La mimosa è più bella quand’è sull’albero: così la dedico alle visitatrici
Questa foto l’ho scattata tra le rovine di Cartagine lo scorso 11 febbraio: vedi ai post del 13, 14, 24 di quel mese
6 Comments
fiorenza
Grazie. Bel dono. Contraccambio con questi versi lontani, di Ungaretti.
Ogni anno, mentre scopro che Febbraio
è sensitivo e, per pudore, torbido,
Con minuto fiorire, gialla irrompe
La mimosa. S’inquadra alla finestra
Di quella mia dimora d’una volta,
Di questa dove passo gli anni vecchi.
Mentre arrivo vicino al gran silenzio,
Segno sarà che niuna cosa muore
(Giuseppe Ungaretti)
Fiorenza Bettini
.
8 Marzo, 2024 - 23:23
fiorenza
“La mimosa è più bella quand’è sull’albero”: è proprio così. Però, senti che strano, quando oggi si è affacciato alla mia porta il figlio della mia vicina di casa (lei abita al piano di sotto, ha 94 anni), arrivato qua ieri dall’Inghilterra, come fa più o meno ogni mese o due, per farle compagnia per qualche giorno, e aveva in mano un minuscolo ramettino di mimosa per me, ecco, sarà stato anche un ramettino minuscolo ma ha riempio tutto il mio orizzonte., più immenso dell’intero suo albero. Lui sorrideva, come sempre. Era stato al Supermercato a fare la spesa, lì deve aver visto i mazzettini confezionati in serie per l’8 marzo e gli sarà venuta l’idea di comprarne uno per me. Niente di poetico, insomma. Però: interamente bello, come la grande mimosa della tua foto e come la poesia di Ungaretti, che mi è cara. Scusami per queste confidenze.
Fiorenza Bettini
8 Marzo, 2024 - 23:47
fiorenza
Altra cosa di cui scusarmi: di quella poesia di Ungaretti “che mi è cara”, e che qui sopra ho trascritto, ho tralasciato di scrivere il titolo, e queste cose non si fanno. Allora, anche se lo sappiamo a memoria già tutti, il titolo è “Febbraio”.
9 Marzo, 2024 - 13:39
Luigi Accattoli
Grazie Fiorenza del testo e del titolo Febbraio, che non ricordavo, né l’uno né l’altro. Ma provocato dal tuo richiamo sono andato a riprendere il volume del “Taccuino del vecchio” (1960) e mi sono accorto che non hai trascritto gli ultimi tre versi:
Se ne ritorna sempre l’apparenza?
O saprò finalmente che la morte
regno non ha che sopra l’apparenza.
Oso chiederti: l’aver lasciato gli ultimi tre versi è stato un incidente del copia e incolla, o una tua scelta di rafforzare – per verba – la fiducia nella vita, cioè che “niuna cosa muore” e basta così, senza il conturbante seguito delle apparenze che tornano e svaniscono?
10 Marzo, 2024 - 16:42
fiorenza
Il ” Taccuino del vecchio” io ce l’ho solo inserito nell’edizione Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, ristampa del 2022, libro alla buona, che non mi fa soggezione e che posso sottolineare quanto voglio, aprire o chiudere prendere e lasciare, a seconda, così come i versi che tu hai fatto bene a citare e che io avevo lasciato.
Febbraio potrebbe essere, secondo me, il titolo di tutte le sue poesie. Ungaretti era nato di febbraio. e “sto (dice) di Febbraio alla vicenda / Più che negli altri mesi vigile , / Gli sono più che alla mia stessa vita / attaccato per una nascita / Ed una dipartita; / Ma di questo, non è il momento di parlare. / E anch’io di questo mese nacqui. / Era burrasca, pioveva a dirotto / A Alessandria d’Egitto quella notte, /….”.
Ha scritto anche una poesia “Auguri per il proprio compleanno”.
Secondo me si è ispirato a Febbraio anche quando ha scritto e dedicato a Ottone Rosai (altro mio grande amore, questo fiorentinaccio) la poesia “Senza più peso”:
” Per un Iddio che rida come un bimbo, / Tanti gridi di passeri, / Tante danze nei rami/…. // Le mani come foglie / S’incantano nell’aria…/ Chi teme più, chi giudica?”
E c’è quel lungo “Monologhetto”: “Sotto le scorze, e come per un vuoto, Di già gli umori si risentono,/ Motivo dando d’essere / Corto a Febbraio, e lunatico, “…
Basta, che sennò non la finirei più Buonanotte a tutti.-
Conclusione: ma lo sai che ti voglio tanto bene, Luigi Accattoli?
Grazie. Bel dono. Contraccambio con questi versi lontani, di Ungaretti.
Ogni anno, mentre scopro che Febbraio
è sensitivo e, per pudore, torbido,
Con minuto fiorire, gialla irrompe
La mimosa. S’inquadra alla finestra
Di quella mia dimora d’una volta,
Di questa dove passo gli anni vecchi.
Mentre arrivo vicino al gran silenzio,
Segno sarà che niuna cosa muore
(Giuseppe Ungaretti)
Fiorenza Bettini
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“La mimosa è più bella quand’è sull’albero”: è proprio così. Però, senti che strano, quando oggi si è affacciato alla mia porta il figlio della mia vicina di casa (lei abita al piano di sotto, ha 94 anni), arrivato qua ieri dall’Inghilterra, come fa più o meno ogni mese o due, per farle compagnia per qualche giorno, e aveva in mano un minuscolo ramettino di mimosa per me, ecco, sarà stato anche un ramettino minuscolo ma ha riempio tutto il mio orizzonte., più immenso dell’intero suo albero. Lui sorrideva, come sempre. Era stato al Supermercato a fare la spesa, lì deve aver visto i mazzettini confezionati in serie per l’8 marzo e gli sarà venuta l’idea di comprarne uno per me. Niente di poetico, insomma. Però: interamente bello, come la grande mimosa della tua foto e come la poesia di Ungaretti, che mi è cara. Scusami per queste confidenze.
Fiorenza Bettini
Altra cosa di cui scusarmi: di quella poesia di Ungaretti “che mi è cara”, e che qui sopra ho trascritto, ho tralasciato di scrivere il titolo, e queste cose non si fanno. Allora, anche se lo sappiamo a memoria già tutti, il titolo è “Febbraio”.
Grazie Fiorenza del testo e del titolo Febbraio, che non ricordavo, né l’uno né l’altro. Ma provocato dal tuo richiamo sono andato a riprendere il volume del “Taccuino del vecchio” (1960) e mi sono accorto che non hai trascritto gli ultimi tre versi:
Se ne ritorna sempre l’apparenza?
O saprò finalmente che la morte
regno non ha che sopra l’apparenza.
Oso chiederti: l’aver lasciato gli ultimi tre versi è stato un incidente del copia e incolla, o una tua scelta di rafforzare – per verba – la fiducia nella vita, cioè che “niuna cosa muore” e basta così, senza il conturbante seguito delle apparenze che tornano e svaniscono?
Il ” Taccuino del vecchio” io ce l’ho solo inserito nell’edizione Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, ristampa del 2022, libro alla buona, che non mi fa soggezione e che posso sottolineare quanto voglio, aprire o chiudere prendere e lasciare, a seconda, così come i versi che tu hai fatto bene a citare e che io avevo lasciato.
Febbraio potrebbe essere, secondo me, il titolo di tutte le sue poesie. Ungaretti era nato di febbraio. e “sto (dice) di Febbraio alla vicenda / Più che negli altri mesi vigile , / Gli sono più che alla mia stessa vita / attaccato per una nascita / Ed una dipartita; / Ma di questo, non è il momento di parlare. / E anch’io di questo mese nacqui. / Era burrasca, pioveva a dirotto / A Alessandria d’Egitto quella notte, /….”.
Ha scritto anche una poesia “Auguri per il proprio compleanno”.
Secondo me si è ispirato a Febbraio anche quando ha scritto e dedicato a Ottone Rosai (altro mio grande amore, questo fiorentinaccio) la poesia “Senza più peso”:
” Per un Iddio che rida come un bimbo, / Tanti gridi di passeri, / Tante danze nei rami/…. // Le mani come foglie / S’incantano nell’aria…/ Chi teme più, chi giudica?”
E c’è quel lungo “Monologhetto”: “Sotto le scorze, e come per un vuoto, Di già gli umori si risentono,/ Motivo dando d’essere / Corto a Febbraio, e lunatico, “…
Basta, che sennò non la finirei più Buonanotte a tutti.-
Conclusione: ma lo sai che ti voglio tanto bene, Luigi Accattoli?
Anch’io.