Sono un assassino: ho spento la luce della vita a un povero vecchio di 73 anni. Ero entrato in tabaccheria per una rapina: non sapevo che nel retrobottega dormisse questo vecchio quasi sordo: gli ho spaccato la testa con il crik che avevo in mano. Mi hanno dato 33 anni. A Porto Azzurro cominciai a scrive poesie. L’ignoranza è la protezione per il povero: attraverso la cultura cominciai a capire l’abisso in cui ero precipitato, anche se, conoscendo di più, cominciai a soffrire di più. Per meriti letterari (avevo vinto il Premio Viareggio e altri premi internazionali) mi diedero la grazia, ma era un’altra la grazia che io volevo: il perdono della figlia che, accorsa in aiuto del vecchio, non avevo uccisa solo perché la furia omicida mi si era improvvisamente calmata. Mi ritrovai con lei quando, uscito dal carcere, mi chiamarono alla trasmissione Speciale GR della radio. Mi disse: “ Se il martirio di mio padre, perché di martirio si è trattato, è servito alla redenzione e alla poesia di Alfredo Bonazzi, io sono ben felice di perdonarlo”. Questa per me è stata la vera grazia! Alfredo Bonazzi
Alfredo Bonazzi è di Atripalda, Avellino, dove è nato nel 1929. L’uccisione del tabaccaio avviene nel 1960 in viale Zara a Milano. Graziato dopo 28 anni dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone, si impegna come volontario nell’aiuto ai carcerati.
Il primo libro di “liriche” è intitolato Annunciazioni, Edizioni del Forte San Giacomo, Porto Azzurro, 1969. Segue Ergastolo Azzurro, Todariana, 1970. Un testo sul mondo carcerario: Squalificati a vita: inchiesta e testimonianze sui manicomi criminali italiani, Gribaudi, 1975.
Qui la testimonianza sul perdono ricevuto.
In Fabio Finazzi, Fratello Lupo. Un francescano tra gli ergastolani, l’intera storia di Alfredo Bonazzi.
[Giugno 2010]