Hai sradicato una vite dall’Egitto,
hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli.
Questo era il Salmo Responsoriale [Dal Salmo 79: La vigna del Signore è la casa d’Israele] che abbiamo pregato nella Domenica XXVII del tempo ordinario, quella che cadeva il giorno dopo l’attacco di Hamas a Israele, avvenuto in giorno di Sabato, come prescrive il protocollo della vendetta. Nel primo commento svolgo il mio salmo della desolazione
Questo ho pensato pregando. Ovvero: ho pregato pensando
Il Signore scaccia le genti dalla terra di Canaan e vi trapianta la sua vite, cioè il suo popolo.
La vigna del Signore è la casa d’Israele, dice l’intestazione del Salmo sul quale quel giorno stavamo piangendo.
Quel popolo viene poi scacciato dal diluvio musulmano.
Ma di nuovo Israele oggi – ovvero da ottant’anni e più – caccia i musulmani che noi chiamiamo palestinesi.
Domani, quasi sicuramente, il mondo musulmano rifatto potente da nuove armi, di nuovo scaccerà Israele.
E non ho considerato le cacciare minori, o parziali, attuate un secolo via l’altro dagli assiri, dai romani, dai persiani, dai crociati, da Napoleone, dagli inglesi.
Il mio salmo non finiva in gloria ma con una domanda: ma Signore sei stato tu ad avviare questo gioco al massacro e a insegnare alle genti lo scacciamento delle genti?