua tenacia sia moltiplicata da un qualche disagio personale, ma il suo obiettivo dichiarato – e perfettamente commisurato ai mezzi che mette in opera – è la denigrazione delle chiese storiche e l’inficiamento del loro seguito.
Sarebbe facile bandirlo ma non lo farò
La forma più semplice di contrasto all’invadenza di un troll è di ignorarne le provocazioni, resistendo alla tentazione di rispondere. Quando un troll viene ignorato moltiplica il carattere offensivo dei suoi messaggi cercando di ottenere in ogni modo una qualche reazione e se non vi riesce abbandona il gruppo.
Su mio invito i visitatori del mio blog stanno adottando questa tattica ma non sappiamo se otterrà l’effetto con un troll che è anche un messaggero. Non sarebbe difficile impedirgli l’accesso: il sistema è attrezzato per fare questo. Ma non lo voglio fare e desidero anzi sfruttare il suo disturbo per ottenere una maturazione del mio pianerottolo nel rispetto delle opinioni divergenti.
La situazione al momento è quella di un testimone di Geova che suona alla tua porta non una volta ma venti volte al giorno e non ascolta il tuo invito alla discrezione. Come andrà a finire? Lo racconterò forse il prossimo mese.
Luigi Accattoli
Regno Attualità 6/2011