Lunedì 27 a Pizza e Vangelo via Zoom – alle 21.00 – leggiamo dal capitolo nove di Marco l’episodio di Gesù che rimprovera i discepoli che vorrebbero proibire a un esorcista “fai da te”, che non fa parte del loro gruppo, di cacciare i demoni nel nome del Maestro; e leggiamo anche alcuni severi moniti di Gesù sugli scandali che possono rendere difficile il cammino di fede dei semplici. Nei commenti la scheda di preparazione alla lectio e l’invito dei passanti a partecipare. Nell’ultimo dei miei commenti indico come.
Con Gesù che difende i lontani: “Chi non è contro di noi è per noi”
13 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Gesù insegna la tolleranza verso i senza Chiesa – Marco 9, 38-50 – Brano complesso quello che ora affrontiamo: raccoglie detti di Gesù pronunciati in diverse occasioni e qui raccolti dall’evangelista per comodità espositiva e con criteri che non ci sono chiari. I primi due detti (versetti 39s e 41) paiono avvicinati dal bene che può venire da chi non è discepolo, i detti seguenti (versetti 42-47 e 48-50) sono uniti – i primi – dalla parola “scandalo” e gli altri dalle parole “fuoco” e “sale”.
Accenderemo tre fuochi: sulla tolleranza di Gesù verso chi lo nomina senza essere suo discepolo, sul suo apprezzamento per chi darà ai discepoli anche solo un bicchiere d’acqua, sulla gravità degli “scandali” che rendono difficile credere in lui.
Giovanni – che con il fratello Giacomo Gesù ha definito “figlio del tuono” (Marco 3, 17): cioè focoso e infiammabile – riferisce al Maestro di uno scontro con un simpatizzante che non fa parte del gruppo e si azzarda a scacciare i demoni nel nome del Maestro. “Non glielo impedite”, li ammonisce Gesù, che esorta i discepoli a una veduta magnanima della propria sequela. Faremo qualche applicazione all’attualità.
Anche le parole sul bicchiere d’acqua offerto ai discepoli fanno riferimento a persone esterne al gruppo dei seguaci del Maestro: come attesta la parabola del Giudizio finale, Gesù considera fatto a se stesso quanto chiunque, pur non conoscendolo, opera in soccorso del prossimo.
La parola “scandalo” dice inciampo sul cammino della fede: inciampo che può venire dall’esterno della persona, o anche può venire dalle debolezze della persona stessa. In ambedue i casi Gesù sollecita i discepoli a un giudizio radicale sulle pietre di inciampo che possono allontanare i “piccoli” dalla fede: non solo i bambini, ma tutti i deboli e i fragili di fronte al mistero. Presteremo attenzione alla consegna della Lettera di Giuda: “Siate misericordiosi verso coloro che sono indecisi” (versetto 22).
Marco 9, 38-50. Giovanni gli disse: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”. 39Ma Gesù disse: “Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.
41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. [44] 45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. [46] 47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. 49Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. 50Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri”.
Chi vi darà un bicchiere d’acqua. v. 38: uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva. Probabilmente un simpatizzante occasionale di Gesù, che ne utilizza il nome a suo talento. Non doveva essere raro quest’uso sciolto o libertario del nome di un esorcizzatore di fama: il Libro degli Atti riferisce al capitolo 19 che a Efeso “alcuni Giudei, che erano esorcisti itineranti, provarono a invocare il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica” (Atti 19, 13ss).
v. 40: chi non è contro di noi è per noi. In Matteo 12, 30 e in Luca 11, 23 troviamo un’affermazione letteralmente contraria a questa: “Chi non è con me, è contro di me”. Ma non c’è contraddizione fra le due, perché si applicano a differenti situazioni: in Matteo e Luca Gesù sta discutendo con interlocutori che l’accusano d’essere alleato del principe dei demoni, e dunque deve richiamare i discepoli alla necessità di scelte nette nei confronti di tali antagonisti; qui invece li richiama all’opportunità di un atteggiamento tollerante verso simpatizzanti che non fanno parte del loro gruppo.
v. 41: Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo. Questa è un’affermazione che rafforza l’invito del versetto precedente a evitare atteggiamenti esclusivisti o integralistici, come diremmo oggi. Essa infatti promette ricompensa a chi opera del bene verso i discepoli pur non facendo parte del loro numero. Osservano gli esegeti che il detto non può essere stato pronunciato da Gesù in questa forma: parlando cioè di sé in terza persona e qualificandosi come “il Cristo”.
Il verme e il fuoco. v. 42: Chi scandalizzerà. Skandalon è letteralmente una pietra nella quale si inciampa nel cammino rischiando di cadere, ma per noi la parola “scandalo” ha una valenza morale così forte da far dimenticare il significato originario della parola. Sarebbe più corretto – qui – tradurre “chi porrà ostacoli alla fede di uno di questi piccoli che credono in me”. Oppure: “Chi impedirà a uno di questi piccoli di credere in me”. E così anche ai versetti seguenti per le altre tre ricorrenze del verbo “scandalizzare”. “Intorno a Gesù vi erano sicuramente delle persone che dissuadevano i piccoli e i semplici del suo seguito dal riporre la loro fede in lui e li distoglievano dalla loro fedeltà. Era ovvio che Gesù considerasse indignato simili tentativi di seduzione e che una volta tanto fosse uscito in quella dura minaccia” (Schnackenburg).
v. 43: andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. La Geenna (o Valle di Innòm, una discarica perennemente fumante nella vicinanza di Gerusalemme, già luogo di sacrifici umani), equivalente linguistico del nostro inferno, viene nominata tre volte, qui e nei versetti seguenti, con richiamo all’apocalittica condanna del profeta Geremia: “Hanno costruito le alture di Tofet nella valle di Ben-Innòm, per bruciare nel fuoco i loro figli e le loro figlie, cosa che io non avevo mai comandato e che non avevo mai pensato” (Geremia 7, 31).
v. 48: dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. E’ una citazione dell’ultimo versetto del libro di Isaia (66, 24), che minaccia un’eterna punizione ai ribelli a Dio: “Vedranno i cadaveri degli uomini / che si sono ribellati contro di me; / poiché il loro verme non morirà, / il loro fuoco non si spegnerà”.
v. 50b: Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri. Il sale è segno di ospitalità e dunque il monito finale del brano potrebbe essere letto così: siate reciprocamente ospitali e vivete in pace. Il detto potrebbe anche essere interpretato con riferimento al monito di Gesù ai discepoli perché siano “sale della terra” (Matteo 5, 13). I versetti 49s sono tra i più oscuri di tutto il Nuovo Testamento.
Baget Bozzo scripsit. Concludo con uno spunto che prendo da don Gianni Baget Bozzo. “Chi non è contro di voi è con voi”: potremmo applicare a noi questa massima del Cristo dicendo che è cristiano colui che compie le opere del Cristo, come la misericordia e il perdono. Ogni vero, da chiunque sia detto, viene dallo Spirito Santo, ogni bene, da chiunque sia fatto, compie la parola del Signore. Colui che cacciava i demoni in nome di Gesù non aveva scelto di essere suo discepolo: questa parola vale, nel nostro tempo, come segno della universalità del Cristo. Non è l’appartenenza alla Chiesa a delimitare i confini del corpo universale del Cristo, che si estende a tutta l’umanità, oltre le stesse confessioni di fede. È quanto il Vaticano II ha insegnato nella costituzione sulla Chiesa. [Da “Buona domenica. Anno B”, EDB 1996, p. 123]
Baget Bozzo con specifica il suo rimando alla Lumen Gentium, che forse è da individuare nel paragrafo 13, che così si parla della universalità del Cristo e dell’unico Popolo di Dio: “Tutti gli uomini sono chiamati a questa cattolica unità del Popolo di Dio, che presigna e promuove (praesignat e promovet) la pace universale, e alla quale in vario modo appartengono o sono ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia, infine, tutti gli uomini, dalla grazia di Dio chiamati alla salvezza”.
Chi ha visto la pizza alzi la mano. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, scriva qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 27 febbraio. L’appuntamento precedente fu lunedì 13 febbraio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 18 febbraio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/con-gesu-che-prende-un-bambino-e-lo-pone-a-modello-del-discepolo-che-si-fa-ultimo/
” ognuno sara’ salato col fuoco”
Come recita un detto riportato da Origene e fatto risalire allo stesso Gesù: «Chi è presso di me è vicino al fuoco; chi è lontano da me, è lontano dal regno».
Davvero stimolante sempre il vangelo che qui parla della tentazione di ridurre la ricerca del vero ad una logica di apparati.
https://gpcentofanti.altervista.org/la-vera-sinodalita-ricerca-il-vero-ovunque-sia/
Sul “fuoco” che e’ il Battesimo di fuoco che Giovanni il Battista profetizzò :
” camicia di fuoco che forza umana non può levare» e grazie alla quale «noi viviamo, noi respiriamo soltanto se bruciamo e bruciamo» (1).
1) TH. S. ELIOT, Four Quartets
Sdrammatizziamo la radicalita’ evangelica con un celebre miracolo antoniano sull’invito a tagliarsi gli arti.
http://www.arciconfraternitasantantonio.org/index.php?option=com_k2&view=item&id=156:miracolo_piede_riattacato&Itemid=197
Grazie Andrea: penso che questa sera presenterò nella lectio l’immagine che molto opportunamente hai proposto.
Penso che Gesù sarebbe stato un ottim organizzatore di campagne elettorali … Ma al di là di ogni dubbio umorismo, voglio riportare questo bel passo di Giovanni Crisostomosulla PREGHIERA, che dovrebbe essere intensa e continua.
Dalle «OMELIE»
DI SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO
(Om. 6 sulla preghiera; PG 64, 462-466)
LA PREGHIERA È LUCE PER L’ANIMA
La preghiera, o dialogo con Dio, è un bene sommo.
È, infatti, una comunione intima con Dio.
Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l’anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera.
Deve essere, però, una preghiera non fatta per abitudine, ma che proceda dal cuore.
Non deve essere circoscritta a determinati tempi od ore, ma fiorire continuamente, notte e giorno.
Non bisogna infatti innalzare il nostro animo a Dio solamente quando attendiamo con tutto lo spirito alla preghiera.
Occorre che, anche quando siamo occupati in altre faccende, sia nella cura verso i poveri, sia nelle altre attività, impreziosite magari dalla generosità verso il prossimo, abbiamo il desiderio e il ricordo di Dio, perché, insaporito dall’amore divino, come da sale, tutto diventi cibo gustosissimo al Signore dell’universo.
Possiamo godere continuamente di questo vantaggio, anzi per tutta la vita, se a questo tipo di preghiera dedichiamo il più possibile del nostro tempo.
La preghiera è luce dell’anima, vera conoscenza di Dio, mediatrice tra Dio e l’uomo.
L’anima, elevata per mezzo suo in alto fino al cielo, abbraccia il Signore con amplessi ineffabili.
Come il bambino, che piangendo grida alla madre, l’anima cerca ardentemente il latte divino, brama che i propri desideri vengano esauditi e riceve doni superiori ad ogni essere visibile.
La preghiera funge da augusta messaggera dinanzi a Dio, e nel medesimo tempo rende felice l’anima perché appaga le sue aspirazioni.
Parlo, però, della preghiera autentica e non delle sole parole.
Essa è un desiderare Dio, un amore ineffabile che non proviene dagli uomini, ma è prodotto dalla grazia divina. Di essa l’Apostolo dice:
Non sappiamo pregare come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili (cfr. Rm 8, 26b).
Se il Signore dà a qualcuno tale modo di pregare, è una ricchezza da valorizzare, è un cibo celeste che sazia l’anima; chi l’ha gustato si accende di desiderio celeste per il Signore, come di un fuoco ardentissimo che infiamma la sua anima.
Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà mediante la pratica della preghiera.
Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso.
Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia.
Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della sua presenza.