Nel libro di memorie “Nient’altro che la Verità” [vedi post del 13 e del 15 gennaio] l’arcivescovo Georg Gaenswein afferma che il Papa emerito nel suo ritiro ha goduto di una sostanziale libertà, restando in “contatto con le vicende del mondo” vedendo chi voleva ed essendo informato ogni giorno sulla vita della Chiesa dall’ampia rassegna stampa di cui dispongono tutti gli uffici curiali. Nei commenti il dettaglio di queste affermazioni, più una divagazione sullo scambio di visite e di doni che i due Papi si sono fatti negli anni, fino alle parole dette da Francesco il 31 dicembre in morte di Benedetto.
Clausura e libertà del Papa emerito secondo il racconto di don Georg
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Non è stata una completa clausura. “Benedetto XVI nel monastero ha incontrato a quattr’occhi chi ha voluto, ha scritto a chiunque desiderasse e ha pubblicato tutto ciò che ha ritenuto opportuno” scrive don Georg a p. 276. E chiarisce che “in realtà per Benedetto non si è trattato mai di una completa clausura, poichè Francesco fin dagli inizi rivelò di aver parlato personalmente con il Papa emerito e di aver deciso insieme che sarebbe stato meglio che vedesse gente, uscisse e partecipasse alla vita della Chiesa” (p. 274). In un’altra pagina don Georg polemizza con Vittorio Messori che in un’occasione pubblica aveva affermato che “a Benedetto le notizie non arrivano. Lui non vede la Tv, non ascolta la radio, gli arriva solo il Corriere della Sera”: “In questi anni il Papa emerito è restato in costante contatto con le vicende del mondo. Ha sempre visto il telegiornale e ha potuto consultare l’ampia rassegna stampa della Segreteria di Stato” (p. 275).
Limoncello e dulce de leche. Qualche settimana dopo il primo incontro a Castel Gandolfo, il Papa emerito fu colpito dalla sorpresa che ebbe al rientro in Vaticano con l’elicottero, il 2 maggio. A nostra insaputa, davanti alla porta d’ingresso del Monastero c’era Papa Francesco in attesa. Quella improvvisata gli spalancò il cuore dalla gioia, poiché si sentì pienamente accolto nel recinto di Pietro, in quella sua inedita situazione. Lo sottolineò lui stesso il 28 giugno 2016, nel discorso durante la commemorazione del 65° anniversario dell’ordinazione sacerdotale. con parole profondamente impregnate di calore e di stima: “Grazie soprattutto a lei, Santo Padre! La sua bontà, dal primo momento dell’elezione, in ogni momento della mia vita qui, mi colpisce, mi porta realmente, interiormente. Più che nei Giardini vaticani, con la loro bellezza, la sua bontà è il luogo dove abito: mi sento protetto”.
Francesco è venuto in visita diverse altre volte in Monastero, soprattutto nei momenti di festa: onomastico e compleanno del Papa emerito, Pasqua e Natale; nei primi tempi arrivava per un saluto anche prima di partire per un viaggio apostolico. Lo ha sempre invitato ai Concistori per i nuovi cardinali e, quando Benedetto non è più potuto andare per i suoi problemi alle gambe, Francesco decise che sarebbero venuti loro. Due volte lo avemmo ospite al “Mater Ecclesiae” a pranzo e una volta Benedetto e io andammo a Santa Marta.
Papa Bergoglio portava generalmente in dono del vino e un barattolo di dulce de leche, la gustosa crema a base di latte originaria dell’Argentina. Probabilmente l’idea derivò da una volta in cui mi aveva chiesto che cosa Benedetto mangiasse volentieri, e io avevo risposto: ‘I dolci’, cosicché lui deve aver mentalmente fatto riferimento a quella omonimia. Benedetto ricambiava con il limoncello fatto dalle Memores con i limoni del nostro giardino e con i dolci tipici della Baviera, per esempio nel tempo natalizio i biscotti Lebkuchen [pp. 242s].
Sentita testimonianza di Francesco il giorno della morte di Benedetto. Il libro di don Georg narra l’avventura del Papa emerito fino al giorno del funerale in piazza San Pietro e così riferisce la prima reazione di Francesco alla notizia della morte dell’emerito: La sera stessa del 31 dicembre, nella celebrazione del Te Deum, Papa Francesco ha proposto una sentita testimonianza: “Con commozione ricordiamo la sua persona così nobile, così gentile. E sentiamo nel cuore tanta gratitudine: gratitudine a Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo; gratitudine a lui, per tutto il bene che ha compiuto, e soprattutto per la sua testimonianza di fede e di preghiera, specialmente in questi ultimi anni di vita ritirata. Solo Dio conosce il valore e la forza della sua intercessione, dei suoi sacrifici offerti per il bene della Chiesa [p. 319].
https://gpcentofanti.altervista.org/lapertura-di-benedetto-xvi-e-lostinazione-razionalista/
Certo anche i parenti vanno a trovare i nonni nella casa di riposo e gli portano dolcetti. La bella casa di riposo dove possono muoversi eh, non sono mica in prigione! Ma meglio che stiano li’ ,nella casa di riposo ,che non diano fastidio ..
E il nonno ,mite, ringrazia “Come e’ buono lei “!
Solo io vedo in tutto cio’ un senso di superiorita’ del successore ,non un senso di reverenza, di rispetto , non andare del minore al maggiore del quale non e’ degno di sciogliere i legami dei sandali, ,ma un compiaciuto paternalismo . Ora il nonno ( l’ aveva chiamato così Bergoglio pur avendo solo nove anni meno ) e’ morto e si puo’ dilapidare l’ eredita’ . Hanno cominciato ancora prima che morisse ma adesso hanno mano libera a disfare tutto quello che Benedetto aveva costruito .
Come e’ umano ,lei !
rif 8.31
“non andare del minore al maggiore del quale non e’ degno di sciogliere i legami dei sandali..”
in questo caso il maggiore è il papa regnante, non certo l’emerito..
Evitiamo di rovesciare i ruoli.
Cristina Vicquery