Almeno quattro parole aiutanti ha detto finora Francesco in Ungheria: che il mondo sta vivendo un incredibile ritorno all’infantilismo bellico, che di fronte alla guerra d’Ucraina non si vedono sforzi creativi di pace, che occorre ribellarsi sia ai populismi autoreferenziali sia al sovranazionalismo astratto, che il cristiano deve far fronte al problema dell’accoglienza senza scuse e senza indugi. Nei commenti riporto i testi con i quali ha proposto queste parole di aiuto.
Papa in Ungheria: denuncia l’“infantilismo bellico” e chiede “sforzi creativi di pace”
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Infantilismo bellico. Saluto alle autorità – 28 aprile: “Pare oggi di assistere al triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra. In generale, sembra essersi disgregato negli animi l’entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile, mentre si marcano le zone, si segnano le differenze, tornano a ruggire i nazionalismi e si esasperano giudizi e toni nei confronti degli altri. A livello internazionale pare persino che la politica abbia come effetto quello di infiammare gli animi anziché di risolvere i problemi, dimentica della maturità raggiunta dopo gli orrori della guerra e regredita a una sorta di infantilismo bellico. Ma la pace non verrà mai dal perseguimento dei propri interessi strategici, bensì da politiche capaci di guardare all’insieme, allo sviluppo di tutti: attente alle persone, ai poveri e al domani; non solo al potere, ai guadagni e alle opportunità del presente”.
Sforzi creativi di pace. Saluto alle autorità 2. “In questo frangente storico l’Europa è fondamentale. Perché essa, grazie alla sua storia, rappresenta la memoria dell’umanità ed è perciò chiamata a interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico. È dunque essenziale ritrovare l’anima europea: l’entusiasmo e il sogno dei padri fondatori, statisti che hanno saputo guardare oltre il proprio tempo, oltre i confini nazionali e i bisogni immediati, generando diplomazie capaci di ricucire l’unità, non di allargare gli strappi. Penso a quando disse Schuman a una tavola rotonda cui parteciparono anche De Gasperi e Adenauer: «La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano» (Dichiarazione Schuman, 9 maggio 1950). In questa fase storica i pericoli sono tanti; ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace?”
Insensato diritto all’aborto. Saluto alle autorità 3. “Penso a un’Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli. È questa la via nefasta delle “colonizzazioni ideologiche”, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato “diritto all’aborto”, che è sempre una tragica sconfitta”.
Davanti alla sfida dell’accoglienza. Saluto alle autorità 4. “Santo Stefano d’Ungheria lasciava al figlio straordinarie parole di fraternità, dicendo che «adorna il paese» chi vi giunge con lingue e costumi diversi. Infatti – scriveva – «un paese che ha una sola lingua e un solo costume è debole e cadente. Per questo ti raccomando di accogliere benevolmente i forestieri e di tenerli in onore, così che preferiscano stare piuttosto da te che non altrove» (Ammonimenti, VI). È un tema, quello dell’accoglienza, che desta tanti dibattiti ai nostri giorni ed è sicuramente complesso. Tuttavia per chi è cristiano l’atteggiamento di fondo non può essere diverso da quello che santo Stefano ha trasmesso, dopo averlo appreso da Gesù, il quale si è identificato nello straniero da accogliere (cfr Mt 25,35). È pensando a Cristo presente in tanti fratelli e sorelle disperati che fuggono da conflitti, povertà e cambiamenti climatici, che occorre far fronte al problema senza scuse e indugi. È tema da affrontare insieme, comunitariamente, anche perché, nel contesto in cui viviamo, le conseguenze prima o poi si ripercuoteranno su tutti. Perciò è urgente, come Europa, lavorare a vie sicure e legali, a meccanismi condivisi di fronte a una sfida epocale che non si potrà arginare respingendo, ma va accolta per preparare un futuro che, se non sarà insieme, non sarà. Ciò chiama in prima linea chi segue Gesù e vuole imitare l’esempio dei testimoni del Vangelo”.
https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2023/april/documents/20230428-ungheria-autorita.html
https://gpcentofanti.altervista.org/cosa-dimostra-kirill/
L’aria della puszta sembra fargli bene. Che ne dici, caro Luigi, non sarebbe una buona idea se si fermasse là in Ungheria, almeno per un po’?
Collega todesca sostenitora di Papa Francesco buonissima, ma dubitosa alquanto di nostra lengua, capitata per avventura qui nel blog, ne addomandò se il commento disopra postato dal sottile dicitore Leonardo Lugaresi fosse da interpretare a favore del Pellegrino Apostolico e la mia risposta fu che sì: egli è buono cristiano e schietto, desioso della salute corporale del Santissimo per la quale e per il quale ora tuttodì; et vedendo il beneficio che l’uomo di Dio cava dal fare stanza tra Buda e Pest – beneficio che adnota dalle buone allocuzioni che detto uomo là è venuto profferendo nel triduo viatorio – ne consiglia una menoma gionta a tale stanza acciocchè il beneficio si rassodi ma senza nocumento al governo della Sede Romana. Ciò è quanto.
Hai detto benissimo. È proprio così.