“Ai miei tre figli, Sebastian, Méla e Loli, per prima cosa dà loro la mia benedizione, che li accompagni a ogni passo. Ogni giorno li affido a Dio, a Gesù e alla Vergine. Li raccomando a Dio, affinché la fede li accompagni sempre e non si stacchino mai da lui”: così Ingrid (vedi post precedente) scrive alla mamma Yolanda Pulecio (vedi post del 1° marzo). Del papà Gabriel, morto a causa del suo sequestro, dice: “Non ho mai saputo com’è successo, chi c’era, se mi ha lasciato un messaggio, una lettera, la sua benedizione. Ma c’è stata una cosa che ha un po’ attutito il mio tormento: pensare che se n’è andato confidando in Dio e che un giorno lo stringerò di nuovo tra le mie braccia”. E’ terribile leggere questo piccolo libro ma la dolce Ingrid io la penso comunque salva, tra la benedizione del padre e quella dei figli.
Ingrid tra la benedizione del padre e quella dei figli
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Ingrid: “Ai miei tre figli, Sebastian, Méla e Loli, per prima cosa dà loro la mia benedizione, che li accompagni a ogni passo. Ogni giorno li affido a Dio, a Gesù e alla Vergine. Li raccomando a Dio, affinché la fede li accompagni sempre e non si stacchino mai da lui”.
Aldo Moro, dalla lettera di addio alla moglie: “Noretta dolcissima, sono nelle mani di Dio e tue. Prega per me, ricordami soavemente. Carezza i piccoli dolcissimi, tutti. Che Dio vi aiuti tutti”.
Ingrid: “Ma c’è stata una cosa che ha un po’ attutito il mio tormento: pensare che se n’è andato confidando in Dio e che un giorno lo stringerò di nuovo tra le mie braccia”.
Aldo Moro: “Ho tentato tutto ed ora sia fatta la volontà di Dio, credo di tornare a voi in un’altra forma… Ci rivedremo, ci ritroveremo, ci riameremo”.
Riflettevo sul post precedente, soprattutto all’intervento di Leopoldo circa i suoi dubbi sull’esistenza di Dio, dubbi sacrosanti quando si tocca il tema della sofferenza.
Mentre riflettevo mi è apparso questo nuovo post, con tutta la drammaticità racchiusa in questi brevi versi, dai quali traspare, tuttavia, una certa serenità frutto di un’intensa elaborazione del dolore -non rassegnazione- ma tras-porto, inteso come un “portare oltre” il dolore, per immetterlo in quel dinamismo di Fede e Amore che sfocia in ultima istanza nella Speranza che Dio è qui, ora, e lo sarà sempre, come lo sono i suoi cari in Dio…
Lo dice Ingrid in tutti i suoi pensieri con uno spirito adamantino, sia quando si rivolge ai figli con delicatezza infinita (” A te Mèla, piccola principessa della costellazione dei cigni..” o al figlio Lorenzo: “mio dolce musicista che canti con la voce degli angeli..”) che quando raccontando di se ci descrive il suo calvario. Mai nelle sue parole vi si scorge asprezza o odio ma sempre una pacata e struggente elaborazione del male come se il suo spirito fosse già in un’altra dimensione : lei “E'” nell’altra dimensione, Lei non ha bisogno di essere libera perché E’ libera: E’ santificata !
E’ difficile l’elaborazione del dolore, richiede ascesi, e un superamento oggettivamente difficile. Due sono le prospetive: continuare a sopravvivere come un Giano bifronte fino a non riuscire più a godere della bellezza del creato con il rischio di inaridire tutte le risorse…e divenire il “fico sterile” o fare un salto di qualità, divenire SAPIENTE : fare di quella croce un punto di forza, un vascello cui aggrapparsi tenacemente nella tempesta, perchè ci farà approdare sani e salvi in un porto sicuro.
A dimostrazione di ciò, posso dire della mia esperienza (sempre per riallacciarmi al post precedente) che ho vissuto dell’assenza spirituale dei miei genitori i quali tutto ci hanno donato della loro esistenza, fino alla morte, tranne il sorriso proprio a causa di una grande prova, della perdita di un figlio, mio fratello, scomparso per una cretinata all’età di 5 anni. Ebbene, sono sopravvisuti non riuscendo a godere degli altri figli, chiusi come erano nell’imbuto del dolore…non riesco ad andare avanti..scusate..
con affetto
Cara Clodine,
“il tema della sofferenza”: le tue parole così consapevoli, l’esperienza che ti ha segnata, le tue mani cadute davanti alla tastiera, incapaci di continuare…
Come una carezza paterna sulla fronte, vorrei proporti la poesia incompiuta di un “amico”, uno scrittore di nome Alessandro Manzoni, che in nessuna delle tante liriche più famose è riuscito – secondo me – a raggiungere la verità e l’intensità di questo “Il Natale del 1833”. Il titolo si riferisce alla data della scomparsa della sua adorata moglie Enrichetta. Il progetto, avviato e interrotto il 14 marzo 1935, prevedeva 17 strofe: riuscì a scriverne quattro, queste che ti trascrivo qui sotto. All’inizio della quinta strofa, alla parola “Onnipotente”, qualcosa si ruppe dentro di lui: scrisse – proprio come hai fatto tu, allo stesso modo anche se con parole diverse – “cecidere manus”, cioè: mi sono cadute le mani; e interruppe il progetto per sempre.
Subito sotto il titolo, aveva trascritto le parole del vecchio Simeone: “Tuam ipsius animam pertransivit gladius” (E anche a te una spada trafiggerà l’anima).
Sì che Tu sei terribile!
Sì che in quei lini ascoso,
In braccio a quella Vergine,
Sovra quel sen pietoso,
Come da sopra ai turbini
Regni, o Fanciul severo!
E’ fato il tuo pensiero,
E’ legge il tuo vagir.
Vedi le nostre lagrime,
Intendi i nostri gridi;
Il voler nostro interroghi,
E a tuo voler decidi.
Mentre a stornare il fulmine
Trepido il prego ascende
Sordo il tuo fulmin scende
Dove tu vuoi ferir.
Ma tu pur nasci a piangere,
Ma da quel cor ferito
Sorgerà pure un gemito,
Un prego inesaudito:
E Questa tua fra gli uomini
Unicamente amata,
Nel guardo tuo beata,
Ebra del tuo respir,
Vezzi or ti fa; ti supplica
Suo pargolo, suo Dio,
Ti stringe al cor, che attonito
Va ripetendo: è mio!
Un dì con altro palpito,
Un dì con altra fronte,
Ti seguirà sul monte.
E ti vedrà morir.
Onnipotente ………..
(cecidere manus)
Rileggendo la terza strofa, mi accorgo di una enormità, che fino a oggi mi era sempre sfuggita. Maria Vergine viene indicata come “Questa tua fra gli uomini unicamente amata”, l’unica che tu abbia amato, in tutto il genere umano… Si presenta come un’assurdità teologica, ma quanta disperazione doveva esserci, alle spalle di un’affermazione come questa!
Chiedo scusa: per oggi mi impegno a stare zitto per un po’, ma nel trascrivere la poesia di Manzoni sono scivolato in un refuso che è giusto correggere: “14 marzo 1835”, non “1935”.
Sump, “unicamente” vuol dire in modo unico; cfr. i lPrefazio dell’Immacolata:
“Tu hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, perché, piena di grazia, diventasse degna Madre del tuo Figlio. In lei hai segnato l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza. Da lei, vergine purissima, doveva nascere il Figlio, agnello innocente che toglie le nostre colpe;e tu sopra ogni altra creatura la predestinavi per il tuo popolo avvocata di grazia e modello di santità”.
Carissimo Sump, grazie, per questo bellissimo omaggio poetico -tratto dagli Inni Sacri del Manzoni mi sembra- a dimostrazione della tua bontà e sensibilità, Grazie di nuovo
Sono passati un sacco di anni anni..in genere non ne parlo mai -mi sono stupita da me stessa per averlo fatto- se mi sono lasciata andare in questo contesto è stato solo per mettera a fuoco alcune riflessioni, e dare un piccolo contributo, sperando di essere di edificazione,per aver vissuto l’esperienza della devastazione interiore che colpisce coloro i quali non riescono a penetrare il mistero di Dio e annaspano, arrancano, maledicendo, senza via d’uscita, coinvolgendo talvolta altre persone nel tunnel della tristezza che è uno spirito nefasto!.
la visione in merito al tema del dolore e della sofferenza viene vissuto da ciascuno in modi differenti. Oso affermare che può intaccare anche la fede più robusta la quale può venir meno e sgretolare miseramente nella prova! Non tutti gli spiriti sono in grado di bere l’amaro calice!
Anche Gesù del resto dubitò del Padre ( Dio mio, Dio mio..perché mi hai abbandonato !) nel momento del dolore, ed ebbe una paura terrificante della morte. Ma ad essa seguì la Resurrezione… noi lo sappiamo, non siamo nelle tenebre…
IL credente, il vero discepolo di Cristo -colui che ama Dio oltre ogni ragionevole dubbio- riesce ad essere come aquila, a guardare dall’alto, ad andare oltre, a scorgere nel cammino (talvolte doloroso ma sempre entusiasmante della vita) quei segni che sono unici per ciascuno di noi, tracciati da una mano invisibile. A volte mi sorprendo a pensare e ..credo noi non siamo il nostro futuro. Si ! Il futuro è in Dio, è Lui che scrive la nostra storia. Lo prova il fatto che programmiamo e pianifichiamo (nulla di male per carità, è giusto..) per la nostra vecchiaia ecc.. ma, non sappiamo esattamente cosa ci aspetta domani…persone che finiscono la loro esistenza in luoghi o in modalità che mai avrebbero minimamente immaginato…
Fidiamoci di Lui: io mi fido, totalmente….
ciao Lycopodium.
Bellissimo il prefazio dell’Immacolata.
Voglio ringraziare il dott. Luigi, per i temi e gli spunti di riflessione che ci offrono, i quali ci aiutano a sollevare quei veli di cui spesso ci serviamo per nascondere le nostre fragilità…Grazie per darci la possibilità, in questo spazio, di un confronto edificante e vivificante.
Con affetto, vi abbraccio
Clodine
Hai perfettamente ragione, Lycopodium!
L’enormità l’ho scritta io.
Grazie e ciao.
Un rapido saluto a tutti!
Incredibile come Adriano, Sump e il moralista due post indietro e qui Clodine e un po’ tutti i miei visitatori a turno cavino dal proprio sacco tesori che mai o quasi mai avevano narrato! Sono commosso che ciò avvenga nel mio pianerottolo e ringrazio tutti di questo fatto. Lo considero un dono grande. Per il metodo che mi guida, dico a Clodine – che qui sopra mi ringraziava per gli spunti offerti- che io semplicemente propongo quanto per strada, in ufficio, in internet, nel mio lavoro o tra le mie letture mi colpisce come freccia. Quando trovo una parola che sia una parola, o un’immagine parlante, dico: questa la dedico ai miei amici! Tutto qui.
ringrazio Sump per aver recuperato le lettere di Aldo Moro e averle così bellamente collegate ai pensieri della Betancourt… di cui non conoscevo la fede… spero di saper parlare così ai mie figli nel momento della mia sofferenza e in prossimità della morte.
Caro Luigi, sono un po’ grafomane e, in fondo, vanitoso anche della Grazia che il Signore ha riversato su di me fino ad oggi… ma non scriverei ciò che ho scritto due post fa su altri blog.
A chi lo dici..!!! ma sai Moralista, questo del dott. Luigi è il primo e unico blog per me. Il C.P lo riservo soprattutto per delle ricerche, mentre per scrivere quasi mai. Tuttavia trovo che sia edificante comunicare, trovare persone -pur nella grande varietà di linguaggi e caratteri- con le quali condividere opinioni e scambiare riflessioni e pareri. Ciascuno di noi infatti è fonte di ricchezza uno per l’altro, ed è bello farne esperienza di condivisione, trovo sia illuminante. Inizialmente, dopo l’incomprensione con Luisa (che poi ci siamo scritte e chiarite) non volevo rientrare, temevo di espormi, di sbagliare l’approccio, di risultare ingombrante …. poi ho abbandonato questa idea, ed ho trovato tanti amici di cui vado fiera: persone intelligenti e buone.
Penso che sia pleonastico segnalare Il Natale del 1833 di Mario Pomilio…
a proposito di refusi e digitazioni maldestre il “C.P.” (Computer portatile?) è bellissimo.
scusa!!! Volevo dire P.C ( personal computer) anche se mi sa tanto di “partito comunista” ..sai il vecchio stemma del PC con la falce e il martello, ora camuffato con fiori e arcobaleni vari ..!!! Ma sempre di pppcccc si tratta !!!
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