A Betsaida con Gesù che prende per mano il cieco: e facciamo che sono io quel cieco
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Luigi Accattoli
Stavolta faccio il cieco. Seguendo i Padri della Chiesa, anche gli interpreti moderni dei Vangeli suggeriscono la possibilità di una lettura simbolica dell’episodio del cieco di Betsaida, mirata alla difficoltà nostra nel “vedere” della fede. Una cecità resistente alla prima imposizione delle mani da parte di Gesù, che ottiene una veduta confusa, che diventerà distinta solo dopo un secondo tempo di permanenza con il Maestro e una seconda imposizione delle mani. A noi moderni questa lettura simbolica – che gli antichi chiamavano mistagogica: cioè di pedagogia mirata a intendere il mistero – risulta ardua. Nella serata del 20 giugno ho suggerito ai partecipanti un esercizio di avvicinamento a tale contemplazione del mistero [“Nel primo mistero della Luce si contempla…”] che consiste nell’entrare a far parte dei protagonisti della pagina evangelica, scegliendo la figura che ci appare meglio rispondente alla nostra condizione. Io stavolta scelgo il cieco, ma potrei anche mettermi nel ruolo di uno dei cittadini di Betsaida che condussero a Gesù quel cieco. Avendo scelto il cieco, chiuderò gli occhi, aspetterò che il Maestro mi prenda per mano, lo seguirò mentre mi conduce fuori dal villaggio. Mi concentrerò nel ricevere il tocco delle sue dita sugli occhi, imparerò a conoscere la sua voce che a più riprese mi parla, chiedendomi se vedo qualcosa e che infine mi dice di tornare alla mia casa senza neanche entrare nel villaggio. L’esercizio può durare un tempo ma anche due tempi, proprio come avvenne per quella guarigione e la mia contemplatio dovrà essere per quanto possibile docile, non affrettata, ricettiva dell’intero insegnamento di formazione alla veduta nella fede.
Nel commento seguente indico come tale avviamento alla contemplazione dei vari misteri della fede cristiana possa essere facilmente applicato ad altri episodi dei Vangeli. Una contemplazione che al suo avvio potremmo chiamare teatrale, o cinematografica, facile alla nostra cultura dell’immagine: “Facciamo un video sul cieco che vede e non vede”. Ma una contemplazione che infine dovrebbe portarci a fare silenzio e a restare fermi davanti al mistero. A non fuggire da esso. Proprio come chiede la preghiera contemplativa.
28 Giugno, 2022 - 10:49
Luigi Accattoli
Altri video con il Maestro. L’esperimento che abbiamo condotto con l’episodio del cieco di Betsaida narrato da Marco nel capitolo ottavo del suo Vangelo possiamo ripeterlo per altre narrazioni evangeliche, avendo magari attenzione ad andare dalle più semplici alle più complesse: poniamo dalla guarigione della suocera di Pietro a quella del lebbroso e a quella dei dieci lebbrosi, a quella della donna con perdite di sangue. Più impegnativi forse potrebbero risultare gli incontri di Gesù con la Samaritana, con la donna siro-fenicia, con Zaccheo e con Nicodemo, con la Maddalena al sepolcro la mattina di Pasqua. Tutto il Vangelo, tutti i Vangeli sono a disposizione per la costruzione dei nostri video di apprendimento della via della contemplatio, che – secondo la grande tradizione monastica – costituisce il quarto tempo della lectio divina, dopo la lectio, la oratio e la meditatio.
Stavolta faccio il cieco. Seguendo i Padri della Chiesa, anche gli interpreti moderni dei Vangeli suggeriscono la possibilità di una lettura simbolica dell’episodio del cieco di Betsaida, mirata alla difficoltà nostra nel “vedere” della fede. Una cecità resistente alla prima imposizione delle mani da parte di Gesù, che ottiene una veduta confusa, che diventerà distinta solo dopo un secondo tempo di permanenza con il Maestro e una seconda imposizione delle mani. A noi moderni questa lettura simbolica – che gli antichi chiamavano mistagogica: cioè di pedagogia mirata a intendere il mistero – risulta ardua. Nella serata del 20 giugno ho suggerito ai partecipanti un esercizio di avvicinamento a tale contemplazione del mistero [“Nel primo mistero della Luce si contempla…”] che consiste nell’entrare a far parte dei protagonisti della pagina evangelica, scegliendo la figura che ci appare meglio rispondente alla nostra condizione. Io stavolta scelgo il cieco, ma potrei anche mettermi nel ruolo di uno dei cittadini di Betsaida che condussero a Gesù quel cieco. Avendo scelto il cieco, chiuderò gli occhi, aspetterò che il Maestro mi prenda per mano, lo seguirò mentre mi conduce fuori dal villaggio. Mi concentrerò nel ricevere il tocco delle sue dita sugli occhi, imparerò a conoscere la sua voce che a più riprese mi parla, chiedendomi se vedo qualcosa e che infine mi dice di tornare alla mia casa senza neanche entrare nel villaggio. L’esercizio può durare un tempo ma anche due tempi, proprio come avvenne per quella guarigione e la mia contemplatio dovrà essere per quanto possibile docile, non affrettata, ricettiva dell’intero insegnamento di formazione alla veduta nella fede.
Nel commento seguente indico come tale avviamento alla contemplazione dei vari misteri della fede cristiana possa essere facilmente applicato ad altri episodi dei Vangeli. Una contemplazione che al suo avvio potremmo chiamare teatrale, o cinematografica, facile alla nostra cultura dell’immagine: “Facciamo un video sul cieco che vede e non vede”. Ma una contemplazione che infine dovrebbe portarci a fare silenzio e a restare fermi davanti al mistero. A non fuggire da esso. Proprio come chiede la preghiera contemplativa.
Altri video con il Maestro. L’esperimento che abbiamo condotto con l’episodio del cieco di Betsaida narrato da Marco nel capitolo ottavo del suo Vangelo possiamo ripeterlo per altre narrazioni evangeliche, avendo magari attenzione ad andare dalle più semplici alle più complesse: poniamo dalla guarigione della suocera di Pietro a quella del lebbroso e a quella dei dieci lebbrosi, a quella della donna con perdite di sangue. Più impegnativi forse potrebbero risultare gli incontri di Gesù con la Samaritana, con la donna siro-fenicia, con Zaccheo e con Nicodemo, con la Maddalena al sepolcro la mattina di Pasqua. Tutto il Vangelo, tutti i Vangeli sono a disposizione per la costruzione dei nostri video di apprendimento della via della contemplatio, che – secondo la grande tradizione monastica – costituisce il quarto tempo della lectio divina, dopo la lectio, la oratio e la meditatio.
https://gpcentofanti.altervista.org/la-ricerca-del-discernere-divino-e-umano-di-gesu/