Che hanno in comune mogli, cavalli e meloni? Chiedilo al Bandello o sennò a Delconte
6 Comments
Luigi Accattoli
A un titolo irriverente si addice una lettura impertinente. E tale è stata la mia del libretto dell’arguto e sagace Delconte, che è un professore e uno studioso di diritto e un teologo e un romanziere, ma che non si monta la testa per tutte queste imprese ma riesce benissimo a divertirsi e a divertire con le parole. Suggerisco al lettore di partire dai testi più brevi, quelli che prendono appena una riga o due, dove meglio riesce al nostro di parlare di cose serie con leggerezza, come si propone, nonché di seminare con grazia e prudenza, come pure si azzarda a promettere. E una volta su due mi pare ci riesca.
4 Aprile, 2024 - 19:19
Luigi Accattoli
Mogli e cavalli sono argomenti seri, soprattutto al plurale. Ma se li metti in un’unica riga – o sporta – con gialli meloni, di colpo diventano leggeri. E così anche li paghi di meno.
4 Aprile, 2024 - 19:25
Luigi Accattoli
Delconte è un professore e dunque ha buona esperienza del parlare sia alla classe sia al singolo alunno. Ecco come segnala queste due facce dell’arte oratoria: Direi che, per parlare in modo efficace in pubblico, occorre esprimersi come se si parlasse confidenzialmente ad una persona soltanto; mentre, per parlare correttamente in privato, bisogna supporre che ci siano altre persone ad ascoltarci.
4 Aprile, 2024 - 21:45
Luigi Accattoli
Il migliore degli aforismi contenuti nel libretto è forse questo: “Chi pensa soltanto a cambiare le cose si dimentica, spesso, anche di migliorarle”. Per secondo metto quest’altro: “I professori sono come i padri: o lo sono per sempre o non lo sono mai stati”. Il terzo della mia scelta è il più simpatico: “Il mio sogno: vivere in Italia e insegnare in un’università americana… sotto casa”.
4 Aprile, 2024 - 22:15
Luigi Accattoli
La varietà del mondo, il tempo e il caso che raggiungono tutti, l’arte dell’attesa, il gusto ritornante dell’andare in chiesa e al ristorante, l’aspirazione a guardare alla vita e alla misericordia come a sorelle baruffanti sono tra i temi del libretto. Ma c’è di più. A pagina 25 l’autore si azzarda ad affermare con De Mello che “la vita non ha significato”, anzi “non può averlo”. Mentre a pagina 96 ci assicura che “per sentirsi talvolta stupidi occorre una bella dose di umiltà e intelligenza”. Delconte segnala volentieri i maestri dai quali ha imparato a vivere e a ben parlare, ma questi maestri non sono soltanto giuristi, teologi e poeti laureati: almeno in due pagine si richiama a colloqui formativi con prostitute. “Avendo conosciuto alcune prostitute e molti farisei”, scrive a pagina 23. E a pagina 111: “Diverse prostitute mi hanno confidato”. Non riporto le confidenze che Delconte ha avuto da quelle buone donne per invogliare i miei lettori a leggere il libretto che sto recensendo.
4 Aprile, 2024 - 22:16
delconte
Grazie carissimo ACCATTOLI! I tuoi generosi e pertinenti giudizi mi confermano che bisogna saper scrivere ma altrettanto bisogna saper leggere…
Grazie, ciao roberto
A un titolo irriverente si addice una lettura impertinente. E tale è stata la mia del libretto dell’arguto e sagace Delconte, che è un professore e uno studioso di diritto e un teologo e un romanziere, ma che non si monta la testa per tutte queste imprese ma riesce benissimo a divertirsi e a divertire con le parole. Suggerisco al lettore di partire dai testi più brevi, quelli che prendono appena una riga o due, dove meglio riesce al nostro di parlare di cose serie con leggerezza, come si propone, nonché di seminare con grazia e prudenza, come pure si azzarda a promettere. E una volta su due mi pare ci riesca.
Mogli e cavalli sono argomenti seri, soprattutto al plurale. Ma se li metti in un’unica riga – o sporta – con gialli meloni, di colpo diventano leggeri. E così anche li paghi di meno.
Delconte è un professore e dunque ha buona esperienza del parlare sia alla classe sia al singolo alunno. Ecco come segnala queste due facce dell’arte oratoria: Direi che, per parlare in modo efficace in pubblico, occorre esprimersi come se si parlasse confidenzialmente ad una persona soltanto; mentre, per parlare correttamente in privato, bisogna supporre che ci siano altre persone ad ascoltarci.
Il migliore degli aforismi contenuti nel libretto è forse questo: “Chi pensa soltanto a cambiare le cose si dimentica, spesso, anche di migliorarle”. Per secondo metto quest’altro: “I professori sono come i padri: o lo sono per sempre o non lo sono mai stati”. Il terzo della mia scelta è il più simpatico: “Il mio sogno: vivere in Italia e insegnare in un’università americana… sotto casa”.
La varietà del mondo, il tempo e il caso che raggiungono tutti, l’arte dell’attesa, il gusto ritornante dell’andare in chiesa e al ristorante, l’aspirazione a guardare alla vita e alla misericordia come a sorelle baruffanti sono tra i temi del libretto. Ma c’è di più. A pagina 25 l’autore si azzarda ad affermare con De Mello che “la vita non ha significato”, anzi “non può averlo”. Mentre a pagina 96 ci assicura che “per sentirsi talvolta stupidi occorre una bella dose di umiltà e intelligenza”. Delconte segnala volentieri i maestri dai quali ha imparato a vivere e a ben parlare, ma questi maestri non sono soltanto giuristi, teologi e poeti laureati: almeno in due pagine si richiama a colloqui formativi con prostitute. “Avendo conosciuto alcune prostitute e molti farisei”, scrive a pagina 23. E a pagina 111: “Diverse prostitute mi hanno confidato”. Non riporto le confidenze che Delconte ha avuto da quelle buone donne per invogliare i miei lettori a leggere il libretto che sto recensendo.
Grazie carissimo ACCATTOLI! I tuoi generosi e pertinenti giudizi mi confermano che bisogna saper scrivere ma altrettanto bisogna saper leggere…
Grazie, ciao roberto