Quando Gesù straparla di ricchi e di cammelli in cruna d’ago
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Luigi Accattoli
Gesù scomoda cammelli e crune di ago per segnalare l’inciampo della ricchezza sulla via per il Regno – Marco 10, 23-31 – Eccoci a una delle parole più paradossali di Gesù, che nel capitolo decimo di Marco segnala la difficoltà per tutti di entrare nel Regno arrivando ad affermare che quella difficoltà si fa straordinaria se non totale per i ricchi: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio” (versetto 25). Il motto si trova in tutti e tre i Sinottici e ci fornisce l’occasione per porre attenzione alla frequenza, davvero notevole, con cui la figura dell’iperbole [esagerazione oltre i limiti della realtà e della credibilità] ricorre sulla bocca del Maestro.
In questo caso l’immagine iperbolica ha l’obiettivo di far risaltare l’impossibilità a ottenere l’ingresso nel Regno con le sole forze umane, tant’è che non ci riescono neanche i ricchi, i quali – secondo la concezione ebraica dominante al tempo di Gesù – erano i più attrezzati a realizzare un’obbedienza esemplare alla Legge, a seguito della quale il Signore li benediceva, appunto, con l’abbondanza dei beni. Gesù rovescia questa aspettativa e presenta i ricchi come le persone che incontrano maggiori ostacoli all’ingresso nel Regno.
I discepoli restano stupiti, anzi sconcertati, dalle parole di Gesù e gli chiedono chi mai si salverà, se neanche ci riescono quelli che sono benedetti con la ricchezza e Gesù risponde che quello che è impossibile all’uomo è possibile a Dio: ripropone cioè quella concezione della salvezza come grazia e non come merito che aveva già affermato nei due episodi precedenti che avevano avuto a protagonisti dei bambini: entra nel Regno chi è come loro. Ancora una volta l’invito è a “passare dalla prospettiva della conquista a quella del dono” (Bruno Maggioni).
Porremo anche attenzione alla promessa del centuplo che Gesù rivolge ai discepoli che hanno lasciato tutto per seguirlo, avvertendoli però che “molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi” (versetto 31). Il Maestro dunque non solo rovescia ogni criterio sociale di precedenza quanto all’ingresso nel Regno, ma anche avverte quelli che lo seguono con piena dedizione che non potranno contare su nessuna acquisizione di graduatorie terrene che possano configurare un’analoga graduatoria celeste: il Regno sarà il Regno delle sorprese. In esso i più trasgressivi – pubblicani e prostitute – potrebbero precedere i più osservanti che sono i farisei (Matteo 21, 31).
5 Maggio, 2023 - 18:50
Luigi Accattoli
Marco 10, 23-31. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”. 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: “Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: “E chi può essere salvato?”. 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”.
28Pietro allora prese a dirgli: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. 29Gesù gli rispose: “In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. 31Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi”.
5 Maggio, 2023 - 18:51
Luigi Accattoli
L’inganno della ricchezza. v. 23: volgendo lo sguardo attorno disse ai suoi discepoli. Al versetto 27 Gesù di nuovo si rivolgerà ai discepoli “guardandoli in faccia”. Conosciamo l’attenzione di Marco allo sguardo di Gesù e alla sua gestualità comunicativa.
v. 23b: Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno. La difficoltà consiste nel carattere tendenzialmente totalitario della cura della ricchezza, che rende ardua la ricerca del Regno, anch’essa necessariamente assorbente. Questa difficoltà altrove Gesù la segnala con le parole: “Non potete servire Dio e la ricchezza” (Luca 16, 13 e Matteo 6, 24). In Marco 4, 19 abbiamo già incontrato il monito di Gesù sull’inganno della ricchezza che soffoca il seme della parola.
v. 24: I discepoli erano sconcertati dalle sue parole. Lo sconcerto è dovuto al convincimento del pio israelita che la ricchezza fosse il segno della benedizione di Dio: “Se tu obbedirai fedelmente alla voce del Signore […] la sua benedizione sarà con te nei tuoi granai e in tutto ciò a cui metterai mano” (Deuteronomio 28, 1-14).
v. 24b: Figli. Solo un’altra volta in Marco Gesù usa quest’appellativo familiare, con il paralitico calato dal tetto: “Figlio, ti sono perdonati i tuoi peccati” (Marco 2, 5).
v. 25: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago. Un’iperbole sconcertante, per attutire la quale in alcuni codici la parola kamelon, cammello, è sostituita con kamilon (fune). Ma i codici più autorevoli hanno “cammello” e si conosce un detto rabbinico analogo, riportato dal Talmud babilonese (messo per iscritto nel terzo secolo dopo Cristo) che recita: “Chi può far passare un elefante per la cruna di un ago?”
5 Maggio, 2023 - 18:52
Luigi Accattoli
Gli ultimi saranno primi. v. 26: E chi può essere salvato? Il processo mentale che porta i discepoli allo sbigottimento può essere ricostruito così: se non si salvano i ricchi che sono benedetti da Dio (vedi nota al versetto 24), hanno tempo per la preghiera e denaro per le offerte e le elemosine, chi mai potrà salvarsi?
v. 27: Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio. Qui è l’insegnamento nuovo che sta a cuore al Maestro, il rovesciamento dei criteri di salvezza di cui egli è portatore, già segnalato in questo capitolo con il gesto e le parole rivolti ai bambini: la salvezza e l’ingresso nel Regno – che qui valgono come sinonimi – sono dono di Dio e non conseguimento umano.
v. 30: insieme a persecuzioni. L’inserimento inaspettato del richiamo alle persecuzioni – in un elenco di compensi “già ora” riservati a chi lascia ogni risorsa e ogni relazione familiare “a causa del Vangelo” – sta probabilmente a segnalare che la redazione finale di questo Vangelo è da collocare in un contesto di persecuzione.
v. 31: Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi. E’ da raccordare al rovesciamento dei criteri già segnalato al versetto 27: se la salvezza è nell’accoglienza del dono di Dio e non in conseguimenti umani, allora molti che quaggiù parevano primi risulteranno invece ultimi e il fariseo osservante resterà indietro rispetto al pubblicano invocante il perdono (Luca 18, 9-14).
5 Maggio, 2023 - 18:53
Luigi Accattoli
Gesù ama l’iperbole. Per farsi un’idea ricognitiva della inclinazione del Maestro all’uso di espressioni paradossali e iperboliche – in coerenza con il linguaggio biblico veterotestamentario – ecco alcune sue parole con tale caratteristica:
Matteo 5, 29: Ora, se l’occhio tuo destro ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te; poiché val meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, e non sia gettato l’intero tuo corpo nella geenna.
Matteo 7, 3: Perché […] guardi la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello ma non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?
Matteo 17, 20: In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile.
Luca 14, 26: Se uno viene a me e non odia suo padre, e sua madre, e la moglie, e i fratelli, e le sorelle, e finanche la sua propria vita, non può esser mio discepolo.
Luca 17, 6: Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Luca 21, 18: Nemmeno un capello della vostra testa andrà perduto.
Iperbole: dal latino hyperbole, che a sua volta viene dal greco huperbolè, composto da bàllein lanciare e hupér oltre: scagliare al di là. Già l’Antico Testamento era pieno di iperboli: «Renderò numerosa la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare» (Genesi 22,17).
5 Maggio, 2023 - 18:53
Luigi Accattoli
Ma la pizza nessuno l’ha vista. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
5 Maggio, 2023 - 18:56
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, scriva qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 3 aprile. L’appuntamento precedente fu lunedì 17 aprile e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 19 aprile:
Infatti il “ricco” Occidente, in particolare l’Europa e gli USA , in quanto modo di vivere e’ quanto mai lontano dal Regno dei Cieli predicato da Gesu’ e quanto mai vicino alla via della perdizione che porta all’ inferno. E piu’ la nostra societa’ diventa ricca ed opulenta piu’ e’ difficile per la singola persona ,a meno di non fare scelte radicalj, vivere diversamente dal protagonista di un’ altra parabola ,quella del ricco Epulone e del povero Lazzaro, e fare la stessa fine all’ inferno .
“C’era un uomo ricco, che era vestito di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi. » ( Luca 16,19-31, su laparola.net.)
Gesù scomoda cammelli e crune di ago per segnalare l’inciampo della ricchezza sulla via per il Regno – Marco 10, 23-31 – Eccoci a una delle parole più paradossali di Gesù, che nel capitolo decimo di Marco segnala la difficoltà per tutti di entrare nel Regno arrivando ad affermare che quella difficoltà si fa straordinaria se non totale per i ricchi: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio” (versetto 25). Il motto si trova in tutti e tre i Sinottici e ci fornisce l’occasione per porre attenzione alla frequenza, davvero notevole, con cui la figura dell’iperbole [esagerazione oltre i limiti della realtà e della credibilità] ricorre sulla bocca del Maestro.
In questo caso l’immagine iperbolica ha l’obiettivo di far risaltare l’impossibilità a ottenere l’ingresso nel Regno con le sole forze umane, tant’è che non ci riescono neanche i ricchi, i quali – secondo la concezione ebraica dominante al tempo di Gesù – erano i più attrezzati a realizzare un’obbedienza esemplare alla Legge, a seguito della quale il Signore li benediceva, appunto, con l’abbondanza dei beni. Gesù rovescia questa aspettativa e presenta i ricchi come le persone che incontrano maggiori ostacoli all’ingresso nel Regno.
I discepoli restano stupiti, anzi sconcertati, dalle parole di Gesù e gli chiedono chi mai si salverà, se neanche ci riescono quelli che sono benedetti con la ricchezza e Gesù risponde che quello che è impossibile all’uomo è possibile a Dio: ripropone cioè quella concezione della salvezza come grazia e non come merito che aveva già affermato nei due episodi precedenti che avevano avuto a protagonisti dei bambini: entra nel Regno chi è come loro. Ancora una volta l’invito è a “passare dalla prospettiva della conquista a quella del dono” (Bruno Maggioni).
Porremo anche attenzione alla promessa del centuplo che Gesù rivolge ai discepoli che hanno lasciato tutto per seguirlo, avvertendoli però che “molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi” (versetto 31). Il Maestro dunque non solo rovescia ogni criterio sociale di precedenza quanto all’ingresso nel Regno, ma anche avverte quelli che lo seguono con piena dedizione che non potranno contare su nessuna acquisizione di graduatorie terrene che possano configurare un’analoga graduatoria celeste: il Regno sarà il Regno delle sorprese. In esso i più trasgressivi – pubblicani e prostitute – potrebbero precedere i più osservanti che sono i farisei (Matteo 21, 31).
Marco 10, 23-31. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”. 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: “Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: “E chi può essere salvato?”. 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”.
28Pietro allora prese a dirgli: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. 29Gesù gli rispose: “In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. 31Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi”.
L’inganno della ricchezza. v. 23: volgendo lo sguardo attorno disse ai suoi discepoli. Al versetto 27 Gesù di nuovo si rivolgerà ai discepoli “guardandoli in faccia”. Conosciamo l’attenzione di Marco allo sguardo di Gesù e alla sua gestualità comunicativa.
v. 23b: Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno. La difficoltà consiste nel carattere tendenzialmente totalitario della cura della ricchezza, che rende ardua la ricerca del Regno, anch’essa necessariamente assorbente. Questa difficoltà altrove Gesù la segnala con le parole: “Non potete servire Dio e la ricchezza” (Luca 16, 13 e Matteo 6, 24). In Marco 4, 19 abbiamo già incontrato il monito di Gesù sull’inganno della ricchezza che soffoca il seme della parola.
v. 24: I discepoli erano sconcertati dalle sue parole. Lo sconcerto è dovuto al convincimento del pio israelita che la ricchezza fosse il segno della benedizione di Dio: “Se tu obbedirai fedelmente alla voce del Signore […] la sua benedizione sarà con te nei tuoi granai e in tutto ciò a cui metterai mano” (Deuteronomio 28, 1-14).
v. 24b: Figli. Solo un’altra volta in Marco Gesù usa quest’appellativo familiare, con il paralitico calato dal tetto: “Figlio, ti sono perdonati i tuoi peccati” (Marco 2, 5).
v. 25: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago. Un’iperbole sconcertante, per attutire la quale in alcuni codici la parola kamelon, cammello, è sostituita con kamilon (fune). Ma i codici più autorevoli hanno “cammello” e si conosce un detto rabbinico analogo, riportato dal Talmud babilonese (messo per iscritto nel terzo secolo dopo Cristo) che recita: “Chi può far passare un elefante per la cruna di un ago?”
Gli ultimi saranno primi. v. 26: E chi può essere salvato? Il processo mentale che porta i discepoli allo sbigottimento può essere ricostruito così: se non si salvano i ricchi che sono benedetti da Dio (vedi nota al versetto 24), hanno tempo per la preghiera e denaro per le offerte e le elemosine, chi mai potrà salvarsi?
v. 27: Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio. Qui è l’insegnamento nuovo che sta a cuore al Maestro, il rovesciamento dei criteri di salvezza di cui egli è portatore, già segnalato in questo capitolo con il gesto e le parole rivolti ai bambini: la salvezza e l’ingresso nel Regno – che qui valgono come sinonimi – sono dono di Dio e non conseguimento umano.
v. 30: insieme a persecuzioni. L’inserimento inaspettato del richiamo alle persecuzioni – in un elenco di compensi “già ora” riservati a chi lascia ogni risorsa e ogni relazione familiare “a causa del Vangelo” – sta probabilmente a segnalare che la redazione finale di questo Vangelo è da collocare in un contesto di persecuzione.
v. 31: Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi. E’ da raccordare al rovesciamento dei criteri già segnalato al versetto 27: se la salvezza è nell’accoglienza del dono di Dio e non in conseguimenti umani, allora molti che quaggiù parevano primi risulteranno invece ultimi e il fariseo osservante resterà indietro rispetto al pubblicano invocante il perdono (Luca 18, 9-14).
Gesù ama l’iperbole. Per farsi un’idea ricognitiva della inclinazione del Maestro all’uso di espressioni paradossali e iperboliche – in coerenza con il linguaggio biblico veterotestamentario – ecco alcune sue parole con tale caratteristica:
Matteo 5, 29: Ora, se l’occhio tuo destro ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te; poiché val meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, e non sia gettato l’intero tuo corpo nella geenna.
Matteo 7, 3: Perché […] guardi la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello ma non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?
Matteo 17, 20: In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile.
Luca 14, 26: Se uno viene a me e non odia suo padre, e sua madre, e la moglie, e i fratelli, e le sorelle, e finanche la sua propria vita, non può esser mio discepolo.
Luca 17, 6: Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Luca 21, 18: Nemmeno un capello della vostra testa andrà perduto.
Iperbole: dal latino hyperbole, che a sua volta viene dal greco huperbolè, composto da bàllein lanciare e hupér oltre: scagliare al di là. Già l’Antico Testamento era pieno di iperboli: «Renderò numerosa la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare» (Genesi 22,17).
Ma la pizza nessuno l’ha vista. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, scriva qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 3 aprile. L’appuntamento precedente fu lunedì 17 aprile e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 19 aprile:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/levi-zaccheo-il-giovane-ricco-tre-diverse-risposte-alla-chiamata-di-gesu/
https://gpcentofanti.altervista.org/loltre-e-la-forza-di-gravita/
Infatti il “ricco” Occidente, in particolare l’Europa e gli USA , in quanto modo di vivere e’ quanto mai lontano dal Regno dei Cieli predicato da Gesu’ e quanto mai vicino alla via della perdizione che porta all’ inferno. E piu’ la nostra societa’ diventa ricca ed opulenta piu’ e’ difficile per la singola persona ,a meno di non fare scelte radicalj, vivere diversamente dal protagonista di un’ altra parabola ,quella del ricco Epulone e del povero Lazzaro, e fare la stessa fine all’ inferno .
“C’era un uomo ricco, che era vestito di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi. » ( Luca 16,19-31, su laparola.net.)