Con un articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera a p. 54, intitolato VERSO UNA DISCIPLINA MISTA SUL CELIBATO – che si può leggere qui – mi azzardo a prevedere per un futuro non più lontano la compresenza – anche nella Chiesa latina – di un clero celibatario, che resterà numericamente maggioritario, e di un clero sposato e sussidiario per garantire la celebrazione dell’Eucarestia nelle comunità che non potranno disporre di un sacerdote celibe. Una seconda ragione per il mutamento della disciplina la vedo nel concubinato – anche poligamico – di buona parte del clero africano, che oggi sussidia le parrocchie sguarnite d’Europa. Lo scandalo della pedofilia a mio parere ha nella questione un’incidenza secondaria e indiretta: non è il celibato a scatenare l’abuso sui minori, ma la penuria di candidati al sacerdozio induce a volte i vescovi a largheggiare nell’ammettere all’ordinazione aspiranti di dubbia maturità affettiva.
Pedofilia: prevedo una disciplina mista per il celibato
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Interessante, ma se si discrimina tra preti celibi e non per accedere alla pienezza dell’ordine e ai conseguenti uffici gerarchici, si crea un clero di serie B, con una funzione appunto “sussidiaria”.
Nell’ottica di una funzionalizzazione del ministero ci può stare, ma se guardiamo alla teologia del sacerdozio in sè e per sè è una scelta meno commestibile.
E’ quello che avviene da sempre nelle Chiese Orientali comprese quelle cattoliche.
Io sinceramente spero rimanga il clero celibatario. Un poco di preghiere affinchè ci siano vocazioni credo siano molto utili.
Poi, ovviamente, Dio disporrà …, in un senso o nell’altro.
Il celibato per i sacerdoti è e rimarra l’unica norma della Chiesa universale.
Le eccezioni alla regola CONFERMANO la regola stessa.
un intervento velocissimo solo per un saluto affettuoso al caro Mandis. E’ stata una bella e gradita sorpresa rileggerti!!
Saluti affettuosi a tutti quanti
“L’impossibilità di ordinare uomini sposati induce i vescovi a largheggiare nell’ammettere all’ordinazione candidati di dubbia maturità affettiva, che verrebbero respinti se ci fossero alternative per fornire sacerdoti alle parrocchie”
VERSO UNA DISCIPLINA MISTA SUL CELIBATO (CORSERA 12.03.2009)
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Ne deduco:
1.
C’è penuria di candidati al sacerdozio celibatario.
2.
Per ora è impossibile ordinare sacerdoti uomini sposati.
3.
Nei Seminari, ammettono all’ordinazione sacerdotale ministeriale, persone di dubbia maturità affettiva.
4.
Quanto al punto 3., non avverrebbe se ci fossero alternative per avere sacerdoti che celebrino messa.
5.
I responsabili di quanto al punto 3. sono direttamente i Vescovi, che appaiono essere coscienti di ordinare al sacerdozio ministeriale, persone di dubbia maturità affettiva.
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Buon Luigi,
mi “farebbe strano” che tu possa non aver mai partecipato ad una ordinazione sacerdotale.
In una ordinazione sacerdotale,
c’è il momento in cui il Vescovo
si rivolge al Rettore del Seminario,
ed il Rettore è il responsabile della formazione in Seminario,
è il responsabile della formazione di ogni seminarista (candidato al sacerdozio).
Il vescovo chiede al Rettore,
nel Rito,
se il candidato è DEGNO.
Il Rettore dà la rituale risposta (leggi a piè di pagina).
Questo significa che il discernimento del candidato al sacerdozio,
è delegato per intero dal Vescovo al Rettore del Seminario,
che ha la specifica responsabilità della formazione e del discernimento,
curando il “foro esterno”,
mentre il Padre Spirituale del Seminario cura il “foro interno” nell’accompagnamento spirituale di ogni seminarista.
Nel tipico Seminario Regionale, come anche a Roma…
il Vescovo,
periodicamente incontra i suoi seminaristi,
in incontri rituali,
più o meno “sentiti”.
E’ il Rettore che ha il polso reale, quotidiano, dei seminaristi.
Il discernimento alla dignità del sacerdozio è il vero “de cuius”.
La vocazione generalmente è considerato da un desiderio personale,
ma la vera chiamata al sacerdozio,
la fa il Vescovo,
è uno specifico tra gli “uffici” del Vescovo.
Il Vescovo è l’amministratore della Diocesi,
e ha bisogno di vari collaboratori a cui affida la fiducia di compiti che sono suoi specifici.
Il discernimento, (esco fuori dal tecnico…) è lo spazio in cui il Rettore, con i suoi assistenti (vicerettore e prefetti), esamina i candidati, lungo gli anni della formazione.
La coscienza del candidato al sacerdozio, è una stanza segreta, in cui riposa la convinzione assoluta del candidato nel suo sentirsi chiamato al sacerdozio ministeriale.
Riuscirà il candidato a spogliarsi delle tante sovrastrutture personali, culturali, sociali, psicologiche per far emergere e/o purificare i propri limiti, la qualità della propria vita affettiva ???
Riuscirà il Rettore con i suoi assistenti a fare un buon discernimento tenendo conto di quanto il candidato riesca anche a ben difendere la sua posizione, in perfetta buona fede, per il suo forte desiderio di sacerdozio ???
Il candidato al sacerdozio, è convinto della sua capacità di gestione della sua vita affettiva celibataria, e della sua vita di relazioni umane amicali,
su questo
può costruire difese,
o su questo può chiedere di farsi spogliare, per far emergere i veri desideri che stanno nel profondo…
Il Rettore,
è chiamato continuamente a capire,
in un continuo discernimento.
Non è mai stato un compito facile, quanto piuttosto arduo.
Il Seminario,
fondamentalmente è un ambiente protetto,
un luogo dove si vive in una sorta di comunità, anche se temporanea (ai fini di formazione fino al sacerdozio.)
Tale stato, può dare la sensazione al candidato che la comunità lo aiuti e lo rafforzi nel gestire il proprio desiderio di sacerdozio, unito alla vita liturgica, alla vita di preghiera, alla vita di studio,
parimenti lo aiuti a rafforzare le proprie intime difese contro ogni tipo di male od ogni tipo di tentazione.
Pare,
che dopo la vita seminaristica,
nell’esercizio quotidiano della vita sacerdotale ministeriale,
senza più la protezione “ovattata”, della comunità,
per taluni, possano cadere le difese o cedere poco a poco, anche a causa di momentanee difficoltà,
e venire fuori emozioni e sensibilità,
non elaborate durante il periodo di formazione in Seminario.
Il Rettore del Seminario,
pur confidando nello Spirito Santo,
per leggere i movimenti dell’animo di ogni candidato,
ovviamente,
non è Mandrake…..
Spero, mio buon Luigi,
che a seguito di questi dati esposti
tu possa cortesemente riconsiderare
quanto hai scritto, come riportato in intestazione.
Per il resto,
il tuo articolo,
è veramente interessante e spero aiuti a riflettere,
è un bellissimo contributo.
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Nel rito dell’ordinazione sacerdotale:
Presentazione ed Elezione
S: Si presentino coloro che devono essere ordinati Presbiteri.
O (chiamati per nome rispondono): Eccomi.
S:Reverendissimo Padre, la Santa Madre Chiesa chiede che questi nostri fratelli siano ordinati Presbitero.
O: Sei certo che ne siano degni?
S: Dalle informazioni raccolte presso il popolo cristiano e secondo il giudizio dato da coloro che ne hanno curato la formazione, posso attestare ne siano degni.
V Con l’aiuto di Dio e GesùCristo nostro Salvatore noi scegliamo questi figli per l’ordine del Presbiterato
T: Rendiamo Grazie a Dio.
Il tuo “pezzo”, Luigi, è, al solito, interessante e stimolante: mantengo, però, l’irriducibile sensazione che la correlazione (che, tra le righe, anche tu contesti, se ben leggo) tra “celibato sacerdotale” e casi di pedofilia sia una sorta di “leggenda metropolitana”.
Un abbraccio di bentornato all’amico Giovani Mandis, e buona serata a tutti !
Roberto 55
…………….. errore ortografico tipico di noi veneti (che abbiamo un fatto personale con le “doppie”): “Giovanni” Mandis (e mi scuso, innanzitutto, con l’interessato).
Ancora un saluto a tutti.
Roberto 55
E’ vero Roberto,
infatti,
nessuno scrive sugli altissimi numeri
che vedono affetti da pedofilia,
mariti/padri, mogli/madri.
Perchè
si fa finta
che diversi ragazzi 13-14 anni hanno la loro prima esperienza sessuale con donne 30/40enni ???????
da quando ero ragazzo io …….
Perchè questa non è considerata pedofilia,
ma iniziazione sessuale per i maschietti ????
Perchè tanta ipocrisia ??????
Ovviamente sconvolge molto di più la violenza di uomini/padri/zii/nonni
verso ragazzini o bimbi o ragazzine o bimbe.
Eppure sono ambedue violenze abnormi verso la psiche e i corpi di persone in formazione e che non hanno ancora capacità di difendersi o elaborare.
In questo momento,
la gerarchia (detta Chiesa),
è molto attaccata con la motivazione della pedofilia,
proprio perchè il suo cavallo di battaglia è contro la libertà sessuale o affettiva
che nel mondo del Mondo/nord opulento appare un dato acquisito,
se ne vuole mettere in evidenza, amplificandola al massimo,
la profonda interna contraddizione….
Relativamente al celibato sacerdotale con possibile attinenza alla pedofilia,
le confusioni mentali,
si sprecano sia sulla stampa,
ma anche tra cosiddetti cattolici.
Si stanno prendendo “delitti” commessi da religiosi con voto di castità,
che entrano volontariamente in un istituto religioso o monastero in cui si fa esplicitamente voto di povertà, castità, e obbedienza (e stabilità per i monaci),
che per lo specifico stesso,
non hanno assolutamente nulla a che fare con la promessa di celibato che fanno solo i sacerdoti.
Un religioso che commette delitto di violenza sessuale verso minori,
non ha nulla a che vedere con la tematica del celibato sacerdotale.
Questo per indicare che con la motivazione della pedofilia,
si dice di tutto e il contrario di tutto.
Carissimo Luigi,
molto interessante e stimolante il tuo articolo.
Io però spero rimanga il “celibato sacerdotale”, altrimenti per alcuni, il sacerdozio potrebbe diventare un mestiere come gli altri…
IL problema della pedofilia, penso sia “a monte”.
Come scritto da un articolo “linkato” qui sul blog alcuni giorni fa, non siamo di fronte ad un prete che diventa pedofilo, ma ad un pedofilo che diventa prete.
Questo è il nucleo centrale della questione, secondo me.
IL Prof. Vittorino Andreoli, nel suo bel libro edito da Piemme, intitolato “PRETI”(libro che mi permetto di consigliare, poichè molto interessante) lo spiega molto bene, e io condivido con la tesi del noto psichiatra che è questa:
“il rifiuto, per tantissimo tempo, dell’ingresso della Psicanalisi Freudiana nel discernimento del seminarista, futuro presbitero, non ha pemesso che in molti sacerdoti venissero a galla diverse problematiche emotivo-comportamentali….Soprattutto non ha permesso una “indagine” sul mondo dell’inconscio…
Ciò a mio modesto avviso, è il nocciolo della questione.
Solo negli ultimi anni, solo con l’ultimo documento sulla formazione del presbitero del 2006 si è fatta una parziale apertura all’ingresso della Psicanalisi Freudiana.
Non tutto, secondo me può essere affidato agli educatori del seminario, al padre spirituale o al rettore. Soggetti che, sono convinto lavorino in larga-larghissima parte con serietà; ma, a un certo punto occorre riconoscere il proprio limite e fare in modo che contribuisca alla valutazione del candidato al sacerdozio uno specialista psicoterapeuta, che, in collaborazione con il clero, presenti le sue valutazioni.
Un caro saluto a Luigi.
Un abbraccio particolare a Clodine, principessa, Roberto55, Matteo.
Ciao a tutti!!
F.
P.S. Caro Roberto, la scorsa settimana sono stato più o meno dalle tue parti; a Vicenza…città molto carina, con una Cattedrale molto bella.
Ciao.
Chiedo scusa per il fuori tema, ma se la notizia qui riportata corrisponde alla realtà (e sottolineo se), come si fa a non dire che viviamo in un regime autoritario e liberticida, in cui la libertà di espressione del pensiero è totalmente calpestata?
«Mai più espressioni del tipo ‘serve un uomo’. Si tratta, dice la Cassazione, di una vera e propria discriminazione nei confronti delle donne passibile di condanna per diffamazione. Un’offesa a tutti gli effetti che fa scattare il risarcimento a favore del gentil sesso. In questo modo la quinta sezione penale ha reso definitiva una condanna per diffamazione con tanto di cospicuo risarcimento nei confronti di un giornalista di un quotidiano di Caserta e del suo interlocutore, un sindacalista della Cisl, colpevoli di aver pubblicato un articolo sul carcere di Arienzo diretto da una direttrice donna Carmela Campi, in cui si diceva testualmente ‘Carcere, per dirigerlo serve un uomo’.
Secondo la Cassazione correttamente l’articolo è stato ritenuto diffamatorio dalla Corte d’Appello di Salerno nel febbraio 2009 in quanto l’espressione “è riferita al solo fatto di essere una ‘donna’ gratuito apprezzamento contrario alla dignità della persona perché ancorato al profilo, ritenuto decisivo, che deriva dal dato biologico dell’appartenenza all’uno o all’altro sesso”.
Per aver sostenuto che nel carcere era meglio la gestione di un uomo rispetto di quella al femminile, l’articolista e il suo interlocutore sono stati condannati dalla Corte d’Appello di Salerno ad una multa per diffamazione e a risarcire la direttrice offesa con 7.000 euro. Inutile il ricorso in Cassazione volto a dimostrare che nell’articolo, che tra l’altro voleva mettere in evidenza i difficili rapporti sindacali con la direttrice, si era esercitato il diritto di cronaca. Piazza Cavour (sentenza 10164) ha respinto il ricorso e ha evidenziato che correttamente i giudici di merito hanno ritenuto che la frase ‘sarebbe meglio una gestione al maschile’ è “oggettivamente diffamatoria ed è da sola idonea ad affermare la responsabilità sia dell’intervistato che dell’intervistatore”.»
Se i fatti sono quelli riportati, vuol dire che per la nostra magistratura l’espressione della convinzione che uomini e donne abbiano attitudini diverse (idea ovviamente discutibile e criticabile) è un reato. Ma vi rendete conto dell’abisso in cui siamo precipitati? Pensare diversamente è un reato.
Sentenza almeno “strana” (per usare un eufemismo), e non è la sola di questi ultimi giorni: ieri, ad esempio, la stessa Suprema Corte ha sancito – se ho ben capito da quanto scritto dai quotidiani odierni – la prevalenza del provvedimento d’espulsione dell’immigrato straniero “irregolare” sulla sua possibilità di restare accanto ai propri figli, pur se regolarmente iscritti in una scuola della Repubblica Italiana (ciò che mi ha ancor più “sbigottito”, sempre per restare in ambito d’eufemismo”).
Oltre non mi sbilancio nel commento perchè, Leonardo, ti dirò che, per esperienza diretta, mi fido poco o nulla dell’esattezza e precisione con cui i giornali usano raccontare le vicende giudiziarie e riportare il contenuto delle sentenze: se troverò, Leo (a proposito: in questo fine – settimana sarò dalle tue parti, a vedere la Mostra di pittura a Rimini – Castel Sismondo), tempo e modo di recuperare il testo del provvedimento, tornerò volentieri in argomento.
Ricambio di cuore il saluto dell’amico Fabricianus.
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Quello che mi pare Luigi voglia dire nel suo articolo è che mentre un tempo c’era un grande numero di candidati su cui scegliere i futuri preti , oggi la Chiesa deve accontentarsi di quei pochi , ancorchè umanamente poco equilibrati, elementi che desiderano ancora farsi prete… , dunque per ovviare alla crisi delle vocazioni la Chiesa deve per così dire offrire condizioni di vita più agevoli. il candidato potrà farsi una famiglia, avere dei figli, insomma le condizioni di lavoro saranno migliori ( magari gli si darà anche la macchina parrocchiale !!!! ). Solo così si presenteranno candidati migliori….
E’ un ragionamente molto pratico , molto realista e mi pare molto sconsolato.., potrebbe farlo un ateo, ancorchè devoto.
Dove trovano posto in questo scenario umano troppo umano concetti come “vocazione” , come misteriosa chiamata, come sacerdozio dono , come Sacro ?
se poi come vuole Matteo ci mettiamo pure l’intervento dello psicologo o lo psicanalista ( che dovranno essere rigorosamente non cattolici, per essere obbiettivi) nella scelta dei candidati sacerdoti ecco fatto, tutto si trasforma nella consueta scelta del personale, come si fa nelle aziende..
il candidato porti un curriculum , verranno valuate le due sue doti ecc. ecc.
dopo il partito-azienda, l’ospedale-azienda, avremo la Chiesa -azienda con tanto di Ufficio Risorse Umane .?????….Questionari psicologici da compilare?
“Tu sarai Sacerdote in eterno , alla maniera di Melchisedeh”.
come siamo lontani ormai , nel mondo di oggi, da queste misteriose parole,
come lontani dal senso del Sacro.
Sì, anche il celibato dei preti cattolici , ultimo “simbolo” di un epoca passata
è destinato a scomparire…il mondo de-sacralizzato del tutto , cioè completamente privo della dimensione che vada oltre la banalità terrena,
non farà più differenza tra un prete e un altro lavoratore qualsiasi, il sacerdozio sarà un lavoro come un altro, un lavoro socialmente utile, del resto è già così.. e .. tanti saluti a Melchisedech!
MC
io invece penso che nonostante l’enorme diminuzione numerica, il clero di oggi sia complessivamente e proporzionalmente più motivato e sincero.
Il fatto che ai vescovi brucino le mani e ordinino candidati di ogni tipo non deve ingannare: quanti per fame o per interesse entravano in seminario un tempo?
e quanti pedofili diventati sacerdoti? vi ricordate il film “State buoni se potete?”, non era un corista anche quella ragazzina che si fingeva un maschietto (o viceversa?).
E le poesie del Belli a chi le lasciate?
non sono un sociologo, ma non sarei così superficiale nella lettura di certi dati.
Sono d’accordo solo in parte con FABRICIANUS.
E’ la persona malata infatti che decide di farsi aiutare…
Ma se non si riconosce come bisognosa di aiuto, riesce a farsi
scivolar via tutte le domande del più bravo psichiatra.
E riconoscere queste persone é davvero difficile…salvo poi
accorgersi di bambini/e di soli 6-7 anni che simulano atti sessuali.
Ma a quel punto é già troppo tardi
sono d’accordo con Maioba, anche perchè le statistiche recentemente eseguite mostrano invece che la diminuzione del sacerdozio nei paesi occidentali è compensata dall’aumento nei paesi africani e asiatici. Tanto che se ricordo bene il saldo è positivo.
Salutando Mansi vorrei però dirgli che se sono d’accordo che il celibato non potrà mai essere eliminato dato che -sacerdozio o no- è sempre un valore e un dono di Dio, non è corretto ritenere il sacerdozio sposato un’eccezione nella Chiesa universale. Non lo è nè storicamente, nè strutturalmente. Nelle Chiese orientali ad esempio -che sono parte della Chiesa a tutti gli effetti- non è affatto un’eccezione alla regola celibataria, ma due regole di pari rango. Così l’ammissione dei sacerdoti sposati anglicani non è eccezione, ma legge del caso concreto, equità canonica. Tutta un’altra cosa.
D’accordo con l’osservazione di Maioba, secondo paragrafo: non chiediamoci solo perche’ diminuiscono le vocazioni al sacerdozio; chiediamoci anche perche’ erano cosi’ tante 50 o 60 anni fa…
Ragazzi: non e’ lavoro degli psicologi (che non devono necessariamente essere psicoanalisti e/o freudiani) decidere sulla vocazione o meno del candidato; il loro lavoro/servizio e’ sulla maturita’ umana della persona, incluso affettivita’, …sulle consistenze e inconsistenze… Nel lunghissimo intervento di Matteo ci sono vari punti chiave della questione.
Avrei qualcos’altro da dire sulla formazione, discernimento, psicologia, etc…ma il tempo mi tradisce.. a presto! Buona domenica.
24ore Invia Stampa. 13.03.2010
CdV, 10:28
PEDOFILIA: S. SEDE, VESCOVI DENUNCINO A GIUSTIZIA CIVILE
“Non imponiamo ai vescovi di denunciare i propri sacerdoti, ma li incoraggiamo a rivolgersi alle vittime per invitarle a denunciare quei sacerdoti di cui sono state vittime. Inoltre li invitiamo a dare tutta l’assistenza spirituale, ma non solo spirituale, a queste vittime”. Lo afferma mons. Charles J. Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede.
‘In alcuni paesi di cultura giuridica anglosassone, ma anche in Francia – ricorda – i vescovi, sono gia’ obbligati alla denuncia con un gesto paragonabile a quello compiuto da un genitore che denuncia un proprio figlio. La nostra indicazione in questi casi e’ di rispettare la legge’ .
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Similitudini.
Dal film divorzio all’italiana, scena della predica dal pulpito: non vi dico di votare Democrazia Cristiana, ma di votare un partito che sia democratico e cristiano.
Ricordavo a mente ma la frase esatta è:
Il parroco (Antonio Acqua)
E perciò, miei cari e fedeli amati concittadini, io vi esorto a dare il vostro suffragio a un partito che sia popolare. E cioè democratico. E quindi rispettoso della nostra fede cristiana. Un partito, per concludere, che sia democratico e cristiano.
“L’Annuario Statistico della Chiesa offre nella sua ultima edizione, recentemente pubblicata, i dati sull’azione della Chiesa nei cinque continenti durante il periodo 2000-2007. Secondo lo studio, preparato per l’Ufficio Centrale di Statistica della Santa Sede e pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, i sacerdoti in Europa sono passati dal 51% del totale mondiale a meno del 48%, mentre in altri continenti le tendenze sono diverse.
Malgrado la diminuzione, in Italia, Francia e Spagna vi è ancora quasi la metà dei sacerdoti europei e di questi quasi la metà sono Italiani. Allo stesso tempo c’è un notevole impulso in alcuni paesi dell’Europa Centrale, soprattutto in Polonia. Il rapporto sottolinea una tendenza positiva anche in Ucraina, Romania, Ungheria e Austria.
Al contrario, il numero di seminaristi in Europa è sceso di un 17% dal 2000 al 2007, in particolare in Spagna e Belgio, ma anche i paesi dell’Europa centrale e orientale(Ungheria, Lituania, Romania e Slovenia).
Tuttavia il numero complessivo di seminaristi è aumentato tra il 2000 e il 2007 del 4,83%, passando da 110.583 a 116.000, aumento che va attribuito all’Africa e all’Asia, dove il ritmo di crescita è stato rispettivamente del 21,32% e del 20,35%. Nigeria, Repubblica del Congo, India e Filippine spiccano per la quantità di seminaristi che raccolgono.
Altrettanto è accaduto con i sacerdoti di questi continenti, mentre l’America e l’Oceania tendono a mantenere stabili le loro quote. Quelli dell’America rappresentano quasi il 30% dei sacerdoti di tutto il mondo e quelli dell’Oceania qualcosa più dell’1%.”
http://www.acs-italia.glauco.it/pls/acsitalia/v3_s2ew_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=1492
circa il rapporto tra discernimento e supporto psicologico, ormai fa pienamente testo quanto indicato dalla CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA
ORIENTAMENTI PER L’UTILIZZO DELLE COMPETENZE PSICOLOGICHE NELL’AMMISSIONE E NELLA FORMAZIONE DEI CANDIDATI AL SACERDOZIO
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccatheduc/documents/rc_con_ccatheduc_doc_20080628_orientamenti_it.html
Io non porrei tanto l’accento su celibato si, celibato no…perchè se si è tendenzialmente, costituzionalmente portati al tradimento si continuerà imperterriti a tradire la chiesa, la moglie, gli amici, sia che si è un religioso o meno. Stesso discorso se si è pedofili: se non ci si cura tale si resta, a prescindere che si sia prete o laico, la cosa non cambia di una virgola.
sarebbe dissacrante e profondamente ingiusto attribuire al celibato dei preti tutti gli scandali di derivanza sessuale. Per carità, siamo realisti dai!
Io mi soffermerei invece su quel voto etichettato come “castità” imposta- della quale non si capisce bene a cosa è riferita, cosa si intende per castità.! Dal momento che la religione cristiana discendente dal giudaismo ha le idee ben chiare aull’argomento. Sappiamo come il sacerdote veterotestamentario rispettasse in toto a livello cultuale la purezza esteriore astenendosi dal sesso e da tutto quanto potesse contaminare la sua purezza in vista della sua chiamata. Ed è chiaro che un uomo di Dio, o di un dio, o che anche semplicemente adorando un totem sa che deve astenersi da tutto quanto potrebbe vanificare un eventuale rito, qualunque esso sia.Lo stesso Gesù prima di evocare il Padre si allontanava, sie estraneava da tutto quanto potesse distrarlo.
Con Gesù: l’unico vero sacerdote tanto la prospettiva cambia. Tanto che vi fu un tempo, durante la caduta dell’impero, in cui al clero era affidata la predicazione, nessuna separazione tra clero e laicato, pensiamo a Tertulliano, Cipriano, Basilio, non erano preti…Agostino fu nominato vescovo ma era un laico che ne aveva fatte di cotte e di crude…
Cosa si intende per “castità”, cos’è questo voto che si pretende, che sembra veicolare un pensiero sessuofobico castrante. Cos’è sta’ castità che pesa come un macigno e che diventa una clava se solo lo sguardo di un chierico si posa su un ginocchio scoperto.
Il sacerdote non può essere un “mestiere”, quella è una VOCAZIONE e come tale deve essere vissuta e se è vissuta in piena coscienza e consapevolezza, allora si è anche maturi da capire che affettivamente si può essere esposti a tutto, e che solo attraverso un lavoro su se’ stessi si può arrivare alla castità voluta, cercata, anche sbattendoci la testa e bruciarsi può rappresentare un momento di crescita affettiva ma che stimola alla vera scelta di quella missione!Allora si che si arriva in piena coscienza senza bisogno di voto capestro a restare in sintonia circa la propria vocazione. La castità dve essere raccomandata. non IMPOSTA come voto, perché si pecca anche con il pensiero e viene vissuta come un fallimento, che porta il sacerdote a confrontarsi con crisi e frustrazioni. .
Ecco perche san Luca critica il sacrdote veterotestamentario -di cui il sacerdote del nuovo testamento ne ricalca appieno le sembianze è qui l’errore- andatevi a leggere Luca 10,31 addirituura contrappone per superiorità l’eretico samaritano, né giammai Gesù stesso si definì tale e, dulcis in fundo nella epistola agli Ebrei 13,8 si ribadisce che solo Cristo è il sommo sacerdote oggi e domani e sempre, unico intermediario per i fratelli. Questo dovrebbe far capire che solo Cristo Gesù è esente da peccato.
Noi siamo creature e come tali dobbiamo fare degli sforzi enormi, un cammino di ascesi infinito per arrivare solo al mignolo di Cristo. Per questo il sacerdozio veterotestamentario non può essere valido nella visione cristiana, mentre vale esplicitamente una regola : La carità, non intesa nel senso di “facimmo l’ammore” , questa è una mistificazione della carità. Ma la carità nel senso di porre Dio davanti a tutti e a tutto in piena coscienza.
Ah perdonatemi…ho omesso di salutare il mio carissimo Fabricianus…
Volevo ancora oggiungere una piccola chiosa: in base alla mia esperienza, conoscendo abbastanza da vicino questo aspetto, anche per aver frequentato parecchi anni la facoltà di teologia, gomito a gomito con seminaritsti e chierici ecc…posso garantire che in merito al discernimento i superiori talvolta cadono in errori sconvolgenti anzi clamorosi.
Ho conosciuto chierici tutti inchini e obbedienza che alle spalle ne combinavano di tutti i colori, e altri che sembravano i furbetti del quartierino riuscire splendidamente. A conti fatti, memorizzando, su 10 ordinati 6 dileguossi entro il settimo anno, alcuni dei quali sposati con figli a carico. Ricordo un chierico dell’ex unione sovietica, attorno alla trentina, mio compagno di banco all’U.P.S il quale dopo la licenza lo rispedirono al mittente con il bollo stampato a tergo di “non valido”, in seguito si fece prete diocesano ed ora è un bravo missionario . Come vedete, nessuno ha la palla di vetro, né esiste la radiografia dell’anima.
Vi leggo sempre.
Credo che sarà un buon pastore chi desidera e riesce ad essere uomo. Il vangelo è quanto di più umano e umanizzante si possa trovare: il punto è che molto spesso in seminario si formano scrupolosi funzionari del sacro e lacunosi operai del vangelo. Il seminario così come è si presta ad essere un po’ – non sempre per fortuna – rifugio di personalità irrisolte che in molti casi accedono agli ordini e poi sono un problema per se e per gli altri con molte sfumature fino ai casi più orribili di pedofilia.
Un sistema c’è: far stare i chierici con la gente e non solo il sabato pomeriggio, prevedere che il percorso di studi avvenga in mezzo al popolo che poi i pastori saranno chiamati a servire.
Creare una rete di parroci svegli che sanno valorizzare le diversità dell’umano ma che sanno anche cogliere le ombre e a loro affidare due o tre seminaristi. Così facendo, un candidato agli ordini lasciato in oratorio PRIMA dell’ordinazione verrà subito identificato in modo piuttosto sano e realistico dalle mamme, dalle catechiste, dalla gente e questa visione verrà mediata dal parroco. Questo processo ancora si fa ma in modo formale e spesso si intervistano persone che non conoscono davvero i candidati che sono ormai in seminario, da oltre un quinquennio se si tratta della vigilia dell’ordinazione.
Secondo me la gente è sana e capisce subito se uno “slunga i mann – allunga le mani” o peggio.
La gente capisce in genere in modo oggettivo se lo sguardo è torbido.
In questo modo si verrebbe incontro anche a coloro che desiderano servire il vangelo ma da coniugati-presbiteri. Ricordo che non esistono i preti sposati, ma gli sposati che divengono presbiteri si, anche nella chiesa cattolica. Credo che questo sia il momento opportuno per valorizzare davvero il celibato e aprire le porte del ministero anche a uomini coniugati come nella chiesa d’oriente e in quella anglicana.
Vedo di battere tutti sul tempo e di salutare per primo il rientrante Ignigo. Caro diacono, hai visto che pochi post fa Clodine ti ha ordinato sacerdote?
Su questo blog siamo avanti…
Concordo. E credo cje sia giusto ammettere al sacerdozio anche coniugati, pur prevedendo (comer le Chiese d’Oriente) la possibilità di accedere all’episcopato solo per i celibi (o vedovi).
E credo che sia opportuno avvalersi, nei seminari, anche delle moderne scienze umane, come la psicanalisi: non è certo il toccasana, ma può servire. Il sacerdozio è certo una vocazione (come anche il matrimonio), ma la grazia divina non piomba necessariamente dall’alto all’improvviso, può servirsi liberamente anche di mezzi umani.L’appello alla grazia, discepolo, non può diventare un alibi per evitare di affrontare aspetti sociologici e psicologici che incidono concvretamente sulle scelte delle persone (seminaristi compresi).
La logica cattolica è quella dell'”ert…et”, non quella dell'”aut… aut” (a parte casi particolari).
Non credo che ci sia malafede nella scelta di molti vescovi di ordinare preti uomini affettivamente immaturi: accanto alla fallibilità delle valutazioni dei direttori di seminario e dei direttori spirituali, esiste l’imprevisto, ed esiste talora la sofferta decisione di ordinare preti seminaristi non “eccellenti” piuttosto che lasciare sguarnite intere comunità, confidando nella grazia di Dio.Si tratta di una scelta criticabile ma non intrinsecamente malvagia: come la scelta di dare i Sacramenti (con la motivazione per cui “non possiamo dimostrare che non ci sia un barlume di fede” e “non dobbiamo spegnere lo stoppino dalla fiamma smorta”) a chi non ha maturato una convinta opzione cristiana . O, sul piano profano, la decisione di un giudice di sorveglianza di far uscire dal carcere, per “dargli una possibilità”, un detenuto che poi magari commette un altro delitto. Spesso si tratta di scelte sofferte tra due alternative poco allettanti.
Visti i risultati, credo che sia opportuno un maggiore rigore, senza per questo giudicare in modo frettoloso i vescovi che hanno agito diversamente.
non sono affatto d’accordo.
I presbiteri sono ordinati per un ministero nella chiesa, non per se stessi.
Certo che tutti siamo affettivamente perfettibili, ma questo non significa che si possa dire: “Confidiamo nella grazia, il candidato migliorerà”. Balle dimostrate dai fatti.
No al buonismo
discepolo scrive, 13 marzo 2010 @ 8:34 =
“se poi come vuole Matteo ci mettiamo pure l’intervento dello psicologo o lo psicanalista ( che dovranno essere rigorosamente non cattolici, per essere obbiettivi) nella scelta dei candidati sacerdoti ecco fatto, tutto si trasforma nella consueta scelta del personale, come si fa nelle aziende..”
—————————————-
Di grazia,
Discepolo, in quale commento io ho proferito quello che tu mi appropri?
Carità vorrebbe, che prima di addebitarmi quelle parole o concetti che io non ho mai scritto,
ci si assicuri di aver riletto bene ….
Per carità,
anche io sbaglio, spesso.
E in un ultimo caso,
facendo un riferimento ho fatto uno sbaglio sul vangelo di Giovanni.
Un condomino del blog me lo ha fatto notare,
e io con vergogna me ne sono scusato.
Mi auguro che anche Discepolo mostri la sua onestà.
Grazie
Per la cronaca,
io ho scritto di tutt’altra cosa,
avendo la fortuna di vivere a Roma, profondamente inserito nella realtà ecclesiale,
sapendo perfettamente cosa è la vita parrocchiale, diocesana e come si formano i sacerdoti, e quale è la loro vita.
Su questa tematica si stanno scrivendo molte cose non corrispondenti alla realtà.
Sarà un caso
ma gli unici che ne scrivono con proprietà di conoscenza, nei commenti sono due o tre che ci “stanno dentro”.
Ma la colpa non è dei laici…. Per carità,
ma della pessima comunicazione
tra gerarchia e mondo.
In fondo sono i mass media a dettare l’agenda delle pubbliche discussioni alla Gerarchia Cattolica,
e la gerarchia, interloquisce con il solito linguaggio di politicamente clericale,
permettendo poi ai media di fare le “traduzioni” arbitrarie.
In fondo questa confusione,
fa comodo,
alla Gerarchia, che ha bisogno di non farsi capire, per meglio esercitare il potere (come la politica italiana), il potere che non è “ministero di servizio eucaristico”,
ai Massmedia per tenere sempre alta la tensione che aiuta a vendere e continuare ad alimentare il mercato,
al mondo opulento, degli sfruttatori, dei mafiosi, dei bulli, degli evasori dal bene comune, per autogiustificarsi continuamente,
infine,
a Satana, l’angelo intelligentissimo, che ha dichiarato la sua indipendenza da Dio-Amore, affinchè il Regno di Dio iniziato da Gesù sia sempre in difficoltà, e… ci riesce benissimo.
In questo anno sacerdotale,
il Signore continua a parlare, anche attraverso gli eventi, e le vite delle persone,
ma molti laici e tanti nella Gerarchia,
capiscono fischi per fiaschi.
Ciao Ignigo74, amico mio, grazie per la tua presenza. Ti nominiamo spesso, ci manchi lo sai? Senti…è vero , come ben dice Adriano, che non sei ancora presbitero, ma il diaconato, di per sè, rappresenta già l’inizio del compromesso: la strada è segnata, e..quando si mette mano all’aratro, non ci si volta…per cui. Mi piacerebbe assistere alla tua ordinazione, se ce lo fai sapere chissà, Milano non è così lontana.
Hai ragione quando dici che la gente -specie noi donne- si accorge del prete farlocco, a volte slunga le man, altre indugia con l’occhiolin da pesce morto sul fondo schiena, oppure sul seno…tu lo vedi che vorrebbe con tutto se stesso desistere ma..nun c’ha fa’, è più forte de’ lui…nun ce la po’ fa!
Per contro ci sono anche quei preti dogmatici, tutti d’un pezzo che ti raggelano se solo osi stringergli un po’ più la mano. Quelli così inflessibili mi spaventano anche di più, perché sono di una aridità,di un deserto umanamente parlando, allucinante.
Non vorrei ti si rizzassero i capelli -e non cominciare a urlare- ti confesso, amico mio, che mi sarebbe tanto piaciuto diventare diaconessa, anzi, sacerdotessa…eh…Bella, la donna col collarino…Questa dell’ordinazione ai soli maschietti mi fa un po’ invidia!
A parte gli scherzi, mi sembra di percepire, sia da parte del Prof Savigni, che di maioba, Ignigo e un po’ tutti, che siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Che cioè celibato giammai potrà essere sinonimo di pedofilia, e che la castità non può essere imposta come un giogo, un capestro al collo di un animale, ma è un cammino interiore, una purificazione dei pensieri, del cuore, una catarsi…che si acquisisce mettendo in campo le virtù cardinali -Prudenza; Giustizia; Fortezza; Temperanza- siamo attrezzati…il Signore non ci lascia mai disarmati di fronte alla tentazione. E’ Dio che chiama, non gli uomini, e se Dio chiama, non c’è da aver paura, non lascia mai l’opera a metà, fa le cose fatte bene Lui e le porta a compimento.
Un bacione a ignigo
Alcuni di mia conoscenza che non furono ammessi al sacerdozio perché gli uomini non li ritennero all’altezza sono degli ottimi evangelizzatori, molto carismatici, che strappano moltissime anime al maligno e hanno il dono della profezia. Come direbbe don Mazzolari citando il Vangelo ” in Verità, anche se io tacessi parlerebbero le pietre”, e a quelli che gli imposero il bavaglio castigandolo rispose: «Meglio obbedire a Dio che agli uomini». La Parola di Dio non è legata e non conosce steccati.
Sulla dannata pedofilia, sulle cause e gli sviluppi di questa che chiamerei convenzionalmente “malattia”, la scienza ne sa abbastanza , si sono pubblicati valanghe di studi e se ne continuano a produrre.
Dove non è arrivata la scienza è la cura. Trattasi di malattia INCURABILE. Questa è allo stato l’unica cosa certa.
Per una esperienza diretta ho partecipato per alcuni anni allo studio e alla realizzazione di progetti riabilitativi per chi ha procurato e per chi ha subito violenza in una partnership tra i tre maggiori ospedali pediatrici italiani e la direzione di un istituto centrale della sanità nazionale.
Un progetto destinato ai centri delle ASL territoriali che si occupano delle forme del disagio infantile e giovanile e della famiglia.
La grande maggioranza dei casi avviene tra le mura domestiche allargate alla parentela e alle amicizie familiari che affidano a questi presunti amici uomini o donne che siano i propri figli per qualche ora.
Si tratta di percentuali incredibilmente elevate e in continua progressione, come avviene per l’uso di stupefacenti e/o alcool da parte di bambini di età scolare con tendenza a scendere dai 13 anni.
Una grande percentuale di adolescenti che hanno subito molestie, dai venti in su le ripetono su altri.
Tralascio l’altro grave fenomeno della pedofilia mascherata dall’incesto anche questo in notevole progressione, di cui non si parla mai.
Il pedofilo reitera senza sosta l’atto criminoso, così è.
Per questo sostenere che l’alternativa del matrimonio per i sacerdoti possa risolvere è un utopico esercizio di stile.
Luigi dice: “non è il celibato a scatenare l’abuso sui minori, ma la penuria di candidati al sacerdozio induce a volte i vescovi a largheggiare nell’ammettere all’ordinazione aspiranti di dubbia maturità affettiva.”
Se così fosse sarebbe oltremodo grave e imperdonabile e questi vescovi, nei casi accertati e provati di abusi loro o dei loro presbiteri, come disse Luigi tempo fa li “manderei” , accompagnati però da sonori calcioni nelle terga.
Leggo commenti di vescovi e importanti laici cattolici che chiedono di riduscutere la regola del celibato:
http://www.asca.it/news-PEDOFILIA__ANCHE_ARCIVESCOVO_AUSTRIACO_CHIEDE_DI_RIPENSARE_CELIBATO-901402-ORA-.html
http://www.asca.it/news-PEDOFILIA__PRESIDENTE_LAICI_GERMANIA__RIMUOVERE_OBBLIGO_CELIBATO-901632-ORA-.html
http://de.reuters.com/article/domesticNews/idDEBEE62C07320100313
E in Italia? Evidentemente solo qui ti stroncano la carriera se dici quello che pensi.
Nel 2010 avrei potuto celebrare 40 anni di sacerdozio, ma non sarà possibile, perché celebrerò 30 anni di matrimonio felicemente e , spero, cristianamente vissuto.
Mi incuriosiscono le notizie che riguardano gli ex preti, e non vi nascondo che mi sento prontissimo, col consenso di mia moglie e dei miei figli, a prestare, negli anni che mi restano da vivere, il servizio sacerdotale fra gli uomini.
Penso di non essere il solo a desiderare questo.
So anche che un simile cambiamento di vedute comporterebbe un cumulo di problemi per la Chiesa e per il magistero.
Ma è possibile almeno sperare?
«E in Italia? Evidentemente solo qui ti stroncano la carriera se dici quello che pensi».
Perdoni, don78, ma che lei studiasse da vescovo (come minimo), nel mio piccolo l’avevo sempre sospettato.
Come ti capisco don78….
Se taluni teologi che insegnano alla prestigiosa Pontificia Gregoriana, (e non solo)
potessero discutere in pubblico,
quello che possono permettersi di discutere in ambito estremamente privato…..
e sono tra i migliori teologi….
ma tu lo sai…
tanti altri fanno finta di non sapere…..
Per ora teologi e vescovi,
attendono di arrivare in tarda età, di non ricattabilità…
per dire del frutto dello studio, della preghiera, della ispirazione e della esperienza.
Stasera un amico teologo che esponeva in libertà,
un signore in perfetta buona fede, chiede:
“mi scusi Padre, dove insegna?”
Lui: “le è necessario saperlo”
e si continuò a parlare del Signore Gesù il Risorto vivo nel suo corpo-Chiesa.
Ma la Gerarchia, ha bisogno di questa schizofrenia, dissociazione,
non perde i migliori teologi e pastori,
e non corre il rischio,
di tagliarsi i “gioielli di famiglia”…..
don78,.
credo che senza giri di parole,
sappiamo perfettamente che tra celibato e pedofilia non vi sono necessariamente relazioni,
visto che la pedofilia è un orribile delitto che attraversa tutta la realtà umana, sposati o celibi,
uomini o donne,
cattolici, evangelici, anglicani, islamici, ebrei….
Rimane il fatto che in questo momento la tematica della pedofilia,
come ho già scritto precedente,
è usato in modo strumentale contro la Gerarchia Cattolica,
è già affermato che la confusione generata fa comodo a tutte le parti in gioco…
Sembra O.T., ma non credo proprio: http://blog.ilgiornale.it/tornielli/2010/03/10/il-papa-spiega-che-il-concilio-non-ha-creato-una-nuova-chiesa/
Rivedo il mio commento di ieri sera e penso che è troppo cattivo (soprattutto se cogliesse nel segno). Don78 ha solo trentadue anni, non è un vecchio marpione come Matteo. Come fanno i politici quando vogliono mostrarsi consapevoli delle loro magagne, “mi autosospendo” (e gli chiedo anche scusa).
Ah, spero si sia capito che sono favorevole, anzi favorevolissimo al matrimonio dei presbiteri.
Almeno quando nelle comunità o nelle assemblee ecclesiali si parlerà di problemi della famiglia, ed altro anzichè porporati, tromboni gonfiati, che pretendono di impartire lezioni ex cathedra avremo finalmente chi ne parlerà con cognizione di causa e credibilità.
Celibato o meno, c’è da chiedersi se le vocazioni siano promosse davvero, se l’albero venga scosso.
Una piccola diocesi italiana qualche anno fa stava per essere accorpata a un’altra.
Poca popolazione, piccolo territorio, clero anziano. Era morto il vescovo, un sant’uomo, ma stanco e di cultura mediatrice, non sempre adatta ai tempi nostri.
Credo ci fosse un solo seminarista.
Dopo mille problemi arriva il nuovo pastore, e si impone il programma del rapporto preferenziale coi giovani e dell’impegno vocazionale.
Oggi ci sono tre/quattro candidati in seminario.
Sempre poco, ma è pur vero che uno sforzo di attenzione, ascolto e accompagnamento vero aiuta eccome.
Non bisogna essere pelagiani, no, ma nella Chiesa basterebbe mettersi pure un pò a lavura’.
🙂
sono favorevole ad una maggiore flessibilità nell’associare sacerdozio e stati di vita, e quindi ad un’apertura del sacerdozio agli sposati nella Chiesa latina. Tuttavia vedo alcuni problemi che consigliano di evitare di semplificare troppo la questione.
Innanzitutto una questione di preparazione. Purtroppo bisogna riconoscere che non è frequente il caso di un laico che possa seguire una formazione adeguata al servizioni sacerdotale.
Occorre poi verificare che vi sia una stabile vita di fede personale e anche matrimoniale. Non va dato per scontato che una persona e una coppia siano in tale condizione solo perchè esteriormente appaia così. Occorre una percorso di discernimento al quale sottomettersi docilmente. altrimenti si possono creare problemi maggiori di quelli che si pensa di risolvere. Avere un prete celibe “incasinato” affettivamente è già un problema, ma avere un prete sposato con un matrimonio “incasinato” lo è molto di più.
C’è poi la questione della vita comunitaria. Una parrocchia organizzata intorno ad un prete sposato richiede di essere ripensata globalmente se non si vuole cadere nell’errore di “professionalizzare” il ruolo del sacerdote (tendenza del resto già presente nel modo in cui oggi alcuni preti interpretano il proprio ruolo).
Va infine pensata la misura e la modalità della coinvolgimento dell’attività pastorale che un prete sposato può e deve condividere con la moglie, con la quale vive un’unità sacramentale non divisibile per “aree”. Se sul piano dell’amministrazione dei sacramenti la moglie non può avere parte, sul piano dell’attività di governo ci si deve chiedere quale debba essere alla luce della stessa teologia sacramentale del matrimonio il ruolo della moglie.
Interessante il tiro a segno nei confronti dei preti, del sacerdozio uxorato o celibatario a seconda della propria soggettiva scuola di pensiero,
così come anche delle ricostruzioni fantasiose sulla formazione dei candidati al sacerdozio,
ognuno spara a caso,
credendo di fare centro.
Cherubino,
permettimi di essere profondamente meravigliato dalle tue parole,
è evidente che non ti è mai capitato di frequentare una parrocchia di rito orientale,
dove una comunità di cristiani cattolici od ortodossi si riunisce intorno alla mensa eucaristica,
presieduta dal sacerdote sposato.
Ve ne sono di persone straordinarie, che possono tranquillamente competere con il prete celibe.
La moglie del sacerdote, vive la coniugalità e con il suo sposo e con la comunità parrocchiale.
So che è difficile da capire,
ma sarebbe veramente cristiano,
prima di mettere sotto accusa
i possibili sacerdoti che possono vivere la vita coniugale,
come succede in buona parte del mondo occidentale, orientale, come nella Chiesa Cattolica,
sarebbe veramente cristiano,
entrare in una parrocchia magari di rito orientale,
e fare esperienza del sentimento ecclesiale della comunità che vive con il sacerdote e la sua sposa.
Mi rendo conto che è facile, fare pubblicità per liturgie nostalgiche,
e allo stesso tempo,
demonizzare,
i fratelli che vivono il sacerdozio ministeriale unito allo stato matrimoniale,
nella chiesa a fianco….
Eppure a Roma e in varie parti di Italia,
abbiamo diverse comunità cattoliche o ortodosse di rito orientale.
Tutti bravi a scrivere di liturgia,
partendo dai propri sentimentalismi,
ma la cognizione di causa?
Anche noi,
come tutti gli italiani che si sentono CT della Nazionale di calcio…
sullo stato celibatario o uxorato degli altri,
e senza nemmeno essere preti…..
In questo senso,
ringrazio il Signore,
di portare avanti la riforma nella Chiesa (semper reformanda),
anche attraverso Benedetto XVI.
Forse non farò in tempo a vederne i successivi frutti,
ma lo Spirito di Cristo,
continua sempre a rigenerare il Corpo di Cristo-Chiesa tutta.
Sì, sul celibato si può discutere. E’ solo una tradizione e come tale può essere discussa. Eviterei durezze e rigidità a priori che non servono a niente. “Importare” i sacerdoti è mettere una pezza, le vocazioni intanto scendono e i nostri preti invecchiano. Una soluzione va trovata. Di contro c’è un Islam che va avanti a testa bassa. Ed è subito Eurabia.
Per carità, qui non parliamo di crociate. Ma di evangelizzare un continente addormentato. Ne va del suo futuro non solo spirituale ma anche sociale.
Nino, nel 2003 nel carcere di Macerata si è tentata un’operazione di recupero dei pedofili. Risultato: zero.
Che ci siano stati vescovi che abbiano deciso di ordinare ragazzi un po’ discutibili confidando che “poi tanto si mette tutto a posto”, lo ha detto anche il cardinale Tonini. Personaggio che – Dio ce lo conservi – ha detto più volte: se affido un bambino al prete devo farlo in tutta sicurezza. E sostenuto questo Papa, attualmente nel centro del ciclone, nella lotta per la pulizia della Chiesa. Sosteniamolo con certezza e chiarezza tutti insieme.
Detto questo, ricordiamo ancora una volta che associare il celibato al rischio della pedofilia è fare chiacchiere da bar e non da Chiesa. Ringrazio chi in queste pagine rimarca questa distizione e chiederei di tenere separato comunque il dibattito. Che i preti abbiano moglie o no, nonostante le posizioni di ognuno, non tocca la questione dello stupro di un bambino (perché la pedofilia ahimé è questa). Condivido anche Luigi nell’analisi sul concubinato di alcuni sacerdoti in Africa: un amico missionario ebbe a dirmi una volta, tra il serio e il faceto, che la differenza tra un sacerdote rispettoso del celibato in Africa e uno che non lo rispetta è legata all’essere sobrio oppure ubriaco. Non credo che la moglie in questo caso potrebbe essere la soluzione. Ma smettiamola, come ho purtroppo letto da qualche parte, di sostenere che addirittura il celibato sia inderogabile per la Chiesa cattolica. Ce li abbiamo già in casa i preti sposati, e sono gli orientali. Quanto ai nostri, possiamo usare la soluzione degli ortodossi: sei celibe? Avanti col sacerdozio e il vescovado. Ti sposi? Resti sacerdote e basta.
Jonas, hai tutta la mia stima anche se non ti conosco. E voglio bene a quelli come te e Gianni Gennari. Lui una volta ha detto che il suo vescovo, quando chiese il permesso di sposarsi, gli rispose: “Sei arrivato troppo presto”. Ma prima o poi il tempo verrà.
Le vocazioni scendono anche perchè spesso manca un serio impegno per promuoverle e coltivarle.
Spesso non c’è traccia di direzione spirituale, di dialogo vero e profondo, di capacità di presentare la scelta consacrazione come bella, avvincente, realizzante.
Tale mancanza ha a che fare anche con gli strumenti: la “giornata vocazionale” può andar bene per degli adolescenti, ma oggi le decisioni della vita si prendono da adulti, e non è manco male che sia così.
Per gli adulti o i semi-adulti ci vuole un interlocutore, non una giornata.
Più di tante chiacchiere sul celibato, occorrerebbe – ripeto – mettersi a lavura’.
non credo che ci sia un legame tra pedofilia e celibato e posso convenire che a volte sull’ordinazione di qualche sacerdote c’è stata leggerezza. A pagarne le conseguenze sono le comunità. Ritengo che la prassi in uso in oriente di ordinare presbiteri anche gli sposati possa essere gradualmente introdotta anche in occidente. I flussi migratori che contribuiscono alla circolazione delle idee e all’integrazione delle culture e la presenza di comunità orientali cattoliche anche in Italia possono aiutare questo cambiamento che, credo, in poco tempo sarebbe bene accetto da tante piccole comunità parrocchiali ora prive di un parroco o alle quali sono destinati sacerdoti provenienti da altre culture la cui integrazione è molto problematica. Meglio uno sposato ordinato presbitero che un presbitero celibe proveniente da altre culture. Grazie Luigi, ti apprezzo per aver avuto il coraggio di aprire un piccolo dibattito sull’argomento. Spero che anche i media contribuiscano a far conoscere meglio la realtà già esistente. (E che dire degli anglicani che possono essere ammessi nella Chiesa cattolica?). Perchè loro si? Perchè gli orientali cattolici si? E i cattolici occidentali no? Solo tradizione-abitudine oppure altro?
Io mi trovo più sulla lunghezza d’onda di Tonizzo, e dell’amico cherubino nel senso che “avere un prete celibe “incasinato” affettivamente è già un problema, ma avere un prete sposato con un matrimonio “incasinato” lo è molto di più”.
Ma scusate, la storia a voi che approvate il matrimonio dei presbiteri, non ha insegnato proprio niente? Come dice la famosa canzone “gli uomini non cambiano”…e la grazia per quanto efficace non garantisce l’immunità dalle umane fragilità. Io mi fiderei poco di un sacerdote con moglie e figli costretto ad amministrare i beni della comunità ad esempio….?…qualche dubbio sorge spontaneo…Non è un caso se il celibato venne introdotto alla fine del VI secolo e a dispetto di una resistenza di diversi secoli e dopo un lungo cammino di travaglio della chiesa. Non dimentichiamoci i preti mondani del medioevo, i cappellani di corte, i principi della chiesa con quell’odioso nepotismo che ancora stenta a morire, purtroppo! Quello del sacerdote è un servizio denso di sacrificio,è un abbassamento esteriore spontaneo, che ti coinvolge per l’intera vita, fino alla morte e oltre, lo testimonia la stessa esistenza di Gesù e tale lo esige dal servitore. Come ci rammenta l’evangelista Giovanni (12,25):” Chi ama la propria vita la perde e chi odia la propria vita la serberà…perché dove sono io la sarà anche il mio servo….e il Padre l’onorerà”
Ribadisco la mia opinione, il sacerdote è meglio celibe.
Il consiglio evangelico ha il suo valore, specie se pensiamo a chi lo ha espresso.
Rilanciamo la preghiera per le vocazioni, e nelle famiglie e nelle parrocchie si invoglino i giovani additando l’esempio dei Santi.
Il resto lo farà chi è in alto…
Naturalmente se poi la Chiesa decide per aprire il sacerdozio ai coniugati… non mi trasformerò certo in un … “tradizionalista”…
e mi adeguererò alle decisioni del Magistero.
Continuo il post precedente.
Con un pò di realismo che non guasta mai……
succede anche che….. (e non dite che non è vero!!!):
coniugati che si lamentano del proprio matrimonio e esclamano: “ah mi fossi fatto prete”…..
preti che si lamentano del sacerdozio e esclamano: “ah mi fossi sposato…..”
ecco non vorrei che ci si aggiungesse la terza opzione……
“ma chi me lo ha fatto fare di sposarmi, ma chi me lo ha fatto fare di farmi sacerdote”…..
vanitas vanitatum et omnia vanitas…..
Da un visitatore che chiede di essere indicato come Alessandro ricevo questo messaggio:
Anch’io, come altri hanno già affermato su questo blog, ritengo non vi sia alcun nesso eziologio fra celibato e pedofilia.
Benché sia indimostrato che la pedofilia abbia una incidenza maggiore nel clero rispetto ai laici, credo che qualora così fosse la ragione andrebbe ricercata altrove.
Premetto di non avere conoscenze approfondite di psicologia, tuttavia ho letto recentemente un saggio nel quale si indicava come possibile fattore scatenante di comportamenti così gravemente lesivi di persone indifese una profonda rabbia repressa che viene erotizzata. In effetti in molti casi la violenza, anche non a sfondo sessuale, trae origine da rabbia covata a lungo e inespressa.
Se così fosse, ritengo, ma questa è una mia inferenza, che una qualche incidenza possa avere l’organizzazione fortemente gerarchizzata del clero. In una società in cui le persone che la formano non ricevono sufficiente attenzione ai loro bisogni e desideri o alle loro singolarità è possibile che si determini in alcuni forti sentimenti di frustrazione e rabbia che in soggetti predisposti possono sfociare in atti gravi quali quelli di cui si discute.
Quanto alla diminuzione del numero di presbiteri, penso che, senza modificare il vincolo del celibato, una soluzione potrebbe consistere in una maggiore valorizzazione del diaconato.
Una osservazione a ciò che scrive Alessandro
“qualche incidenza possa avere l’organizzazione fortemente gerarchizzata del clero”.
Caro Sig. Alessandro, le Forze Armate ed i Corpi militarmente organizzati sono anch’essi fortemente gerarchizzati, e fortunatamente questo non avviene, così come non avviene in aziende in cui i processi decisionali sono fortemente gerarchizzati, così come quelli legati al ciclo produttivo.
Lo stress crea stressati, non pedofili.
Parlo per esperienza, svolgendo uno dei lavori stressanti ed ansiogeni al massimo livello, ma ne io ne i miei colleghi andiamo poi in giro a violentar bambini (grazie a Dio, ci mancherebbe altro).
La pedofilia è una devianza, purtroppo vecchia quanto il mondo, e può colpire tutti e chiunque.
Secondo me è necessario tenere separate le due cose, pedofilia celebato non si possono accostare così semplicemente.
Sul celibato: sto leggendo alcuni libri di e su Carlo Carretto, del quale ricorreranno il prossimo 2 aprile i 100 anni dalla nascita. Mi pare di ricordare che già parecchi anni fa prefigurasse una sorta “celibato facoltativo”.
Il suo intervento, caro Luigi, è senza dubbio salutare, e merita un approfondimento; d’altra parte le “gerarchie” mi sembrano poco propense ad intavolare almeno una discussione.
Che ne dice: nel prossimo futuro, quando si celebreremo i cento anni dalla sua nascita, potremo dire “Lugi Accattoli l’aveva detto!” (o forse sarà per i 200 anni ?)
😉
Cherubino, non sono d’accordo. Le Chiese orientali sono chiese “particolari” nella Chiesa universale che per tradizioni locali e quindi “particolari” fissate in un suo diritto (anch’esso “particolare”) ammettono al sacerdozio uomini sposati; la pienezza del sacerdozio, l’episcopato, viene data però solo a sacerdoti non sposati segno evidente che le due “cose” non sono sullo stesso piano e l’ordinazione di uomini sposati è un’eccezione (non parlo di eccezioni numeriche) anche in quelle chiese e che la Chiesa universale accetta in quanto tale solo per quelle chiese particolari.
L’ammissione al sacerdozio di uomini sposati nella Chiesa di rito latino non arriverà mai.
http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=3&id_n=17709 :
“Personalmente credo che la questione riguardi principalmente l’educazione vissuta nei seminari e la concezione di fede ivi che è stata comunicata. In particolare nella non consapevolezza che la fede è capace di generare una antropologia adeguata. Si tratta della proposta di un cristianesimo impaurito della vita: ma tale cristianesimo non ha armi, non solo contro gli abusi sessuali, ma neppure per sostenere una presenza di Chiesa convincente, entusiasmante, creatrice di forti personalità.”
Mandis, innanzitutto è del tutto chiaro che il celibato dei sacerdoti non è norma divina ma canonica. Che in base ai tempi e alle circostanze è liberamente gestibile dalla Chiesa. Ribadisco che il matrimonio del prete non è considerabile un’eccezione. E pure fosse inquadrabile come lex specialis, è esattamente il contrario di ciò che lei dice: la legge speciale ha una forza maggiore della legge “normale”. E comunque non è presente solo nelle Chiese orientali e la possibilità di ordinare preti sposati non è legato ad un Chiesa “sui iuris”, ma è una possibilità per tutta la Chiesa universale, se il papa lo volesse.
Sulle “Chiese particolari” la concezione che lei esprime non è corretta, ma mi riservo di approfondire la cosa più tardi, dato che ora non ho tempo…
Lycopodium, mamma mia…..
detto senza offesa per te che hai postato il link, e per l’autore dell’articolo,
ma il tutto mi sembra un multiconcentrato a-vitaminico dei peggiori luoghi comuni e inesatte percezioni spacciate per verità, il tutto con tono similar-apologetico-apocalittico-siamo-solo-noi-quelli-buoni-senza-di-noi-il-nulla, e paradossali affermazioni successive che smentiscono quelle appena precedenti.
Non scendo nei dettagli, ma forse chi lo legge o ri-legge se ne accorge.
Leggo anche un connotato politico sottinteso… (e qui può darsi che sia una mia percezione errata)
Insomma ci vuole …fegato… (e che fegato!), oltre al palato e tubo digerente e stomaco annesso in acciaio inox per sorbirsi l’articolo.
Sarà forse la mia ignoranza che non mi fa capire, o forse la notte insonne che mi offusca, o la scarsa simpatia che nutro per certi “ambienti”…..
ma qui è proprio il caso di dirlo, una vagonata di sana, sanissima umiltà, e una ancor più grossa dose di meditazione dei temi, nonchè autocritica, forse potrebbe giovare perlomeno ….”un pochino”…
Cherubino sul codice di diritto canonico delle chiese cattoliche orientali (che hanno la stessa disciplina delle “ortodosse”) si parla proprio di “sui iuris” e viene usato l’aggettivo “specialis”. Chiaramente non sono termini usati per capriccio ma perchè si addicono a speciali consuetudini di ordinare uomini sposati nelle chiese orientali, consuetudini poi diventate tradizioni a loro volte divenute diritto (un diritto chiaramente particolare perchè non è valido ovunque nella Chiesa, ma solo in quelle chiese particolari).
“Se il Papa volesse” non mi pare un argomento valido, finora il Papa ha sempre ribadito che per la Chiesa di rito latino le cose non cambiano e non cambieranno (trovami un Papa che ha detto il contrario).
il discorso è più complesso, caro Giovanni.
Il Diritto Canonico si distingue in:
Codex Iuris Canonici
e
Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium
“sui iuris” indica che hanno un diritto proprio, altrettanto valido quanto quello della Chiesa latina. Infatti il can. 1 del CIC afferma:
I canoni di questo Codice riguardano la sola Chiesa latina.
Il papa promulgando il CCEO disse:
“Formuliamo altresì l’auspicio, già espresso nel mese di giugno 1986, che nel Codice or ora promulgato le venerande Chiese d’Oriente “possano riconoscere non solo le loro tradizioni e discipline, ma anche e soprattutto il loro ruolo e la loro missione nel futuro della Chiesa universale e nell’ampliamento della dimensione del Regno di Cristo Pantocrator” (AAS 79 [1987] 195-196) e che esso possa essere davvero “vehiculum caritatis” al servizio della Chiesa. ”
IL CCEO pertanto non riconosce semplciemente leggi e statuti e tradizioni delle chiese d’oriente, ma un ruolo e una missione nella chiesa universale e nell’ampliamento del Regno di Cristo…
Per cui non è una cosa così improbabile… del resto anche l’accoglienza degli anglicani con l’Anglicanorum Coetibus poggia sulla stessa analogia orientale
appunto caro Maioba, le “loro” tradizioni particolari (orientali) che la Chiesa riconosce a accetta in quanto particolari, e che solo lì sono valide, non nel resto della Chiesa.
Gli anglicani che tornano alla Chiesa universale entrano a far parte del rito latino e quindi vale per loro il codice della Chiesa di rito latino. Per gli anglicani l’eccezione è ancora più eccezionale, perchè per loro c’è solo la possibilità di richiedere l’ordinazione alla sede apostolica. Per gli anglicani non essendo chiesa e non avendo la successione apostolica non c’è la consuetudine poi diventata tradizione e quindi non può esserci nemmeno il diritto, c’è solo una concessione particolare vagliata dalla Sede apostolica finchè le cose torneranno nella norma della Chiesa di rito latino.
Incuriosito dalla stroncatura di Ubi e mettendo alla prova il mio tubo digerente (cosa che in questo periodo, per la verità, non potrei fare) ho letto l’articolo di don Gabriele Mangiarotti linkato da Lycopodium e non l’ho trovato indigesto: fornisce delle risposte tipiche di don Giussani e di CL, un cristianesimo dinamico, non “clericale”, che dall’incontro personale con il Signore fa discendere un forte e chiaro senso della fede a cui siamo chiamati, con un dinamismo – appunto – e un ottimismo della volontà che trae forza dal suo essere in piena sintonia con il Magistero.
Ogni crisi nella Chiesa è crisi di fede, l’analisi verrà da un movimento che magari non piace, ma è sbagliata? Credo che se la radio dell’intervista avesse avuto un altro nome i problemi “digestivi” di Ubi (e, ne sono certo, di altri) sarebbero stati mitigati, del resto lui stesso in qualche modo l’ha detto.
non ho capito il tuo ragionamento Giovanni, soprattutto da dove derivi le tue sicurezze. I documenti della chiesa non sono così categorici
Celibato si’, celibato no…LUIGI si addentra in una previsione secondo me non troppo azzardata….chi vivra’ vedra’!
CLODINE: faro’ un appello per proporti consulente dei team formativi dei seminari romani (sei di Roma?)..vedo che c’hai occhio e…molto pratica pratica. Il buon senso -almeno dai tempi di Santa Teresa d’Avila…- anche nel tema affettivo, continua ad essere una caratteristica che a volte latita in tanti psicologi e…teologi… (oops…ho pronto lo scudo!). Comunque CLODINE -cosi’ tra di noi in semplicita’- qualche sciocchezza l’hai pure detta quando parli della castita’…che non e’ da confondere necessariamente con il celibato!!!! Il tuo/nostro amico Ignigo te lo puo’ spiegare bene, ne sono sicuro. E nel caso sia necessario sono disposto a darti qualche suggerimento sul tema… 🙂 🙂 Parlo seriamente eh! Da non dimenticare: non si consacrerebbe bene, colui/lei che non si sposerebbe bene; non si sposerebbe bene, colui/lei che non si consacrerebbe bene! (e se i miei congiuntivi e condizionali sono andati a p…., perdonami).
LYCOP: il tuo link delle 8:51…ho cominciato e non potuto finirlo! Mannaggia che stomaco che avete per leggere certi blog…(e non mi riferisco al post di Tornielli). O -scusami- semplicemente avete tempo da perdere? Ho visto che anche CHERUBINO (ma e’ il nostro Cherubino?) si cimentava in cercare di far ragionare qualche… … beh, lasciamo perdere. Si vede che tutti e due volete proprio santificarvi!!!
GERRY, ben tornato…era un po’ che non la leggevo! Onestamente anche io, come Humilitas, cominciando la prima riga…radioformigoni…(mannaggia, ma su…ma ‘sti cavoloni di politici ma che schifo di autoreferenzialita’…ma che pena!) mi e’ venuto un conato…lo confesso, un conato di vomito! Ho letto poi tutto l’intervento e la testimonianza di Don Giussani -santo sacerdote, che non e’ il “mio” santo- e’ bella e suggestiva (incluso il suo breve commento sulla crisi di chiesa-crisi di fede). E’ vero. Mi aiuta a finire bene questa giornata.
Last but not least, LEONARDO, spero che la tua autosospensione duri solo qualche giorno…le tue frecciate (o sassate?) a volte fanno reagire. Persino nell’ultimo tuo post dove appari con il capo inchinato e cosparso di cenere…non ti risparmi ha…”non e’ un vecchio marpione come…” Sei terribile!
Grazie ancora a tutti x gli interessanti contributi. A domani (forse).
Cosa non hai capito? Il Diritto delle Chiese orientali è un diritto particolare o ha valore per tutta la Chiesa? Gli anglicani sono ammessi nella Chiesa di rito latino? Immagino che tu conosca la “Lettera Enciclica Sacerdotalis Caelibatus” di Paolo VI, caro Don Marco. Ti sembra che muova verso una rimozione del celibato? I Pontefici successivi hanno mostrato indirizzi differenti rispetto a Paolo VI ai suoi predeccesori?
dalla summenzionata enciclica
“II. IL CELIBATO NELLA VITA DELLA CHIESA
35. Troppo lungo, ma assai istruttivo, sarebbe lo studio dei documenti storici sul celibato ecclesiastico. Basti l’accenno seguente. Nell’antichità cristiana i Padri e gli scrittori ecclesiastici testimoniano la diffusione sia in Oriente che in Occidente della pratica libera del celibato nei sacri ministri, per la sua alta convenienza con la loro totale dedizione al servizio di Cristo e della sua Chiesa.
La Chiesa d’Occidente
36. La Chiesa d’Occidente, fin dagli inizi del secolo IV, mediante l’intervento di vari Concili provinciali e dei Sommi Pontefici, corroborò, estese e sanzionò questa pratica. Furono soprattutto supremi Pastori e maestri della Chiesa di Dio, custodi e interpreti del patrimonio della fede e dei santi costumi cristiani, a promuovere, difendere e restaurare il celibato ecclesiastico nelle successive epoche della storia, anche quando si manifestavano opposizioni nello stesso clero e i costumi della società in decadenza non erano favorevoli agli eroismi della virtù. L’obbligo del celibato fu poi solennemente sancito dal Conc.Tridentino e inserito infine nel CIC.
37. I Sommi Pontefici a Noi più vicini spiegano il loro ardentissimo zelo e la loro dottrina per illuminare e spronare il clero in questa osservanza; e non vogliamo mancare di rendere omaggio particolare alla piissima memoria del Nostro immediato Predecessore ancor vivo nel cuore del mondo, il quale, nel Sinodo Romano pronunziò, tra il sincero consenso del nostro clero dell’Urbe, le seguenti parole: “Ci accora che… si possa da qualcuno VANEGGIARE (è Giovanni XXIII che parla) CIRCA LA VOLONTA’ O LA CONVENIENZA per la Chiesa cattolica DI RINUNZIARE A CIO’ CHE PER SECOLI E SECOLI FU E RIMANE UNA DELLE GLORIE PIU’ NOBILI E PIU’ PURE DEL SUO SACERDOZIO. La legge del celibato ecclesiastico e la cura di farla prevalere resta sempre un richiamo alle battaglie dei tempi eroici, quando la Chiesa di Cristo dovette battersi, e riuscì, al successo del suo trinomio glorioso, che è sempre emblema di vittoria: Chiesa di Cristo, libera, casta e cattolica.”
La Chiesa d’Oriente
38. Se altra è la legislazione della Chiesa orientale in materia di disciplina celibataria del clero, come fu finalmente stabilita dal Conc.Trullano dell’anno 692 e come è stata apertamente riconosciuta dal Conc.Vaticano II, ciò è dovuto anche a una DIVERSA SITUAZIONE STORICA di quella parte nobilissima della Chiesa, alla quale situazione lo Spirito Santo ha provvidenzialmente e soprannaturalmente contemperato il suo influsso.
Noi profittiamo di questa occasione per esprimere la Nostra stima e il nostro rispetto a tutto il clero delle Chiese orientali, e per riconoscere in esso esempi di fedeltà e di zelo che lo rendono degno di sincera venerazione.
39. MA CI E’ ALTRESI’ MOTIVO DI CONFORTO A PERSEVERARE NELL’OSSERVANZA DELLA DISCIPLINA CIRCA IL CELIBATO DEL CLERO L’APOLOGIA CHE DAI PADRI ORIENTALI CI VIENE SULLA VERGINITA’; Ci risuona nel cuore, ad esempio, la voce di san Gregorio Nisseno, la quale ci ricorda che la vita verginale è l’immagine della felicità che ci attende nel mondo avvenire, e non meno Ci conforta l’encomio del sacerdozio, che tuttora meditiamo, di san Giovanni Crisostomo, intento a mettere in luce la necessaria armonia, che deve regnare tra la vita privata del ministro dell’altare e la dignità di cui è rivestito in ordine ai suoi sacri uffici: Conviene a chi si accosta al sacerdozio essere puro come se stesse in cielo.
40. Per di più non è inutile osservare che ANCHE IN ORIENTE SOLTANTO I SACERDOTI CELIBI SONO ORDINATI VESCOVI E I SACERDOTI STESSI NON POSSONO CONTRARRE MATRIMONIO DOPO L’ORDINAZIONE SACERDOTALE; il che fa intendere COME ANCHE QUELLE VENERANDE CHIESE POSSEGGANO IN CERTA MISURA IL PRINCIPIO DEL SACERDOZIO CELIBATARIO E QUELLO DI UNA CERTA CONVENIENZA DEL CELIBATO PER IL SACERDOZIO CRISTIANO, del quale I VESCOVI possiedono l’APICE E LA PIENEZZA.
41. In ogni caso, la CHIESA D’OCCIDENTE NON PUO’ ESSER DA MENO NELLA FEDELTA’ ALLA PROPRIA ANTICA TRADIZIONE, e non è pensabile che abbia per secoli seguito una via che, invece di favorire la ricchezza spirituale delle singole anime e del popolo di Dio, l’abbia in qualche modo compromessa, o che abbia, con arbitrari interventi giuridici, compromesso la libera espansione delle più profonde realtà della natura e della grazia.
Casi particolari
42. In virtù della norma fondamentale nel governo della Chiesa cattolica alla quale abbiamo sopra accennato, come, da un lato, rimane confermata la legge che richiede la scelta libera e perpetua del celibato in coloro che sono ammessi agli ordini sacri, dall’altro, potrà essere consentito lo studio delle particolari condizioni di ministri sacri coniugati, appartenenti a Chiese o a comunità cristiane tuttora divise dalla comunione cattolica [esattamente il CASO PARTICOLARE previsto dalla Anglicanorum Coetibus], i quali, desiderando di aderire alla pienezza di tale comunione e di esercitarvi il sacro ministero, fossero ammessi alle funzioni sacerdotali, in tali circostanze tuttavia da non portare pregiudizio alla vigente disciplina circa il sacro celibato.
E che l’autorità della Chiesa non rifugga dall’esercizio di questa potestà lo dimostra l’eventualità, prospettata dal recente Concilio Ec., di conferire il sacro diaconato anche ad uomini di matura età, viventi nel matrimonio (83).
43. Ma tutto questo NON SIGNIFICA UN RILASSAMENTO DELLA LEGGE VIGENTE, e NON DEVE ESSERE INTERPRETATO COME UN PRELUDIO ALLA SUA ABOLIZIONE [prendi nota per il prossimo articolo caro Luigi]. E piuttosto che indulgere a questa ipotesi, la quale indebolisce negli animi il vigore e l’amore, onde il celibato si fa sicuro e felice, e oscura la vera dottrina, che ne giustifica l’esistenza e ne glorifica lo splendore, SIA PROMOSSO LO STUDIO IN DIFESA DEL CONCETTO SPIRITUALE E DEL VALORE MORALE DELLA VERGINITA’ E DEL CELIBATO.”
nella chiesa cattolica esiste da sempre la possibilità per uomini sposati di accedere al sacerdozio… questo è un patrimonio della chiesa universale, non delle chiese orientali, poiché tali chiese sono un tutt’uno con la chiesa di rito latino e sono un’unica chiesa cattolica.
Non necessariamente un presunto “attacco” al celibato è tale. Forse si riflette sul fatto che nella chiesa cattolica esistano uomini sposati che diventano preti… Non è dire che la Chiesa in occidente ha sbagliato, ma che da oggi può fare anche così e così… io non ci vedo alcun contrasto…
Allo stesso modo in cui si decidesse in occidente di ristabilire una elezione episcopale non fatta dal nunzio, ma dalla conferenza episcopale del luogo, o anche dalla stessa chiesa diocesana.
Sarebbe una possibilità IN PIU’, non una detrazione… non ti pare?
Si Gerry, sbagliata (profondamente) e contraddittoria.
L’approccio metodico dell’autore è della serie “noi siamo noi e voi non siete un …..”.
Si evidenzia in questo passaggioil “noi siamo noi” :
“seguo, per l’educazione familiare ricevuta e per l’incontro con il movimento di Comunione e Liberazione, con amore appassionato l’insegnamento del Papa (e mi riferisco sia a Giovanni Paolo II che a Benedetto XVI, come anche a Paolo VI) …ecc ecc…
Il “voi non siete un …..” si evidenzia subito dopo:
“senza vivere con quel complesso di inferiorità, che costringe poi tanti credenti alle posizioni “politically correct” che spesso si ritrovano in ambienti cattolici.”
Io Ubi cosa devo dire? alla Fantozzi dico… “abbia pazienza, ha ragione ancor più lei, non ho sensi di inferiorità, SONO INFERIORE”.
Passiamo oltre… i luoghi comuni e le affermazioni in antitesi…
scrive l’autore. “Personalmente credo che la questione riguardi principalmente l’educazione vissuta nei seminari e la concezione di fede ivi che è stata comunicata. In particolare nella non consapevolezza che la fede è capace di generare una antropologia adeguata. Si tratta della proposta di un cristianesimo impaurito della vita: ma tale cristianesimo non ha armi, non solo contro gli abusi sessuali, ma neppure per sostenere una presenza di Chiesa convincente, entusiasmante, creatrice di forti personalità.”
Chiedo, perchè nei seminari si propone un cristianesimo impaurito?
Forse è un luogo comune che si vuol rilanciare…
Chiedo ancora,la Chiesa crea forti personalità?
Dovremmo forse dire “plagiati”?
Si, perchè la Chiesa offre i mezzi di formazione, ma tutto dipende da una affermazione che fa lo stesso autore più avanti: “il cristianesimo non consiste in regole e dottrine, ma è l’incontro con la persona di Gesù che dà autentiche ragioni per vivere.”
Questo è vero!!!!!!!!!!! Ma è la perfetta antitesi dei luoghi comuni che l’autore ha affermato precedentemente!!!
Quale sarà la verità???
E poi la quasi santificazione finale di se stesso e del movimento: “Sono stato educato ad un rifiuto netto del clericalismo (e sono diventato prete affascinato da quanto Don Giussani diceva, che per essere preti autentici bisogna essere uomini veri), quel clericalismo che si nutre di formalismo e per il quale la vita cristiana non è la più bella delle avventure…, ma ho imparato anche a prendere le distanze da quel laicismo bigotto che imperversa ai nostri giorni, quel laicismo che vive di schemi e contrapposizioni, ma che non sa incontrare mai la vita e la diversità, la storia e le varie esperienze, con una presuntuosa saccenteria che allontana dal rischio e dall’amore alla novità.”
Alla faccia dell’umiltà, del dialogo nel famoso “cortile dei Gentili”…
e poi dico io ma l’articolo stesso non vive di “schemi e contrapposizioni” ???
Potrei fare un altro paio di stroncature sui luoghi comuni riportati (Chiesa sotto attacco? e pregate invece de parlà, quella è la vera apologetica) ma non facci il critico giornalistico degli articoli altrui….
Però caro Gerry, scusami l’immodestia, un poco di materia grigia credo di averla per saper leggere un articolo.
E questo per dirti che la stroncatura non viene ne dall’antipatia per la radio, ne per quella per il movimento.
Un cordiale saluto a te e a tutti, scusandomi per la lunghezza.
Don Marco, quello che dici tu non esiste da nessuna parte nella Sacerdotalis Caelibatus e nel CIC. Il fatto che uomini sposati vengano ammessi al sacerdozio è vista come una tradizione della Chiesa orientale che la Sede Apostolica NON AMMETTE per quella d’occidente (o di rito latino che dir si voglia) e nulla del Magistero da allora ad oggi fa pensare che la ammetterà in futuro.
L’Enciclica di Paolo VI è di una chiarezza che non lascia spazio ai tuoi slanci,
“41. In ogni caso (nonostante la tradizione della Chiesa orientale, che viene rispettata etcetera etcetera), la CHIESA D’OCCIDENTE NON PUO’ ESSER DA MENO NELLA FEDELTA’ ALLA
P-R-O-P-R-I-A
ANTICA TRADIZIONE”.
P.S.le chiese orientali cattoliche fanno parte dell’unica Chiesa, quelle cosiddette “ortodosse” sono pur sempre scismatiche ed eretiche, non è il caso di confonderle.
caro Mandis, innanzitutto qualche precisazione sul diritto canonico. Il primo “Codice” è del 1917, il primo “Corpus” pressocchè unitario nasce dalle opere che vanno dal Decretum di Graziano (XII sec.) al Decretale detto Clementinae del 1317. Di fatto tutto il diritto nella Chiesa è o ha un fondamento consuetudinario. La distinzione che poni tra diritto sui iuris e diritto della Chiesa latina non si basa sul fatto che uno è frutto di tradizioni e l’altro no. E ancora oggi il diritto canonico si fonda sul principio dell’aequitas canonica che è in contrasto con quel senso della legge positiva e codificata che nasce con gli Stati moderni.
In ogni caso Graziano, uno dei più grandi canonisti del medioevo, sostiene che la Chiesa “greca” mantiene le più antiche tradizioni.
L’obbligo del celibato nasce in Occidente agli albori del secondo millennio proprio come tradizione, peraltro non univoca. Fino ad allora (a partire dal Concilio di Nicea) la regola canonica per la Chiesa universale (quindi anche latina) era che il prete restava nello stato di vita in cui versava al momento della consacrazione. Quindi sposato se sposato e celibe se celibe. Nè vi era una considerazione di superiorità tra i due stati, ma considerazioni di opportunità. Va poi realisticamente ricordato che il celibato serviva alla Chiesa anche per mettere limite a fenomeni nati nel medioevo che non erano più tollerabili, quali l’ereditarietà di beni della Chiesa e delle stesse cariche ecclesiastiche (potere mondano annesso) da parte degli eredi di Vescovi, Abati ecc. ecc.
Di fatto vari vescovi e papi preferivano il più sicuro concubinato al matrimonio ed è puerile chiudere gli occhi di fronte a fatti storici provati.
Con questo non voglio affatto sminuire il celibato, ma solo mostrare come la dicotomia che tu poni tra Chiesa latina e Chiese orientali è tutt’altro che netta e non necessariamente segno di una superiorità spirituale. Benchè io consideri il celibato del sacerdote una grande conquista per la Chiesa, una conquista che però va sempre ragguagliata al bene concreto, come del resto richiede l’aequitas canonica. Ad esempio, proprio uno dei protagonisti dell’era gregoriana, Alessandro III, insigne papa canonista, interpellato dal vescovo anglosassone Exeter, autorizzò il matrimonio dei suddiaconi ordinati in sacris – in contravvenzione della legge ecclesiastica che imponeva il celibato – base di un discernimento da parte del vescovo locale.
Grazie, Cherubino.
La “fedeltà alla propria antica tradizione” deve essere “totale”, caro Giovanni Mandis. Non si può essere fedeli solo alla tradizione degli ultimi secoli e non a quella dei primi… o -peggio- solo a quella che ci piace di più.
Un esempio per capirsi: la recente “riapertura agli sposati” del diaconato nel rito latino si è fatta… non sarai mica contrario?
Sono grato alle persone che in modo articolato e analitico, e interno,
scrivono della questione del celibato o uxorato per i sacerdoti.
Ma mi rendo conto che chi urla,
non vuole necessariamente ascoltare.
Purtroppo proprio ieri Benedetto ne parlava,
dell’affettività dei figli,
all’interno del racconto sul babbo accogliente e i suoi due figli.
Da buon razionalista,
Benedetto ha preso elementi di cognizione di psicologia,
come in altri momenti,
per spiegare “l’affettività” dei figli… nei confronti di Dio, nella Chiesa.
Questo mi fa pensare a quei cattolicisti,
più cattolici del papa……
L’intelligenza di Benedetto è indubbia,
a seconda di come la vuole usare.
Cherubino, “la regola canonica per la Chiesa universale (quindi anche latina) era che il prete restava nello stato di vita in cui versava al momento della consacrazione”. Non ci vuole una grande intelligenza per capire che all’inizio del cristianesimo le vocazioni nascessero in numero considerevole tra persone adulte e sposate. Anche i sacerdoti non sposati sono sempre esistiti. Ma la Chiesa progredisce e capisce che una cosa può andare bene all’inizio ma poi non più, e non impone regole a caso. La questione dei beni e problemi relativi all’eredità non è una causa che ha provocato la norma celibataria, ma un effetto positivo della norma celibataria la quale precede questi problemi ereditari.
anche a te dico di leggere Sacerdotalis Caelibatus di Paolo VI.
Tutto chiaro, tutto cristallino.
Consiglio anche “Sacra virginitas” di Pio XII, il quale insegna che lo stato di vita di verginità consacrata con particolare riferimento al celibato sacerdotale è certamente superiore allo stato di vita matrimoniale:
“Vi sono, però, oggi alcuni che, allontanandosi in questa materia dal retto sentiero, esaltano tanto il matrimonio da anteporlo alla verginità; essi disprezzano la castità consacrata a Dio e il celibato ecclesiastico. Per questo crediamo dovere del Nostro apostolico ufficio proclamare e difendere, al presente in modo speciale, l’eccellenza del dono della verginità, per difendere questa verità cattolica contro tali errori.
II.
CONTRO ALCUNI ERRORI
La dottrina che stabilisce l’eccellenza e la superiorità della verginità e del celibato sul matrimonio, come già dicemmo, annunciata dal divin Redentore e dall’apostolo delle genti, fu solennemente definita dogma di fede nel concilio di Trento e sempre concordemente insegnata dai santi padri e dai dottori della chiesa. I Nostri predecessori, e Noi stessi, ogni qualvolta se ne presentava l’occasione, l’abbiamo più e più volte spiegata e vivamente inculcata. Tuttavia, poiché di recente vi sono stati alcuni che hanno impugnato con serio pericolo e danno dei fedeli questa dottrina tramandataci dalla chiesa, Noi, spinti dall’obbligo del Nostro ufficio, abbiamo creduto opportuno nuovamente esporla in questa enciclica, indicando gli errori, proposti spesso sotto apparenza di verità. ”
“Chi ha orecchie per intendere intenda.”
rileggendomi mi sono accorto della necessità di una precisazione a quanto ho detto. In effetti a partire dal IV secolo è testimoniata in vari testi una visione in cui il celibato per il sacerdote sarebbe preferibile oppure obbligatorio. Si tratta però di affermazioni più di principio, perchè la pastorale concreta da parte dei vescovi si presentava molto variegata. Ciò conferma che non vi fosse un obbligo “stretto”, come fu poi codificato nel XII secolo e poi nel Concilio di Trento.
Marcello non fare il finto tonto, “la fedelta alla propria tradizione” di cui parla Paolo VI nella SC è la fedeltà della Chiesa di rito latino alla propria tradizione celibataria che non ammette al sacerdozio uomini sposati (fatte salve rare ECCEZIONI a discrezione della Santa Sede).
I diaconi con l’argomento in tema c’entrano come i cavoli a merenda.
Scusa Cherubino, ma ti pare che Pio XII avrebbe mai potuto scrivere
“La dottrina che stabilisce l’eccellenza e la superiorità della verginità e del celibato sul matrimonio, come già dicemmo, annunciata dal divin Redentore e dall’apostolo delle genti, fu solennemente definita dogma di fede nel concilio di Trento e sempre concordemente insegnata dai santi padri e dai dottori della chiesa.”
se questa dottrina non fosse stata radicata nella Chiesa fin dai primi tempi della Chiesa (dice il venerabile Pio XII, “annunciata dal divin Redentore, da San Paolo…. insegnata dai santi padri e dai dottori della Chiesa”) ?
Questa estate parlavo con un bravo sacerdote ecumenista, studioso e docente.
Se si prendono le sue proposte per singoli capitoli, ci si accorge che tutto appare plausibile.
Se si fa la somma, si intuisce la visione complessiva. Chiara, anche se – va detto – priva di ogni spirito rivoluzionario e di approcci faziosi.
Il celibato? Una tradizione da superare.
L’ordinazione? Da riservarsi anche alle donne.
Il ministero petrino? Da prevedersi “a tempo”, con la rinuncia come per i vescovi. Il popolo si abituerebbe anche a papi emeriti.
Io non ci vedo tanto la protestantizzazione, ma la funzionalizzazione degli stati ecclesiali, questo sì.
Lo stato non è più tanto ontologico, quanto legato a un compito, e come tale abbastanza revocabile.
Mi direte: non si fa riferimento agli stati (sacerdotale e laicale) ma agli uffici.
Vero, ma c’è un punto preciso in cui stato e ufficio sono indissolubilmente legati, perchè la condizione necessaria del primo è espressione dell’unicità e della peculiarità del secondo.
Se tutto viene “abbassato” a dinamica di utilità, occorre rivedere l’intera articolazione della vocazione nella Chiesa, religiosa o meno, e anche svariati aspetti sacramentali.
Siamo certi che sia la strada da seguire?
Il problema, carissimo Giovanni Mandis, è che anche nella tradizione della Chiesa latina sono esistiti uomini sposati ammessi al presbiterato (puoi leggere il bel commento di Cherubino poco sopra).
Dunque l’esempio dei diaconi è pertinente (come i cavoli a cena).
caro Mandis capisco e apprezzo l’ardore con cui ti appassioni alle cose di Cristo. Però ti consiglio fraternamente di non voler “tagliare con l’accetta” ciò che richiede un’approccio diverso. Lo dico veramente senza polemica.
Innanzitutto mi sembra che si confonda tra celibato e matrimonio, come stati di vita terreni, e condizione escatologica. Sia il celibato che il matrimonio scompariranno così come li viviamo in questa vita quando saremo nell’altra, e sebbene il primo abbia maggiori consonanze con la vita eterna non è assolutamente paragonabile con essa. Essere “come angeli del cielo” non è sinonimo di castrazione o di continenza, ma di una relazione che è completamente immersa nello Spirito di Dio, in ogni sua dimensione. Una cosa che facciamo grande fatica anche solo a pensare. Bisogna quindi stare attenti ad intendere bene cosa si intenda per “superiorità” perchè è pur sempre una superiorità strumentale e transitoria. Ciò che conta è la santità e questa si raggiunge tanto nel celibato che nel matrimonio. L’importante è vivere con ognuno un rapporto “divino” nella comunione pneumatica. Tanto nel celibato quanto nel matrimonio. Certamente un vita celibataria vissuta nella preghiera e nel servizio è in astratto più agevolatrice di una crescita spirituale, ma in astratto. Nella vita di ognuno invece il Signore ha un progetto che è il migliore in assoluto e può passare per il servizio a molti o per il servizio a pochi (o ad una sola persona) per tutta la vita. Chi è chiamato al matrimonio (è una vocazione !!) disobbedirebbe gravemente a Dio seguendo una via di celibato e di sacerdozio.
Va per questo detto che il celibato è un “carisma”, un dono dello Spirito Santo (senza il quale è vuoto se non violenza), che solo può rendere una condizione innaturale fonte di vita. Come del resto è dono dello Spirito Santo la fedeltà indissolubile del matrimonio, ma ciò non per una sua innaturalità originaria (come è invece per il celibato) quanto per una natura decaduta e ferita dal peccato. In questo senso si può dire che il celibato è “superiore” al matrimonio, non perchè esso sia più degno secondo un concetto umano di dignità, ma perchè in esso c’è un segno più evidente dell’azione divina. La dignità cristiana infatti consiste nel rendere manifesta le opere di Dio, non la propria bravura, forza e superiorità morale… S. Paolo dice di esser contento soprattutto delle sue debolezze e incapacità, perchè in esse viene esaltata la potenza misericordiosa di Dio. Così è anche nel celibato e nel matrimonio. Altrimenti diventano superbia e orgoglio.
comunque, se tu ammetti che anche nella Chiesa latina l’ordinazione può avvenire, ammettiamo come dici tu, per eccezione, non puoi poi contraddirti: non è norma divina. Tutti sanno che le norme di diritto divino non sono assolutamente eccepibili. Vedi cosa ha risposto Bertone quando Silvio gli ha chiesto una legge (ad personam ?) canonica per ammettere all’eucarestia i divorziati. Bertone gli ha risposto che è materia indisponibile. Il celibato ecclesiastico invece non lo è. Sono norme su due piani nettamente distinti.
Mandis, con molta serenità: tradizione non vuol dire dogma.
Che Paolo VI abbia confermato il celibato e così i suoi successori non implica necessariamente che questo sia vincolante per chi verrà dopo Benedetto XVI.
E detto tra noi: che paura hai dei preti sposati? Che poi diventino tutti preti divorziati?
Tutto nero o tutto bianco? Non è un argomento su cui essere radicali, pensiamo a un problema serio e cioè l’assoluta incompetenza di alcuni uomini di Chiesa nel gestire il problema dei preti pedofili. Come preti, come legislatori e infine come comunicatori. Perché un bel poco di gente non sta zitta e lascia parlare Padre Lombardi ma soprattutto il Papa?
Tra l’altro non vedo da parte di movimenti vari ed eventuali, sempre pronti a mettersi la coccarda di Buoni Cattolici Che Vanno In Paradiso In Prima Classe (e noialtri che andiamo in parrocchia tutti serie B?), un movimento serio e forte che a chiare lettere supporti il Papa. Mi pare sia stato lasciato un bel poco per i fatti suoi e la cosa mi dà non poco fastidio.
Marcello, si vede che non hai letto la correzione di tiro operata da Cherubino; la tradizione della Chiesa latina è celibataria e basta (o vuoi dire che Paolo VI ha scritto fesserie? vedi un po’…).
Cherubino apprezzo molto i tuoi interventi, ma io non ho mai detto che è norma divina.
Ho detto in sostanza “su questi temi decide chi è stato chiamato al governo della Chiesa” in primis il Romano Pontefice. Il Magistero in tema è, come sempre, inequivocabile e COSTANTE.
Tutto nella Chiesa è in vista dei bene eterni, anzi del Bene somme ed eterno che è Dio.
Pio XII ha scritto “La dottrina che stabilisce l’eccellenza e la superiorità della verginità e del celibato sul matrimonio […] fu solennemente definita dogma di fede nel concilio di Trento”.
Quindi è dogma di fede che la verginità consacrata è superiore al matrimonio. L’espressione “Dogma di Fede” non può non richiamarsi al Bene di cui sopra in vista del quale viviamo qui sulla terra (nel tuo discorso un po’ più complicato tu parli di escatologia e altro, ma quello è: Dio).
Non è riferito alle persone, Pio XII non sta dicendo che i consacrati vergini sono persone migliori di chi si sposa, è riferito alla superiorità della vocazione alla verginità consacrata rispetto alla vocazione matrimoniale.
D’altra parte il Sacerdozio vero e quello di Cristo e la verginità consacrata imita la verginità di Cristo, dal quale ci viene la Salvezza e la Vita eterna.
Questo ha un senso nella Chiesa dove tutte le membra del Corpo Mistico operano per il fine ultimo: la gloria Dio e la salvezza della anime.
Il Papa può derogare alle norme non divine, certo, ma se decide di derogare vuol dire che la norma generale resta valida. Il giorno che il Papa dirà che anche nella Chiesa latina possono accedere al sacerdozio uomini sposati allora sarà possibile, ma questo, restando al suddetto Magistero costante, non sembra nelle intenzioni.
p.s. I divorziati che non si risposano e vivono in castità possono ricevere il SS. Sacramento Eucaristico. Solo chi si risposa e/o convive non è ammesso a riceverLo.
Dico io, perchè fasciarsi la testa prima di cadere?
Sembra, anche dal tono dei discorsi del Papa di questi ultimi giorni, che egli non sia intenzionato a derogare alla regola celibataria per il clero.
Mò, parliamo per parla? Va benissimo!!!
Se vogliamo parlare però per “fare opinione”, allora non ci stò.
Stò col Papa e la Chiesa. La regola è quella, punto.
Se Benedetto XVI o chi dopo di lui quando sarà, cambierà la regola allora a posto. Io l’ho già detto però, stò col Papa, sia che scelga in un modo o nell’altro.
Le pressioni però che si stanno esercitando, sinceramente a me non piacciono.
Il dogma del Concilio di Trento è corretto (e ce mancherebbe!).
Il sacerdozio è come sacramento un gradino più sù del matrimonio.
E poi basta co stà sessomania (o sessuofobia). La scriminante non è la sessualità. La scriminante è la diversità di “testimonianza” e di “servizio”, che espletano i sacerdoti, rispetto agli sposi.
Vero è che non c’è l’uono senza l’altro. Sono come Marta e Maria.
Solo che il sacerdozio è scegliere “la parte migliore”.
@ tonizzo
“movimenti vari ed eventuali, sempre pronti a mettersi la coccarda di Buoni Cattolici Che Vanno In Paradiso In Prima Classe (e noialtri che andiamo in parrocchia tutti serie B?),”
Sei stato anche benevolo (verso noi altri di “serie b”) !!!
Addirittura temo il “no movimento?… No cattolico!!!… no Paradiso!!!…”
specie poi per quei movimenti intellettualoide-politico…-omissis-omissis….
[recarsi muniti presso sportello apposito accettazione paradiso, muniti di tessera movimento-partitico-elettorale-dichiarazione-di-conformità-cattolica rilasciata dal dirigente, certificato-consegna-titoli-e-moneta-contante rilasciata al responsabile cassa (sulla Terra)]
“Mò, parliamo per parla?”
“stò”
Cominciamo a intenderci su accenti e apostrofi. Dovremo pur trovare una base comune. Magari non procederemo oltre, ma una piccola zattera condivisa l’avremo costruita.
Porta pazienza Targum, è che a me l’art. 3 mi è andato a male…
non mi hanno rimosso gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana…
e non ho potuto completare gli studi… e confondo col dialetto…
Se vuoi puoi contribuire tu a rimuoverli, pagandomi la tassa universitarià, così mi reiscrivo, studio, e tu hai fatto una buona opera!
Ubi, sbaglio o la pensiamo proprio allo stesso modo in tema? Nel frattempo le attestazioni movimentistiche continuano a latitare. Eppure quando si tratta di parlare di politica…
Si Tonizzo la pensiamo in modo molto simile…
sarà che siamo di … estrazione parrocchiale… e ci accomuna la “serie B”…
In un altro intervento ho rimarcato che la migliore apologia è la preghiera…
… solo che quella non fa politica…
Forse è per quello che la “serie A” ne rimarca poco la necessità?
Ah dimenticavo loro sono intenti a far … “vetrina”… “opinione”…
Solo che la preghiera porta più voti… religiosi… !!!
Ma forse a loro interessano altri…. voti…
Un cordiale saluto a te e a tutti.
ps. Leggetevi il bel post di don Maioba sulla “parrocchia”… (quella vera)…
Questo il post di Maioba, che consiglio leggere:
http://maioba.blogspot.com/2010/02/ama-la-tua-parrocchia.html
Chiudo, con quest’ultima….. scusandomi se nel post alla fine mi sono inflazionato… ma quann cè vò…
… apprendo leggendo su internet che un “eminente” cardinale… rilascia una intervista ad un giornale…
leggo l’articolo… e che ci trovo…
si parla dell’attacco alla Chiesa… poi si passa all’affondo politico… e sulle indicazioni di voto
Considerazione di me cristiano di serie 2à categoria
Ora che cavolo c’entra la politica? Non lo so e non voglio saperlo!
Dovremmo rallegrarci quando la Chiesa è sotto l’incudine delle persecuzioni, servono ad “affinarla”, “l’oro si prova col fuoco”, le persecuzioni, il martirio, le catacombe…. forse il card. non rammenta…
e la formazione delle Coscienze…
a dimentichiamo, formiamo “opinioni”…
deleghiamo ai partiti…
e la preghiera per la chiesa non lachiede? no, cerca voti!
io vò al mare…..
a cardinà….
non voglio andare oltre, sono già abbastanza acido…
nel frattenpo c’è gente che ancora va in chiesa per la preghiera comunitaria….
Eccomi di nuovo qua, con un intervento rasoterra: le vostre dotte disquisizioni teologico.canonistiche devo confessare che non mi appassionano.
Io non ci vedo proprio la convenienza, in questa faccenda dei preti sposati. Delle due l’una, infatti: o si ordineranno delle persone in età, già sistemate (quelli fini, come don Cherubino, diranno “viri probati”), oppure non ci sarnno limiti. Nel primo caso, a parte il fatto che il limite di età converrà fissarlo piuttosto alto se si voglioni ridurre al minimo i casi di preti che lasciano la moglie attempata per mettersi con la catechista o la maestra del coro (i cinquanta, come è noto, sono un’età fortemente a rischio, meglio puntare sugli over sessanta), sarà gente che ha un lavoro da svolgere per mantenere sé e la famiglia, oppure pensionati. Preti “residuali”, se così posso esprimermi.
Se invece si ordineranno anche dei trentenni ammogliati che facciano i preti a tempo pieno, peggio che andar di notte: si formerà in poco tempo un ceto di impiegati, per i quali entrare nel clero sarà anche un modo per sistemarsi (come succede per i pastori anglicani e per quelli luterani nei paesi dove c’è la chiesa di stato).
In entrambi i casi, poi, si creerebbe un sacco di complicazioni, prima fra tutte quella rappresentata dalle mogli dei preti. Un’espressione che, al solo pronunciarla, mi fa venire i brividi.
Vi basti pensare alle questioni economiche, … beghe a non finire … già adesso in certe parrocchie è difficile capire dove finiscono le finanze del prete e quelle della parrocchia … figuriamoci dopo.
Tutte cose arcinote, che hanno portato la chiesa romana, nella sua superiore saggezza a scegliere il celibato come più conveniente. Perché cambiare? Perché ci sono pochi preti? Embé? Quando saranno così pochi che ne sentiremo di averne bisogno come il pane, riprenderemo ad apprezzarli come si conviene, in quel che resterà del popolo cristiano tornerà viva la coscienza che il prete non è uno sfigato, ma la persona più preziosa e indispensabile che ci sia, e qualche giovanotto animoso tornerà a farsi avanti: eccomi manda me.
concordo con Leonardo. Occorrerebbe un discernimento stra buono (come del resto per i celibi).
Sarebbe interessante conoscere la percentuale del clero uxorato rispetto a quello celibe nelle Chiese cattoliche di rito orientale…
Qualcuno lo sa?
Anche questo post ha fatto l’ en plein,
sesso, castità, gay, liturgia, preti,
se poi si possono miscelare in un ensamble,
assicurano sempre il pieno.
Maioba leggo la tua domanda,
cerco di ricordare di domandarne,
non è che capita tutti i giorni,
e non mi ero mai posto la domanda,
visto che per me è normale.
Due settimane fa, in una nostra chiesa romena,
conoscevo la moglie del sacerdote,
ma mi sembrava così normale,
che l’anormalità ora mi sembra domandare,
ma quanti sono i preti sposati?
Tutti e due hanno uguale dignità
il celibatario e l’uxorato.
Possono essere due vocazioni che si possono
tranquillamente sommare.
Alfonso Maria de’ Liguori,
affermava che è un dono straordinario,
poter portare in sè la duplice vocazione……..
Alfonso, prete moderno per la sua epoca,
ispiratore e padre carismatico del moralista Bernard Häring,
affermava in un contesto di vita consacrata,
una ispirazione che andava oltre le sue semplici parole.
Spero che i teologi redentoristi,
nonostante l’attuale clima,
non si scoraggino,
e continuino nel carisma del loro fondatore,
continuando a discernere…….
caro Leonardo, non sono un prete. E neanche un mafioso. Quindi il titolo di don non mi si addice.
Se è per questo, non ti chiami nemmeno Cherubino.
(“Non più andrai, farfallone amoroso, notte giorno girando, delle belle turbando il riposo, Narcisetto Adoncino d’amor … Cherubino alla vittoria, alla gloria militar!”)
@ Maioba
nella Chiesa Ortodossa Apostolica Romena il sacerdote celibe è una anomalia,
il celibato appartiene ai monaci (dato storico sin dalle origini della Chiesa Universale).
I monaci son quelli che accedono, come sai, all’episcopato.
i pochissimi sacerdoti celibi, li ritrovi in posti “alti”.
Se il sacerdote non è sposato non gli si affida la parrocchia.
Questo dal mio primo giro personale,
chi può approfondisca meglio,
su dati reali,
e non ideologico-sentimentali.
caro Leonardo, che ne sai che non mi chiamo Cherubino ? non ti piace come nome ? o come cognome ? o come soprannome ? o come nome d’arte ?
comunque non sono un prete (e neanche un mafioso) e non aspiro a diventare nè l’uno nè l’altro (anche se oggi il secondo caso sembra vada di moda…)
Se ti hanno davvero chiamato Cherubino, hai subito un abuso infantile e dovresti far causa a qualcuno. Ti consiglio di chiedere un cospicuo risarcimento alla chiesa, per averti battezzato con quel nome: di questi tempi, un giudice che ti dà ragione lo trovi senz’altro.
Comunque, si lasci servire: il “don” lì davanti ci sta proprio bene. Faccia il confronto: “Caro Cherubino” è cacofonico, quasi una presa in giro. “Caro don Cherubino” ha subito tutta un’altra grazia, una certa mollezza partenopea che non disdice. E poi, lei di clericale ha più che qualcosa, a parer mio. Guardi che anche a Ignigo davo spesso del “don”, e lui alla fine si è fatto diacono, tanto per essere all’altezza.
Scusate l’intromissione, ma i discorsi oziosi hanno un’attrattiva irresistibile, per me.
Leonardo conferma, anche in questo caso, di avere orecchio sopraffino e sapientia cordis. “Don”, inteso come titolo nobiliare, spetta di diritto al giovane Cherubino di Beaumarchais, che Susanna definisce correttamente “il primo paggio” del Conte d’Almaviva (“Il matrimonio di Figaro”, atto I, scena VII). E infatti nella successiva scena IX, interrompendo don Basilio, “timidamente” Susanna chiede: “Don Cherubino?”. (Nell’edizione Oscar Classici della “Trilogia di Figaro” – Milano, Mondadori, 1991 – cfr. p. 125. Ma il titolo medesimo è attribuito al paggio anche in altre scene, in tutta la commedia).
Sumpontcura! Ma che piacere!
Ricordo male o ti chiami Giuseppe? In ogni caso auguri di ogni bene.
Grazie di cuore, Adriano!
(Un gran bacione a tutti)
Giuseppe
Caro e grande Sump, ma che bella sorpresa rileggerti ! …… anche se, in confidenza, ero certo che fossi sempre – seppur silenziosamente – tra noi.
Spero tu stia bene e che ti vada tutto bene: mi unisco, poi, ad Adriano nell’augurarti buon onomastico.
Un abbraccio con tutto il cuore !
Roberto 55
ma sì Leonardo, stavo scherzando un pò… mi chiami come vuole. Se poi c’è la mollezza partenopea (ma mollezza poi in che senso ? molluschi ? purpetielli ? babbà ? pastiera ? n’zogna ?) non posso che essere d’accordo.
quanto a quel non so che di pretesco che riconosco ogni tanto nei miei discorsi non è colpa mia: sono figlio (adottivo ovviamente) di gesuiti, ho tra i miei studi un pezzo di tomistica raccolto per caso in Università Cattolica, nel giorno della preghiera di effusione i miei amici carismatici hanno chiesto un dono di scienza…
In realtà il Signore è stato molto sapiente a chiamarmi al matrimonio… sarei stato un pessimo prete. Mentre così sono (spero) un buon marito qualche volta un pò noioso.
A’ Cherubino,
e che è sto solito luogo comune,
pure da te?
Roba da vecchia generazione occidentale?
Chi può dire che essendo un buon marito (speri) non potresti essere parimenti anche un buon sacerdote? anche se un pò noioso?
ma caro matteo, sto luogo comune di dire agli altri cosa devono pensare … mica ho detto che TUTTI i buoni mariti non possono essere BUONI sacerdoti ? ma se permetti di me stesso ho una certa esperienza… in secondo luogo non è che bisogna per forza essere sacerdoti per essere strumenti di Dio !
In terzo luogo, nella Chiesa e nel mondo c’è bisogno anche di profeti e i profeti devono essere poveri, poveri anche di “status” ecclesiale, ricchi e forti solo della parola e della testimonianza. I profeti sono quelli che le prendono anche, e senza che gli si dica grazie, perchè il loro sacrificio non appare o è ritenuto “normale”.
Ecco, così spesso mi sembra sia la sorte di questi poveri laici, specie dei genitori cristiani. S. Giuseppe non fu prete e non è celebrato come sua moglie Maria. Pure i Vangeli ne parlano poco. Ma qual’è il suo posto nel Regno dei Cieli ? Se penso che anche adesso, lassù il Figlio di Dio guarda quell’uomo negli occhi e gli dice “papà”, anzi “papino” …
Oh, finalmente, tanto tuonò che piovve.
Bravo Ratz che gliele ha cantate papale, papale:
Pedofilia, l’autocritica del Papa
“Scandalizzato da fallimento Chiesa”
Benedetto XVI annuncia una visita pastorale in Irlanda e scrive una dura lettera. “Come i fedeli mi sento tradito da vescovi e preti. I colpevoli rispondano davanti a Dio e ai tribunali” .
ok, papino, 🙂
A’ Nino,
dovessi bevemmela puro io,
in sessantanni di vita sacerdotale,
si c’hai l’occhio lungo e le recchie appizzate…
nun se aspetta la fuga de li buoi pe’ chiude le stalle.
…. ma poi…. in quei vecchi istituti di formazione dei secoli scorsi,
c’erano solo tematiche di pedofilia?
E tutte le altre tematiche…. legate all’adolescenza,
quando in seminario o in convento o in monatero si entrava a 13 anni????
Che succedeva durante l’adolescenza a quelle persone lì racchiuse in formazione????
Lo Spirito Santo riusciva a controllare tutto? a gestire ferreamente tutto,
o… non gli sfuggiva qualche cosa…????
Oggi le cose si espongono, perchè dire è sempre meno tabù,
le vittime non hanno il terrore, e si sentono meno colpevoli di come abbia insegnato loro chi li formava….
Ecco che oggi finalmente si parla e si sa,
ma prima parlarne…..
era impensabile
ecco la differenza…..
La stessa cosa vale nella societa civile,
abuso, violenza di un padre, fratello, zio,
era consumato nel silenzio,
ma oggi finalmente si esce lentamente dall’omertà
si teme sempre meno.
Ma cchè ci siamo dimenticati,
di quando ci insegnavano che la donna stuprata, violentata,
se l’era cercata,
se divertivano pure gli studenti a senti’ quer moralista di padre Lio,
a dì ste minchionate alla lateranense, pace all’anima sua….
Grazie, tonizzo. Sappi comunque che ho espresso soltanto un desiderio, sicuramente irrealizzabile, considerando i tempi ecclesiali e le “concessioni” misericordiosamente elargite da qualche Vescovo troppo intraprendente, secondo alcune voci autorevoli.
Vedo solo ora che ha fatto la sua apparizione SUMP…spettacolare!
Torna Sump, anche se di discorsi oziosi ce n’è a bizzeffe, alla fine, chi più chi meno tutti noi contribuiamo a rendere più chiara la percezione di quella che è definita la vox populi, vox dei. Il popolo dei blogger poi, in genere, ha la sua influenza e il suo peso..specie se a questa “vox” virtuale si uniscono quelle eccellenti come la tua caro Sump, con la tua competenza e cultura..che dire..è un valore aggiunto!
Ti abbraccio con affetto grande
Clo