Il Sinedrio lo interroga ma Gesù tace e non risponde nulla
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Luigi Accattoli
A Caifa che chiede “sei tu il Cristo” Gesù risponde: “Io lo sono” – Marco 14, 53-65 – Eccoci alla condanna a morte di Gesù, o meglio all’affermazione, da parte del Sinedrio, che il Rabbi di Galilea è “reo di morte”: conclusione che viene raggiunta all’unanimità dal supremo tribunale ebraico, che poi riuscirà a ottenerne la convalida e l’esecuzione dal procuratore romano.
Il cuore del brano è nelle parole di Gesù che, in risposta al sommo sacerdote che gli chiede di dire se è lui il Cristo, afferma: Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo (v. 62) Sarà decisivo, per la nostra comprensione della Passione e dell’intero Vangelo, intendere il perché in questo momento Gesù affermi d’essere il Messia avendo sempre cercato di tacere o velare questa sua identità. E il perché è questo: ora egli non corre più il rischio di essere preso per il Messia trionfante e di essere fatto re. Ora è sotto ogni aspetto il “servo sofferente” profetizzato da Isaia. Cioè il Messia che voleva essere.
“Citando il Salmo 110,1 e Daniele 7,13, Gesù rivendica per sé una messianità che va oltre gli schemi messianici comuni, e si attribuisce il compito di giudice escatologico. Con questa affermazione esplicita e pubblica della propria identità, Gesù scioglie definitivamente il segreto messianico, che abbiamo incontrato più volte nel vangelo di Marco. Nel quadro della passione non c’è più, come invece prima, il rischio di separare la messianità di Gesù dalla Croce. Il sommo sacerdote grida alla bestemmia non semplicemente perché Gesù si è proclamato Messia, ma perché si è arrogato il ruolo di giudice definitivo riservato al Signore” (Bruno Maggioni, Il racconto di Marco, Cittadella Editrice 2008, p. 271).
Oltre che all’affermazione messianica di Gesù, presteremo attenzione a Pietro che segue “da lontano” il Maestro sotto processo e ancora di più ci fermeremo sulla scena degli oltraggi ai quali Gesù viene sottoposto dai membri del Sinedrio e dai servi. Per l’interpretazione degli oltraggi chiederemo aiuto a due pittori che sono stati anche due grandi cristiani: il Beato Angelico e Georges Rouault.
10 Novembre, 2024 - 13:35
Luigi Accattoli
Marco 14, 53-65. Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. 55I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. 57Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58″Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo””. 59Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. 60Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?”. 61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. 62Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. 63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte. 65Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: “Fa’ il profeta!”. E i servi lo schiaffeggiavano.
10 Novembre, 2024 - 13:36
Luigi Accattoli
Avete udito la bestemmia. v. 53: Condussero Gesù dal sommo sacerdote. Marco non ne dice il nome, ma dagli altri vangeli e anche da Giuseppe Flavio sappiamo che era Caifa, in carica dal 18 al 36 d. C.
v. 53b: e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Sono le tre componenti del Sinedrio, che contava in totale 71 membri.
v. 54: Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. Nel prossimo capitolo Marco dirà delle donne che stanno ad osservare la crocifissione “da lontano” (15, 40). Scaldandosi al fuoco: in primavera a Gerusalemme le notti sono fredde.
v. 56: le loro testimonianze non erano concordi. Le testimonianze discordanti erano nulle: “Per qualsiasi colpa il fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o tre testimoni” (Deuteronomio 19, 15).
v. 58: Lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo. Un detto simile è attestato dal Vangelo di Giovanni: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” (2, 19). Gli studiosi fanno osservare che Gesù non aveva detto “distruggerò” ma “distruggete”.
v. 61: Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Nella Passione Gesù è sempre descritto dagli evangelisti con riferimento al servo sofferente di Isaia 53, 7: “Maltrattato non aprì la sua bocca”.
vv. 61s: Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto? – Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo. Lungo i tre anni di vita pubblica Gesù aveva evitato di presentarsi come il Messia e aveva invitato al silenzio chi così lo designava, ma ora, nella Passione che lo vede nella posizione del servo sofferente, egli accetta senza timore quella designazione.
v. 63s: il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: Avete udito la bestemmia – Tutti sentenziarono che era reo di morte. La legge voleva che il bestemmiatore fosse messo a morte: “Tutta la comunità lo dovrà lapidare” (Levitico 24, 16).
v. 65: Alcuni si misero a sputargli addosso – E i servi lo schiaffeggiavano. Un’altra scena di oltraggi l’avremo nel capitolo seguente, quando saranno i soldati romani a farsi beffe di Gesù dopo la flagellazione.
10 Novembre, 2024 - 13:36
Luigi Accattoli
La notte della condanna secondo Benoit. Ecco in definitiva come io ricostruisco gli avvenimenti della notte: Gesù viene arrestato nel Getsemani e condotto da Anna. Lì passa la notte, poiché si aspetta che il sorgere del giorno permetta la seduta del Sinedrio. Durante questa veglia, Anna, e con lui i capi del Tempio, interrogano Gesù sulla sua dottrina e sui suoi discepoli; quest’interrogatorio non è ufficiale, ma l’autorità di Anna dà un peso a questa inchiesta privata. Con grande dignità Gesù rifiuta di rispondere dicendo: Ho sempre parlato chiaramente, perché ora mi interrogate? Ho detto dinanzi a tutto il mondo ciò che pensavo. Un servo allora lo schiaffeggia, dando il via alla derisione generale. Contemporaneamente, nel cortile, Pietro si dibatte contro coloro che lo assillano di domande: egli arriva a rinnegare il suo Maestro, ma Gesù lo guarda e Pietro si ricorda e fugge in lacrime. Si può ammettere che l’interrogatorio di Anna abbia avuto luogo in una sala e che non sia durato a lungo. Quando il Grande Sacerdote constata che Gesù non vuol rispondere, lo fa ridiscendere nel cortile. È lì che Gesù può guardare Pietro dopo il suo rinnegamento, ed è lì che aspetterà fino al mattino. All’alba, Gesù viene condotto da Caifa, cioè dinanzi al Sinedrio, ove si svolge un interrogatorio in piena regola.
Pierre Benoit, Passione e resurrezione del Signore, Gribaudi 1967, p. 125
10 Novembre, 2024 - 13:37
Luigi Accattoli
Perché l’arte privilegia la Passione. Alla fine del viaggio (che abbiamo compiuto in questo volume), lungo duemila anni, su quanto l’arte ha detto riguardo a Gesù di Nazareth, la constatazione che ne rimane è che delle vicende del Messia l’uomo occidentale abbia privilegiato fra tutte il tema della passione. Esso primeggia rispetto alle altre raffigurazioni, anche quelle trionfali della Resurrezione. Il motivo risiede forse nel fatto che Cristo si è così identificato con l’avventura umana da rappresentare di essa ciò che la caratterizza: da una parte l’aspirazione all’immortalità, dall’altra l’incontro con il dolore. Quest’ultimo aspetto, dal quale nessun uomo può prescindere, è stato rappresentato lungo i secoli con una pregnanza, un realismo spinto sino all’angoscia, un amore che non cessa di meravigliare. Ciò rende la figura del Cristo universale, presente, perché amata.
Mario Dal Bello, Cristo. I ritratti, Libreria Editrice Vaticana 2013, p. 170
10 Novembre, 2024 - 13:37
Luigi Accattoli
Una pizza che dura da 21 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 21 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
10 Novembre, 2024 - 13:41
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 11 novembre. L’appuntamento precedente fu lunedì 28 ottobre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 4 novembre:
“SE HO PARLATO MALE, DIMOSTRAMI DOV’È IL MALE. MA SE HO PARLATO BENE, PERCHÈ MI PERCUOTI?” (Gv 18,23)
Ho sempre pensato che questo fosse la conferma teandrica della sacralità del principio della presunzione di innocenza: è infatti l’accusa, in un processo giusto, che deve portare le prove di ciò che sostiene. Se non lo fa, le accuse sono calunnie, la punizione una violenza assurda e inaccettabile.
E così chiunque – perfino Gesù – può essere accusato e condannato.
A Caifa che chiede “sei tu il Cristo” Gesù risponde: “Io lo sono” – Marco 14, 53-65 – Eccoci alla condanna a morte di Gesù, o meglio all’affermazione, da parte del Sinedrio, che il Rabbi di Galilea è “reo di morte”: conclusione che viene raggiunta all’unanimità dal supremo tribunale ebraico, che poi riuscirà a ottenerne la convalida e l’esecuzione dal procuratore romano.
Il cuore del brano è nelle parole di Gesù che, in risposta al sommo sacerdote che gli chiede di dire se è lui il Cristo, afferma: Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo (v. 62) Sarà decisivo, per la nostra comprensione della Passione e dell’intero Vangelo, intendere il perché in questo momento Gesù affermi d’essere il Messia avendo sempre cercato di tacere o velare questa sua identità. E il perché è questo: ora egli non corre più il rischio di essere preso per il Messia trionfante e di essere fatto re. Ora è sotto ogni aspetto il “servo sofferente” profetizzato da Isaia. Cioè il Messia che voleva essere.
“Citando il Salmo 110,1 e Daniele 7,13, Gesù rivendica per sé una messianità che va oltre gli schemi messianici comuni, e si attribuisce il compito di giudice escatologico. Con questa affermazione esplicita e pubblica della propria identità, Gesù scioglie definitivamente il segreto messianico, che abbiamo incontrato più volte nel vangelo di Marco. Nel quadro della passione non c’è più, come invece prima, il rischio di separare la messianità di Gesù dalla Croce. Il sommo sacerdote grida alla bestemmia non semplicemente perché Gesù si è proclamato Messia, ma perché si è arrogato il ruolo di giudice definitivo riservato al Signore” (Bruno Maggioni, Il racconto di Marco, Cittadella Editrice 2008, p. 271).
Oltre che all’affermazione messianica di Gesù, presteremo attenzione a Pietro che segue “da lontano” il Maestro sotto processo e ancora di più ci fermeremo sulla scena degli oltraggi ai quali Gesù viene sottoposto dai membri del Sinedrio e dai servi. Per l’interpretazione degli oltraggi chiederemo aiuto a due pittori che sono stati anche due grandi cristiani: il Beato Angelico e Georges Rouault.
Marco 14, 53-65. Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. 55I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. 57Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58″Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo””. 59Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. 60Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?”. 61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. 62Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. 63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte. 65Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: “Fa’ il profeta!”. E i servi lo schiaffeggiavano.
Avete udito la bestemmia. v. 53: Condussero Gesù dal sommo sacerdote. Marco non ne dice il nome, ma dagli altri vangeli e anche da Giuseppe Flavio sappiamo che era Caifa, in carica dal 18 al 36 d. C.
v. 53b: e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Sono le tre componenti del Sinedrio, che contava in totale 71 membri.
v. 54: Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. Nel prossimo capitolo Marco dirà delle donne che stanno ad osservare la crocifissione “da lontano” (15, 40). Scaldandosi al fuoco: in primavera a Gerusalemme le notti sono fredde.
v. 56: le loro testimonianze non erano concordi. Le testimonianze discordanti erano nulle: “Per qualsiasi colpa il fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o tre testimoni” (Deuteronomio 19, 15).
v. 58: Lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo. Un detto simile è attestato dal Vangelo di Giovanni: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” (2, 19). Gli studiosi fanno osservare che Gesù non aveva detto “distruggerò” ma “distruggete”.
v. 61: Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Nella Passione Gesù è sempre descritto dagli evangelisti con riferimento al servo sofferente di Isaia 53, 7: “Maltrattato non aprì la sua bocca”.
vv. 61s: Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto? – Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo. Lungo i tre anni di vita pubblica Gesù aveva evitato di presentarsi come il Messia e aveva invitato al silenzio chi così lo designava, ma ora, nella Passione che lo vede nella posizione del servo sofferente, egli accetta senza timore quella designazione.
v. 63s: il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: Avete udito la bestemmia – Tutti sentenziarono che era reo di morte. La legge voleva che il bestemmiatore fosse messo a morte: “Tutta la comunità lo dovrà lapidare” (Levitico 24, 16).
v. 65: Alcuni si misero a sputargli addosso – E i servi lo schiaffeggiavano. Un’altra scena di oltraggi l’avremo nel capitolo seguente, quando saranno i soldati romani a farsi beffe di Gesù dopo la flagellazione.
La notte della condanna secondo Benoit. Ecco in definitiva come io ricostruisco gli avvenimenti della notte: Gesù viene arrestato nel Getsemani e condotto da Anna. Lì passa la notte, poiché si aspetta che il sorgere del giorno permetta la seduta del Sinedrio. Durante questa veglia, Anna, e con lui i capi del Tempio, interrogano Gesù sulla sua dottrina e sui suoi discepoli; quest’interrogatorio non è ufficiale, ma l’autorità di Anna dà un peso a questa inchiesta privata. Con grande dignità Gesù rifiuta di rispondere dicendo: Ho sempre parlato chiaramente, perché ora mi interrogate? Ho detto dinanzi a tutto il mondo ciò che pensavo. Un servo allora lo schiaffeggia, dando il via alla derisione generale. Contemporaneamente, nel cortile, Pietro si dibatte contro coloro che lo assillano di domande: egli arriva a rinnegare il suo Maestro, ma Gesù lo guarda e Pietro si ricorda e fugge in lacrime. Si può ammettere che l’interrogatorio di Anna abbia avuto luogo in una sala e che non sia durato a lungo. Quando il Grande Sacerdote constata che Gesù non vuol rispondere, lo fa ridiscendere nel cortile. È lì che Gesù può guardare Pietro dopo il suo rinnegamento, ed è lì che aspetterà fino al mattino. All’alba, Gesù viene condotto da Caifa, cioè dinanzi al Sinedrio, ove si svolge un interrogatorio in piena regola.
Pierre Benoit, Passione e resurrezione del Signore, Gribaudi 1967, p. 125
Perché l’arte privilegia la Passione. Alla fine del viaggio (che abbiamo compiuto in questo volume), lungo duemila anni, su quanto l’arte ha detto riguardo a Gesù di Nazareth, la constatazione che ne rimane è che delle vicende del Messia l’uomo occidentale abbia privilegiato fra tutte il tema della passione. Esso primeggia rispetto alle altre raffigurazioni, anche quelle trionfali della Resurrezione. Il motivo risiede forse nel fatto che Cristo si è così identificato con l’avventura umana da rappresentare di essa ciò che la caratterizza: da una parte l’aspirazione all’immortalità, dall’altra l’incontro con il dolore. Quest’ultimo aspetto, dal quale nessun uomo può prescindere, è stato rappresentato lungo i secoli con una pregnanza, un realismo spinto sino all’angoscia, un amore che non cessa di meravigliare. Ciò rende la figura del Cristo universale, presente, perché amata.
Mario Dal Bello, Cristo. I ritratti, Libreria Editrice Vaticana 2013, p. 170
Una pizza che dura da 21 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 21 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 11 novembre. L’appuntamento precedente fu lunedì 28 ottobre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 4 novembre:
https://www.luigiaccattoli.it/blog/il-bacio-di-giuda-nel-mosaico-di-santapollinare-nuovo/
“SE HO PARLATO MALE, DIMOSTRAMI DOV’È IL MALE. MA SE HO PARLATO BENE, PERCHÈ MI PERCUOTI?” (Gv 18,23)
Ho sempre pensato che questo fosse la conferma teandrica della sacralità del principio della presunzione di innocenza: è infatti l’accusa, in un processo giusto, che deve portare le prove di ciò che sostiene. Se non lo fa, le accuse sono calunnie, la punizione una violenza assurda e inaccettabile.
E così chiunque – perfino Gesù – può essere accusato e condannato.