All’ascolto di Gesù che maledice un fico incolpevole seccandolo fin dalle radici
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Luigi Accattoli
Gesù maledice un fico incolpevole: capisca chi può – Marco 11, 12-14. Affrontiamo stavolta un brano difficile a intendere, forse il più difficile di tutti i Vangeli, almeno dal punto di vista della nostra lettura semplice della Scrittura: Gesù maledice un fico perché non ha frutti e non è la stagione dei frutti, ed egli mai maledice nessuno, proibisce anzi di maledire: “Benedite coloro che vi maledicono” (Luca 6, 28). Il fico secca fino alla radice e tra i miracoli di Gesù mai se ne trovano altri di negativi, che cioè producano un danno.
Gli studiosi invitano a una lettura simbolica del gesto: e noi la tenteremo. Segnalano anche l’opportunità di leggerlo come un secondo tempo, fattuale, della parabola del fico che è nel Vangelo di Luca (13, 6-9): faremo pure questo.
Lo collocheremo infine nel contesto del capitolo 11 di Marco, che chiede anche altre interpretazioni simboliche: l’ingresso messianico in Gerusalemme in groppa a un asino preso in prestito, la cacciata di venditori e compratori dal Tempio posta al centro dei due tempi della maledizione del fico (prima maledetto e poi trovato secco).
Seguendo maestri autorevoli concluderemo che il richiamo alle frequenti azioni simboliche dei profeti ci dà sicurezza quanto all’ammaestramento che possiamo trarre da questa “maledizione” (una religiosità di sole foglie è destinata a inaridirsi), ma ci lascia nell’incertezza quanto alla realtà fattuale da cui prende spunto.
29 Settembre, 2023 - 16:50
Luigi Accattoli
Marco 11, 12-14. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. 13Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. 14Rivolto all’albero, disse: “Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!”. E i suoi discepoli l’udirono.
29 Settembre, 2023 - 16:51
Luigi Accattoli
La spola tra il Tempio e Betania. v. 12: La mattina seguente, mentre uscivano da Betània. Nei giorni di lunedì, martedì, mercoledì della settimana che segue all’ingresso in Gerusalemme, Gesù e i dodici fanno la spola tra il Tempio e Betania, distante tre km, dove passano la notte.
v. 12b: ebbe fame. Questo è l’unico luogo in Marco dove si dice che Gesù ha fame. In Matteo 4, 2 e in Luca 4, 2 ha fame dopo il digiuno nel deserto. In Luca 24, 41 apparendo ai discepoli riuniti domanda: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. In Giovanni 4, 10 aveva detto alla samaritana “Dammi da bere”. Sempre in Giovanni 19, 28 dice dalla croce: “Ho sete”.
v. 13: si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa. Probabile rimando indiretto al profeta Michea 7, 1s, dove “la voce del Signore” svolge questo lamento: “Ahimè! Sono diventato come uno spigolatore d’estate, come un racimolatore dopo la vendemmia! Non un grappolo da mangiare, non un fico per la mia voglia”.
v. 13b: non trovò altro che foglie. Forse un riferimento indiretto a Geremia 8, 13: “Li mieto e li anniento: non c’è più uva sulla vite né fichi sul fico”.
v. 14: Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti. Probabile rimando implicito a Geremia 7, 20: “Ecco, il mio furore, la mia ira si riversa su questo luogo, sugli uomini e sul bestiame, sugli alberi dei campi e sui frutti della terra, e brucerà senza estinguersi”. Nei Vangeli non sono narrate altre maledizioni lanciate da Gesù.
29 Settembre, 2023 - 16:51
Luigi Accattoli
TRE AZIONI SIMBOLICHE DEI PROFETI DI ISRAELE Isaia va nudo e scalzo per tre anni. In quel tempo il Signore disse per mezzo di Isaia, figlio di Amoz: “Va’, lèvati il sacco dai fianchi e togliti i sandali dai piedi!”. Così egli fece, andando nudo e scalzo. 3Il Signore poi disse: “Come il mio servo Isaia è andato nudo e scalzo per tre anni, 4così il re d’Assiria condurrà i prigionieri d’Egitto e i deportati dell’Etiopia, giovani e vecchi, nudi e scalzi”. Geremia rompe una brocca di terracotta. Così disse il Signore a Geremia: “Va’ a comprarti una brocca di terracotta; prendi con te alcuni anziani del popolo e alcuni sacerdoti, 2ed esci nella valle di Ben-Innòm […]. 10Tu, poi, spezzerai la brocca sotto gli occhi degli uomini che saranno venuti con te 11e riferirai loro: Così dice il Signore degli eserciti: Spezzerò questo popolo e questa città, così come si spezza un vaso di terracotta, che non si può più aggiustare”. Geremia 19, 1-11 Ezechiele si fa migrante. Mi fu rivolta questa parola del Signore: “Fatti un bagaglio da esule e di giorno, davanti ai loro occhi, prepàrati a emigrare” […]. 7Io feci come mi era stato comandato: preparai di giorno il mio bagaglio come quello di un esule e, sul tramonto, feci un foro nel muro con le mani. Uscii nell’oscurità e sotto i loro occhi mi misi il bagaglio sulle spalle. 8Al mattino mi fu rivolta questa parola del Signore: “11Tu dirai: Io sono un simbolo per voi. Quello che ho fatto io, sarà fatto a loro; saranno deportati e andranno in schiavitù”. Ezechiele 12, 1-11
29 Settembre, 2023 - 16:52
Luigi Accattoli
LA PAROLA A TRE MAESTRI Giuseppe Ricciotti – “Vari tratti paradossali del presente episodio ci inducono a considerarlo alla stregua di una di quelle azioni simboliche compiute frequentemente dagli antichi profeti: l’azione era vera e reale, ma usciva dal quadro della vita ordinaria, mirando solo a rappresentare in maniera visiva e quasi tangibile un dato insegnamento astratto […]. Il vero colpevole [cui si riferiva l’insegnamento simbolico, ndr] era il popolo eletto, Israele, ricchissimo allora di fogliame farisaico ma ostinatamente privo da lungo tempo di frutti morali, e quindi meritevole della maledizione di sterilità eterna”. “Vita di Gesù Cristo”, Milano, Mondadori 1965 [edizione originaria 1940], pp. 570-571. Rudolf Schnackenburg – “L’analisi razionalistica del fatto altro non mostra se non che abbiamo perduto la capacità di cogliere il valore dei gesti simbolici […]. E’ possibilissimo che Gesù, facendo proprio lo stile dei profeti, abbia un bel giorno compiuto il gesto simbolico di scagliare la maledizione contro un albero di fichi […]. Ma qual è il significato profetico dell’azione compiuta da Gesù? Dovrà certo trattarsi del giudizio di condanna inferto all’ebraismo sterile e infedele”. “Vangelo secondo Marco”, pp. 136s, volume 2, Città Nuova 1973 Leopold Sabourin – “Gesù compie un’azione simbolica; perciò se ne può trovare la motivazione solo su un piano simbolico, e non su quello naturale. La spiegazione più soddisfacente è senz’altro quella data dal più antico commento esistente di Marco – quello di Vittore d’Antiochia, sesto secolo – secondo cui l’inaridimento del fico sarebbe stata una parabola sceneggiata, nella quale Gesù si servi del fico per esprimere il giudizio che stava per cadere su Gerusalemme. Un popolo che onorava Dio con le labbra, ma il cui cuore gli era in ogni occasione lontano, era simile ad un albero dalle foglie abbondanti, ma senza frutti. Il valore simbolico dell’azione compiuta da Gesù non nega, ma anzi suppone che si sia trattato di un gesto storicamente compiuto”. “Il Vangelo di Matteo”, edizioni Paoline 1977, p. 870.
29 Settembre, 2023 - 16:53
Luigi Accattoli
Letture puramente simboliche del brano. Abbiamo ascoltato maestri che cercano di tenere uniti il significato simbolico e la realtà storica del gesto. Altri studiosi propendono per una lettura tutta simbolica, ma non riescono, neanche loro, a sciogliere tutti i nodi. Tra essi Gianfranco Ravasi (Famiglia cristiana 20 giugno 2014): “Dal punto di vista storico concreto può anche essere ipotizzato un evento in due tappe: il primo giorno Gesù con i discepoli sosta davanti a un fico rigoglioso ma privo di frutti, data la stagione; l’indomani, passando davanti a esso, per una causa qualsiasi, lo si scopre appassito e sradicato”. Alberto Maggi (nel volume Come leggere il Vangelo e non perdere la fede, Cittadella Editrice 2011) e Silvano Fausti (Una comunità legge il Vangelo di Matteo, EDB 2001) sono ancora più rapidi nel liberarsi da remore attinenti al fondamento storico del brano e si appuntano sul solo aspetto simbolico e sull’ammaestramento che se ne può trarre. Mia conclusione personale: conviene attenersi a una lettura che non neghi l’intera fattualità storica del gesto e ne ammetta una parziale incomprensibilità, forse voluta, come pare avvenga più volte nel parlare di Gesù in parabole. Questa è, a suo modo, una parabola.
29 Settembre, 2023 - 16:54
Luigi Accattoli
Non hanno più pizza. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
29 Settembre, 2023 - 16:56
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 2 ottobre. L’appuntamento precedente fu lunedì 18 settembre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 22 settembre:
Si può cercare il vero per come si può con cuore sincero. Imparando a distinguere le voci fasulle interne ed esterne dalla voce autentica di Dio, lo Spirito che scende come una colomba, delicatamente, a misura. Un lavoratore può dover sopportare, entro certi limiti, certi compromessi perché, per esempio, è padre di famiglia. Ma si può dare per esempio chi pur avendo la grazia per cercare la verità con cuore sincero si tuffa a capofitto nei compromessi per cercare un falso carrierismo, un falso prestigio, e racconta a sé stesso mille scuse per non dare spazio alla verità entro quei margini che la situazione di tempo in tempo gli consente.
Taumaturgia dell’innesto della vite
Come gli inganni e le ferite del tempo
i giochi di luce che parevano tralci.
Ma il vecchio era stanco di voltare
il capo verso cose ormai svanite.
Qual messa ora l’innesto della vite,
lui come un prete nel rosso tramonto.
Poesie nelle quali faccio cantare tante persone, in una persino Gesù. Spesso parla direttamente il protagonista, anche dove non è citato un nome. Sono storie inventate, nate però dalla vita di un prete che vive, cresce, in mezzo alla gente e ne sente il canto. “Maria da parte sua custodiva tutti questi fatti-parole lasciandoli condiscendere nel suo cuore” (Lc 2, 19).
Spiegazione di Taumaturgia dell’innesto della vite
Stanco di delusioni, inganni, delle speranze e sicurezze precarie cercate, il vecchio contadino innestando la vite sente ora che proprio così è l’esistenza umana, porta frutto, ossia vita ed ogni bene, solo se sempre più si lascia sia innestata dalla grazia della vera volontà di Dio e non vada per tante strade fasulle chiamate talora persino volontà di Dio pur potendo per il dono dello Spirito discernere che non è vero.
29 Settembre, 2023 - 22:34
Fabrizio Padula
“Non era infatti la stagione dei fichi.”
Luigi, la difficoltà del brano sta qui….non era stagione di fichi, e quindi il fico non aveva colpe. Questo dettaglio mi pare indebolisca il richiamo alla sterilità di Israele.
Perchè l’evangelista ha voluto proprio precisare “non era infatti la stagione dei fichi” ? Quasi a voler rimarcare che la reazione di Gesù era immotivata.
30 Settembre, 2023 - 9:05
Luigi Accattoli
Fabrizio che piacere che tu ponga questa domanda, anche se io non sono in grado di dare molta risposta. Ma il bello è nei fratelli che si aiutano a interpretare le parole di Gesù. Ti dedico questo testo di Bruno Maggioni, che è tra gli studiosi ai quali più mi affido: “La maledizione del fico è un gesto parabolico che esprime plasticamente il giudizio di Dio su Israele. L’informazione che non era la stagione dei fichi rende assurda la pretesa di Gesù. E questo significa che dobbiamo vedervi un simbolo: non è la sterilità del fico che interessa, ma quella di Israele. E Israele non ha scuse: è già stato più volte rimproverato (Ger 8,13: Mi 7.1; ecc.) e dovrebbe sapere quali sono i frutti che Dio vuole raccogliere” (Il racconto di Marco, Cittadella 2008, p. 206). Insomma se restiamo sul piano dei fatti naturali la reazione di Gesù non ha senso, dobbiamo quindi andare sul piano dei simboli e qui non c’è stagione che tenga: per Israele, come oggi per noi, è sempre stagione dei fichi.
30 Settembre, 2023 - 9:50
Amigoni p. Luigi
Rif. 9.50 – Fatto e simbolo
Una possibile spiegazione potrebbe essere che il riferimento “catechistico” di Marco sia legato al dato di cronaca rimasto nella tradizione: “non era la stagione dei fichi”. Marco salva il dato dell’episodio e l’interpretazione della comunità che recepisce e trasmette il fatto: il fico, cioè Israele, è maledetto. Più che di Gesù la maledizione (contro il fico) è della comunità (e dell’evangelista) che riceve, trasmette il Vangelo e compila il testo scritto.
Gesù maledice un fico incolpevole: capisca chi può – Marco 11, 12-14. Affrontiamo stavolta un brano difficile a intendere, forse il più difficile di tutti i Vangeli, almeno dal punto di vista della nostra lettura semplice della Scrittura: Gesù maledice un fico perché non ha frutti e non è la stagione dei frutti, ed egli mai maledice nessuno, proibisce anzi di maledire: “Benedite coloro che vi maledicono” (Luca 6, 28). Il fico secca fino alla radice e tra i miracoli di Gesù mai se ne trovano altri di negativi, che cioè producano un danno.
Gli studiosi invitano a una lettura simbolica del gesto: e noi la tenteremo. Segnalano anche l’opportunità di leggerlo come un secondo tempo, fattuale, della parabola del fico che è nel Vangelo di Luca (13, 6-9): faremo pure questo.
Lo collocheremo infine nel contesto del capitolo 11 di Marco, che chiede anche altre interpretazioni simboliche: l’ingresso messianico in Gerusalemme in groppa a un asino preso in prestito, la cacciata di venditori e compratori dal Tempio posta al centro dei due tempi della maledizione del fico (prima maledetto e poi trovato secco).
Seguendo maestri autorevoli concluderemo che il richiamo alle frequenti azioni simboliche dei profeti ci dà sicurezza quanto all’ammaestramento che possiamo trarre da questa “maledizione” (una religiosità di sole foglie è destinata a inaridirsi), ma ci lascia nell’incertezza quanto alla realtà fattuale da cui prende spunto.
Marco 11, 12-14. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. 13Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. 14Rivolto all’albero, disse: “Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!”. E i suoi discepoli l’udirono.
La spola tra il Tempio e Betania. v. 12: La mattina seguente, mentre uscivano da Betània. Nei giorni di lunedì, martedì, mercoledì della settimana che segue all’ingresso in Gerusalemme, Gesù e i dodici fanno la spola tra il Tempio e Betania, distante tre km, dove passano la notte.
v. 12b: ebbe fame. Questo è l’unico luogo in Marco dove si dice che Gesù ha fame. In Matteo 4, 2 e in Luca 4, 2 ha fame dopo il digiuno nel deserto. In Luca 24, 41 apparendo ai discepoli riuniti domanda: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. In Giovanni 4, 10 aveva detto alla samaritana “Dammi da bere”. Sempre in Giovanni 19, 28 dice dalla croce: “Ho sete”.
v. 13: si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa. Probabile rimando indiretto al profeta Michea 7, 1s, dove “la voce del Signore” svolge questo lamento: “Ahimè! Sono diventato come uno spigolatore d’estate, come un racimolatore dopo la vendemmia! Non un grappolo da mangiare, non un fico per la mia voglia”.
v. 13b: non trovò altro che foglie. Forse un riferimento indiretto a Geremia 8, 13: “Li mieto e li anniento: non c’è più uva sulla vite né fichi sul fico”.
v. 14: Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti. Probabile rimando implicito a Geremia 7, 20: “Ecco, il mio furore, la mia ira si riversa su questo luogo, sugli uomini e sul bestiame, sugli alberi dei campi e sui frutti della terra, e brucerà senza estinguersi”. Nei Vangeli non sono narrate altre maledizioni lanciate da Gesù.
TRE AZIONI SIMBOLICHE DEI PROFETI DI ISRAELE
Isaia va nudo e scalzo per tre anni. In quel tempo il Signore disse per mezzo di Isaia, figlio di Amoz: “Va’, lèvati il sacco dai fianchi e togliti i sandali dai piedi!”. Così egli fece, andando nudo e scalzo. 3Il Signore poi disse: “Come il mio servo Isaia è andato nudo e scalzo per tre anni, 4così il re d’Assiria condurrà i prigionieri d’Egitto e i deportati dell’Etiopia, giovani e vecchi, nudi e scalzi”.
Geremia rompe una brocca di terracotta. Così disse il Signore a Geremia: “Va’ a comprarti una brocca di terracotta; prendi con te alcuni anziani del popolo e alcuni sacerdoti, 2ed esci nella valle di Ben-Innòm […]. 10Tu, poi, spezzerai la brocca sotto gli occhi degli uomini che saranno venuti con te 11e riferirai loro: Così dice il Signore degli eserciti: Spezzerò questo popolo e questa città, così come si spezza un vaso di terracotta, che non si può più aggiustare”. Geremia 19, 1-11
Ezechiele si fa migrante. Mi fu rivolta questa parola del Signore: “Fatti un bagaglio da esule e di giorno, davanti ai loro occhi, prepàrati a emigrare” […]. 7Io feci come mi era stato comandato: preparai di giorno il mio bagaglio come quello di un esule e, sul tramonto, feci un foro nel muro con le mani. Uscii nell’oscurità e sotto i loro occhi mi misi il bagaglio sulle spalle. 8Al mattino mi fu rivolta questa parola del Signore: “11Tu dirai: Io sono un simbolo per voi. Quello che ho fatto io, sarà fatto a loro; saranno deportati e andranno in schiavitù”. Ezechiele 12, 1-11
LA PAROLA A TRE MAESTRI
Giuseppe Ricciotti – “Vari tratti paradossali del presente episodio ci inducono a considerarlo alla stregua di una di quelle azioni simboliche compiute frequentemente dagli antichi profeti: l’azione era vera e reale, ma usciva dal quadro della vita ordinaria, mirando solo a rappresentare in maniera visiva e quasi tangibile un dato insegnamento astratto […]. Il vero colpevole [cui si riferiva l’insegnamento simbolico, ndr] era il popolo eletto, Israele, ricchissimo allora di fogliame farisaico ma ostinatamente privo da lungo tempo di frutti morali, e quindi meritevole della maledizione di sterilità eterna”. “Vita di Gesù Cristo”, Milano, Mondadori 1965 [edizione originaria 1940], pp. 570-571.
Rudolf Schnackenburg – “L’analisi razionalistica del fatto altro non mostra se non che abbiamo perduto la capacità di cogliere il valore dei gesti simbolici […]. E’ possibilissimo che Gesù, facendo proprio lo stile dei profeti, abbia un bel giorno compiuto il gesto simbolico di scagliare la maledizione contro un albero di fichi […]. Ma qual è il significato profetico dell’azione compiuta da Gesù? Dovrà certo trattarsi del giudizio di condanna inferto all’ebraismo sterile e infedele”. “Vangelo secondo Marco”, pp. 136s, volume 2, Città Nuova 1973
Leopold Sabourin – “Gesù compie un’azione simbolica; perciò se ne può trovare la motivazione solo su un piano simbolico, e non su quello naturale. La spiegazione più soddisfacente è senz’altro quella data dal più antico commento esistente di Marco – quello di Vittore d’Antiochia, sesto secolo – secondo cui l’inaridimento del fico sarebbe stata una parabola sceneggiata, nella quale Gesù si servi del fico per esprimere il giudizio che stava per cadere su Gerusalemme. Un popolo che onorava Dio con le labbra, ma il cui cuore gli era in ogni occasione lontano, era simile ad un albero dalle foglie abbondanti, ma senza frutti. Il valore simbolico dell’azione compiuta da Gesù non nega, ma anzi suppone che si sia trattato di un gesto storicamente compiuto”. “Il Vangelo di Matteo”, edizioni Paoline 1977, p. 870.
Letture puramente simboliche del brano. Abbiamo ascoltato maestri che cercano di tenere uniti il significato simbolico e la realtà storica del gesto. Altri studiosi propendono per una lettura tutta simbolica, ma non riescono, neanche loro, a sciogliere tutti i nodi. Tra essi Gianfranco Ravasi (Famiglia cristiana 20 giugno 2014): “Dal punto di vista storico concreto può anche essere ipotizzato un evento in due tappe: il primo giorno Gesù con i discepoli sosta davanti a un fico rigoglioso ma privo di frutti, data la stagione; l’indomani, passando davanti a esso, per una causa qualsiasi, lo si scopre appassito e sradicato”. Alberto Maggi (nel volume Come leggere il Vangelo e non perdere la fede, Cittadella Editrice 2011) e Silvano Fausti (Una comunità legge il Vangelo di Matteo, EDB 2001) sono ancora più rapidi nel liberarsi da remore attinenti al fondamento storico del brano e si appuntano sul solo aspetto simbolico e sull’ammaestramento che se ne può trarre. Mia conclusione personale: conviene attenersi a una lettura che non neghi l’intera fattualità storica del gesto e ne ammetta una parziale incomprensibilità, forse voluta, come pare avvenga più volte nel parlare di Gesù in parabole. Questa è, a suo modo, una parabola.
Non hanno più pizza. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da più di 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 2 ottobre. L’appuntamento precedente fu lunedì 18 settembre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 22 settembre:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/con-gesu-che-entra-nel-tempio-e-guarda-ogni-cosa-attorno/
Si può cercare il vero per come si può con cuore sincero. Imparando a distinguere le voci fasulle interne ed esterne dalla voce autentica di Dio, lo Spirito che scende come una colomba, delicatamente, a misura. Un lavoratore può dover sopportare, entro certi limiti, certi compromessi perché, per esempio, è padre di famiglia. Ma si può dare per esempio chi pur avendo la grazia per cercare la verità con cuore sincero si tuffa a capofitto nei compromessi per cercare un falso carrierismo, un falso prestigio, e racconta a sé stesso mille scuse per non dare spazio alla verità entro quei margini che la situazione di tempo in tempo gli consente.
Taumaturgia dell’innesto della vite
Come gli inganni e le ferite del tempo
i giochi di luce che parevano tralci.
Ma il vecchio era stanco di voltare
il capo verso cose ormai svanite.
Qual messa ora l’innesto della vite,
lui come un prete nel rosso tramonto.
Da: https://gpcentofanti.altervista.org/e-ne-senti-la-voce-gv-3-8/
Poesie nelle quali faccio cantare tante persone, in una persino Gesù. Spesso parla direttamente il protagonista, anche dove non è citato un nome. Sono storie inventate, nate però dalla vita di un prete che vive, cresce, in mezzo alla gente e ne sente il canto. “Maria da parte sua custodiva tutti questi fatti-parole lasciandoli condiscendere nel suo cuore” (Lc 2, 19).
Spiegazione di Taumaturgia dell’innesto della vite
Stanco di delusioni, inganni, delle speranze e sicurezze precarie cercate, il vecchio contadino innestando la vite sente ora che proprio così è l’esistenza umana, porta frutto, ossia vita ed ogni bene, solo se sempre più si lascia sia innestata dalla grazia della vera volontà di Dio e non vada per tante strade fasulle chiamate talora persino volontà di Dio pur potendo per il dono dello Spirito discernere che non è vero.
“Non era infatti la stagione dei fichi.”
Luigi, la difficoltà del brano sta qui….non era stagione di fichi, e quindi il fico non aveva colpe. Questo dettaglio mi pare indebolisca il richiamo alla sterilità di Israele.
Perchè l’evangelista ha voluto proprio precisare “non era infatti la stagione dei fichi” ? Quasi a voler rimarcare che la reazione di Gesù era immotivata.
Fabrizio che piacere che tu ponga questa domanda, anche se io non sono in grado di dare molta risposta. Ma il bello è nei fratelli che si aiutano a interpretare le parole di Gesù. Ti dedico questo testo di Bruno Maggioni, che è tra gli studiosi ai quali più mi affido: “La maledizione del fico è un gesto parabolico che esprime plasticamente il giudizio di Dio su Israele. L’informazione che non era la stagione dei fichi rende assurda la pretesa di Gesù. E questo significa che dobbiamo vedervi un simbolo: non è la sterilità del fico che interessa, ma quella di Israele. E Israele non ha scuse: è già stato più volte rimproverato (Ger 8,13: Mi 7.1; ecc.) e dovrebbe sapere quali sono i frutti che Dio vuole raccogliere” (Il racconto di Marco, Cittadella 2008, p. 206). Insomma se restiamo sul piano dei fatti naturali la reazione di Gesù non ha senso, dobbiamo quindi andare sul piano dei simboli e qui non c’è stagione che tenga: per Israele, come oggi per noi, è sempre stagione dei fichi.
Rif. 9.50 – Fatto e simbolo
Una possibile spiegazione potrebbe essere che il riferimento “catechistico” di Marco sia legato al dato di cronaca rimasto nella tradizione: “non era la stagione dei fichi”. Marco salva il dato dell’episodio e l’interpretazione della comunità che recepisce e trasmette il fatto: il fico, cioè Israele, è maledetto. Più che di Gesù la maledizione (contro il fico) è della comunità (e dell’evangelista) che riceve, trasmette il Vangelo e compila il testo scritto.