Lunedì 13 a Pizza e Vangelo via Zoom leggiamo dal capitolo nove di Marco l’episodio dei discepoli che discutono chi tra loro sia il più grande mentre Gesù sta proponendo la via della Croce. A rimedio della loro sordità Gesù abbraccia un bambino e lo pone a modello del discepolo che si fa ultimo. Un messaggio attuale per un’umanità tutta sgomitante e per una Chiesa piena di priori, decani, arcipreti, eccellenze, eminenze. Nei commenti la scheda di preparazione alla lectio e l’invito dei passanti a partecipare. Nell’ultimo dei miei commenti indico come.
Con Gesù che dice ai discepoli sgomitanti: chi vuol essere il primo sia l’ultimo
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Gesù preannuncia la Passione e i discepoli discutono su chi sia più grande tra loro – Marco 9, 30-37 – Eccoci alla seconda predizione della Passione, accolta dai discepoli con un atteggiamento ancora più inadeguato rispetto a quello con cui avevano accolto la prima, quando Pietro aveva scongiurato il Maestro di rinunciare alla via della Croce: stavolta prendono a discutere tra loro su chi meriti d’avere i primi posti una volta che Gesù – poniamo – sarà risuscitato dai morti. Ancora più irresponsabili si mostreranno dopo la terza predizione, quanto saranno Giacomo e Giovanni, i prediletti, a pretendere di avere i primi posti nella sua “gloria”, cioè nel Regno.
Ma il fuoco della serata non l’accenderemo sull’incomprensione dei discepoli, che in Marco segna ogni pagina, ma sulla reazione di Gesù a quell’incomprensione, che prova a curarla enunciando la regola d’oro della sequela evangelica che chiede ai discepoli di farsi ultimi e non primi e compiendo un gesto simbolico di straordinaria efficacia: chiama a sé un bambino e lo pone a immagine sua e del Padre.
Gesù che prende un bambino e lo propone come ideale del farsi ultimo e del farsi discepolo è una delle icone evangeliche che più hanno marcato la tradizione cristiana. La illumineremo richiamando due altri testi evangelici sui bambini: il passo parallelo di Matteo, dov’è il motto “se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno” (Matteo 18, 3); l’episodio gemello di questo, che anche è in tutti i sinottici, dove Gesù prende tra le braccia dei bambini e dice: “Lasciate che vengano a me, a chi è come loro infatti appartiene il Regno di Dio” (Marco 10, 13-16).
Marco 9, 30-37. Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. 32Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
33Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo per la strada?”. 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37″Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
Verso Gerusalemme. v. 30a: Partiti di là, attraversavano la Galilea. E’ la partenza per Gerusalemme, con la quale inizia l’ultimo viaggio di Gesù, culmine e termine della sua vita pubblica. Le indicazioni geografiche non sono del tutto chiare, ma – semplificando – possiamo così configurare questo itinerario: partito dai territori pagani che sono a nord della Galileo (Marco 8, 22), Gesù passa per Cafarnao (versetto 33 del nostro brano), attraversa la Samaria (che non viene nominata), arriva in Giudea (10, 1), entra infine in Gerusalemme (11,1).
v. 30b: ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Gesù sa di essere tenuto d’occhio dagli scribi venuti da Gerusalemme e dagli erodiani, cioè sia dai poteri lontani sia da quelli locali; e in più occasioni mostra di volersi muovere in incognito, senza che intorno a lui si adunino folle. Vedi per esempio in Marco 7, 24: “Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse”. Qui il movimento in incognito è finalizzato all’istruzione dei discepoli.
Non capivano queste parole. v. 31: Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini. La prima predizione dettagliava tale “consegna”: “rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi” (Marco 8, 31). Qui invece essa è semplificata e insieme fatta assoluta, o universale: “il figlio dell’uomo viene dato in potere degli uomini” (Schackenburg).
v. 32: Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Forse intuiscono la gravità della nuova predizione della passione ed evitano di fare domande per non avere conferma di quella gravità. Preferiscono non capire, temendo che la comprensione sia troppo lontana dalle loro aspettative.
v. 33: Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa. A Cafarnao abitavano Pietro e Andrea e Gesù era stato nella loro casa già nel primo capitolo di Marco, dove si narra della guarigione della suocera di Pietro (1, 29-31). Ma forse in Cafarnao Gesù aveva anche una sua abitazione, lo sostengono alcuni studiosi basandosi su Matteo 4, 13: “Lasciò Nazaret e andò ad abitare a Cafarnao”.
v. 34: Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Udita la domanda di Gesù, si rendono conto della lontananza della loro conversazione rispetto all’insegnamento del Maestro.
Prese un bambino. v. 35: Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro. Seduto: è la posizione del maestro. Che infatti chiama i discepoli all’ascolto e all’insegnamento. E’ la seconda volta che vediamo in Marco questo sedersi in cattedra da parte di Gesù: l’incontrammo già in 4, 1s [“salito su una barca, si mise a sedere” e “insegnava loro”] e lo ritroveremo in 13, 3-5 [“seduto di fronte al tempio […] si mise a dire loro”].
v. 35b: Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti. E’ uno dei rovesciamenti radicali di cui è ricca la predicazione di Gesù. Rovesciamento, qui, dei criteri di precedenza e di carriera. Lo stesso che sarà affermato in forma più ampia in Marco 10, 43-45: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (e vedi anche i passi paralleli di Matteo 20, 26-28 e di Luca 22, 26s).
v. 36: preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro. Azione simbolica sul genere di quelle compiute in più occasioni dai profeti. L’abbraccio al bambino segnala l’identificazione del Maestro con questo piccolo.
v. 37: Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me. Il bambino qui è fatto rappresentante di Gesù così come nella parabola del Giudizio finale – di Matteo 25 – Gesù si farà rappresentare da ogni sorta di bisognosi e tribolati.
Conclusione. La predilezione di Gesù per i bambini – espressa qui e nell’episodio dell’abbraccio e della benedizione dei piccoli (Marco 10, 13-16) – è stata recepita dalla tradizione cristiana per la protezione dei bambini che essa comanda, ma non altrettanto per la proposta del bambino (e di chiunque sia per qualche aspetto un “minore”) come modello per la vita dei discepoli. Modello di umiltà, anzi di ultimità.
Ultimità non c’è nella lingua italiana, ma idealmente dovrebbe esservi in accoglienza al Vangelo che non solo chiede umiltà, cioè di accettare collocazioni trascurate, ma comanda con insistenza di cercare gli ultimi posti. Ecco alcuni passi evangelici che contengono quel comando, da accompagnare a quello centrale in questo brano che dice “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti” (v. 35):
“Quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto” (parabola dei primi posti nel banchetto: Luca 14, 10);
“Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi” (Matteo 20, 16: conclusione della parabola dei lavoratori inviati nella vigna);
“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Matteo 11, 25).
Il filo rosso del rovesciamento delle gerarchie, che attraversa i Vangeli, passa per questo episodio. Possiamo vederlo partire dalle beatitudini, lievitare nei due apologhi che hanno a protagonisti i bambini, illuminare le parabole dei posti nel banchetto e dei lavoratori inviati alla vigna, raggiungere ogni circostanza della vita con la parabola del giudizio finale, splendere come azione del Cristo nella lavanda dei piedi. Un filo rosso di misericordia e riscatto che chiama a sé i piccoli, i poveri, l’umanità minore, i lebbrosi, i ciechi, i paralitici, gli storpi, i posseduti, i lavoratori delle cinque del pomeriggio, i condannati alla lapidazione, i crocifissi con lui, i miti che tutti calpestano, i pacificatori inascoltati, i piangenti per ogni pena, le vittime innumeri dell’ingiustizia, i perseguitati di tutte le specie.
La chiamano Pizza e Vangelo. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 20 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, scriva qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 13 febbraio. L’appuntamento precedente fu lunedì 30 gennaio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 3 febbraio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/con-tommaso-lincredulo-che-esclama-mio-signore-e-mio-dio/
https://gpcentofanti.altervista.org/non-fare-ma-il-cuore-gradualmente-aperto-dalla-grazia/
Tornare veramente come bambini non fare finta di essere bambini e inscenare cerimonie liturgiche da asili infantile, sentirsi veramente ultimi e vivere davvero come fece San Francesco, non fare finta di essere ultimi per essere meglio notati e promossi e fare carriera. . Oggi la Chiesa e’ piena di preti, vescovi, monsignori e semplici laici che sgomitano per mostrarsi i piu’ amici dei poveri e i piu’ vicini agli ultimi,ostentando al collo le croci di vili metalli, ai piedi le scarpe piu’ brutte ,e sulla bocca una falsa ed untuosa umilta’ . Sgomitano anche loro e per di piu’ con ipocrisia. Come i vecchi che vogliono fare i giovani e non lo sono piu’ ,così voler” fare ” i bambini e gli ultimi, e’ ridicolo .
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