Un ragazzo vicino alla laurea tornando a casa dalla palestra si affaccia sul giardino e dice: “Papà e mamma, vi devo parlare”. Il papà – che sta dando acqua alle piante – risponde da dietro una siepe: “Parla alla mamma che poi mi dice”. “No” fa il ragazzo, “ci dovete essere tutti e due”. “Accidenti” pensa il papà: “E’ andato a sbattere con la macchina”. “Invece doveva dirci che aveva deciso di farsi prete”, conclude il mio amico commosso.
“Papà, mamma, vi devo parlare”
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Cristo chiama: IERI, OGGI E SEMPRE.
In “bocca al lupo” e AUGURI a questo giovane futuro Sacerdote.
In bocca al lupo, di cuore.
Christus vincit!
In bocca al lupo!
[Ho trovato, spulciando nella mia bibliotechina, un libercolo raccolta di lettere del giovane di G.B. Montini ad un suo amico, coetaneo -entrambi neanche ventitreenni- , Andrea Trebeschi.
Fra di esse, ho estratto per l’occasione [AD MAIORA!] qui un passaggio della lettera di Battista ad Andrea scritta il giorno di Pentecoste del 1920, cioè una settimana prima la sua ordinazione sacerdotale: ]
“Carissimo,
alla tua preghiera io affido in modo particolare la mia ordinazione.
So e lo ripenso ora che spero attraverso i tesori del Sacrificio ricambiare, quanto debba a te, alla tua amicizia, al tuo esempio, e come abbia trovato nella tua parola e nei tuoi sentimenti il conforto di tante ore oscure e dubbiose. Nulla dimentico e tutto offro per le mani dei nostri angeli a Dio, capace di sovvenire all’inettitudine mia. […]
Tu accosti tanti nostri amici e sapresti dir loro ciò che non so, che cioè mi sento anche in questa fondamentale trasformazione della mia vita, uno di loro; ebbene, se puoi invitali a invocarmi luce, forza, virtù.”
Andrea Trebeschi sarà un dichiarato avversario dell’ocupazione nazista dell’Italia e morirà in deportazione. Un suo profilo come “martire della dignità dell’uomo” nel mio vlume “Nuovi martiri”, San Paolo 2000. Luigi
Infatti.
Il libro è “Lettere a un giovane amico – Carteggio (1914-1923) di G. Battista Montini con Andrea Trebeschi” , Editrice Queriniana, Brescia, 1978 .
Dalla copertina:
“Andrea Trebeschi (nato il 3 settembre 1897) condiscepolo di G.Battista Montini al collegio C.Arici di Brescia, impegnato nel Movimento cattolico, morirà il 24 gennaio 1945 nel campo di concentramento a Gusen (vicino a Mauthausen), dopo essere stato internato a Dachau e a Mauthausen” .
Ho la fortuna di avere alcuni amici sacerdoti, nel senso di amici d’infanzia divenuti poi sacerdoti.
Di don Giuseppe, oggi missionario in Africa, ricordo poco perchè entrò in seminario molto presto.
Con don Gianromeo ho condiviso il primo lavoro e la responsabilità di alcuni campeggi parrocchiali; ho cominciato ad intuire la sua scelta osservando la cura e la profondità che metteva nel preparare gli incontri di preghiera in assenza del don “ufficiale”, e quindi non è stata una sorpresa.
Don Davide, invece, lo ricordo compagno di giochi, grande burlone, animatore della compagnia: non si tirava mai indietro quando c’era da fare baldoria; si discuteva del suo probabile fidanzamento… poi, un giorno, durante una vacanza, raccolse tutti gli amici in camera sua e ci comunicò la sua scelta: quante lacrime (le nostre!), ma quanta gioia!!!
E allora auguri di cuore al futuro sacerdote!.
Eugenio
Ero al mio ultimo anno di collegio e mi capitò, come ogni Settembre succede in Augustinianum, una matricola che veniva da San Benedetto del Tronto. La prima sera, come d’uso, mi sono recato a processarlo.
Il processo (nulla di violento, sia chiaro) consisteva in una serie di domande che venivano poste al nuovo venuto per capire se avesse una cultura decente e conoscerlo un po’ meglio. Il tutto nella presa in giro generale che è la goliardia (il nonnismo, orrendo, è un’altra cosa). Spesso, in questi processi, conoscevi personaggi che non avresti mai sospettato: dall’ex pianista che l’estate arrotondava nei pianobar della Riviera romagnola (lo vidi applaudito dai carcerati a San Vittore, quando andavamo ad animare la Messa e lui li intratteneva prima della celebrazione con un po’ di musica leggera, oggi è quasi avvocato), all’ex militare del San Marco che era andato sotto le armi per pagarsi gli studi universitari. E tanti altri esempi ancora che più ci penso, a distanza di anni, e più mi fanno dire grazie a Dio e a questa gente per questi incontri.
Ma torniamo a noi. Questa matricola dalla barba francescana, pigliata un bel po’ in giro, ad un certo punto si era un poco commossa. Feci uscire tutti in malo modo (ma era una finta) e gli parlai a solo, come si può parlare ad un figlio di mamma che arriva dopo un lungo viaggio in un posto in cui non conosce nessuno e non ha nessun amico ma solo facce “strane”. Quella matricola divenne un mio amico, ha studiato e oggi è in seminario, tra non molto sarà prete. Posso dirvi – avendo conosciuto anche la sua famiglia – che sarà un prete di quelli morti di fame, capaci di andare in giro con le pezze al sedere pur di aiutare i suoi poveri. E’ anche questa testimonianza, che stasera vi racconto, a farmi dire che abbiamo il dovere di essere speranzosi. Ottimisti no, ma speranzosi sì. Questa è la forza della nostra fede.
Mi sono commosso alla lettura della notizia,perchè con il pensiero sono
andato al settembre del 1950,quando entrai in Seminario.
Mi fu consegnato un libricino di preghiere: AUDI DEUS e dedicato :
Al pio Seminarista,Giovanni Cafarelli,
il tuo primo dovere è quello di attendere alla pietà,che consiste nel rendere
a Dio l’ossequio che Gli è dovuto e il mezzo più semplice e più efficace per
acquistare la pietà è quello di pregare e per vivificare e valorizzare le tue
preghiere,cerca di dirle portandovi sempre
l’attenzione della mente,
la devozione del cuore,
la compostezza della persona.
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P.S.Caro Fratello,ti dico con l’Apostolo Giovanni:”nel mondo avrai tribolazioni,
ma abbi fiducia,perchè Cristo Gesù sarà sempre accanto a noi,non ci
lascerà MAI soli”. Ti saluto con affetto. Cell.3397122800
Un caloroso benvenuto nel blog a Giovanni Cafarelli! Luigi