Eccomi alla quarta puntata sul Papa che lascia la diplomazia e dice pane al pane: le precedenti sulla dittatura grossolana del Nicaragua, sul coinvolgimento di tutte le grandi potenze nella guerra ucraina, sulla Nato abbaiante alle porte della Russia le puoi vedere ai post del 26, 28, 30 marzo. Nei commenti metto le parole di Francesco sul Patriarca di Mosca e le commento come so e posso.
Quella sgarbata verità detta da Francesco su Kirill chierichetto di Putin
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Kirill chierico di Stato. Intervista di Francesco al Corriere della Sera del 3 maggio 2022: «Ho parlato con Kirill 40 minuti via zoom. I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Sarebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo».
Io non l’avrei detto ma è la verità. Parole sgarbate e sconvenienti, quelle dette da Francesco al Corsera: io non le avrei dette. Le cinque affermazioni verità che ho scelto per l’articolo che sto scrivendo le avrei pronunciate tutte senza remore e le pronuncio o ne azzardo spesso di equivalenti. Quelle su Kirill no: dicono troppo, semplificano troppo. Ma non ho dubbi nell’affermare che costituiscono un modo di dire la verità. Una verità scomoda ma centrale in questa immonda bisaccia della guerra di Ucraina. Kirill nel febbraio del 2016 è stato protagonista di un coraggioso incontro a Cuba con Papa Francesco: primo incontro in tutta la storia delle due Chiese e noi cattolici dobbiamo essergli grati per quell’evento. Molti nella sua Chiesa disapprovarono quell’avvicinamento a Roma. Ma egli mantenne il punto e restò fedele al passo compiuto, tant’è che un nuovo appuntamento con il Papa era già programmato per la primavera scorsa, da tenere a Gerusalemme, non fosse intervenuta la guerra ucraina. La guerra ha congelato un dialogo che era ai primi passi ma che prometteva bene. So bene che Kirill ha definito l’Occidente “male assoluto” e ha fornito – fornisce – a Putin il bugiardino ideologico della grande Russia argine al male che viene dall’Ovest e che la vuole distruggere. Ma so anche quanto in questo momento il povero Patriarca costituisca un segno di contraddizione e sia come imprigionato dalla storia lontana e dagli eventi immediati in un copione nazionalista e bellicista che lo mette in cattiva luce davanti all’intero pianeta. Si capisce che lo scorso settembre abbia scelto di non essere presente all’appuntamento kazago dove Francesco si aspettava di poter ricucire dopo lo strappo del chierichetto. Ma noi guardando da lontano dobbiamo conservare un atteggiamento di rispetto verso quest’uomo di Chiesa che vive un dramma personale altissimo: quella tra russi e ucraini è una guerra tra cristiani – come vedremo nella quinta e ultima puntata di questa indagine – e questo è già un fatto terribile; ma per Kirill il fatto è due volte terribile, perché si tratta di una guerra tra figli della sua chiesa e lui ha scelto di benedire i figli russi ponendosi in frontale contraddizione con quelli ucraini.
Conclusione sul chierichetto. La battuta di Francesco su Kirill dunque non la lodo ma rientra nella mia ricerca per il suo carattere di uscita dalla diplomazia e di affermazione violenta di una verità: che non è tutta la verità, ma che non può essere tolta dal cesto delle parziali verità delle quali è fatta la guerra ucraina. A parte l’oscuro capitolo dei beni personali, sui quali nulla so dire, Kirill è stato sempre onorato come persona meritevole nei rapporti ecumenici e reputo che sia nostro dovere mantenergli tale reputazione. Sappiamo quanto l’abbia onorato Francesco in occasione dell’incontro a Cuba nel 2016 e ancor più – a mio parere – con il colloquio in teleconferenza del 16 marzo, ma anche Benedetto ebbe a parlare con stima e gratitudine del Patriarca di Mosca: chi voglia istruirsi in materia, legga le pagine 130s del volume “Luce del mondo” (LEV 2010). Vi troverà questi passaggi: “Sono molto grato per l’amicizia e per il grande affetto che mi dimostra il Patriarca Kirill […] che porta in sè una sorte di letizia, una fede dei semplici, incarna per così dire la semplicità dell’anima russa e, nello stesso tempo, quella decisione e quella cordialità che le sono proprie. Così tra noi è nata subito una buona intesa”. – Concludo affermando che le parole di Francesco – pur censurabili per troppo di vigore – sono state utili per veicolare all’intera opinione pubblica un aspetto inadeguato, fortemente problematico, del ruolo che sta svolgendo il Patriarca russo. Vanno paragonate alle parole sulla Nato, delle quali mi ero occupato il 30 marzo. Insieme nominano alcune delle responsabilità innominabili che hanno risvegliato il mostro della guerra.
https://gpcentofanti.altervista.org/la-continua-lotta-per-il-potere-e-la-storia-della-salvezza/
“Da come giudicherete sarete giudicati ”
Il papa Francesco che si erge a giudice sprezzante del suo confratello patriarca Kirill chiamandolo “chierichetto di Putin” sara’ giudicato con lo stesso metro su tutte le sue collusioni con la politica e con le potenze di questo mondo. O crediamo davvero che Bergoglio non ne abbia,?
c’ e’ chi fa il difensore di Putin e chi fa il difensore di Lula . Chi e’ senza peccato scagli la prima pietra
https://www.farodiroma.it/papa-francesco-ha-sostenuto-in-ogni-modo-lula-che-era-vittima-di-una-ingiusta-persecuzione-giudiziaria/
Caro Luigi, comprendo il tuo zelo nell’esaltare l’antidiplomazia di Francesco, ma non trovi che sarebbe meglio condirlo con qualche considerazione sui suoi risultati pratici? Sapresti indicare qualche aspetto per il quale la linea di condotta scelta dal papa si è rivelata – finora, beninteso, perché del futuro non possiamo dir nulla – proficua? Perché è a questo che serve la diplomazia (e quindi anche l’antidiplomazia): a produrre degli effetti positivi.
Sono poi in attesa di un tuo commento sul silenzio che invece la Santa Sede mantiene rigorosamente su tutto quanto fa la Cina, che anche l’altro giorno ha violato platealmente il famigerato accordo col Vaticano nominando abusivamente il vescovo di Shanghai. Su questo versante, a quanto pare, di verità garbate o sgarbate che siano, non vi è traccia.