Trovo sul Corriere della Sera del 26 ottobre 2009 a pagina 20 un’inserzione Unicef con una donna dalla faccia sveglia e la scritta Il pensiero di liberare i bambini non la lascia libera un minuto. Leggo: “Veronica ama aiutare i bambini degli altri come fossero i suoi. Per questo è in Kenya dove ancora oggi molti bambini sono vittime di organizzazioni criminali, come quelle legate al turismo sessuale”.
Vengono indicati una pagina del sito dell’Unicef e una di Facebook dove conoscerla meglio. Le visito, la vedo fotografata con missionari e funzionari, con i bambini di una scuola di Cotonou, Benin (dove è stata tra il 2004 e il 2008), tra profughi e sfollati. Ascolto e leggo sue interviste. Ecco un brano di una di esse: “Penso che [in un lavoro come questo] ci voglia umiltà e disponibilità mentale ma anche di cuore per capire come sono gli altri. Bisogna comprendere prima di reagire in un certo modo (…) In questa attività ho imparato tantissimo. Noi spesso pensiamo di essere lì perché siamo i più bravi, andiamo lì con l’idea di imporre i nostri schemi. Non è così, spesso sono più felici di noi. Sto imparando le cose piano piano, sto scoprendo l’Africa”. Ecco un caso in cui la pubblicità, Internet e Facebook si riscattano e ci allietano.
Qui una sua intervista in video e voce.
[Giugno 2010]