Pomeriggio precipitoso in via di Santa Maria Maggiore. La barbona si alza dal gradino dove fa letamaio e brancicando con la sigaretta fa cadere l’espositore di souvenirs del negozietto cinese. Proprio allora passa il “venditore di campanacci”. Scendo di corsa e lo intervisto tra i cinesi che raccolgono le cartoline e cacciano la barbona. “Non sono un venditore. Cammino e spando suoni. Così magari uno che lavora al quarto piano pensa per un momento alla campagna. Ogni mattina vengo a Roma in treno e cammino verso piazza Esedra, Piazza Barberini e per tutta la città. Vado a casaccio. Passo quando passo. Non le dico il mio nome perchè voglio restare libero. Non ho un indirizzo, non ho il telefonino e non prendo appuntamenti. Non ho da darle una foto“. Ma un giorno l’ho visto che fotografava la nostra barbona: “Fotografo sempre i poveretti che sono per la strada. Questo è un contenitore delle foto che faccio. Le guardi pure. Come si fa a non fotografare queste persone? Io le fotografo per riparare al fatto che tanti neanche le vedono. Non sono romano, sono calabrese e vivo fuori Roma, dalle parti di Tivoli. Ma i campanacci sono sardi. Ho un amico in Sardegna che li restaura e me li manda. Non li vendo ma li do a chi li capisce. La mia è una storia infinita e magari un giorno gliela racconto, quando ci rivediamo“.
L’uomo dei campanacci: “Non li vendo – spando suoni”
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[Segue dal post] Una volta avevo scritto di quell’uomo in un testo che puoi leggere qui nel blog: “Una volta al mese passa sotto la mia finestra un omino con un sacco in spalla e grappoli di campanacci per mucche alle due mani. Ogni volta mi affaccio per vedere la mandria e resto alla finestra finchè l’omino non gira l’angolo di via Urbana. Ieri era attratto dalle scritte in arabo che sono sulla porta del venditore di Kebab“. Vedi qui: http://www.luigiaccattoli.it/blog/?page_id=3556.
Dicevi, nell’articolo per “Il Regno”: “mi apparento al venditore di campanacci”.
Prima ancora di intervistarlo, avevi intuito che qualcosa davvero vi apparenta. Ora si scopre chi è davvero lui: “Non sono un venditore. Cammino e spando suoni”. Cammina e spande suoni: proprio come te.
L’uomo dei campanacci è un vero filosofo di strada, un dispensatore socratico di critica sociale e insieme di fulminanti spunti di riflessione. Nello stile è un comunicatore itinerante, al pari di un blog vis-à-vis, che ha come strumento i suoni del suo sacco, ad accendere memorie ed emozioni ataviche. E’ come il pastore, che crea, con il gregge incampanato, un proprio paesaggio sonoro, segno riconoscibile della sua identità sociale.
Nel rumore indifferenziato del traffico, il suo canto-incanto si staglia nettamente a scandire un tempo -si direbbe oggi- slow-live. Forse più che essere un quadretto d’altri tempi è più moderno di quelli a software sempre aggiornati.
“La mia anima si spande / come musica d’estate” – Adriano Celentano.
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Non è che annegare nel miele sia tanto meglio che annegare nell’acqua.
Tutti camminiamo o corriamo affannati, tanti fanno chiasso e rumore, pochi “spandono suoni”. Trovo che è tanto bello anche solo ascoltare. In questi giorni camminando ho sentito la musica di questo blog e ho deciso di fermarmi ad ascoltare. Grazie a Luigi e a tutti voi.
Penso di poter inserire un link nel sito della mia parrocchia.
Noi camminiamo, Leopoldo, e ci nutriamo di locuste. Siamo ancora lontani dall’ ‘”annegare nel miele”, purtroppo. Ogni goccia di miele che troviamo, però, ci ricorda il nostro paese: “Vi farò uscire dalla umiliazione dell’Egitto…verso un paese dove scorre latte e miele” (Esodo, 3, 17)
Gian Battista, benvenuto e grazie a te per la tua attenzione. Qual’è il sito della tua parrocchia?
Ho visitato il sito di Giovanni Mocchi (benvenuto anche a te! Bella l’immagine del “paesaggio sonoro” creato dal pastore con il suo “gregge incampanato”) e mi ha molto colpito l’affermazione che i campanacci sono derivati dai sonagli appesi al collo dello sciamano: sarebbero, quindi, “uno tra i primi strumenti musicali dell’umanità”. E sono, anche , “il primo strumento musicale che regaliamo ai nostri figli” (già, è vero; non ci avevo mai pensato). Si aprirebbero, qui, riflessioni infinite: “una storia infinita”, come dice “l’uomo dei campanacci”.
“Farai il manto dell’efod tutto di porpora viola…Farai sul suo lembo melagrane di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto e in mezzo porrai sonagli d’oro…Aronne l’indosserà nelle funzioni sacerdotali e se ne sentirà il suono quando egli entrerà nel Santo alla presenza del Signore e quando ne uscirà; così non morrà.” (Es. 28, 31-35)
Un calabrese. Chissà di quale zona? Avrà anche lui nel cuore quei colori dei quali Luigi raccontava qualche giorno fa? Ne conosco uno, di calabrese, cresciuto in montagna. Non frequenta teologi, non è stato educato da genitori particolarmente credenti, non ha avuto l’opportunità di studiare granché né a scuola né in chiesa. Da quel che so, legge e ha sempre letto poco e segue pochissima televisione perché la sera si addormenta presto per le dure giornate di lavoro. Eppure ha una profondità d’animo che lascia incantati. Quando vado da lui, tra una battuta e l’altra, viene spesso fuori una lezione di un catechismo disarmante, fatto di amore per il Creatore e le sue creature. Amore genuino, quasi infantile nella sua semplicità, di certo impetuoso: come l’atmosfera che regna nelle campagne montane a queste latitudini. Quello stesso amore – almeno nella dimensione del prossimo – che vedo dietro ai gesti di attenzione più stravaganti ma geniali del calabrese che attraversa Roma con i suoi campanacci.
Ho sentito il bisogno di riflettere sull’episodio, apparentemente marginale, della barbona scacciata. Mi sono incamminato nella rete ed ho scoperto una cosa che forse, tanti di voi già sapevano e che io invece, non conoscevo: il 2010 è l’anno europeo dei senzatetto e Mercoledì 14 aprile 2010, a Brussels, FEANTSA (la Federazione Europea delle Organizzazioni che operano con le persone senza dimora) ha avviato la Campagna “Ending Homelessness”.
Il numero esatto dei senzatetto non si sa. Una stima della Banca d’Italia del 2005 dice che in Italia dovrebbero essere 180.000 (questo numero si allineerebbe con la percentuale, presunta, dello 0,3%, nelle grandi città del mondo occidentale). Altre stime parlano di 90-100.000. Per dare un quadro più preciso è prevista, nel 2010, un’indagine dell’Istat, in collaborazione con il ministero del Welfare, la Caritas Italiana e la Federazione italiana degli organismi per persone senza fissa dimora (Fiopsd).
Ho poi trovato una bella notizia, una “buona azione amministrativa”: il comune di Monfalcone (Gorizia) per evitare discriminazioni ha tolto la dicitura “senza fissa dimora” sostituendola con “una via virtuale” intestata al senzatetto che nel 2003, a Roma, difese due ragazze da un’aggressione e fu gravemente ferito. Conseguentemente a tale provvedimento, i circa 20 Monfalconesi senzatetto non risultano più “senza fissa dimora” ma residenti in via Natale Morea (fonte: http://solleviamoci.wordpress.com/2010/01/08/gorizia-abolisce-il-“senza-fissa-dimora”).
Credo che guarderò con un po’ di più attenzione ai barboni e a chi se ne cura (il blog di Luigi è servito anche a questo).
Segnalo i siti, oltre a Caritas e Sant’Egidio:
http://www.sanmarcellino.it
http://www.fiopsd.org/
Fiorenza ha chiesto anche l’indirizzo della mia parrocchia, eccola accontentata:
http:www.santagostino.info
“il 2010 è l’anno europeo deii senzatetto”
Beh ,da quello che sta succedendo in Grecia, della crisi economica gravissima che attraversiamo in Europa credo che i senzatetto europei
aumenteranno in maniera esponenziale! per esempio tutti quelli che non hanno i soldi per pagarsi il mutuo della casa e perciò devono lasciarla diventano dei senzatetto( e ne conosco tanti).
Farannoi in futuro una festa annuale, come quella per le mamme , per i Papa, per le Donne, per i Giovani, anche per i senzatetto?
Chissà come saranno contenti i senzatetto, una festa per loro!
Ciao, discepolo.
Gian Battista, “l’episodio, apparentemente marginale, della barbona scacciata” è davvero -per noi vecchi “pianerottoliti”- “apparentemente marginale”: è una pennellata in più sul ritratto di una persona che ormai ci
è cara, e che è “la nostra” barbona. Luigi ce l’ha presentata il 22 gennaio nel post “Parabola della barbona e del ragazzo in bicicletta”; l’abbiamo poi incontrata ancora il 12 febbraio (lì, mentre nevica, lei fuma sotto l’ombrello) ma, se vuoi conoscerla un po’ meglio, devi andare al 10 marzo. Scoprirai come la “barbona scacciata” riesce, se non proprio a scacciare, almeno a tenere a freno intere squadre di volontari con le loro proposte. Della Caritas lei non ne vuol proprio sapere.
I barboni sempre ci sono stati e sempre ci saranno . Non ne vogliono sapere dellla caritas e di tutti gli altri benintenzionati perchè loro si sono messi
FUORI da questa logica ( che è la nostra logica). Esiste una fierezza, un romanticismo nell’abbrutimento. la logica borghese non avrài presa su di loro.
I barboni sono a modo loro dei romantici, non dei razionalisti. sono degli anarchici non dei marxisti. sono degli esistenzialisti pratici, non esistenzialisti teorici alla Sartre (che abitava in un bellissimo e borghese appartamento nel cemtro di Parigi.)
secondo Sartre non c’è nessuna differenza fra ubriacarsi in solitudine o
diventare un eroe che salva il mondo. entrambe le cose sono equivalenti ed
DEL TUTTO irrilevanti.
ecco i barboni hanno messo in pratica l’esistenzialismo, senza neppure forse saper leggere. coi giornali e coi libri si fanno volentieri della carta igienica e di quelli che li vogliono aiutare “a fin di bene” tipo la caritas si tengono prudentemente alla larga.
Mi ricordo un episodio divertente: da ragazzo io e una mia amica siamo andati a fare un viaggio negli Usa. avevamo fatto una specie di carnet di biglietti aerei per viaggere con voli interni ma il basso costo faceva sì che non avessimo i posti prenotati nei voli ma che potessimo salire a bordo solo all’ultimo minuto se c’erano dei posti liberi.< così abbiamo passato non poche notti a dormire sul pavimento degli aeroporti coi nostri sacchi a pelo.la gente passava scuoteva la testa compassionevole o disgustata e mormorava "Homeless! homeless!" .. beh, devo dire che questo disprezzo e questa compassione non solo non mi dispiacevano ma mi sembrava di vivere una meravigliosa avventura "Homeless" è comunque qualcuno che è diverso dagli altri, insomma è più divertente (forse se sei giovane) del viaggio organizzato, come fare l'autostop o scroccare il pranzo o la cena ai ricchi vecchiardi.
forse i barboni sono degli eterni ragazzi che non hanno mai chinato la testa di fronte al "principio di realtà" . forse come nella "leggenda del santo bevitore"di Philip Roth ,sono dei santi senza saperlo.
Discepolo, intravedo l’anima con cui tu parli dei “barboni”, ma: perché generalizzare? “Basta guardare un volto”, dice padre Riccardo Palazzi. “Un” volto, appunto. Non ce ne sono due uguali. “Mi basta una stella”: è anche questo, il nostro “Exultet”.
Due accattivanti graffiti per la collezione di Luigi, entrambi da via San Vitale a Bologna:
«los miercoles no existen» (che, se non è la citazione di qualcosa, libro, verso o film a me ignoto, mi pare del tutto coerente con l’ateismo oggi dominante: se non crediamo all’esistenza di Dio, perché non negare anche quella dei mercoledì? In spagnolo, poi, fa pensare che sia una luminosa intuizione di Zapatero);
«né chiese né scuole, solo feste» (semplice, chiaro, efficace: il programma perfetto per vincere le prossime elezioni).
Quelle scritte sanno di Pinocchio: “In quel paese benedetto il giovedì non si fa scuola e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica“.
Le mie note non volevano essere nè un approfondimento sociologico, nè una provocazione dialettica, ma, soltanto, una riflessione a voce alta. Ho sentito il bisogno di interessarmi di un mondo che finora ho guardato solo da molto lontano. E’ vero, come dice discepolo, che aumenterà il numero dei senzatetto, anzi, a sentire chi gestisce mense e ricoveri, sta’ già aumentando in modo esponenziale. Quindi, anche l’influenza nefasta della crisi dimostra che diventare barboni non è romanticismo, non è anarchia e nemmeno esistenzialismo; certo, può essere anche una scelta, ma, nella stragrande maggioranza dei casi, è una necessità o meglio una “calamità”. I senzatetto sono persone che la società lascia naufragare lontane da tutto e da tutti, a loro il mare periglioso della vita non concede scialuppe di salvataggio. Mi auguro non vengano mai festeggiati nel senso inteso da discepolo, ma, invece, vengano sempre più sostenuti con discrezione e misericordia, come tanti volontari si ingegnano a fare.
Grazie a Fiorenza per avermi “mandato” al 22 Gennaio e 12 Febbraio.
carissimo Gianbattista, anch’io mi auguro che i senzatetto non siano mai festeggiati! come mi auguro ( ma c’è poca speranza ) che non siano festeggiate.: le donne ( 8 marzo) le mamme ( 9 maggio) , i papà ( credo la festa di s. giuseppe) gli innamorati ( San valentino, 14 febbraio), i fantasmi ( halloweeen) , i nonni (quando?).
tutte queste feste assurde e idiote e assolutamente non religiose hanno solo ed esclusivamente un motivo: economico!
Sui barboni vorrei aggiungere però questo. non facciamoci troppo prendere dalla compassione e dal buonismo. Essere un barbone senza tetto ha dei vantaggi! <primo non paghi le tasse, secondo fai quel caz..o che vuoi e nessuno ( tranne a volte la caritas) ti rompe le scatole, ! terzo non sei responsabile di altri , cioè non devi alzarti alle sette , prendere la metropolitanana e lavorare come un negro per mantere famiglia e figli . ! quarto non devi partecipare a riunioni di condominio e neppure pagare la tassa dei rifiuti, Quinto, non devi neppure lavarti o raderti.insomma degli ALTRI te ne freghi.Quindi anche i barboni hanno i loro vantaggi
Non hai pediatri tra i piedi. Ma i giornalisti magari sì. Da loro non c’è scampo.
ma la gente in genere è ben contenta di avere i giornalisti tra i piedi!
Sono intervistato da un giornalista ergo sum …