Nel capitolo 10 di Marco Gesù decide di salire a Gerusalemme e si pone a guida dei discepoli, camminando davanti a tutti: è l’immagine centrale del brano che leggeremo lunedì 22 alle ore21.00 nel collegamento Zoom di Pizza e Vangelo. Un’immagine forte che non è entrata nella memoria collettiva perché quel brano – come il parallelo di Luca – non viene letto nelle liturgie domenicali. Nei commenti la scheda di preparazione alla lectio e l’invito di tutti i visitatori del blog a collegarsi.
Con Gesù che indurisce il volto e parte deciso per salire a Gerusalemme
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Gesù cammina davanti a tutti salendo verso Gerusalemme – Marco 10, 32-34. Stavolta leggiamo solo tre versetti perché ci preme fissare l’immagine di Gesù che cammina davanti a tutti salendo verso Gerusalemme: è un’immagine chiave per cogliere il cuore della narrazione evangelica della Passione ed è un’immagine poco presente nella memoria collettiva delle Chiese cristiane. E’ difficile per esempio trovare – nell’immenso repertorio dell’iconografia evangelica – rappresentazioni di questo momento della vita pubblica nel quale Gesù si pone alla testa dei Dodici e degli altri discepoli nella salita verso Gerusalemme.
Gesù che “cammina davanti” oltre che dal Marco di questo brano è narrato da Luca 19, 28: ma né questo testo di Marco né il parallelo di Luca sono presenti tra le letture domenicali dei Vangeli. Da sempre è nostra regola che dove il Maestro è meno colto, lì conviene fermarsi. Se l’immagine ricevuta non è adeguata, allora è necessario adoperarsi per integrarla. Con umiltà ci proponiamo questo obiettivo.
Procederemo per quattro tappe:
– Ricostruzione del momento della salita verso Gerusalemme nel quale Marco pone il terzo e più completo annuncio della Passione;
– Il fermo immagine di Gesù che cammina davanti ai discepoli e ad altri accompagnatori, ponendosi a loro guida e provocando in loro sgomento e paura (versetto 32);
– Richiameremo l’icona – ovvero l’immagine – di Gesù che aveva “indurito il volto” prendendo la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme (Luca 9, 51);
– Confronteremo il fermo immagine di Marco con quello più marcato di Luca che annota come il Maestro camminasse non solo “davanti”, ma “davanti a tutti” (Luca 19, 28).
Marco 10, 32-34. Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: 33″Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, 34lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà”.
Lo seguono sgomenti e impauriti. v. 32: Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme. Siamo nella prosecuzione del cammino annunciato dal primo versetto di questo capitolo 10, ma qui è la prima volta in Marco che viene esplicitamente indicata Gerusalemme come meta del cammino.
v. 32b: Gesù camminava davanti a loro. Il participio proagon – “Gesù era precedente loro” – segnala fisicamente la posizione di guida assunta dal Maestro e allude moralmente alla sua volontaria accettazione del destino che lo attende.
v. 32c: essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Sia i Dodici sia la cerchia più ampia di quanti seguivano Gesù erano sgomenti e impauriti per la sua decisione di andare a Gerusalemme, dove l’attende la morte, come aveva già detto due volte e come dirà di nuovo al versetto seguente. A chi seguiva il Maestro era chiaro che gli scribi e i farisei venuti da Gerusalemme per controllare gli spostamenti e la predicazione di Gesù (Matteo 9, 4; 9, 34; 12, 24; 15, 1; Marco 3, 22; 7, 1; Luca 11, 15; Giovanni 1, 19) non potevano che avergli predisposto un’accoglienza ostile presso coloro che li avevano inviati.
Lo consegneranno ai pagani. v. 33: noi saliamo a Gerusalemme. Gerusalemme è “città posta sul monte” (Matteo 5, 14) e dunque per raggiungerla occorre “salire”. Vedi un riscontro nella parabola del samaritano: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico” (Luca 10, 30). Altro riscontro è nei Salmi dell’ascensione (120-134), che erano intonati dai pellegrini lungo la salita verso la Città Santa. Ne parliamo più avanti.
v. 33b: lo consegneranno ai pagani. Cioè a Pilato e alla sua guarnigione. Marco 15, 1: “Misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato”.
v. 34: lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno. Questa terza predizione della Passione è la più dettagliata e corrisponde anche verbalmente alla narrazione che della Passione farà il Vangelo di Marco. E’ lecito dunque immaginare che essa sia stata se non composta quantomeno arricchita alla luce di quella narrazione.
La parola a Rudolf Schnackenburg: “Dall’insieme del nostro brano risulta un’immagine appropriata del pellegrinante popolo di Dio, che irresoluto e timido, forse pieno di paura, segue il suo Signore, trascinato tuttavia da lui che è l’autore e il perfezionatore della fede (Lettera agli Ebrei 12, 2)” [Vangelo secondo Marco, volume 2, p. 109].
Gesù che indurisce il volto. Commento di Gianfranco Ravasi a Luca 9, 51 [“Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”]: Si tratta di una frase che è da puntualizzare accuratamente nel suo tenore originale, impallidito nell’attuale versione italiana. Stanno per giungere a pienezza scrive Luca i “giorni dell’assunzione” del Cristo: come è noto, il vertice conclusivo del testo lucano è posto sul monte degli Ulivi col Cristo che ascende al cielo. Sta, perciò, per iniziare la grande ascesa di Gesù non solo alla Gerusalemme spaziale e storica, la città posta a 800 metri ove si compirà il suo destino terreno, ma anche alla Gerusalemme celeste ed eterna, sede della divinità, ove il Risorto ritornerà nella gloria. Da questo momento, dunque, prende avvio un itinerario spirituale decisivo. Ma Luca continua letteralmente così: “Gesù indurì il suo volto verso Gerusalemme”. L’espressione, molto orientale, indica una decisione ferma e irremovibile; non è solo uno spostamento territoriale dalla Galilea, regione settentrionale della Palestina, alla meridionale Giudea. Ora noi assistiamo a una vera e propria scelta di orientamento: da questo istante in poi Gesù sarà proteso verso la sua morte e la sua glorificazione (Gianfranco Ravasi, Secondo le Scritture. Anno C, Piemme Editore 1999, p. 2016).
Salmi delle ascensioni – o Salmi del pellegrino: sono 15, quelli che vanno dal Salmo 120 (o 119) al 134 – erano e sono cantati dai pellegrini nella loro salita verso Gerusalemme. Sono detti anche “graduali” in riferimento ai 15 gradini che occorreva salire per il passaggio dal primo al secondo cortile del Tempio. Il Salmo 122 (121) è di esultanza: “Quale gioia quando mi dissero: andremo nella casa del Signore! E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, o Gerusalemme”. Potremmo leggere il drammatico cammino di Gesù verso la Città santa sullo sfondo di questo cammino di esultanza: dove il pellegrino esulta, Gesù piange (Luca 19, 41). Dove il pellegrino canta “sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi” (Salmo 122, 7), Gesù scorge la loro rovina: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non rimarrà pietra su pietra” (Luca 21, 6).
Brani dei Vangeli che non vengono letti nella liturgia domenicale. Abbiamo osservato che questo brano non viene letto nelle messe domenicali. Una sorte che l’accomuna ad altri brani che perciò rischiano di restare estranei alla memorizzazione dei cristiani che non fruiscono di altro accostamento ai Vangeli oltre a quello domenicale. Limitandomi a Marco ho individuato cinque brani che restano in tale cono d’ombra, oltre a quello che stiamo leggendo. Ecco gli altri:
1. Gesù guarda indignato gli interlocutori – 3, 4s
2. Gesù chiede ai discepoli di tenergli pronta una barca – 3, 7-10
3. Guarigione in due tempi del cieco di Betsaida – 8, 22-26
4. Sull’uso non autorizzato del nome di Gesù – 9, 38-40 (e non è letto neanche il parallelo di Luca 9, 49s)
5. Maledizione del fico sterile – 11, 12-14. 21-26 (e non è letto neanche il parallelo di Matteo 21, 18s. 20-22).
Non hanno più pizza. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, scriva qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 22 maggio. L’appuntamento precedente fu lunedì 8 maggio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post dell’11 maggio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/quando-il-cammello-don-milani-passo-per-la-cruna-dellago/
Vangelo di domani e commento che si può porre tra l altro in relazione col testo citato da Luigi
https://gpcentofanti.altervista.org/nel-nome-di-gesu/
Gesù si è offerto volontariamente alla sua PASSiione. Comunque la frase più bella è quella con la quale si conclude il Vangelo di oggi: “Ecco, io sono con vo tutti i giorni. fino alla fine del mondo”.