“Secondo voi è più difficile essere cristiani oggi rispetto a 50 anni fa?” è una domanda che manda ai conoscenti un amico di Vinci, Marco Sostegni, uso a porre con semplicità questioni pungenti. E aggiunge: “Per me sì”. Ho risposto: “E’ più difficile. Ma è scritto ‘beati voi quando vi insulteranno’ e dunque, evangelicamente, siamo in vantaggio“.
Se oggi sia più difficile essere cristiani
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Io ho capito che si tratterebbe di passare per la porta stretta. E ancora : molti i chiamati, pochi gli eletti.
Chissà, forse è cambiato qualcosa e non me ne sono accorto.
Non siamo certo più perseguitati oggi che ieri. E’ cambiato però il mondo della comunicazione, per cui invece che sassi (della lapidazione) piovono parole di critica che non risparmiano nemmeno le verità fondamentali della fede. E poi, in genere, quanta confusione e superficialità!
Se le “difficoltà” per noi cristiani dipendono da chi ci perseguita o da chi ci fa qualche pernacchia, forse oggi è più difficile essere cristiani, rispetto a 50 anni fa (ma sicuramente in Europa è più facile che in Pakistan o nella Corea del Nord).
Se le “difficoltà” dipendono, invece, dai nostri peccati, sicuramente nulla è cambiato.
Non credo fosse più facile essere cristiani cinquant’anni fa, perché occorre prima chiarire cosa si intenda essere cristiani. Se l’essere cristiani si intende in senso formalistico la risposta potrebbe essere sì. Ma la mia opinione è di segno contrario. Certo un tempo le chiese erano più piene: già, ma quanti vi andavano solo per il condizionamento sociale? I matrimoni non si rompevano: già, ma in molte famiglie qual’era il prezzo da pagare da parte del coniuge più debole? Sono convinto che il tempo presente non corrisponde affatto al ritratto che molti, troppi, attualmente ne fanno e che, anzi, se avremo occhi per vedere il buono e il bello di questa nostra epoca potremo rendere miglior servizio a Dio nei fratelli.
Era più facile nel senso che – almeno in Italia e in buona parte d’Europa – si era immersi in un regime di cristianità.
Ciò portava a un dato culturale e sociologico che poteva favorire la fede, e insieme poteva renderla però anche superficiale nelle motivazioni, tendenzialmente consuetudinaria e acquisita.
Il fuoco del mondo d’oggi, invece, chiede una scelta molto più forte, e in un certo senso controcorrente.
Ratzinger stesso parla di cristiani come “minoranze creative”. Convinzione, orgoglio, radicamento, slancio.
Ma anche qui c’è un rischio, che il cristianesimo diventi cosa di troppo pochi, e di pochi troppo identitari, perfettisti, arrabbiati, isolati, ostili.
Ecco perchè il fronte della cultura, e della cultura del popolo, è decisivo.
Un cristianesimo che non si trasforma in fatto di popolo, anche mescolandosi con la superficialità dei cerchi più larghi, perde la sua essenza.
Francesco73 ha perfettamente ragione, ma la domanda è: ai cristiani (e cattolici) di oggi questo interessa? Quel che vedo, scusatemi, è la sindrome “neocatecumenale” (non solo la loro, ma estremizzo a fini di comprensione): facciamoci le “nostre” belle liturgie, magari da soli così nessuno ci disturba, e poi le “nostre” catechesi, le “nostre”…ecc. ecc.
Il mondo che vedo è molto bravo all’interno (rectius: crede di essere molto bravo al suo interno) e di ciò che sta fuori, o al confine o per il vasto mare che ci circonda non interessa (di fatto) proprio niente a nessuno, tanto prima facevano finta di essere cristiani, per convenienza e tradizione, mica erano bravi come lo siamo “noi” oggi! Francesco73 dice che “un cristianesimo che non si trasforma in fatto di popolo, anche mescolandosi con la superficialità dei cerchi più larghi, perde la sua essenza”, io aggiungerei un “almeno tendenzialmente”, per far rimarcare che se l’annuncio (la buona novella) è diretta a tutti non tutti i terreni possono o vogliono riceverla.
La tragedia del mondo di oggi non è tanto l’anticristianesimo teorico e pratico dominante nel modello culturale (del tutto dominante) che è l’humus in cui crescono i nostri figli, è nel fatto che la “novità” cristiana è in moltissimi luoghi meno conosciuta di Babbo Natale: storia delle tradizioni popolari, tra fate folletti e Cenerentola Disney.
come riflessione se sia più o meno difficile essere cristiani oggi di 50 anni fa vi consiglio di leggere sul Corsera di oggi l’intera paginata dedicata all’uscita del libro di Giulio Giorello ” Senza Dio. Del buon uso dell’ateismo”
In sintesi c’è da una parte un estratto dal libro dove Giorello, dopo avere citato una frase di Benedetto XVI che dice” si deve recuperare il senso vero della libertà, che non consiste nell’ebbrezza di una totale autonomia, ma nella risposta all’appello dell’Essere”, ribatte “siamo stanchi dei vari Pastori dell’Essere
(con la maiscola o meno).. l’ateismo può rendere un buon servuizio persino a dio, impedendo che venga ridotto a un oppressore”
insomma la tesi di Giorello è riassunta nel titolo è “la sfida ai tiranni” , cioè i
religiosi ( anche i cristiani) sarebbero i tiranni e oscurantisti, gli atei i veri
portatori di amore e di tolleranza, nonchè della vera “luce” della ragione.
Fin qui nulla di nuovo, la tesi fin troppo nota risale all’Illuminismo e a Voltaire, a cui Giorello si rifà esplicitamente augurandosi “un nuovo illuminismo”.
Ma quello che fa riflettere ( almeno a me )sono i due altri interventi , quello di Armando Torno e quello del Cardinale Martini.
Torno intitola il suo pezzo “liberare Dio da quelli che ne parlano troppo . E a vanvera”
Dall’articolo si apprende che secondo Torno “quelli che parlano troppo e vanvera” sono appunto i credenti in Dio, metre gli atei , come Giorello, non ne parlano a vanvera. Anzi secondo Torno “Giorello spinge il lettore ad un ateismo non dogmatico, utilizzabile anche da un credente stanco dei vari fondamentalismi, gli stessi che alla Grazia del Signore hanno sostituito la repressione e l’intolleranza”.
insomma secondo Torno un credente dovrebbe leggere l’ateo Giorello ed essergli grato perchè gli insegna “la tolleranza” mentre Benedetto XVII gli insegna la repressione e l’intolleranza.( oltrechè parlare troppo e a vanvera)
Sollu stessa falsariga l’intervento del Cardinale Martini “un testo utile a comprendere la mentalità dei non-credenti” secondo martini (cito testualmente)”Sono comprensibili e condivisibili molti pensieri dell’Autore ”
(Non specifica quali) . “anche in una visione evangelica l’uomo è chiamato a non far conto dei titoli onorifici, a non rassegnarsi al male e a respingere le proibizioni immoderate”.
ma “conclude Martini” non bisogna portare questi sentimenti alle estreme conseguenze”
da quello che leggo parrebbe che il cardinale martini, in generale , sia d’accordo con giorello, ma ne biasimi il portare all’estremo le premesse
pur giuste.
ecco un cristiano, un cattolico, dopo aver letto questa pagiona ne deduce che:
– il papa e ogni autorità religiosa sono dei tinanni e chi li segue degli stupidi
– gli atei e gli illuministi sono i veri portatori degli ideali di libertà, di amore, di verità, e di benessere
– persino il cardinale Martini d’accordo.
da tutto ciò se ne deduce che essere oggi cristiani non è che sia più difficile, è semplicemente UN ERRORE, una stupidità, una prova di oscurantismo e di
arretratezza culturale , Benedetto XVI il capo degli oscurantisti.
Riflettete, gente, riflettete.
MC
Aggiungo che questo attacco a Benedetto XVI ( perchè di attacco si tratta anche si usano i toni garbati e cortesi dell’accdemismo e dell’iltellettualismo)
avviene nel giorno il cui il Papa parte per la Gran Bretagna, come dire…
bolliamo preventivamente il personaggio di oscurantismo, così tutto quello che dirà avrà meno impatto e meno seguito..
Per cristianesimo che diventi fatto di popolo intendo che – nonostante tutto – è ancora possibile alla fede ispirare una cultura, e quindi passare dal piano religioso a quello sociale, civile e persino sociologico.
Certo, occorre volerlo, e per volerlo occorre crederci molto, talmente tanto da non rischiare l’impazienza.
Ci vuole una passione, e la forza di volontà che essa regala.
E poi occorre lo slancio, la simpatia verso gli uomini del tempo in cui si vive, la voglia di presentarsi ad essi e coinvolgerli per come possibile, con l’umiltà e il realismo che dicono chiaramente che il cuore parla ai cuori, ma che finchè l’uomo è incarnato anche i segni percepibili, i fattori di presenza hanno un’importanza.
Non capisco sempre e del tutto il cristianesimo silente, un certo narcisismo della debolezza e del nascondimento, non mi paiono sempre stili tempestivi e davvero evangelicamente utili, per quanto ammantati del rigorismo e della serietà del “ritorno alle fonti, alla Parola, alla sola Scrittura”.
Quel che ci vuole è un germe vivo, una fiamma ardente, che però possa trasemettere indizi del suo calore anche lontano, anche a chi sta distante ma magari non è indifferente, anche a chi non può essere misurato sulla coerenza perfetta.
Questo calore è non solo fede vissuta, ma anche appunto cultura incarnata, idem sentire pubblico, ethos minimo comune.
Il cristianesimo esiste così, non è (solo) un gruppo di irriducibili.
“Era più facile nel senso che – almeno in Italia e in buona parte d’Europa – si era immersi in un regime di cristianità.”
—————–
O perchè invece in Italia, in particolare, c’era una una larga fascia di popolazione analfabeta ( Don Milani e Barbiana sono degli anni 50-60) e in gran parte intrisa di religiosità e devozione popolare?
O perchè preti e suore svolgevano anche attività vicarie delle istituzioni in campo scolastico, ed educativo?
O perchè la messa e le altre celebrazioni liturgiche in latino aumentavano il divario culturale tra i pochi colti ( 6 % laureati ) e la stragrande maggioranza ferma alla scuola media?
E via di questo passo.
Si era più facile perchè quando non si capisce e non si hanno strumenti e struttura culturale e sociale adeguate è più facile aderire, il branco segue.
Oggi sarà anche più impegnativo, ma che qualità e spessore nelle vocazioni e nelle conversioni.
Ecco, è sulla qualità e spessore delle vocazioni e delle conversioni che ho qualche dubbio! 🙂
L’attacco c’è. Proprio adesso in un dibattito in televisione si sta dicendo che il celibato ecclesiastico è stato stabilito dal Concilio di Trento (naturalmente fu riconfermato). Tutto sommato sono contenta di essere tradizionalista, perché mi sembra che noi tradizionalisti siamo più tolleranti degli altri. Eppure un modo ci sarebbe, per arginare tutti coloro che esprimono a vanvera le loro opinioni: chiedere come testimoniano la Croce. Ma poi nessuno se la sente di chiederlo, perché essere messi alla prova della Croce è veramente molto, molto impegnativo (se non umanamente impossibile).
Bisognerebbe intendersi sull’analfabetismo, perchè oggi c’è in materia religiosa – ma non solo – un diverso analfabetismo, non meno pervasivo dell’antico, e non parlo solo di conoscenze catechistiche. Il “fenomeno” religioso o infastidisce o appare come mero residuo di una visione del mondo autoritaria e paternalista, da superare per il bene di noi stessi che ancora ci attardiamo, magari credendo di spolverarle, tra le inutili suppellettili del mondo antico. C’è poco da gioire, perchè questo modo di pensare è tanto corrente che meraviglia alla “gente” che una persona intelligente (e/o realizzata nella vita) sia anche credente, si da per scontato debba essere il contrario, magari aggiungendo quel pizzico di commiserazione che – per fare un paragone – si ha quando una bella ragazza si fa suora.
Vederne di nuovi don Milani, oggi: mi si allargherebbe il cuore, altro che “ateismo può rendere un buon servuizio” anche ai credenti del Maestro Giorello. Di quello che pensa e insegna dall’alto della sua cattedra poco mi importerebbe, quel che mi importa e che il suo pensiero è di molti, di troppi, che solo ieri l’altro avrebbero frequentato una parrocchia, a partire dalla canonica di Barbiana.
Bel dialogo…arricchente!
Discepolo: non ho possibilita’ di consultare la pagina del Corriere che lei cita…ma faccio molta fatica a crederti…mi riferisco ovviamente alla sua conclusione circa il Card. Martini…
Logico che si continui ad attaccare Papa Benedetto…con l’aria che tira! Dia un’occhiata alle prime pagine di qualche giornale liberale e/o di sinistra inglese…vedi subito che aria che tira…; ma conoscendoli non me ne meraviglio.
e qui, nel Far East, io me ne vado a dormire. A domani
Il necessario bisogno di vedere
il papa “sotto attacco”.
Mah!
Il papa esprime le sue opinioni
su come deve essere la laicità,
su quale debba essere la verità,
su come deve essere la vita,
su come debba essere una democrazia,
su come debba essere la libertà,
su cosa è il sesso,
…..
da uomo che fa anche il papa,
è legittimo che possa esprimere le sue opinioni,
con cristiani e non cristiani,
con capi di governo o potenti di turno,
certo,
non siamo più sotto un regime cristianista,
e
a opinione
si è legittimati
rispondendo con pari opinioni
di liberi cittadini
chi non concorda
ne esprime
anche se con doglienza o rabbia,
ma restano
pur legittime espressioni del libero pensiero
di uomini
pensati
e creati
da
Dio
liberi.
Comunque
in ogni epoca storica è stato difficile
essere cristiani,
anche quando a comandare uno Stato….
era il papa-re ……..
un virtuale saluto a tutto il condominio
Ci sono attacchi smodati e strumentali, e poi ci sono importanti e solide argomentazioni contrarie.
Direi che Giorello lo possiamo ascrivere al secondo gruppo.
Come pure – ad esempio – è sempre molto utile leggere Severino sul limite del cristianesimo, soprattutto in prospettiva, in un mondo dominato dalla tecnoscienza.
Questi sono spunti di cui i credenti hanno bisogno, per una auto-valutazione permanente ed esigente della qualità della propria fede, dell’onestà di ciò che professano, della compatibilità civile e umana con cui lo fanno.
C’è da combattere a viso aperto (e senza imbarazzo di mezzi, purchè onesti) contro le campagne d’odio anticristiano e antiecclesiale.
E da temere l’eccesso di turiboli, di nuvole d’incenso servile e stordente!
Brutto quadretto, quello raffigurato da Discepolo, quello dell’intellettualone laicista e dei suoi cristianissimi scodinzolini.
Intellettualone che, con tutte le sue letture, ha dimenticato l’agile libretto del suo antagonista (Il Dio di Gesù Cristo): in cui, citando il Salmo 139 (Tu mi scruti e mi conosci …), parte dalle sue obiezioni per arrivare a ben altro.
Il brutto è che lo scodinzolare, rende dimentico anche chi dovrebbe ricordare, almeno per etica professionale.
Penso che identificare il cristianesimo con il cattolicesimo, nel senso di ridurre il primo al secondo, sia sbagliato. Io non credo di potermi dire cristiano o cattolico, ma voi in massima parte lo siete. Osservo che nessuno ha parlato della sua esperienza personale e che tutti vi siete mantenuti sulle generali. Un po’ mi dispiace: un’occasione perduta.
Per Mabuhay: i tre articoli a cui si riferisce Discepolo/MC sono qui
http://www.finesettimana.org/pmwiki/index.php?n=Stampa.HomePage
Ciao Matteo,
“Comunque
in ogni epoca storica è stato difficile
essere cristiani,
anche quando a comandare uno Stato….
era il papa-re ……..”
——————
Direi che a quei tempi era piuttosto facile apparire, piuttosto che essere cristiani.
La ragione era semplice: o mangi questa minestra o salti dalla finestra. (roghi, impiccagioni per apostasia presunta e/o accertata)
Paradossalmente i veri cristiani, quelli che amavano Cristo e la Chiesa la pagavano cara al minimo sgarro: Galileo, per tutti. E così è ancora oggi. I veri pastori: Camara, Romero, Martini, Milani ed altri.
Emarginati dalla gerarchia e amatissimi e venerati dal popolo di ogni specie e latitudine a prescindere dall’essere cristiani. Perché?
Semplice, vedono il Volto di Cristo nell’umanità sofferente ed è quella visione che li anima e li ispira nella loro vita di tutti i giorni accanto agli ultimi e ai dimenticati.
E questi se ne accorgono, vedono lo stile di vita, si fidano perchè quei pastori con l’esempio e la coerenza della loro vita sono credibili e perciò li seguono.
MC, si è bevuta in un sorso, come se nulla fosse “La cattedra dei non credenti”, voluta e diretta dal Venerabile Padre Carlo in quel della sua diocesi di Milano e che ebbi il privilegio di seguire per qualche sessione.
Una roba un secolo avanti e che all’epoca solo una elite di cattolici aveva conosciuto e apprezzato.
La grande maggioranza che tardivamente ne venne a conoscenza, nulla aveva capito di quella intuizione sicuramente ispirata dallo Spirito Santo.
Non il senso né la portata di quell’evento che interrogava nel profondo l’intimo di credenti ed atei e che per la prima volta li sollecitava a dialogare senza pregiudizi sul fine ultimo dell’esistenza e del destino dell’uomo.
Grazie a quell’esperienza successe che proprio tra i cosiddetti atei vi furono revisioni e perfino conversioni di personaggi noti della vita pubblica italiana.
Le più belle interviste ed articoli sulla fede e la trascendenza di Eugenio Scalfari sono quelli con il Card. Martini.
Da quelli non è difficile percepire un avvicinamento alla fede dell’ateo Scalfari.
——–
” Osservo che nessuno ha parlato della sua esperienza personale e che tutti vi siete mantenuti sulle generali. Un po’ mi dispiace: un’occasione perduta.”
——
Per una volta comincia tu, illuminaci maestro!
Io sono meno sicuro dei maestri invocati da Nino, ma certo meno colpevolizzante nei confronti di Leopoldo.
Io provo a dirgli qualcosa.
Caro Leopolodo,
la caratteristica dell’oggi è che è più facile dire “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”, piuttosto che mostrare le ragioni del nostro essere. Un po’ è colpa nostra, un po’ è colpa (tra di noi) di chi fa cattiva teologia e cattiva testimonianza, spesso gabellando l’impasse psicologico con l’ideologia del nascondimento e derubricando la dottrina in mera opinione. L’identità è un fardello gravoso, ma non certo una lettera scarlatta da imprimere o celare.
Con questo, non credo di averti risposto, ma ti serva come introduzione.
p.s. Un piccolo appunto. parlare delle divisioni confessionali, come spesso tu fai, è un po’ come parlare di corda in casa dell’impiccato. Forse ti consolerà sapere questo Grundaxiom: che ogni cattolico ha da essere cristiano come compito e viceversa …
Sorry: LEOPOLDO!
Io credo invece Leopoldo che tutti noi abbiamo parlato delle nostre esperienze personali.. fra le righe …certo non diciamo apertamente quali sono le nostre difficoltà.. ma credo si capiscano..!
per me personalmente è un problema la confusione dottrinale, la mancanza di una verità condivisa, il cosiddetto relativismo.. che per me fa a pugni con la fede e non riesco proprio a capire come si possa insieme essere religiosi e credere che tutto è relativo, che tutto è un opinione che può cambiare col
tempo, col cambiare delle epoche storiche.
Vuoi un esempio personale? un mio amico, medico, cristiano, ieri parlando mi ha detto con un sorrisino di sdegno e di disprezzo :
ma non dirmi che sei ancora creazionista!
ebbene sì sono “ancora” creazionista, cioè credo che Dio ha creato il mondo. Non sapevo che per essere cristiani moderni bisognasse rinnegare il creazionismo !!!!.
per me questa è la difficoltà. se non esiste una verità ” ab eterno” chi può dire di essere cristiano? Ognuno decide per se stesso “sono cristiano e credo in cosa mi pare”, ?? Il credo di Nicea è superato? e i dieci comandamenti? e i sacramenti? Se non bisogna (più) essere battezzati per salvarsi perchè tanto “tutti” ecumenicamente si salvano a che pro battezzarsi? E se uno invece crede in tutte queste “vecchie” cose , come il creazionismo ,è da disprezzare? E’ da compatire ? Vuol dire che come ha detto poeticamente Francesco 73 è uno che si dibatte in “nuvole di incenso
servile e stordente ” ??? I nostri padri che usavano l’incenso erano servili e storditi?
Queste sono le difficoltà in cui mi dibatto.E’ difficile oggi essere cristiani? NO se non si hanno dubbi, se si è “tradizionalisti” tutti d’un pezzo o “liberal “tutti di un pezzo, più difficile se si hanno dubbi…
MC
.
Essere creazionisti, cara discepolo, NON vuol dire credere che Dio ha creato il mondo, ma vuol dire credere che lo ha fatto in 6 giorni, cercando di leggere letteralmente i due brani biblici che parlano di creazione (e che un po’ si contraddicono pure).
Tu credi che il mondo è stato creato in sei giorni?
Io credo che è stato creato da Dio, ma non vedo contraddizioni con Darwin!
Per me no, è perfettamente identica la difficoltà.
Solo che oggi c’è più chiarezza di intenti e – forse forse – maggior coscienza e responsabilità
I “numeri” non sono indice di difficoltà o meno ad essere cristiani, ma dicono che c’è una presa di coscienza seria e coerente.
Essere cristiani è diventata una scelta seria o – quantomeno – più seria di 50 anni e la gente – quella che non è convinta – lo dice chiaramente. Tutto qui.
Il “mondo” è sempre stato di quelli che “prendono” e pochi sono quelli che “danno” e il cristiano ha come verbo (che dipinge la scelta di esserlo) DARE perché si è ricevuto in anticipo e gratuitamente.
No, non è più difficile, non per noi almeno … non per noi che non rischiamo la vita.
Comunque – sui fatti – è stato molto più difficile esserlo all’inizio di tutto … ai tempi di Gesù e appena dopo: lì sì che era difficile e si pagava con la pelle.
La mia esperienza personale è molto semplice.
Ho la fede perchè sono curioso, e ciò che è di meno non mi basta, non mi appaga, non mi spiega chi sono davvero, e chi siete voi, e perchè siete (siamo) fatti così, di carne buona e cattiva, giovane e poi non più, felice e sofferente, splendida di vita e infine cerea e rigida di morte.
Questa fede, tra l’altro, non mi offre tutte le risposte, non è mai semplice e accomodante, non sopporta la consolazione in sè.
Mi sfida, mi provoca, mi lacera, mi scaccia via, ma sempre di nuovo mi attrae e mi avvince.
Rende inquieti me e la mia coscienza, e a me va bene così.
Alla fine mi regala quasi sempre un sorriso interiore, perchè l’orizzonte del visibile e del sensibile si lascia dischiudere, e qualcosa di nuovoe di bello lo intravedo.
La fede la vivo nella Chiesa, perchè è il luogo che custodisce questo grado di indagine autentica sull’umano, e un permanente paragone col divino.
Vi trovo tutto alla potenza ennesima, e insieme mescolato: sottigliezza e rozzezza, grazia e peccato, profezia e realismo, fede e potere, eroismo ed egoismo, perdizione e riscatto.
E senza infingimenti, senza sconti. Come una sferza a vedere le cose come sono nel profondo, e le anime in che pasta imperfetta e mirabile sono amalgamate, e che opere complesse che producono.
Sullo sfondo, e dentro tante cose, un senso radicato di Bellezza, espressa in tanti frutti mirabili.
La mia passione è custodire e far conoscere questa Bellezza, e i suoi segni.
Tutto qui.
🙂
“per me personalmente è un problema la confusione dottrinale, la mancanza di una verità condivisa, il cosiddetto relativismo.. ” ecc. ecc.
“24In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.”
“40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno”
Poi semplifica ancora…
“47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.”
Esperienza personale?
Sono al buio, non ho la Fede, nè la Speranza e come mai potrei avere la Carità.
L’unica certezza è che non ho certezze, perchè sei solo Tu la certezza.
Signore, aiuta la mia incredulità.
Un saluto a tutti.
@Ubi … acc …. mi hai commosso e non ho mai letto preghiera più bella e vera.
Ti ringrazio di cuore, la tua personale confessione provoca la mia.
Scrivo da Loreto, dove sono per una conferenza che sarà domani. Ho letto ora i commenti della giornata e sono riconoscente a tutti. Il blog è tornato a fervere dopo la calura. Un bacio a ognuna e ognuno dei visitatori.
Buon giorno.
Circa l’intervento di Matteo delle 15:25…sul quale sono fondamentalmente d’accordo. Ok a cio’ che scrivi;
d’altra parte -soggettivamente- io percepisco non solo opinioni, legittime critiche e disagreements, ma un considerare Chiesa e Papa come un monolitico potere in alternativa ai poteri che si “stanno giocando” il mondo…; cioe’ il Papa e’ visto un po’ come il baluardo “dell’ultima ideologia” che resiste…e rompe le scatole; non si sopporta la “controculturalita’” del Vangelo; uno dei trend culturali e’ privatizzare tutto, soprattutto “il codice morale”; e uno che parla come lui…rompe!
in England poi c’e’ di mezzo una storia, un nazionalismo fortissimo che tende a polarizzare legittime divergenze (vedi solo le reazioni all’intervista a Kasper, sicuramente non l’ultimo arrivato). Davvero “sfogliando” i giornali inglesi in questi giorni, c’e’ un casino di linguaggio violento in giro proprio “contro” i cattolici, e anche su giornali cosi chiamati “liberali” …
Ma sia chiaro: non che noi si sia senza peccato…
Dimenticavo: Grazie Adriano x la segnalazione degli articoli (..e del sito che non conoscevo.)
L’articolo di Torno è piuttosto superficiale (vedi la facile battuta su “Comunione e liberazione”), ma mi pare che Discepoli forzi il pensiero del card. Martini in direzioni non sue. Mi pare che il card. Martini colga bene i limiti del discorso di Giorello:
“Non condivido le opzioni di fondo dell’autore ma credo che leggere questo libro, dal titolo Senza Dio, potrebbe essere utile per capire la mentalità di un ateo. È un saggio che si fa leggere volentieri, anche per i molti richiami filosofici, letterari, scientifici ecc.
Colpisce che per lo più l’autore non presenti ragionamenti astratti ma una scelta emotiva. Egli cita molti episodi negativi tratti dalla storia del cristianesimo e delle altre religioni, ma ci sono, in due millenni di vita della Chiesa, molti elementi positivi, che occorrerebbe considerare per aver chiaro il quadro generale della vita concreta delle comunità religiose.
Il libro è quindi molto utile per far capire quale sia il modo di pensare di un ateo. Il rifiuto di Dio qui presentato appare più il frutto di una inclinazione affettiva che non del ragionamento. Si sceglie in base alle proprie opinioni più che a partire dalle prove della inesistenza di Dio”.
Cwerchiamo di non essere manichei. E di non riproporre (tende a farlo anche Nino) contrapposizioni spesso forzate tra Martini e Ratzinger. Entrambi, in modi diversi, cercano di aprire la razionalità umana a Dio.E non è da poco dire che l’ateismo di Giorello è più “emotivo” che razionale!
Ringrazio Raffele pe rl’intervento, stavo postando io l’articolo del Cardinale, mi pare che discepolo almeno per quanto riguarda martini si afuori strda, ha preso solo le parti che gli interessvano per portar eavanti il suo discorso di critica, quando Martini è chiarissimo all’inizio dell’articolo, dove dice che
“Non condivido le opzioni di fondo dell’autore….
e alla fine dove dice “Sono comprensibili e condivisibili molti pensieri dell’autore: Anche in una visione evangelica, l’uomo è chimato a non far conto dei titoli onorifici, a non rassegnarsi al male e a respingere le proibizioni immoderate, ma non è nesessario portare questi sentimenti alle estreme conseguenze. Il rifiuto di Dio si basa in particolare sulla presenza del male del mondo, ma questo non giustifica il nostro rifiuto di Dio”
Ora dire come come ha fatto sopra discepolo che Martini è d’accordo con Giorello non mi pare risponda al vero…
Sull’attacco, anche qui non mi trovo d’accordo, Giorello è un ateo, cosa dovrebbe dire, è assolutamente normale che presentando un suo libro si portino avanti i suoi pensieri, ieri leggendo l’articolo mi son detto, per fortuna che Martini ha spiegato bene la questione, ma vedo che le mie sensazioni sono all’opposto di quelle di discepolo, va bene, non capisco ma prendo atto…
Per quanto riguarda la fede, c’è sempre un po’ di pudore nel parlare della propria esperienza, perchè c’è sempre la sottile tentazione di sostituire il proprio io a Dio, ma personalmente dopo molti anni, aprrezzo quello che c’è di buono nella tradizione, ad esempio dipinfo le Icone che sono quanto di piu’ tradizionale ci sia, non mi piace invece il tradizionalismo, cosi’ come trovo interessanti i maestri indicati da Nino ma ne apprezzo anche altri tra cui Benedetto XVI, o santi Ortodossi come silvano del monte Athos che sono quanto di piu’ tradizionale in termini di fede ci sia, in questo mi aiuta la preghiera….
In sostanza apprezzo chi mi comunica in qualche modo l’amore di Dio che tutti in qualche modo cerchiamo in questo mondo…..
Silvano Del Monte Athos NON DISPERARE!
Il Signore chiama al pentimento l’anima che ha peccato: se essa ritorna al Signore, questi nella sua misericordia la accoglie e le si manifesta.
L’anima di un tale uomo ha conosciuto Dio, il Dio buono, pietoso e dolcissimo (cf. Sal 103,8), lo ha amato intensamente e, insaziabile, anela a lui con amore ardente e totale: né giorno né notte, nemmeno per un attimo riesce a separarsi da lui.
Quando invece la grazia viene meno, a cosa paragonerò il dolore dell’anima? Con struggente invocazione si rivolge a Dio perché faccia tornare in lei la grazia di cui già ha potuto gustare tutta la dolcezza.
Straordinario! Il Signore non ha dimenticato me, sua creatura caduta! C’è chi si dispera perché crede che il Signore non perdonerà il suo peccato. Ma pensieri simili vengono dall’avversario. La misericordia del Signore è tale che noi non riusciamo neanche a percepirla in pienezza. L’anima che nello Spirito santo è stata colmata dall’amore di Dio conosce davvero lo smisurato amore del Signore per l’uomo. Ma quando smarrisce questo amore, allora è angosciata, affranta: la mente non pensa ad altro ma cerca Dio solo.
Un diacono un giorno mi raccontava: “Ho visto Satana vestito da angelo di luce e mi ha lusingato dicendomi: ‘Io amo gli ambiziosi: saranno mia proprietà! Tu sei ambizioso e perciò ti prenderò con me!’. Ma io gli risposi: ‘Sono il peggiore di tutti’. Satana, allora, immediatamente sparì”.
Anch’io ho vissuto qualcosa di simile quando mi apparvero i demoni. Nella mia paura esclamai: “Signore, vedi che i demoni mi impediscono di pregare. Dimmi tu cosa fare perché fuggano lontano da me”. E il Signore mi confidò: “I demoni non cessano di tormentare le anime orgogliose”. Replicai: “Signore, illuminami: quali pensieri renderanno umile la mia anima?”. Questa la risposta che ricevetti: “Tieni il tuo spirito agli inferi, e non disperare!”.
Da allora iniziai a fare così e tutto il mio essere ha trovato pace in Dio.
L’anima mia impara l’umiltà dal Signore. Mistero insondabile: il Signore mi si è manifestato e ha ferito il mio cuore con il suo amore, poi si è nascosto e ora la mia anima anela a Dio giorno e notte (cf. Sal 42,2 ss.). Egli, come pastore buono e misericordioso, è venuto a cercare me, la sua pecora ferita dai lupi, e mi ha curato.
Caro Luigi, le considerazioni svolte su questo soggetto mi hanno appassionato, e ne sono grato a tutti.
Parlo da agnostico – penso, pur trovando sempre inadatti i termini che esprimono concetti religiosi – come sono diventato all’età di trent’anni, dopo aver frequentato fino ad allora gli oratori e le chiese.
In una sorta di crisi, via via avvertii che quella forma di cristianesimo, nella sua versione cattolica, mi stava stretta, come credo ad altri. Cosi, pur allontanandomi dalle usuali pratiche dottrinarie, sono rimasto in colloquio con molti preti e soprattutto con vari missionari che hanno passato e passano la loro vita tra gli ultimi. Di alcuni de quali mi onoro essere amico. E certo, ho molti amici cattolici con cui discuto assai animatamente.
Qualche sera fa, in una conferenza dalle mie parti, Don Gallo – che si definisce prete di strada – ha dichiarato di sentirsi ateo. Lo ha fatto, ovviamente, in modo provocatorio, ma ha voluto esprimere un concetto che, mi sembra, in genere sfugge. Intendeva dire della limitatezza, di comprensione e di linguaggio, dell’essere umano quando si pone di fronte alla dimensione religiosa e, soprattutto, in riferimento all’Essere Supremo. Che, con dire usuale, cerchiamo di descrivere al massimo delle nostre possibilità, fuori del tempo e dello spazio, eterno e infinito.
Ma allora non ci è dato, nella nostra incontrovertibile finitezza, di intercettarne solo piccolissimi segni? In che maniera pensiamo noi, pur se con fede sincera, di “credere” in un tale Ente, se non cogliendone e “credendo” solo in qualche infinitesimo attributo? Ecco che sento forte la chiusa di Ubi humilitas delle 19,46.
Pur in tali modi limitati del “credere”, non posso pensare a un Dio che si elegge un popolo (e gli altri popoli, non sono suoi figli?). Non posso credere in un Dio che decide di inviare tra noi un suo Figlio “maschio” (a suffragare, nel prosieguo della storia, una forma surrettizia di sottomissione della donna all’uomo). Non posso credere in un Dio che dice di considerare nemici “gli infedeli” (non sono, anche “gli infedeli”, suoi figli?).
Qualche anno fa Famiglia Cristiana fece un sondaggio da cui risultava che il 70% dei cattolici praticanti invocava l’aiuto di un santo. Di questi, il 30% si rivolgeva a Padre Pio, poi a S. Antonio, alla Madonna, a S. Francesco, e giù giù fino a Gesù, settimo, invocato dal 2%.
La Chiesa, nel suo percorso, ha inglobato queste forme di religione popolare, chiamandole cattolicesimo. Ma la loro sostanza, mi sembra, non si discosta dagli antichi culti pagani dei lari e penati. Forse è questa forma religiosa che oggi si attenua?
Anche di fronte a un mondo che, a misura in cui la conoscenza avanza, si disvela sempre più popolato di molteplici forme religiose tra cui vive, con il suo messaggio d’amore e rispetto, il cristianesimo . Non è così che è stato voluto il mondo? E non ci ha dato, Lui, anche un cervello e un cuore, con facoltà di usarlo, anche per confrontare e far convivere le diverse forme di “sentirLo”?
Un caro saluto a tutti.
Non condivido l’affermazione di don Gallo (l’atesmo non è la “teologia negativa”) né quella di Giosal: “Pur in tali modi limitati del “credere”, non posso pensare a un Dio che si elegge un popolo (e gli altri popoli, non sono suoi figli?). Non posso credere in un Dio che decide di inviare tra noi un suo Figlio “maschio””.
Dio, se è tale, nella sua sovrana libertà può scegliere un popolo ed un Figlio non per discriminare qualcuno ma per affidargli una missione: nella scrittura l’elezione divina non è un privilegio da rivendicare per sé contro altri, ma è una missione, una responsabilità al servizio di tutti. Il Dio ebraico-cristiano non è il Dio inaccessibile ma il Dio che si avvicina all’uomo.
Signor Savigni, lei ha ragione: “nella scrittura l’elezione divina non è un privilegio da rivendicare per sé contro altri”.
L’osservazione di Giosa però non è campata in aria. Si sta rifacendo viva una corrente di pensiero (sarebbe più corretto dire teologia?) secondo cui “gli altri popoli, non sono suoi figli” e che “dice di considerare nemici “gli infedeli”.
Ogni fatto e riferimento a gruppi e persone è assolutamente intenzionale.
Mi è partito il post. Termino.
Pochi minuti fa leggevo online: “Noi siamo molto più cattoliche di loro”.
Ecco basta partire da questo presupposto ed il danno è fatto all’interno del recinto dell’ovile.
Figurarsi poi fuori…
Condivido e sottoscrivo la riflessione-testimoninza di giosal, che a mio vedere configura una confidenza con il trascendente e la fede assai più avanzata della mia.
Così come trovo assai limitativo e fuorviante , oggi, confinare Dio entro una categoria quella di ebraico-cristiano che è solo storica.
Sono certo che Giosal intendesse altro, ma in nessun modo si può dire che il “cattolicesimo” è una religione dei santi, una specie di santeria o di paganesimo riformato: se le sue frequentazioni gli avessero insegnato questo sarebbero ben povere frequentazioni e sono certo non sia così.
Son cose da non dire neanche “per ischerzo” o semplificazione, almeno se vogliamo parlare seriamente: il cattolicesimo (la Chiesa di Cristo che “sussiste” – “subsistit in” – nella Chiesa Cattolica ) è cosa di estrema ricchezza e complessità, tanto complessa da non vergognarsi dell’uomo e della sua necessità di esempi, come i santi, esempi che la strada tracciata dal nostro unico Signore è possibile. Non si vergogna nemmeno di coloro che ai santi (ed ancor più alla Vergine Maria, cui Cristo stesso ci ha affidato, ai piedi della Croce), si rivolgono come ad amici, fratelli maggiori cui affidare le proprie pene, certi di trovare chi prega per noi, perché solo di preghiera si tratta: la comunione dei Santi, l’immagine più bella e consolante dell’Amore che non ha confini di tempo, di spazio, di status! Se poi vogliamo immiserirci con il riduzionismo del fenomeno religioso e cattolico in particolare – di cui parlavo ieri – e farne una cosa di serie B per persone di serie B…
Al caro Ubi faccio notare (tutto è relativo!) che se c’è chi nel web o fuori da esso non fa altro che affermare una propria asserita maggior cattolicità, vedo che tanti – sicuramente in buona fede – fanno esattamente il contrario. Per carità, ognuno segue la sua stella e la sua strada, magari sconfina col Dio dei filosofi (quando i filosofi avevano un dio) e più “corretto” e moderno; sicuramente è più disincarnato, ma non si può aver tutto.
Savigni, Don Gallo fece anche un’altra battuta. Quando incontra il suo amico Paolo Rossi, questi gli osserva: “Eh, Andrea! Quant’è dura convertire i cattolici al cristianesimo…”
Sull’ateismo e sul popolo eletto rispetto il suo punto di vista.
Ma ripeto quanto penso di aver capito da Don Gallo: nella nostra scarsissima capacità d’intendere Lui, ha un senso molto relativo il nostro dire “Ci credo”. E ogni modo di credere (in Lui, non nella dottrina della Chiesa, che è cosa ben codificata e alla nostra portata) è quasi certamente diverso dagli altri. Insomma, penso che tutti siamo un po’ atei e un po’ credenti (dentro una bella forcella!), se pure tal pensiero possa scandalizzare. E sono dell‘idea che i risultati del sondaggio di Famiglia Cristiana non rispecchino i cattolici di oggi, ma di ogni tempo. E ciò, nonostante gli sforzi – e forse pagando anche gli errori – fatti dalla Chiesa nel suo cammino bimillenario.
Anche sul popolo eletto, per ora rimango del mio pensiero: diffido di un popolo che decide di eleggersi; sì certo, con tutti i crismi della rivelazione. Penso sia un modo non sincero di “credere” in Lui. Nel mio girovagare, ho incontrato diversi “Got mit uns”, oltre agli esempi cui fa riferimento Ubi humilitas. Un caro saluto.
Gerry, so che una frazione dei cattolici vive il suo sentimento: “.. in nessun modo si può dire che il “cattolicesimo” è una religione dei santi, una specie di santeria…” e anch’io lo desidererei. Ma così sono i sondaggi, e non mi meraviglio che gran parte della popolazione senta e si comporti in quel modo.
Guardi che anche il più incolto dei cattolici sa benissimo che Dio è Dio e i santi sono “solo” santi; magari non glielo saprà spegare bene, ma lo sa come lo sapevano i nonni: lasci perdere i sondaggi e i loro occhiuti manipolatori, che il sensus ecclesiae dei fedeli (sensus fidei fidelium) è maggiore di quello che si vuol far credere, anche perchè non fa rumore.
Personalmente prego rivolgendomi anche ai santi (e alla Vergine), a quelli canonizzati e a taluni che mi auguro lo siano in futuro e spero che la loro preghiera mi sostenga quanto più la mia si fa debole e flebile e persino muta. Questo reticolo di preghiera mi conforta, forse perchè è quando sono debole che sono forte. Ma io sono “ancora” legato a un Dio personale, uno in carne ed ossa che si sporcava i piedi sulle strade della Palestina, duemila anni fa, figuriamoci!
Gerry scusami, non è amor di polemica ma, se su certe cose cerchiamo di intenderci forse possiamo, al posto di fare facile apologia, fare ancor meglio: Evangelizzare. Se per cattolici, come credo sia giusto, intendiamo chi professa il “Credo”, ho grossi dubbi che anche i più incolti (come credo anche i “colti”) sappiano “benissimo che Dio è Dio e i santi sono “solo” santi”.
La difesa è cosa buona ma, credo mai quando fatta ad oltranza e senza valutare realmente. Se sarebbe come dici tu allora non ci sarebbe bisogno di quella (ri)-evangelizzazione di cui tante voci autorevoli in primis il Papa si fanno fautori.
Giusto per restare in tema un poco di “umiltà” a tutti noi non guasterebbe.
Umiltà è anche guardare ai limiti dei pastori e del gragge, pregando ma anche operando affinchè vi si abbia rimedio.
Volevo concludere per Gerry.
Personalmente aborro sia il complesso d’inferiorità che quello di superiorità.
Sono per una sana ed umile autocritica.
Un saluto.
A Giosal,
non mi permetto di giudicare la tua esperienza e il tuo sentire,
mi tocca profondamente la tua sensibilità,
mi piacerebbero altre persone con la tua sensibilità,
con la tua sincerità
per cominciare a sentire
che c’è quel famoso “cortile dei gentili”….
Grazie e non ti scoraggiare
anche se si fa sera.
Mi auguro che anche in questo condominio
il “mastro” e gli amici possono dire
di starci vicino che si fa sera….
Caro Ubi, non ero certo polemico con te, anzi credo di non essere stato polemico con nessuno (un pochino con un altro, forse, ma senza citarlo espressamente). Guarda, l’apologetica io non la disprezzo affatto, ma non è questo certo il luogo, né io mi sento all’altezza per competere in tale materia: so bene che è più facile parlare ai gentili (che, per antonomasia,sono… gentili!) negli appositi cortili e poi per natura non amo le cose difficili. Se poi sono un apologeta naturale e involontario non lo so, dico quello in cui credo.
Non credo, invece, che ci sia molta cultura religiosa in giro (e penso di averlo detto, anche ieri) né dentro né fuori della Chiesa, ma – perbaccolina – la distizione tra Dio e i santi non ci credo che non sia chiara al colto e all’inclita (casalinga di Voghera). E non sono mai stato un grande ottimista!
Grazie, Matteo. Con questa cosa del cortile dei gentili mi metti in imbarazzo. Grazie a tutti.
Gerry, veramente si fa sera. Il tuo ultimo pensiero all’Uomo della Palestina mi ha riportato alla mente un film, che forse vidi sotto un Natale lontano. In un paese sperduto, diciamo nel Texas, arriva un vescovo a cavallo con il suo seguito e si ferma di fronte a una chiesa diroccata. Nelle vicinanze c’è un peone (mi sembra il barbuto Anthony Quinn) vestito dei suoi stracci. Il vescovo gli domanda della chiesa e se non c’è un prete.
Grosso modo, il peone gli risponde: “Oh, la chiesa è distrutta da tempo. La usavamo poco. C’era anche un prete e lo ammazzarono. Ma era un loco, un pazzo: pretendeva di vedere Dio negli occhi della gente”.
Una buona notte.
La battuta riuscita meglio a Don Gallo è quella gridata in non so più quale raduno alternativo.
Giunto sul palco come una rockstar, l’anchorwoman (mi pare fosse la Dandini, ma non ci giurerei) gli fa quasi subito, tra le urla osannanti della folla fricchettona: “Don Gallo, cosa ha da dire ai vescovi sui preservativi?”.
“Che se vanno a puttane li usino!!”, grida lui, facendo venire giù tutto per gli applausi.
Obiettivamente ha il senso del pubblico. 🙂
Ahimé, don Gallo berlusconizza (rende cioè spudoratamente mediatici) anni e anni di cattiva teologia, proclamata sguaiatamente nelle aule e data a stampa copiosamente in testi, il cui imprimatur veniva stabilito dal grado di a-cattolicesimo e/o anti-cattolicesimo.
Per stare a cose più serie, il discorso di Giosal è comprensibile e logico, quando detto da lui, ma molto ma molto meno in Altri.
Ad esempio (con tutto il franco rispetto possibile):
– in Nino (che appartiene alla Chiesa): canuto giamburraschismo teologico, il suo, in abiti marcioniti?
– in Ubi: le cui citazioni evangeliche – e la deriva o china discendente raffiguratavi – mi obbligano a ricordargli che, a forza di “sfogliare”, la margherita sparisce …
Caro Lyco,
il bello della Chiesa di Cristo,
è che c’è spazio per tutte le Sue pecore,
anzi
Lui se le va anche a cercare.
quindi è la casa dove hanno diritto a starci,
don Fellay e don Gallo,
don Julián Herranz e don Kung,
lycopodium, matteo, leonardo, marta, clodine.
La Chiesa è di Cristo,
e Cristo e di Dio.
Un saluto
Caro Matteo,
una cosa è la volontà “ad excludendum” dalla Ecclesia, volontà che non mi appartiene,
altra cosa è il (rispettoso) giudizio o la (altrettanto rispettosa) richiesta di chiarimenti su interventi nel blog,
altra ancora la presa di posizione su uomini pubblici (dei tre che mediaticamente conosco: due in gaia e mediaticamente remunerata “uscita” e l’altro in lento, autocritico e faticoso “ritorno a casa” …).
Grazie Gerry della risposta. Ho capito che non eri polemico, intendevo premettere che non volevo esserlo io.
Cmq il “cortile dei gentili” esercita su di me grossa attrattiva.
Un caro saluto a te e a tutti gli amici.
Per Marcello.
“essere creazionista non vuol dire credere che Dio abbia creato il mondo in 6 giorni ”
Ma va’ ??? 🙂
certo, nessuno di noi era la’ insieme a Dio quando il mondo è stato creato ne’ io ne te caro Marcello, e quindi sulla crezione non sappiamo proprio NULLA.
Il darwinismo è una teoria scientifica come un altra, che può essere valida oppure no, che in un futuro potrà essere superata da un’altra teoria più
vicina alla spiegazione della realà ( non è un dogma, non è la teoria COSMOLOGICa definitiva !!!! se no al posto di Dio mettiamo un altro Dio : la Scienza!). Confondere scienza e fede è confondere due piani diversi.
Il mio amico , credo, è proprio contro l’idea di una “creazione” quale che sia, in sei giorni o meno.
e fino a prova contraria,noi cristiani alla messa recitiamo nel Credo “Credo in un solo Dio CREATORE e Signore del cielo e della terra”
quindi i casi sono due. o recitiamo queste parole meccanicamente , senza neppure sapere più quello che si dice ne’ riflettere sulle implicazioni , oppure
non le recitiamo perchè le crediamo false, oppure le recitiamo credendoci.
E nel Credo non si aggiunge:” E credo pure nella teoria dell’evoluzione come
teorizzata da Darwin” perchè le teorie scientifiche non hanno NULLA a che fare con la religione!
MC
per tutti quelli che difendono il Cardinale Martini perchè ha elogiato Giorello perchè non ha tentato di dimostrare l’inesistenza di Dio.
come si può elogiare uno perchè non ha fatto quello che , comunque ,non sarebbe stato in grado di fare?
quale filosofo ha potuto dimostrare l’inesistenza di Dio?
che Giorello non abbia neppure tentato di farlo vuol solo dire che comunque non ci sarebbe riuscito!!!!
MC
Saluto Lycopodium.
Mi limito a citare. Se il Maestro sfogliava la margherita la colpa non è mia.
Quelle parole sono Sue. Nel “cortile dei gentili” potrebbero essere un buon punto di partenza.
Bisognerebbe partire dallo svezzamento, per approdare poi ai cibi solidi.
Eppure queste parole mi ricordano qualcuno…
Sto leggendo adesso la Vita di Pascal scritta da sua sorella Madame Pèrier.
” Per lui (Pascal) verità certe erano queste: che Dio ha posto dei segni visibili, soprattutto nella Chiesa, per farsi conoscere da quelli che lo cercano con sincerità e che nondimeno ha steso un velo su tali segni, in modo da essere trovato solo da chi lo cerca con tutto il cuore. Per questo , quando doveva discutere con gli atei non iniziava mai con una disputa ne’ col definire i principi che intendeva eprimere. Innanzi tutto voleva sapere se cercavano la verità con tutto il cuore.”
credo che è questo che dovrebbe fare il Cortile dei gentili, dialogare con chi “cerca la verità con tutto il cuore” e non necessariamente con i cosiddetti filosofi e intellettuali alla Giorello.
MC
X DISCEPOLO
io ho letto gli articoli che hai indicato e non sono d’accordo con Giorello, sulle scelte di fondo cosi’ come Martini, poi su altre idee singole di Giorello si puo’ discutere, anche condividerle, dialogare per capire anche come la pensano quelli che non credono, e si pongono la questione seriamente.
Puo’ essere che non serva a molto, magari e voglio sperare che sia cosi’ serve per una maggiore comprensione delle ragioni dell’altro senza per questo condividerle, per una migliore coinvivenza tre le persone credenti e non credenti in un momento come questo non buono delle relazioni.
Cara Discepolo, nel dialogo, che poi è teso alla conversione, noi non siamo altro che uno strumento un mezzo nelle mani del Padre nostro. E non credo, anzi sono certo, che il Padre faccia distinzione tra i figli.
Certo con i filosofi e intellettuali è più difficile, ma credo che tale difficoltà sia legata ad un nostro specifico limite: perdere la pazienza (e in questo caso anche la speranza) facilmente con chi continua ad obiettare argomento su argomento. Questa credo faccia parte della “prova” che deve passare chi cerca di evangelizzare. Se si scoraggia, se messa mano all’aratro si volge dietro, embè… come conclusione ne traggo che non ha fiducia in chi lo ha mandato a svolgere tale compito.
Sarebbe il caso riflettere su questo:
“E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.”
Lettera ai Romani 5,1-5
Ps Giorello non l’ho letto nè so chi sia. Se appartiene ai cd “gentili”, cmq credo che non bisogna arrendersi a mostrargli le nostre ragioni.
lyco
“in Nino (che appartiene alla Chiesa): canuto giamburraschismo teologico, il suo, in abiti marcioniti?
Oppure, vegliardo e rimbambito? ( ex Leo )
– – – ——-
“chi si assomiglia si piglia?”. Sottoscrivo.
Abbiamo il vantaggio di avere la disponibilità di autentici campioni della VERA FEDE, direi piuttosto Blind Faith, citando un famoso album degli anni 60’.
Maestri di parole, teologi low cost che rattrappiti nella solitudine del piccolo formato in cui vivono, si vellicano l’ombelico distribuendo patenti e giudizi inappellabili noiosamente autoreferenziali ad una ortodossia beota , scodinzolano felici e festanti nel peana dell’astrattismo inconcludente.
Quando si tratta di rispondere ad un semplice e più cogente interrogativo:
Faccio le OPERE? Svuoto il mio cuore per riempire quello del mio prossimo o teorizzo?
X MC
Ma la “cattedra dei non credenti”, non era l’equivalente del “cortile dei gentili”?
Difendere Padre Carlo?
Ma di che parli?
La sua vita e le sue OPERE sono sotto gli occhi di tutti a livello planetario e sono leggibili anche da chi pervicacemente indossa robusti paraocchi.
A nulla servono le dotte citazioni e il know how pseudo teologico se non ci si lascia andare all’abbandono del battito del cuore nel tentativo di sincronizzarlo con chi mi sta di fronte.
Con tutto l’affetto blogghistico che provo, carissimi Nino e Ubi, le vostre si avvicinano pericolosamente a delle non-risposte. Pazienza!
REVERSE
Con tutto l’affetto blogghistico che provo, carissimo lyco, i tuoi sono assiomi che non prefigurano risposte. Pazienza!
Cagliari-Roma 5-1
Lycopodium, nel tempo libero ogni tanto mi faccio qualche lettura o ri-lettura.
Ultimamente è toccato a “le città invisibili” di Italo Calvino.
La descrizione di Olivia inizia con una premessa “non bisogna mai confondere la città col discorso che la descrive”. Al termine della descrizione di questa “città ricca di prodotti e guadagni” ma anche “avvolta in una nuvola di fuliggine e d’unto”, egli afferma: “la menzogna non è nel discorso è nelle cose”.
Ecco, non vorrei che nei nostri discorsi virtuali siamo dei novelli Marco Polo e Kublai Kan…
Buona notte.
Cmq ti do il link di quel capitolo on-line, che se lo leggi per intero, è brevissimo, ma rende l’idea…
http://www.maquis-design.com/andrea_prodotti.html
Grazie, io non sono un esperto dell’autore, ma credo che l’ultimo capitolo del libro vada in controtendenza rispetto all’autore stesso.
I testi spesso vivono di vita propria, così come le citazioni.
Quel capitolo evangelico ha una così forte centratura cristologica che il tuo riassumerlo col verso 47 mi sembra fonte di equivoci (tipo il: “chi crede, in Cristo si salva” di un eporediese).
Non è questione di fuliggine o bei palazzi, ma se la città c’è o meno.
La domanda qual’era ?
A domani !
Roberto 55
……………………. mi correggo: “la domanda qual era ?” (senza apostrofo).
Ancora buon sabato !
Roberto 55
Per Roberto55.
Hai ragione. Ma la domanda era delicata e un po’ si è andati per la tangente.
Ti regalo questo link http://almanaccoromano.blogspot.com/2010/08/vacanze.html
che, a parte il tono aulico e nobiliare, illustra bene la caduta verticale delle evidenze “culturali” che oggi rende, anche il cristiano più fervente, più “lontano” dei “lontani” di 100 anni fa.
Poi magari qualcuno di questa deiezione canta “le magnifiche sorti e progressive”, ma riesce solo a dipingere un secolo (questo) “superbo e sciocco”.
Grazie, Lyco: ora me lo stampo e, poi, me lo leggerò nel viaggio che, sul “bus dei pendolari” mi porterà in città per il mio consueto “sabato lavorativo”.
Buona giornata a te ed a tutti.
Roberto 55
Per Giosal:
“Ancora oggi il mondo, i governi, le chiese continuano a volere fare di Gesù il loro re personale. Insistono perché Cristo sia solo il loro re, che li vendichi dell’ingiustizia degli altri e li renda vittoriosi sui forti e i prepotenti. “…
…”Ancora oggi, Cristo si rifiuta di essere un sovrano razzista e dogmatico, di un solo popolo, di un solo credo. Si rifiuta di essere uno strumento per rendere facile la vita naturale o per assicurare le gioie terrene. Cristo è, infatti, «Signore per la gloria di Dio Padre» (Fil 2,11). Tutti i miracoli di Cristo sono per la gloria del Padre la quale non si rivela se non quando le persone si amano e si perdonano reciprocamente. Le parole di Cristo «Ti ho glorificato sulla Terra» (Gv 17,4), significano che Egli ha dato se stesso in sacrificio d’amore per tutti. Cristo appartiene al mondo intero, per conto e gloria del Padre celeste.”
Matta El Meskin
Esegesi del Vangelo secondo San Giovanni, pp.406-407
Dall’ineguagliabile sito http://www.natidallospirito.com/
Ubi, ti sono grato per la dedica. Capisco che non è solo per me…
Così lo sentirei anch’io, come Matta. In un momento del Mondo, in un suo punto sperduto, vi fu un’esplosione d’amore che mi lascia stupito.
Certo, mi smarrisco in un senso di delirio al solo pensiero di tentare di imitare quel comportamento. E non parlo delle sofferenze e dei dolori, che sono croci quotidiane, ma della volontà di guardarci negli occhi gli uni con gli altri. E tuttavia è una sfida impegnativa alla quale siamo invitati.
Al contrario, resto sconcertato per come spesso siamo capaci di banalizzate quel messaggio se non distorcerlo o, peggio, piegarlo ai propri disegni. Ti saluto- Giosal
A proposito di banalizzazione.. credo che Famigli cristiana abbia toccato il massimo ( o il minimo a seconda delle opinioni)
avete sentito la sua campagna pubblicitaria a proposito della “BIbbia alla tua misura” a base di coretti RAP dove una specie di Eminen ciellino ,penoso, canta “Io sono l’Alfa e l’Omega ” o h , yeah , fratello!
certo è per venire incontro alla “ggente” certo è per i ggiovani!
Patetico! non è cantando sui ritmi Rap il messaggio biblico che si conquistano i “ggiovani”
se mai li si fanno scompisciare dalle risate !! ( come i miei figli che hanno sentito il coretto RAP)
La Bibbia lla TUA misura ? e perchè non allora la Bibbia rivista e corretta secondo le tue esigenze? ( come la religione divent MARKETING)
MC
su questo argomento vi segnalo l’articolo di Giorgio Bernardelli sul blog Vino Nuovo dal titolo ” La bibbia non è un pret-a -porter”
Discepolo, il prof. Bellavista ci offre una sfiziosa risposta al tema…
http://www.youtube.com/watch?v=0jTuMzlL_pY
Un cesso scassato, questo è l’aggiornanmento.