“Padre Nostro, non mio. Io non sono stata una buona figlia ma tu nemmeno un bravo Padre. Ero minorenne, ti ho chiesto aiuto. La tua indifferenza è stata la mia morte. Sono cristiana e voglio giustizia“: scritto con pennarello rosso sulle pareti in lamiera ondulata del gabbiotto di attesa tra i binari 8 e 10 della stazione di Verona Porta Nuova.
Mezzo metro più in là, stessa grafia e stesso pennarello ma più vivo, come scritto più di recente: “Nessuno aiuta i miei nipoti. Ti scongiuro“. Non ci sono firme.
Leggo queste scritte il 6 maggio 2010 – di rientro a Roma dal Veneto dopo un giro di conferenze – e intuisco una barbona o una drogata che nel suo cuore fa causa a Dio.