Seconda narrazione di Gesù che sfama la folla con sette pani e pochi pesciolini
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Luigi Accattoli
Informazioni importanti. Eccoci a un brano che presenta incertezze interpretative ma che – pur in tali incertezze – trasmette informazioni importanti sia riguardo alla figura di Gesù sia riguardo all’insegnamento destinato alla comunità per la quale Marco scrive e a noi in essa.
Le incertezze sono tre. La principale: si tratta di una seconda narrazione della stessa moltiplicazione dei pani e dei pesci che abbiamo già incontrato in Marco 6, 30-44, o abbiamo a che fare con un fatto nuovo? Ce n’è poi un’altra, sulla localizzazione del fatto: esso avviene nel territorio pagano della Decapoli, come vorrebbe la cornice narrativa, o questa collocazione è casuale come avviene spesso nei Vangeli e come lascerebbe pensare il passo parallelo di Matteo, che neanche conosce il passaggio di Gesù per la Decapoli? Ce n’è poi una terza di incertezza, decisamente secondaria: dove dobbiamo collocare la località di Dalmanùta, verso la quale si muovono in barca Gesù e i discepoli, subito dopo il miracolo dei pani e dei pesci?
21 Maggio, 2022 - 19:28
Luigi Accattoli
Doppione narrativo o fatto nuovo? Gli studiosi tendono a ritenere questo brano una seconda narrazione dello stesso fatto. Ma anche chi l’interpreta come un doppione narrativo segnala che Marco lo presenta come un fatto nuovo, come fa anche Matteo, l’altro evangelista che narra due moltiplicazioni di pani e di pesci (14, 13-21; 15, 32-39).
Sia Marco sia Matteo in seguito metteranno in bocca a Gesù un esplicito riferimento a due circostanze in cui cinquemila e quattromila persone furono da lui sfamate: “Non vi ricordate, 19quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Dodici”. 20″E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Sette”. 21E disse loro: “Non comprendete ancora?” (Marco 8, 19-21; e vedi Matteo 16, 9s).
Per la questione del doppione concluderemo che i due evangelisti ritennero di non dover lasciare da parte nessuna delle due narrazioni giunte fino a loro, nonostante la sostanziale similitudine. Noi seguiremo il loro insegnamento e interrogheremo questo testo di Marco con la stessa attenzione con cui interrogammo l’altro. Ci troveremo una più viva indicazione della “compassione” di Gesù per la folla affamata e una maggiore meraviglia – nel narratore – per l’incomprensione del “segno” da parte dei discepoli.
21 Maggio, 2022 - 19:29
Luigi Accattoli
Marco 8, 1-10. In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: 2″Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. 3Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano”. 4Gli risposero i suoi discepoli: “Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?”. 5Domandò loro: “Quanti pani avete?”. Dissero: “Sette”. 6Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. 8Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. 9Erano circa quattromila. E li congedò. 10Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanùta.
21 Maggio, 2022 - 19:29
Luigi Accattoli
Sento compassione. v. 1a: In quei giorni. Questa è in Marco una formula temporale più solenne che non l’abituale congiunzione paratattica “e”, o avverbiale “allora”. Più solenne nel senso di mirata a richiamare l’attenzione su qualcosa di importante che sta per essere narrato. Esempi di tale indicazione solenne: “Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni” (1, 9). “In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio” (14, 25).
v. 1b: poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare. “Di nuovo” sta a segnalare – nell’evangelista – l’intenzione di raccordare la narrazione di questa moltiplicazione a quella già avvenuta.
v. 1c: chiamò a sé i discepoli e disse loro. Stavolta è Gesù che prende l’iniziativa, mentre nella prima moltiplicazione erano stati i discepoli ad attirare l’attenzione di Gesù sul bisogno della folla: “congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare” (Marco 6, 38).
v. 2a: Sento compassione per la folla. Nel primo racconto è l’evangelista che narra di Gesù che “ebbe compassione” della folla, qui invece è lui a dire che ne ha compassione: dunque, una narrazione di maggiore immediatezza.
21 Maggio, 2022 - 19:31
Luigi Accattoli
Venuti da lontano. vv. 2-3: ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. 3Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino. Una compassione dunque argomentata e mirata direttamente alla mancanza di cibo, mentre nel primo racconto la compassione era mirata alla mancanza di guida da parte di quel popolo: “ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore” (Marco 6, 35).
v. 3: e alcuni di loro sono venuti da lontano. Già nell’Antico Testamento quelli che vengono da lontano sono i pagani: “I tuoi figli vengono da lontano” (Isaia 60, 4). Tale connotazione dei pagani figura anche nel Nuovo Testamento: “Va’, perché io ti manderò lontano, alle nazioni” (Atti 22, 21: parole che Paolo sente rivolgersi dal Cristo nell’estasi che ha in Gerusalemme, mentre prega nel Tempio, dopo la conversione). Quell’accezione della parola “lontani” ha ancora un’eco nel linguaggio cristiano del nostro tempo: “Primo annuncio ai lontani” è un capitolo della Evangelii nuntiandi di Paolo VI (1975).
v. 4: Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto? I discepoli ripetono le obiezioni che avevano formulato in occasione della prima moltiplicazione, quando si erano sentiti dire da Gesù: “Voi stessi date loro da mangiare” (6, 37). La ripetizione accentua, si direbbe raddoppia, la segnalazione della loro incomprensione.
v. 6: rese grazie. La parola greca qui è “eucharistesas”, mentre nella prima moltiplicazione avevamo trovato “eulogesas”: recitò la benedizione. Ritroveremo ambedue queste parole nella narrazione dell’Ultima Cena, dove eulogesas sarà detto per il pane ed eucharistesas per il calice.
21 Maggio, 2022 - 19:31
Luigi Accattoli
Ma Dalmanùta dove sarà. v. 9: Erano circa quattromila. I cultori dei numeri biblici riferiscono questa cifra ai quattro punti cardinali, mentre quella dei cinquemila sfamati dalla prima moltiplicazione sarebbe da ricondurre ai cinque libri del Pentateuco. I sette pani e le sette sporte di avanzi troverebbero un parallelo nei sette scelti a diaconi negli Atti degli Apostoli (6, 3), o nelle sette Chiese dell’Apocalisse, o nelle sette nazioni pagane di Canaan (Atti 13, 19; Deuteronomio 7, 1).
v. 10: Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanùta. Dalmanùta è nominata solo qui, in tutto il Nuovo Testamento. Anzi: in tutta la documentazione a oggi reperibile sulla geografia della Palestina del tempo di Gesù. Il passo parallelo di Matteo ha “nella regione di Magadàn” (15, 39). Alcuni manoscritti matteani hanno Magdala, che gli studiosi ritengono un adattamento dei copisti per indicare una località nota. Se si trattasse di Magdala, la traversata compiuta dalla barca con a bordo Gesù e i discepoli andrebbe da un punto imprecisato della costa orientale del lago di Tiberiade, cioè dalla Decapoli pagana, a una località probabilmente medio-alta della costa occidentale, cioè alla Galilea giudaica, quella dove sono Cafarnao, Tabga, Magdala. Non è l’unico caso di una località nominata nei Vangeli e oggi a noi sconosciuta. Un altro caso è quello di Emmaus. Strabone – per citare un geografo contemporaneo di Gesù – nei libri V e VI della “Geografia”, dedicati all’Italia, nomina più di venti località della nostra penisola che gli studiosi non sanno localizzare.
21 Maggio, 2022 - 19:32
Luigi Accattoli
Conclusione. Questo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è un miracolo caro alla memoria cristiana di tutti i tempi: è l’unico dei “segni” messianici compiuti da Gesù che sia narrato da tutti e quattro i Vangeli, con dettagli sostanzialmente equivalenti. Oltre che nelle due narrazioni di Marco e di Matteo – già richiamate – lo troviamo in Luca 9, 10-17 e in Giovanni 6, 1-14. Esso dunque nell’insieme dei Vangeli ricorre sei volte.
Nella prima narrazione tutti e quattro gli evangelisti ricordano i cinque pani e due pesci di partenza, tutti segnalano che vi erano cinquemila uomini da sfamare (“senza contare le donne e i bambini”, aggiunge Matteo), tutti narrano degli avanzi raccolti in dodici ceste. Nelle repliche di Matteo e Marco i pani di partenza sono sette, accompagnati a pochi “pesciolini”, se ne sfamano quattromila persone e ne avanzano sette sporte.
Collocando Marco questa seconda moltiplicazione in terra pagana – nella Decapoli – gli studiosi hanno posto molta attenzione alle variazioni numeriche: sette pani invece di cinque, sette sporte invece di dodici, quattromila gli sfamati invece di cinquemila. Ma sono giochi interpretative per noi troppo sottili. Ci basti segnalare che le stesse variazioni che troviamo in Marco ricorrono anche in Matteo, l’altro evangelista che fornisce una doppia narrazione del fatto.
Il fatto che vi siano così tante ricorrenze narrative di questo “segno” messianico sta a dire che la primitiva comunità gli attribuì grande importanza. In esso già gli evangelisti – e poi tutta la tradizione cristiana, fino a oggi – vedono un rimando all’Eucarestia, che esprimono con le parole “prese i pani, rese grazie, li spezzò e li dava” che torneranno nei racconti dell’Ultima Cena.
21 Maggio, 2022 - 19:33
Luigi Accattoli
Si dice pizza ma la pizza non c’è. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
21 Maggio, 2022 - 19:37
Luigi Accattoli
Proprio tutti. Siamo un gruppo di una ventina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da venti a quaranta, o cinquanta. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e domani voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 23 maggio. L’ultimo appuntamento fu lunedì 9 maggio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del l’11 maggio:
Informazioni importanti. Eccoci a un brano che presenta incertezze interpretative ma che – pur in tali incertezze – trasmette informazioni importanti sia riguardo alla figura di Gesù sia riguardo all’insegnamento destinato alla comunità per la quale Marco scrive e a noi in essa.
Le incertezze sono tre. La principale: si tratta di una seconda narrazione della stessa moltiplicazione dei pani e dei pesci che abbiamo già incontrato in Marco 6, 30-44, o abbiamo a che fare con un fatto nuovo? Ce n’è poi un’altra, sulla localizzazione del fatto: esso avviene nel territorio pagano della Decapoli, come vorrebbe la cornice narrativa, o questa collocazione è casuale come avviene spesso nei Vangeli e come lascerebbe pensare il passo parallelo di Matteo, che neanche conosce il passaggio di Gesù per la Decapoli? Ce n’è poi una terza di incertezza, decisamente secondaria: dove dobbiamo collocare la località di Dalmanùta, verso la quale si muovono in barca Gesù e i discepoli, subito dopo il miracolo dei pani e dei pesci?
Doppione narrativo o fatto nuovo? Gli studiosi tendono a ritenere questo brano una seconda narrazione dello stesso fatto. Ma anche chi l’interpreta come un doppione narrativo segnala che Marco lo presenta come un fatto nuovo, come fa anche Matteo, l’altro evangelista che narra due moltiplicazioni di pani e di pesci (14, 13-21; 15, 32-39).
Sia Marco sia Matteo in seguito metteranno in bocca a Gesù un esplicito riferimento a due circostanze in cui cinquemila e quattromila persone furono da lui sfamate: “Non vi ricordate, 19quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Dodici”. 20″E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Sette”. 21E disse loro: “Non comprendete ancora?” (Marco 8, 19-21; e vedi Matteo 16, 9s).
Per la questione del doppione concluderemo che i due evangelisti ritennero di non dover lasciare da parte nessuna delle due narrazioni giunte fino a loro, nonostante la sostanziale similitudine. Noi seguiremo il loro insegnamento e interrogheremo questo testo di Marco con la stessa attenzione con cui interrogammo l’altro. Ci troveremo una più viva indicazione della “compassione” di Gesù per la folla affamata e una maggiore meraviglia – nel narratore – per l’incomprensione del “segno” da parte dei discepoli.
Marco 8, 1-10. In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: 2″Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. 3Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano”. 4Gli risposero i suoi discepoli: “Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?”. 5Domandò loro: “Quanti pani avete?”. Dissero: “Sette”. 6Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. 8Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. 9Erano circa quattromila. E li congedò. 10Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanùta.
Sento compassione. v. 1a: In quei giorni. Questa è in Marco una formula temporale più solenne che non l’abituale congiunzione paratattica “e”, o avverbiale “allora”. Più solenne nel senso di mirata a richiamare l’attenzione su qualcosa di importante che sta per essere narrato. Esempi di tale indicazione solenne: “Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni” (1, 9). “In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio” (14, 25).
v. 1b: poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare. “Di nuovo” sta a segnalare – nell’evangelista – l’intenzione di raccordare la narrazione di questa moltiplicazione a quella già avvenuta.
v. 1c: chiamò a sé i discepoli e disse loro. Stavolta è Gesù che prende l’iniziativa, mentre nella prima moltiplicazione erano stati i discepoli ad attirare l’attenzione di Gesù sul bisogno della folla: “congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare” (Marco 6, 38).
v. 2a: Sento compassione per la folla. Nel primo racconto è l’evangelista che narra di Gesù che “ebbe compassione” della folla, qui invece è lui a dire che ne ha compassione: dunque, una narrazione di maggiore immediatezza.
Venuti da lontano. vv. 2-3: ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. 3Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino. Una compassione dunque argomentata e mirata direttamente alla mancanza di cibo, mentre nel primo racconto la compassione era mirata alla mancanza di guida da parte di quel popolo: “ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore” (Marco 6, 35).
v. 3: e alcuni di loro sono venuti da lontano. Già nell’Antico Testamento quelli che vengono da lontano sono i pagani: “I tuoi figli vengono da lontano” (Isaia 60, 4). Tale connotazione dei pagani figura anche nel Nuovo Testamento: “Va’, perché io ti manderò lontano, alle nazioni” (Atti 22, 21: parole che Paolo sente rivolgersi dal Cristo nell’estasi che ha in Gerusalemme, mentre prega nel Tempio, dopo la conversione). Quell’accezione della parola “lontani” ha ancora un’eco nel linguaggio cristiano del nostro tempo: “Primo annuncio ai lontani” è un capitolo della Evangelii nuntiandi di Paolo VI (1975).
v. 4: Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto? I discepoli ripetono le obiezioni che avevano formulato in occasione della prima moltiplicazione, quando si erano sentiti dire da Gesù: “Voi stessi date loro da mangiare” (6, 37). La ripetizione accentua, si direbbe raddoppia, la segnalazione della loro incomprensione.
v. 6: rese grazie. La parola greca qui è “eucharistesas”, mentre nella prima moltiplicazione avevamo trovato “eulogesas”: recitò la benedizione. Ritroveremo ambedue queste parole nella narrazione dell’Ultima Cena, dove eulogesas sarà detto per il pane ed eucharistesas per il calice.
Ma Dalmanùta dove sarà. v. 9: Erano circa quattromila. I cultori dei numeri biblici riferiscono questa cifra ai quattro punti cardinali, mentre quella dei cinquemila sfamati dalla prima moltiplicazione sarebbe da ricondurre ai cinque libri del Pentateuco. I sette pani e le sette sporte di avanzi troverebbero un parallelo nei sette scelti a diaconi negli Atti degli Apostoli (6, 3), o nelle sette Chiese dell’Apocalisse, o nelle sette nazioni pagane di Canaan (Atti 13, 19; Deuteronomio 7, 1).
v. 10: Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanùta. Dalmanùta è nominata solo qui, in tutto il Nuovo Testamento. Anzi: in tutta la documentazione a oggi reperibile sulla geografia della Palestina del tempo di Gesù. Il passo parallelo di Matteo ha “nella regione di Magadàn” (15, 39). Alcuni manoscritti matteani hanno Magdala, che gli studiosi ritengono un adattamento dei copisti per indicare una località nota. Se si trattasse di Magdala, la traversata compiuta dalla barca con a bordo Gesù e i discepoli andrebbe da un punto imprecisato della costa orientale del lago di Tiberiade, cioè dalla Decapoli pagana, a una località probabilmente medio-alta della costa occidentale, cioè alla Galilea giudaica, quella dove sono Cafarnao, Tabga, Magdala. Non è l’unico caso di una località nominata nei Vangeli e oggi a noi sconosciuta. Un altro caso è quello di Emmaus. Strabone – per citare un geografo contemporaneo di Gesù – nei libri V e VI della “Geografia”, dedicati all’Italia, nomina più di venti località della nostra penisola che gli studiosi non sanno localizzare.
Conclusione. Questo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è un miracolo caro alla memoria cristiana di tutti i tempi: è l’unico dei “segni” messianici compiuti da Gesù che sia narrato da tutti e quattro i Vangeli, con dettagli sostanzialmente equivalenti. Oltre che nelle due narrazioni di Marco e di Matteo – già richiamate – lo troviamo in Luca 9, 10-17 e in Giovanni 6, 1-14. Esso dunque nell’insieme dei Vangeli ricorre sei volte.
Nella prima narrazione tutti e quattro gli evangelisti ricordano i cinque pani e due pesci di partenza, tutti segnalano che vi erano cinquemila uomini da sfamare (“senza contare le donne e i bambini”, aggiunge Matteo), tutti narrano degli avanzi raccolti in dodici ceste. Nelle repliche di Matteo e Marco i pani di partenza sono sette, accompagnati a pochi “pesciolini”, se ne sfamano quattromila persone e ne avanzano sette sporte.
Collocando Marco questa seconda moltiplicazione in terra pagana – nella Decapoli – gli studiosi hanno posto molta attenzione alle variazioni numeriche: sette pani invece di cinque, sette sporte invece di dodici, quattromila gli sfamati invece di cinquemila. Ma sono giochi interpretative per noi troppo sottili. Ci basti segnalare che le stesse variazioni che troviamo in Marco ricorrono anche in Matteo, l’altro evangelista che fornisce una doppia narrazione del fatto.
Il fatto che vi siano così tante ricorrenze narrative di questo “segno” messianico sta a dire che la primitiva comunità gli attribuì grande importanza. In esso già gli evangelisti – e poi tutta la tradizione cristiana, fino a oggi – vedono un rimando all’Eucarestia, che esprimono con le parole “prese i pani, rese grazie, li spezzò e li dava” che torneranno nei racconti dell’Ultima Cena.
Si dice pizza ma la pizza non c’è. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Proprio tutti. Siamo un gruppo di una ventina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da venti a quaranta, o cinquanta. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e domani voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 23 maggio. L’ultimo appuntamento fu lunedì 9 maggio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del l’11 maggio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/con-gesu-che-celebra-il-mistero-dellapertura-dicendo-effata-apriti/
https://gpcentofanti.altervista.org/la-via-della-rinascita-personale-ecclesiale-sociale/