Qui un giusto e la sua famiglia narrano con esultanza non una storia ma un’epopea di soccorso ai bimbi abbandonati. Angelo Zamagna e sua moglie Gioconda Grossi, romani, hanno cinque figli e due ne adottano, ma soprattutto prendono in casa, in affido temporaneo, una decina di altri bimbi e altrettanti e più ne collocano in famiglie amiche. Fondano anche un’associazione – FAMIGLIA APERTA – per animare e coordinare questo tipo di accoglienza di piccoli in difficoltà. Dopo la morte della moglie nel 2002, Angelo – che è stato Ingegnere Capo dell’Amministrazione provinciale di Roma – scrive un’autobiografia per ricordare tutti i piccoli passati per la loro casa o per le loro mani di suscitatori di generosità. Questa è una delle conclusioni a cui arriva: “Nella nostra lunga avventura, abbiamo scoperto che il mondo è pieno di brava gente, sensibile e aperta, e se qualche volta sembra indifferente è solo per paura”. Ecco il racconto dell’accoglienza di una bambina autistica di due anni che si chiama Fabiana e che diventa la prima figlia adottiva:
I primi tempi furono terribili, con mia moglie che tentava di nutrire un sasso. Con una mano doveva stringerle le guance per farle aprire la bocca, mentre con l’altra spingeva il cucchiaio fino in gola, per evitare che risputasse tutto (…). L’unico vantaggio in Fabiana era la sua completa immobilità, senza desideri e senza reazioni a qualsiasi stimolo. Potevamo lasciarla nel suo lettino, anche al buio, per ore, ignorandola completamente, come lei ignorava noi. Non sapeva piangere, come non sapeva ridere.
Per circa tre anni non vedemmo nessun risultato, nonostante avessimo cominciato subito le stimolazioni e il giro degli specialisti. Prima l’otorino (…) l’operazione a tonsille e adenoidi per fortuna andò bene. Poi l’oculista (…) e un’operazione agli occhi eseguita in una clinica privata, non dico a che prezzo. E non sapevamo ancora se Fabiana fosse o no sorda. Lo specialista consultato ci disse che l’udito sembrava a posto, almeno come risultato di una visita esterna. Ma la certezza avremmo potuto averla solo quando la bambina fosse stata in grado di rispondere agli stimoli, uscendo dall’autismo.
Fabiana era con noi da quasi due anni e apparentemente c’era stato solo qualche piccolissimo miglioramento estetico. Cercavamo sempre di attrarne l’attenzione, moltiplicando gli stimoli. Specialmente i figli più piccoli a turno si mettevano per ore intorno a lei, battendo con le mani sul tavolo e con i cucchiai su delle pentole vuote. Facevano un fracasso infernale, ma con risultati molto scarsi. Al massimo girava la testa da uno all’altro, con la faccia impassibile. Sembrava pensare che fossero tutti matti.
La prima vera soddisfazione venne quando capimmo che Fabiana ci sentiva. Pur passando ore davanti alla TV, non dimostrava mai la minima attenzione. Finché una sera, mentre la TV era accesa nella stanza accanto, alla sigla del “dolce Remy”, Fabiana girò di colpo la testa e fece una specie di sorriso. Fu una festa incredibile per tutti, anche se i miglioramenti procedevano a passo di lumaca ed erano appena percettibili.
Soprattutto continuava l’assenza di reazioni ai bisogni elementari come mangiare e bere: non solo non chiedeva, ma sembrava non desiderare nè cibo nè acqua. Non conosceva la sete. Finché, quando aveva ormai quasi cinque anni, un bel giorno Fabiana allungò la mano verso il rubinetto. Da allora, quando aveva sete, allungava la mano verso il lavandino della cucina.
A questo punto mia moglie ebbe un’idea forse cattiva ma vincente. Poiché continuava a emettere solo piccoli grugniti, nonostante le sedute dalla logopedista, decise di negarle l’acqua, per costringerla a parlare. Ogni volta che indicava il rubinetto, mia moglie diceva: “Se la vuoi, me la devi chiedere. Devi dire: acqua!” E dopo alcuni tentativi, avvenne il miracolo: a quasi cinque anni, Fabiana disse la sua prima parola: “UAUA”. La più bella parola del mondo.
Dopo è stato un crescendo. A sei anni poteva frequentare, ancora con gravi carenze, la prima elementare, seguita per fortuna da una maestra molto sensibile, che l’ha accompagnata per cinque anni nel lentissimo recupero del tempo perduto. In quarta si trovava quasi alla pari con le sue compagne “normali”. Per la matematica, poi, superava perfino la maestra, che in materia non era particolarmente dotata.
Come è stato raccontato per un caso di autismo in un famoso film, era in grado di fare a memoria operazioni di moltiplicazione e divisione di tre o quattro cifre in pochi secondi. Il tempo in cui riusciva a dare il risultato esatto era inferiore a quello necessario per battere le cifre sulla tastiera della calcolatrice.
A diciotto anni ha ottenuto con buoni voti il diploma di segretaria d’azienda e corrispondente in lingue estere, in grado di sostenere una conversazione anche in inglese e francese. Da alcuni anni si è sposata e – dopo aver lavorato in un negozio di materiale informatico – è impiegata attualmente in un call-center, dove parla in diverse lingue.
[Dal libretto di Angelo Zamagna, Dalla parte dei bambini. Mille motivi e l’esperienza di una vita per essere dalla parte dell’affidamento familiare, pp. 11 e 12]
Un altro figlio adottato da Gioconda e Angelo è Fabrizio. E questi sono i nomi dei piccoli passati per quella casa e per quelle mani così geniali nell’accoglienza – quelli menzionati nell’autobiografia: Marilisa, Mariolino, Orietta, Ismina, Giovannino, Lalla, Damiano, Fausto, Nando, Giulio, Pierfranco, Agnese, Elena, Silvia, Furio, Mariele, Enzo. Li metto qui come una viva corona in loro memoria.
Il libretto ha questa dedica: “A mia moglie, che mi ha permesso di collaborare con lei in cento pazzie, sopportandomi per cinquant’anni con tanta pazienza e tanto amore”. Angelo è morto a 75 anni nel 2007. Il libretto – che non è stato mai pubblicato ed è girato tra poche persone, stampato a spese dei familiari – me l’ha fatto conoscere una delle figlie, Annalisa, che me l’ha mandato per e-mail avendo conosciuto la ricerca che conduco in questa pagina del blog.
Un’altra storia narrata da Angelo Zamagna nel suo libretto la trovi qui nel capitolo 21 PARABOLE con il titolo LO ZINGARO UBRIACO E IL BIMBO CHE LO DIFENDE.
[Novembre 2009]