Lorenzo Lotto è misterioso e, insieme, comprensibile: come faccia a rendersi chiaro, limpidamente decifrabile, pur conservando sempre intatto il suo mistero, io non lo so, ma è proprio questo che nelle sue opere mi affascina. E questo fin da quando, non ricordo come né perché, mi parve di “vedere” come per la prima volta la sua Annunciazione di Recanati.
Chissà se qualcuno si ricorda che, tanti anni fa, qui parlammo a lungo di Lotto. E io riuscii a dire qualcosa, allora, di quella per me così misteriosa Annunciazione.
Sono andata a ricercare e a rileggere quella pagina.
Il titolo del post era questo: “In visita al Lotto e al gatto che scappa”.
Era l’ 8 Giugno, 2011: “tanti anni fa”, sì.
Lorenzo Lotto ancora non era stato scoperto dai più.
Ora, invece, finalmente, le mostre su di lui si susseguono.
E conosciamo tante cose, ora, dei suoi ultimi anni “marchigiani”, del suo aver trovato, finalmente, il luogo in cui rimanere, della sua scelta di farsi oblato nella Santa Casa di Loreto. E delle opere conservate a Recanati di cui, però, Leopardi nulla sapeva: come ormai non ne sapeva più nulla nessuno
Ecco, allora, al tempo di quel post lontano, proprio questo pensai, di Luigi Accattoli, già da quel titolo, così familiare, colloquiale, eppure così “altro” (“In visita al Lotto e al gatto che scappa”): pensai che era, anche lui, come Lorenzo Lotto, sorprendente, insieme misterioso e comprensibile, chiarissimo e indecifrabile.
Che è, poi, la stessa cosa che ho sempre pensato di Leopardi. Quelle limpide parole, che ti pare di averle sempre sapute ma che, all’improvviso, ti giungono come una novità assoluta.
Qualche critico ora ha notato come la profonda e silenziosa vita interiore del Lotto andava d’accordissimo con il balenare improvviso di un tratto “beffardo” della sua pennellata.
E che dire dell’altrettanto sorprendente Accattoli, di quel suo arrivo “nel maceratese, per vedere la Crocifissione del Lotto (1533-34)”, certamente, ma, anche “per udire una donna trafelata che bestemmia al cane nella piazza”?
Che dire, infine della “vicenda di sole e di sale” del suo, e nostro, amico gabbiano Albularius, che intanto è intervenuto nel nuovo post, ci ha regalato una piuma ed è rivolato via?
Si resta senza parole.
Penso sia l’ aria di Recanati, così “altra” e così “familiare” (a me sembrò proprio così, l’unica volta in cui ci sono andata), che produce questi effetti nei pittori, nei poeti, negli spiriti liberi che l’hanno a lungo respirata.
Oppure, chi lo sa che è…
#luigiaccattoli #montesangiusto #lorenzolotto #crocifissione #ilrichiamodellemarche
Lorenzo Lotto è misterioso e, insieme, comprensibile: come faccia a rendersi chiaro, limpidamente decifrabile, pur conservando sempre intatto il suo mistero, io non lo so, ma è proprio questo che nelle sue opere mi affascina. E questo fin da quando, non ricordo come né perché, mi parve di “vedere” come per la prima volta la sua Annunciazione di Recanati.
Chissà se qualcuno si ricorda che, tanti anni fa, qui parlammo a lungo di Lotto. E io riuscii a dire qualcosa, allora, di quella per me così misteriosa Annunciazione.
Sono andata a ricercare e a rileggere quella pagina.
Il titolo del post era questo: “In visita al Lotto e al gatto che scappa”.
Era l’ 8 Giugno, 2011: “tanti anni fa”, sì.
Lorenzo Lotto ancora non era stato scoperto dai più.
Ora, invece, finalmente, le mostre su di lui si susseguono.
E conosciamo tante cose, ora, dei suoi ultimi anni “marchigiani”, del suo aver trovato, finalmente, il luogo in cui rimanere, della sua scelta di farsi oblato nella Santa Casa di Loreto. E delle opere conservate a Recanati di cui, però, Leopardi nulla sapeva: come ormai non ne sapeva più nulla nessuno
Ecco, allora, al tempo di quel post lontano, proprio questo pensai, di Luigi Accattoli, già da quel titolo, così familiare, colloquiale, eppure così “altro” (“In visita al Lotto e al gatto che scappa”): pensai che era, anche lui, come Lorenzo Lotto, sorprendente, insieme misterioso e comprensibile, chiarissimo e indecifrabile.
Che è, poi, la stessa cosa che ho sempre pensato di Leopardi. Quelle limpide parole, che ti pare di averle sempre sapute ma che, all’improvviso, ti giungono come una novità assoluta.
Qualche critico ora ha notato come la profonda e silenziosa vita interiore del Lotto andava d’accordissimo con il balenare improvviso di un tratto “beffardo” della sua pennellata.
E che dire dell’altrettanto sorprendente Accattoli, di quel suo arrivo “nel maceratese, per vedere la Crocifissione del Lotto (1533-34)”, certamente, ma, anche “per udire una donna trafelata che bestemmia al cane nella piazza”?
Che dire, infine della “vicenda di sole e di sale” del suo, e nostro, amico gabbiano Albularius, che intanto è intervenuto nel nuovo post, ci ha regalato una piuma ed è rivolato via?
Si resta senza parole.
Penso sia l’ aria di Recanati, così “altra” e così “familiare” (a me sembrò proprio così, l’unica volta in cui ci sono andata), che produce questi effetti nei pittori, nei poeti, negli spiriti liberi che l’hanno a lungo respirata.
Oppure, chi lo sa che è…
Fiorenza Bettini