Con Gesù che guarisce in due tempi il cieco di Betsaida

Guarigione del cieco di Betsaida – Duccio di Buoninsegna – predella del lato posteriore della Maestà del Duomo di Siena (1308-1311) – che metto a logo della lectio su Marco 8, 22-26 – ultimo appuntamento di Pizza e Vangelo via Zoom prima dell’estate, che faremo domani, 20 giugno, alle 21.00. Un miracolo che a Gesù non riesce subito e abbisogna di una seconda imposizione delle mani: un caso unico tra tutte le quaranta guarigioni e liberazioni narrate dai Vangeli. Lo troviamo solo Marco e ci chiederemo il perché e proveremo a metterci al posto del cieco che Gesù prende per mano e conduce fuori dal villaggio. L’immagine di Duccio lo mostra a sinistra nel momento in cui il Maestro gli tocca gli occhi e a destra mentre alza gli occhi al cielo e dice: “Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano”. Nei commenti la scheda e l’invito di tutti i visitatori a collegarsi.

10 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Una guarigione faticosa. Eccoci a un testo esclusivo di Marco, che presenta la narrazione singolare di un miracolo in due tempi: un caso unico nell’insieme dei quattro Vangeli. Gesù tocca e bagna con la saliva gli occhi di un cieco, gli chiede se veda “qualcosa”, quello risponde che vede e non vede tant’è che le persone gli appaiono come “alberi che camminano”. Allora Gesù gli impone di nuovo le mani e solo dopo questa imposizione aggiuntiva il cieco ci vede “chiaramente”.
    Ci chiederemo il senso di questa guarigione faticosa e perché essa non sia ripresa dagli altri evangelisti. Faremo altri esempi di narrazioni marciane che forse non parvero opportune ai redattori dei Vangeli che furono sistemati qualche decennio più tardi. Faremo attenzione anche ai gesti di cura compiuti da Gesù in questo caso, del tutto simili a quelli già messi in atto con il sordomuto della Decapoli, altra narrazione solo marciana che abbiamo incontrato al capitolo 7, 31-37. Potrebbe trattarsi di narrazioni più vicine ai fatti, fornite da testimoni oculari, giunte già formate alle comunità conosciute da Marco e da Marco accolte senza aggiustamenti.
    Loderemo ancora una volta la forza visiva della narrazione marciana, che spesso risulta la più semplice e insieme la più efficace nel paragone con gli altri Vangeli. Qui non ci sono paragoni, ma questo miracolo in due tempi è qualcosa che arricchisce la nostra percezione dell’agire del Gesù guaritore, che l’insieme dei Vangeli – e lo stesso Marco – presentano abitualmente ad effetto immediato e definitivo.

    19 Giugno, 2022 - 8:19
  2. Luigi Accattoli

    Marco 8, 22-26. Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. 23Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: “Vedi qualcosa?”. 24Quello, alzando gli occhi, diceva: “Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano”. 25Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. 26E lo rimandò a casa sua dicendo: “Non entrare nemmeno nel villaggio”.

    19 Giugno, 2022 - 8:20
  3. Luigi Accattoli

    Betsaida Julias. v. 22: Giunsero a Betsàida. “Betsaida era situata allo sbocco del Giordano nel lago di Gennesaret. La località viene qui designata come ‘villaggio’ (vedi ai vv. 23 e 26) sebbene fosse stata ingrandita dal tetrarca Filippo (che regna dal 4 avanti Cristo al 34 dopo Cristo) fino a farne una città: Betsaida Julias: forse il narratore aveva ancora in mente l’antico villaggio di pescatori” (Schnackenburg, Vangelo secondo Marco, vol. I, p. 206). Il nome Betsaida significa “casa della pesca”. Betsaida Julias fu detta così in omaggio a Giulia figlia di Augusto. Secondo il Vangelo di Giovanni erano originari di Betsaida gli apostoli Pietro, Andrea e Filippo: “Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro” (1, 44).
    v. 22b: gli condussero un cieco. Se Filippo, Andrea e Pietro erano di Betsaida, non sarà difficile immaginare la catena di contatto che porta a Gesù questo cieco.
    v. 22c: pregandolo di toccarlo. Abbiamo già incontrato il tocco guaritore di Gesù negli episodi della suocera di Pietro (Marco 1, 31), del lebbroso (1, 41), della figlia di Giairo (5, 41) e del sordomuto (7, 33). Nel capitolo 5 abbiamo sentito la donna con flusso di sangue ragionare così: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello” (v. 28). Nel capitolo 6 abbiamo letto che “quanti lo toccavano guarivano” (v. 56).

    19 Giugno, 2022 - 8:23
  4. Luigi Accattoli

    Saliva sugli occhi. V. 23: prese il cieco per mano. Un gesto di accompagnamento che non dimenticheremo. Nella nostra difficoltà a vedere alla luce della fede – “Avete occhi e non vedete?”: 8, 18 – avremo sempre la possibilità di porci nelle vesti di questo cieco senza nome che Gesù prende per mano e conduce a un suo insegnamento.
    v. 23b: lo condusse fuori dal villaggio. Nell’episodio del sordomuto questo stesso scrupolo di non dare spettacolo con le guarigioni era stato espresso in modo analogo: “Lo prese in disparte, lontano dalla folla” (7, 33). Si può osservare che stavolta la separazione da ogni possibile spettatore è ancora più marcata con l’uscita dall’abitato.
    v. 23c: dopo avergli messo della saliva sugli occhi. Lo stesso gesto da guaritore popolare Gesù aveva compiuto con il sordomuto: “con la saliva gli toccò la lingua” (Marco 7, 33). E’ solo in questi due episodi esclusivi di Marco e in quello del cieco nato di Giovanni 9, 6s [“sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco”] che Gesù guarisce con l’aiuto della saliva.
    v. 23d: gli impose le mani. L’imposizione delle mani negli episodi di guarigione è una variante del tocco guaritore. Altre volte è benedizione, invocazione dell’aiuto di Dio e della discesa dello Spirito Santo, gesto di conferimento di un incarico.

    19 Giugno, 2022 - 8:24
  5. Luigi Accattoli

    Uomini come alberi. v. 23e: gli chiese: vedi qualcosa? Non abbiamo solo una guarigione graduale, ma essa è anche accompagnata da un dialogo di verifica tra il guaritore e il guarito: anche questo un caso unico nei Vangeli. La domanda di Gesù può ricordarci il comportamento degli oculisti, che ci propongono lenti diverse e chiedono con quale di esse vediamo meglio.
    v. 24: Quello, alzando gli occhi, diceva: vedo come degli alberi che camminano. Il cieco che alza gli occhi, a cercare la luce e la veduta, è un preciso elemento di descrizione veridica. La percezione confusa di persone e alberi camminanti potrebbe essere un elemento narrativo venuto da testimoni oculari.
    v. 25: Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi. Che Gesù stavolta non guarisca immediatamente, o addirittura a distanza, come in tutte le altre narrazioni di miracoli, è un caso unico di grande significato: può essere visto anche come un argomento di veridicità storica, perché non si inventa un guaritore che stenta nell’operare guarigioni.
    v. 26: Non entrare nemmeno nel villaggio. Gesù ha portato il cieco fuori dal villaggio e non vuole che vi rientri: il segreto della sua guarigione deve restare tale per tutti. Lo rimanda alla sua casa ma neanche gli comanda di narrare ai suoi quanto gli era accaduto, come aveva fatto con l’indemoniato geraseno (Marco 5, 19).

    19 Giugno, 2022 - 8:25
  6. Luigi Accattoli

    Interpretazione simbolica. Commentatori antichi e moderni propongono anche un’interpretazione simbolica di questa guarigione, intendendola come dono della facoltà di vedere che è caratteristica della fede. Molti interpreti leggono insieme – simbolicamente – le due guarigioni del sordomuto e del cieco, narrate dal solo Marco, come parabola della difficoltà dei farisei e degli stessi discepoli a intendere chi sia veramente Gesù. Attribuiscono cioè a Marco l’intenzione di suggerire al lettore che Gesù mira ad aprire gli orecchi, sciogliere la lingua e illuminare gli occhi di quanti chiama alla propria sequela. Questa interpretazione simbolica, che a noi risulta immediatamente ostica, o comunque troppo impegnativa, è stata alla base dell’adozione nel rito del battesimo del gesto e della parola dell’Effatà, che caratterizza il primo dei due episodi.
    Ecco come richiama la possibile valenza simbolica della guarigione del cieco il biblista – ora cardinale – Gianfranco Ravasi: L’episodio del cieco di Betsaida – a causa del contesto che contiene subito dopo la confessione di Pietro, il quale proclama Gesù come il Cristo, ma che registra anche le incertezze della folla per la quale Gesù è il Battista o Elia o uno dei profeti redivivi – potrebbe anche comprendere un’allusione alla difficoltà nel “vedere” della fede. Essa può attraversare una fase preparatoria, quella appunto che intuisce confusamente in Gesù un profeta che ritorna sulla scena di Israele. Ma alla fine raggiunge la piena luce, come accade a Pietro che, secondo Marco (8,29), vede in lui “il Cristo”, ossia il Messia, e secondo Matteo (16,16) ancora di più: «il Cristo, il Figlio del Dio vivente» [Famiglia Cristiana 15 ottobre 2012]

    19 Giugno, 2022 - 8:26
  7. Luigi Accattoli

    Io sono la luce. Che uso potremmo fare oggi di questa e altre letture simboliche di pagine della Scrittura? Letture simboliche o mistagogiche: cioè di pedagogia a intendere il mistero. E’ una materia ardua, ma possiamo accostarci a essa facendone l’oggetto del quarto tempo della lettura della Scrittura detta “lectio divina”: lectio, meditatio, oratio, contemplatio. Nella contemplatio noi ci impegniamo a restare docili di fronte al mistero, ponendoci per quanto possibile in atteggiamento di contemplazione nei suoi confronti. “Nel primo mistero si contempla” dice la proposta dei “miseri” della vita di Cristo nel Rosario. Potremmo adoperarci a “contemplare” Gesù che prende per mano il cieco – a metterci nel personaggio del cieco che viene condotto dal Maestro in luogo appartato – ad accogliere come rivolto a noi il tocco delle sue dita sugli occhi – a udire la sua voce che ci chiede se vediamo qualcosa – ad attendere la seconda imposizione delle mani. Io trovo utile un tale percorso e mi adopero a ripeterlo come un esercizio di preparazione a vedere l’intera vita e l’umanità e il mondo nella luce del Signore: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8, 12).

    19 Giugno, 2022 - 8:27
  8. Luigi Accattoli

    Ma la pizza si perdecque. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.

    19 Giugno, 2022 - 8:30
  9. Luigi Accattoli

    Ingresso libero. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 20 giugno. Sarà l’ultima lectio della stagione, poi si riprende alla fine di settembre. L’appuntamento precedente fu lunedì 6 giugno e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 9 giugno:

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/gesu-lascia-i-farisei-che-gli-chiedono-un-segno-risale-sulla-barca-e-parte-per-laltra-riva/

    19 Giugno, 2022 - 8:36
  10. Preghiere speciali come la richiesta di toccare o di imporre le mani come ancora gli atti di Fede gli atti di speranza gli atti di carità. Sono forme di invocazione che manifestano la disponibilità profonda a farsi aiutare da Cristo dalla sua Grazia . Per questo Gesù può compiere un atto così particolare come quello che leggiamo in questo brano. Sa che troverà una persona profondamente disposta con lo stesso aiuto di Cristo a lasciarsi portare da lui.
    https://youtu.be/bXoVB3cbVTc

    19 Giugno, 2022 - 14:52

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