I vignaioli omicidi siete voi: così Gesù risponde alle autorità del Tempio
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Luigi Accattoli
Una parabola che è un atto d’accusa. Una delegazione del Sinedrio composta da capi dei sacerdoti, scribi e anziani aveva chiesto a Gesù con quale autorità operasse e parlasse nel Tempio e il Rabbi di Galilea si era sottratto alla domanda con un’abile controdomanda su Giovanni il Battista (Marco 11, 27-33). Ma ecco che immediatamente dopo Gesù dà la sua risposta con la parabola dei vignaioli omicidi: una risposta per parabola ma facile a essere intesa.
La parabola mette in scena un padrone del campo che è Dio Padre, una vigna che è Israele, i vignaioli che sono le autorità d’Israele, dei servi [inviati a ritirare la parte del raccolto spettante al padrone] che sono i profeti maltrattati e uccisi dai vignaioli, il figlio del padrone che è Gesù, che i vignaioli mettono a morte. Gesù dunque intende chiarire che l’autorità con cui parla e agisce gli viene dal Padre: con la parabola mette in chiaro quanto non poteva affermare apertamente.
Accenneremo anche alla dottrina della “sostituzione di Israele” con i cristiani provenienti dal paganesimo, che è restata in auge per tanti secoli e che veniva giustificata anche con il richiamo a questa parabola e in particolare al versetto 9: Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri.
Sul superamento di tale dottrina per opera del Vaticano II faremo appello a un testo di Benedetto XVI, che è tra quelli da lui firmati da emerito. Per l’interpretazione della parabola come risposta alla domanda dei sinedriti sull’autorità di Gesù faremo riferimento a Rudolf Schnackenburg. Un brano del Secondo libro delle Cronache ci fornirà una veduta drammatica del conflitto tra le autorità di Israele e la tradizione profetica, molto simile a quella che si esprime nella parabola dei vignaioli omicidi. Nel cantico della vigna di Isaia indicheremo la fonte primaria della parabola di Gesù.
25 Novembre, 2023 - 18:25
Luigi Accattoli
Marco 12, 1-12. Si mise a parlare loro con parabole: “Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 2Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. 3Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. 4Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. 5Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. 6Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 7Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!”. 8Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. 9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. 10Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; 11 questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?”. 12E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.
25 Novembre, 2023 - 18:26
Luigi Accattoli
Costui è l’erede: uccidiamolo. v. 1a: Un uomo piantò una vigna. Gesù riprende una metafora e una parabola molto presente nella Bibbia ebraica, a partire da Isaia 5, 7ss. Anche oggi l’immagine della vigna, per dire la Chiesa, è abituale: “Umile lavoratore nella vigna del Signore” disse di sé Benedetto XVI al momento dell’elezione.
v. 1b: La diede in affitto a dei contadini. La cornice narrativa della parabola – che mette ad ascoltatori di Gesù gli stessi interlocutori della domanda sulla sua autorità: vv. 1 e 12 – invita a identificare questi contadini con i responsabili del Tempio.
v. 6: un figlio amato. Lo stesso appellativo – agapetos: amato, o prediletto – era risuonato nella teofania del Battesimo di Gesù e della Trasfigurazione: Marco 1, 11; 9, 7. Con la ricorrenza dello stesso appellativo Marco vuole segnalarci che nel figlio del padrone del campo dobbiamo vedere Gesù figlio di Dio.
v. 7: Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra. “L’arrivo del figlio li fa sospettare che il padrone sia deceduto e che il figlio sia venuto per prendere possesso dell’eredità. Se lo uccidiamo, così vanno pensando, la vigna diventerà bene vacante di cui potremo rivendicare per primi la proprietà” (Joachim Jeremias).
v. 9: darà la vigna ad altri. Non ad altri popoli, ma ad altri fittavoli o vignaioli. Al tempo della redazione definitiva del Vangelo di Marco (circa il 70 dopo Cristo) la maggioranza dei cristiani e dei loro “capi” era ancora composta da giudei.
25 Novembre, 2023 - 18:26
Luigi Accattoli
Il richiamo di Gesù alla tradizione profetica – espresso in questa parabola – è simile alla drammatica sintesi storica di quella tradizione che è tracciata dal Secondo libro delle Cronache, 36, 14-16: Tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà […]. 15Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. 16Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio.
25 Novembre, 2023 - 18:33
Luigi Accattoli
Con la parabola dei vignaioli Gesù si rifà alla parabola della vigna che è narrata da Isaia 5, 7ss: Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. 2Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi […]. 5Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. 6La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. 7Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi.
25 Novembre, 2023 - 18:34
Luigi Accattoli
Rudolf Schnackenburg (Vangelo secondo Marco, Città Nuova 1973, volume secondo, p. 155): La risposta vera e propria di Gesú al Sinedrio è la parabola dei vignaioli malvagi, perché nella sutura redazionale (12, 1) è detto esplicitamente che egli incominciò a parlare “a essi” per mezzo di parabole, per cui si tratta dei medesimi interlocutori del capitalo undicesimo, dal v. 27 al v. 33. Se poi di fatto segue soltanto una parabola, la locuzione “parlare con parabole” sottolinea questo genere letterario in quanto tale, il cui scopo è di svelare e evidenziare qualche cosa, destando negli ascoltatori un effetto diverso da quello che si ricava a tutta prima dal semplice contenuto del racconto (cf. 4, 10ss: dove Marco aveva messo in bocca a Gesù la spiegazione della parabola del seminatore). Dopo la conclusione, che è a sua volta un’osservazione dovuta al redattore, i membri del Sinedrio compresero che la parabola era stata pronunciata contro di loro (v. 12). In effetti la sua trasparenza è tale, da escludere ogni equivoco.
25 Novembre, 2023 - 18:35
Luigi Accattoli
Sulla “teoria della sostituzione” di Israele con la Chiesa ecco un testo di Benedetto XVI. “Nel 2015 la Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo ha pubblicato Riflessione sulle problematiche teologiche nelle relazioni cattolico-giudaiche in occasione del 50° anniversario della Nostra aetate. In esse viene sintetizzato in modo autorevole lo sviluppo di tali relazioni fino ai nostri giorni. A partire da questo sguardo d’insieme si può ben dire che la nuova visione del giudaismo dopo il Concilio si può sintetizzare in due affermazioni:
1) Va rifiutata la teoria della sostituzione, che in questo campo aveva finora dominato il pensiero teologico. Essa sostiene che Israele, dopo aver rifiutato Gesù Cristo, aveva smesso di essere portatore delle promesse di Dio.
2) E’ corretto invece parlare dell’alleanza mai revocata, così come è stata sviluppata dopo il Concilio a partire da Romani 9-11 […]. Ed è corretto sostenere che da testi come la parabola dei vignaioli assassini (Marco 12,1-11) o anche del pranzo festivo (Matteo 22,1-14; Luca 14,15-24) cui gli invitati non si presentano e vengono sostituiti da altri, il pensiero del rigetto di Israele dominava ampiamente la concezione della sua funzione all’interno dell’attuale storia della salvezza” [Che cos’è il cristianesimo, Mondadori 2023, pp. 54s].
25 Novembre, 2023 - 18:35
Luigi Accattoli
Ma che pizza! Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
25 Novembre, 2023 - 18:36
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 27 novembre. L’appuntamento precedente fu lunedì 13 novembre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 21 novembre:
Una parabola che è un atto d’accusa. Una delegazione del Sinedrio composta da capi dei sacerdoti, scribi e anziani aveva chiesto a Gesù con quale autorità operasse e parlasse nel Tempio e il Rabbi di Galilea si era sottratto alla domanda con un’abile controdomanda su Giovanni il Battista (Marco 11, 27-33). Ma ecco che immediatamente dopo Gesù dà la sua risposta con la parabola dei vignaioli omicidi: una risposta per parabola ma facile a essere intesa.
La parabola mette in scena un padrone del campo che è Dio Padre, una vigna che è Israele, i vignaioli che sono le autorità d’Israele, dei servi [inviati a ritirare la parte del raccolto spettante al padrone] che sono i profeti maltrattati e uccisi dai vignaioli, il figlio del padrone che è Gesù, che i vignaioli mettono a morte. Gesù dunque intende chiarire che l’autorità con cui parla e agisce gli viene dal Padre: con la parabola mette in chiaro quanto non poteva affermare apertamente.
Accenneremo anche alla dottrina della “sostituzione di Israele” con i cristiani provenienti dal paganesimo, che è restata in auge per tanti secoli e che veniva giustificata anche con il richiamo a questa parabola e in particolare al versetto 9: Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri.
Sul superamento di tale dottrina per opera del Vaticano II faremo appello a un testo di Benedetto XVI, che è tra quelli da lui firmati da emerito. Per l’interpretazione della parabola come risposta alla domanda dei sinedriti sull’autorità di Gesù faremo riferimento a Rudolf Schnackenburg. Un brano del Secondo libro delle Cronache ci fornirà una veduta drammatica del conflitto tra le autorità di Israele e la tradizione profetica, molto simile a quella che si esprime nella parabola dei vignaioli omicidi. Nel cantico della vigna di Isaia indicheremo la fonte primaria della parabola di Gesù.
Marco 12, 1-12. Si mise a parlare loro con parabole: “Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 2Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. 3Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. 4Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. 5Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. 6Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 7Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!”. 8Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. 9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. 10Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; 11 questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?”. 12E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.
Costui è l’erede: uccidiamolo. v. 1a: Un uomo piantò una vigna. Gesù riprende una metafora e una parabola molto presente nella Bibbia ebraica, a partire da Isaia 5, 7ss. Anche oggi l’immagine della vigna, per dire la Chiesa, è abituale: “Umile lavoratore nella vigna del Signore” disse di sé Benedetto XVI al momento dell’elezione.
v. 1b: La diede in affitto a dei contadini. La cornice narrativa della parabola – che mette ad ascoltatori di Gesù gli stessi interlocutori della domanda sulla sua autorità: vv. 1 e 12 – invita a identificare questi contadini con i responsabili del Tempio.
v. 6: un figlio amato. Lo stesso appellativo – agapetos: amato, o prediletto – era risuonato nella teofania del Battesimo di Gesù e della Trasfigurazione: Marco 1, 11; 9, 7. Con la ricorrenza dello stesso appellativo Marco vuole segnalarci che nel figlio del padrone del campo dobbiamo vedere Gesù figlio di Dio.
v. 7: Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra. “L’arrivo del figlio li fa sospettare che il padrone sia deceduto e che il figlio sia venuto per prendere possesso dell’eredità. Se lo uccidiamo, così vanno pensando, la vigna diventerà bene vacante di cui potremo rivendicare per primi la proprietà” (Joachim Jeremias).
v. 9: darà la vigna ad altri. Non ad altri popoli, ma ad altri fittavoli o vignaioli. Al tempo della redazione definitiva del Vangelo di Marco (circa il 70 dopo Cristo) la maggioranza dei cristiani e dei loro “capi” era ancora composta da giudei.
Il richiamo di Gesù alla tradizione profetica – espresso in questa parabola – è simile alla drammatica sintesi storica di quella tradizione che è tracciata dal Secondo libro delle Cronache, 36, 14-16: Tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà […]. 15Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. 16Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio.
Con la parabola dei vignaioli Gesù si rifà alla parabola della vigna che è narrata da Isaia 5, 7ss: Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. 2Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi […]. 5Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. 6La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. 7Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi.
Rudolf Schnackenburg (Vangelo secondo Marco, Città Nuova 1973, volume secondo, p. 155): La risposta vera e propria di Gesú al Sinedrio è la parabola dei vignaioli malvagi, perché nella sutura redazionale (12, 1) è detto esplicitamente che egli incominciò a parlare “a essi” per mezzo di parabole, per cui si tratta dei medesimi interlocutori del capitalo undicesimo, dal v. 27 al v. 33. Se poi di fatto segue soltanto una parabola, la locuzione “parlare con parabole” sottolinea questo genere letterario in quanto tale, il cui scopo è di svelare e evidenziare qualche cosa, destando negli ascoltatori un effetto diverso da quello che si ricava a tutta prima dal semplice contenuto del racconto (cf. 4, 10ss: dove Marco aveva messo in bocca a Gesù la spiegazione della parabola del seminatore). Dopo la conclusione, che è a sua volta un’osservazione dovuta al redattore, i membri del Sinedrio compresero che la parabola era stata pronunciata contro di loro (v. 12). In effetti la sua trasparenza è tale, da escludere ogni equivoco.
Sulla “teoria della sostituzione” di Israele con la Chiesa ecco un testo di Benedetto XVI. “Nel 2015 la Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo ha pubblicato Riflessione sulle problematiche teologiche nelle relazioni cattolico-giudaiche in occasione del 50° anniversario della Nostra aetate. In esse viene sintetizzato in modo autorevole lo sviluppo di tali relazioni fino ai nostri giorni. A partire da questo sguardo d’insieme si può ben dire che la nuova visione del giudaismo dopo il Concilio si può sintetizzare in due affermazioni:
1) Va rifiutata la teoria della sostituzione, che in questo campo aveva finora dominato il pensiero teologico. Essa sostiene che Israele, dopo aver rifiutato Gesù Cristo, aveva smesso di essere portatore delle promesse di Dio.
2) E’ corretto invece parlare dell’alleanza mai revocata, così come è stata sviluppata dopo il Concilio a partire da Romani 9-11 […]. Ed è corretto sostenere che da testi come la parabola dei vignaioli assassini (Marco 12,1-11) o anche del pranzo festivo (Matteo 22,1-14; Luca 14,15-24) cui gli invitati non si presentano e vengono sostituiti da altri, il pensiero del rigetto di Israele dominava ampiamente la concezione della sua funzione all’interno dell’attuale storia della salvezza” [Che cos’è il cristianesimo, Mondadori 2023, pp. 54s].
Ma che pizza! Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 27 novembre. L’appuntamento precedente fu lunedì 13 novembre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 21 novembre:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/quando-gesu-si-comporta-da-rabbi-in-disputa-con-gli-altri-rabbi/