Amici belli, lunedì leggeremo il vivissimo racconto della liberazione – guarigione del ragazzo epilettico che è nel Vangelo di Marco, al capitolo 9. Appassionanti sono le due implorazioni del padre del ragazzo: “Abbi pietà di noi e aiutaci”, “Credo ma tu aiuta la mia incredulità”. E ancora più attraente è la possibilità di farle nostre nella preghiera di domanda, che è sempre la prima che ci viene alla lingua. Su queste implorazioni appunteremo l’attenzione. Nei commenti trovate la scheda di presentazione della lectio e l’invito di tutti a partecipare.
Con il padre del ragazzo epilettico che grida a Gesù: “Aiuta la mia incredulità”
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Eccoci al più vivo tra i racconti di esorcismo presenti nei Vangeli, più ampio delle narrazioni parallele che si trovano in Matteo 17 (14-21) e in Luca 9 (37-42), ma anche più ricco, soprattutto perché riporta un’invocazione del padre del ragazzo epilettico che non è presente negli altri sinottici e che generazioni di cristiani hanno fatta propria: “Credo, aiuta la mia incredulità” (versetto 24). Un’invocazione che sarà al centro della nostra riflessione insieme all’altra, sempre del padre del ragazzo, che dice a Gesù: “Abbi pietà di noi e aiutaci” (v. 22).
Dall’insieme della particolareggiata descrizione del malessere del ragazzo appare chiaro che si tratta di un caso di epilessia. Gesù partecipa della cultura del suo tempo che attribuiva a possessione diabolica molte patologie e in particolare quelle che sottraevano le persone all’autocontrollo. Anche nel mondo pagano – e persino in Ippocrate (460-377), la cui dottrina tendeva a escludere il rimando delle malattie a cause soprannaturali e che è perciò ritenuto il fondatore della scienza medica – l’epilessia era ritenuta “sacra” (yera nosos, morbus sacer), in quanto di origine misteriosa.
Nel passo parallelo, Matteo qualifica espressamente il ragazzo come “epilettico” (17, 15), con un aggettivo che viene anche tradotto con “lunatico”: seleniazetai, parola che rimanda al convincimento tipico degli antichi che l’epilessia fosse legata alle fasi della luna (selene).
Marco 9, 14-29. E arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. 15E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. 16Ed egli li interrogò: “Di che cosa discutete con loro?”. 17E dalla folla uno gli rispose: “Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. 18Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti”. 19Egli allora disse loro: “O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me”. 20E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. 21Gesù interrogò il padre: “Da quanto tempo gli accade questo?”. Ed egli rispose: “Dall’infanzia; 22anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci”. 23Gesù gli disse: “Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede”. 24Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: “Credo; aiuta la mia incredulità!”. 25Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: “Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più”. 26Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: “È morto”. 27Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
28Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: “Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?”. 29Ed egli disse loro: “Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera”.
Tutto è possibile per chi crede. v. 17: mio figlio, che ha uno spirito muto. Questo demone muto non parla, mentre altri posseduti in Marco proclamano Gesù “il santo di Dio” (1, 24) e “il figlio del Dio altissimo” (5, 7).
v. 18: Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti. In Marco 6, 7 abbiamo assistito al conferimento ai discepoli, da parte di Gesù, del potere di cacciare i demoni e in Marco 6, 13 li abbiamo visti che “scacciavano molti demoni.
v. 22: abbi pietà di noi e aiutaci. Il verbo greco tradotto con “abbi pietà” è splanchnizesthai, che abbiamo già incontrato tre volte in Marco, sempre usato dall’evangelista per dire di Gesù che è “mosso a compassione” dal grido d’aiuto del lebbroso (1, 41), si “commuove” per la folla che gli appare come un gregge senza pastore (6, 34), “sente compassione” della folla che non ha da mangiare (8, 2).
v. 23: Tutto è possibile per chi crede. Un’affermazione analoga Gesù farà in Marco 10, 27 con riferimento alla salvezza dei ricchi: “Tutto è possibile a Dio”.
Accresci in noi la fede. v. 24: Credo; aiuta la mia incredulità. Solo Marco riporta questa invocazione del padre del ragazzo: essa non figura nei passi paralleli di Matteo e di Luca. Nel Vangelo di Luca troviamo – in altro contesto – un’espressione simile in bocca ai dodici: “Gli apostoli dissero al Signore: accresci in noi la fede!” (17, 5s).
v. 25: Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più. E’ uno dei brani biblici dai quali sono state ricavate, nei secoli, le formule degli esorcismi. Una di quelle proposte attualmente dal rito romano recita: “Ti ordino, Satana, principe di questo mondo […]: vattene da questa creatura che il Salvatore, nascendo tra noi, ha reso suo fratello [sua sorella] e morendo in croce ha redento [redenta] con il suo sangue”.
v. 29: “Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera”. In Matteo 17, 21 alla preghiera viene aggiunto il digiuno. Gli studiosi ritengono che l’aggiunta dipenda dalla progressiva rilevanza che viene acquistando la pratica del digiuno nelle prime comunità cristiane, mentre il richiamo alla sola preghiera caratterizzerebbe la tradizione più antica attestata da Marco.
Concludiamo concentrando l’attenzione sulle due implorazioni che qui sono rivolte al Maestro dal padre del ragazzo e che costituiscono gli elementi forse più significativi di questo brano, che può essere letto come testo di formazione alla preghiera.
L’invocazione “abbi pietà di noi” (v. 22) ricorre una decina di volte nei Vangeli e con la variante “kyrie eleison” (che troviamo per esempio in Matteo 15, 22, in bocca alla donna cananea; ma anche nel passo parallelo a questo di Marco sul ragazzo epilettico: Matteo 17, 15) è entrata nella liturgia fin dai tempi antichi: è attestata già nel IV secolo. E’ un’invocazione cara alla pietà di tutti i tempi: con essa richiamiamo il Signore ai sentimenti di misericordia che gli sono ben conosciuti e ai quali ci ha educati. Quell’invocazione sintetizza perfettamente la preghiera di domanda di chi sa di non avere altre risorse e segnala il suo bisogno estremo al Signore che tutto può. Ammaestrati dall’uso liturgico di tale invocazione possiamo esercitarci a usarla anche senza riferimento a una particolare necessità, come espressione della nostra condizione creaturale: in quanto esseri limitati, insieme figli del Padre e fratelli del Figlio.
La richiesta di un accrescimento della fede (v. 24) figura esplicitamente due volte nei Vangeli, qui e in Luca 17, 5, come segnalavo alla nota 24, ma essa è oggettivamente proposta da tutto l’insegnamento di Gesù sulle potenzialità della fede: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: sràdicati e vai a piantarti nel mare, ed esso vi obbedirebbe» (Luca 17, 6). Tale insegnamento è anche ribadito in sintesi in questo nostro brano con le parole del Maestro riportate al versetto 23: Tutto è possibile per chi crede. Conviene meditare sull’attualità storica, oggi più lampante che mai, dell’invocazione del padre del ragazzo sull’accrescimento della fede: “Il grido angosciato di quest’uomo è altresì quello dell’uomo moderno, è il gemito che egli rivolge a Dio dall’intimo del cuore: è la preghiera dell’uomo d’oggi che ha fede e quella fede vuole conservare. Si tratta d’una preghiera veramente onesta, e Dio non potrà non accettarla, allo stesso mondo che Gesù ebbe misericordia di quel padre tormentato dalla sua intima indigenza” (Rudolf Schnackenburg, Vangelo secondo Marco, volume secondo, p. 56).
Le due implorazioni del padre del ragazzo costituiscono per noi un ottimo insegnamento anche a motivo della buona accoglienza che ottengono da Gesù. Possiamo dunque confidare che se le faremo nostre anche noi saremo ascoltati.
Che c’entra la pizza. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei. Forse con l’anno nuovo. Chissà.
Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, scriva qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 5 dicembre. L’appuntamento precedente fu lunedì 21 novembre e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post dell’11 novembre:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/bozza-pizza-e-vangelo-21-11-2022/
https://gpcentofanti.altervista.org/le-filosofie-soggiogate-dalla-tecnica-e-la-via-del-futuro/
A me sembra che le due frasi piu’ significative pronunciate da Gesu’ in questo passo siano : O generazione incredula! Fino a quando saro’ con voi ?Fino a quando dovro,’ sopportarvi?
Gesu’ di Nazareth ,in quanto uomo ,in quanto incarnato ” fino a quando staro’ con voi” non sopportava , letteralmente l’ incredulita’ della sua generazione .Eppure gli ebrei del tempo di Gesu’ erano degli ipercredenti ,dei fanatici religiosi, se paragonati agli uomini di oggi.
Fino a quando dovro’ sopportarvi ?
Nessuno credo si e’ mai soffermato su queste parole di Gesu’ , che indubitabilmente indicano fastidio, noia ed esasperazione . Certo poi il buon Gesu’ pazienta, perdona tutti ,fa i miracoli. Ma dentro di se’…..