Provo a rispondere alle sei domande sulla posizione vaticana che John L. Allen Jr formulava ieri su Crux, il magazin online statunitense di cui è fondatore ed editor. Con le sei domande Allen dà corpo all’affermazione che a quasi tre mesi dall’inizio della guerra la posizione vaticana costituisce “una grande incognita”. E lancia una sfida: “Se qualcuno pensa di avere risposte definitive a queste domande, mi piacerebbe ascoltarle”. Accetto la sfida in nome dell’amicizia: conosco bene il collega, più volte ci siamo reciprocamente consultati e intervistati. Non ho risposte definitive e non ho indiscrezioni sulle quali scommettere: ma ho delle risposte che mi paiono chiare e che mi inducono ad affermare che la posizione vaticana non costituisce affatto un’incognita per chi non aspiri a ottenere dal Papa o dai suoi collaboratori una scelta di campo a favore dell’uno o dell’altro belligerante. Nei primi commenti riporto le sei domande e formulo le mie risposte.
Rispondo alle sei domande di Crux riguardanti gli “enigmi” della posizione vaticana sull’Ucraina
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Di chi è la colpa. 1. Il Vaticano a chi attribuisce la responsabilità del conflitto? Riconosce che alla sua base vi siano legittime preoccupazioni della Russia per la propria sicurezza o lo vede come una guerra di aggressione sostanzialmente immotivata?
Riconosce le “legittime aspirazioni” russe, sia quelle riguardanti la sicurezza sia quelle per le popolazioni di lingua russa che sono all’interno dell’Ucraina. Già il primo giorno dell’invasione, il 24 febbraio, il cardinale Parolin invitava le parti a soluzioni che “tutelino le legittime aspirazioni di ognuno”. Il richiamo all’attuazione degli accordi di Minsk fatto dal Papa nell’incontro con Putin del 10 giugno 2015 già segnalava quel duplice riconoscimento. Il Vaticano dunque riconosce l’aggressione e l’invasione operate dalla Russia – e più volte il Papa e i suoi hanno usato queste parole – ma ritiene che vi sia stata provocazione e non solo con l’abbaiare della NATO ma anche con il disattendere Minsk.
Sanzioni aggressive. 2. Il Vaticano sostiene le sanzioni economiche aggressive imposte dalla maggior parte degli stati occidentali alla Russia?
No. Le ritiene legittime come strumento per sanzionare l’aggressione e l’invasione, cioè la delegittimazione del diritto internazionale venuta dalla Russia con l’atto dell’invasione. Legittime ma foriere di gravissime conseguenze bilaterali e mondiali, destinate a durare se a esse non si accompagna un’adeguata iniziativa di pace che possa essere accolta da ambedue le parti. Legittime dunque per stato di necessità, ma da superare al più presto.
Quello che dice Kirill. 3. Il Vaticano è d’accordo con la tesi della Chiesa Ortodossa Russa secondo cui Putin è un difensore dei valori cristiani tradizionali, sia in patria che all’estero?
No. E’ interessato a cogliere l’anima cristiana del popolo russo e come essa possa manifestarsi oggi nella politica interna e internazionale di uno stato moderno. Coglie in tali manifestazioni elementi positivi frammisti ad altri negativi, ma non più di quanti – positivi e negativi – non ne colga in altri movimenti politici o sistemi statuali a orientamento conservatore presenti oggi in paesi di tradizione cristiana.
Fornire armi a Kiev. 4. Il Vaticano sostiene gli sforzi per armare l’Ucraina come legittima espressione del diritto all’autodifesa, riconosciuto dalla dottrina sociale cattolica, o vede la fornitura delle armi all’Ucraina come una componente dell’escalation del conflitto?
Non sostiene quegli sforzi. Ritiene obtorto collo legittima la scelta di fornire armi all’aggredito, stante lo stato di necessità che si diceva, ma non la condivide e la considera portatrice di escalation, quantomeno fino a quando non s’accompagni a un’iniziativa di pace pensata come accettabile dalle due parti e condotta con altrettanto impegno rispetto a quello con cui ora si forniscono armi. L’atteggiamento è di sostanziale disapprovazione come e più che per le sanzioni: queste uccidono sui tempi lunghi, specie con la crisi alimentare che inducono nei paesi poveri; le armi uccidono immediatamente, dunque sono ancora peggiori. Due iniziative – sanzioni e armi – legittimate dall’emergenza, ma che da sole – e al momento restano sole – non sono portatrici di pace.
Rivedere i confini? 5. Il Vaticano sarebbe disposto a vedere l’Ucraina cedere il controllo del Donbass o di altre parti dell’Ucraina orientale con popolazioni di lingua russa come un modo per porre fine alla guerra, o lo vedrebbe come semplice preludio a un conflitto più ampio?
Non tocca al Vaticano – come a nessun attore terzo – entrare nel merito delle soluzioni operative, che debbono essere cercate e vagliate dalle due parti. Ma in un accordo globale, quale è indispensabile per mettere fine al conflitto, potrebbe esservi spazio anche per una qualche revisione dei confini, magari legata alla garanzia – con supporto internazionale – che a essa non seguirà altra rivendicazione territoriale.
La Nato che abbaia. 6. Che cosa pensa il Vaticano dell’ampliamento della NATO, in particolare delle richieste di adesione immediata da parte della Finlandia e della Svezia?
L’ampliamento della NATO intensifica ed estende quello che il Papa ha chiamato e deprecato come un provocatorio “abbaiare alla porta della Russia”. Ancora di più potrebbe risultare provocatoria la dislocazione in nuovi territori di basi della NATO. Il quadro di sicurezza da proporre alla Russia dovrebbe comprendere un accordo in tale materia: nuove nazioni potrebbero anche entrare nella NATO ma dovrebbe essere garantita alla Russia un’adeguata fascia di rispetto quanto alle installazioni militari.
Nota finale. Il Papa e i suoi collaboratori svolgono – di fronte al fuoco di questo conflitto – una predicazione di pace che esprime totale disapprovazione per l’iniziativa del ricorso alle armi presa dalla Russia, ma anche radicale insoddisfazione per risposte di sanzioni e di aiuti militari che magari sono necessitate dall’urgenza di porre un freno a quell’iniziativa ma che non possono in nessun modo portare alla pace. Vorrebbero dunque dalla comunità internazionale una proposta forte, di chiamata al tavolo negoziale, che implichi – poniamo – una conferenza sulla sicurezza in Europa che possa inquadrare la questione ucraina in una più vasta considerazione della salvaguardia della pace nel continente e sul pianeta.
John L. Allen di Crux e’ americano e come molti americani sono rimasti di stucco che il papa non abbia subito e decisamente abbracciato la causa delle “democrazie” occidentali , e della NATO,degli interessi filoatlantici contro l’ autocrazia zarista , che non si sia schierato nettamente ( come ha fatto Kirill per Putin) w favore dei suoi referenti politici che secondo alcuni dovrebbero essere gli USA e l’ Occidente. In realta’ lo stupore nasce da un equivoco: non e’ detto che il papa cattolico debba per forza essere filo-atlantista, sostenitore della Nato e degli USA.
Non sta scritto da nessuna parte. Il papa cattolico e’ politicamente indipendente. Certo ci sono stati nella storia recente dei papi piu’ filo-atlantista ed altri meno.Lo stesso GPII ,benché certo anti comunista ,non ha sposato acriticamente il.blocco occidentale, dimostrando per esempio la sua avversione alla guerra del Golfo voluta dagli USA.
Insomma un papa cattolico non è: tenuto per forza ad essere ” dalla parte” dell’ Occidente. Se Kirill per forza deve stare con Putin , cio’ si deve al cesaropapismo tipico della chiesa ortodossa : il patto trono-altare ,la Chiesa Ortodossa Russa e’ tutt’ uno col potere del governo russo
Per i cattolici non e’ cosi’ automatico. E quindi si da’ il caso storico di un papa sud-americano, argentino, percio’ di sua formazione molto poco filoamericano, in questa situazione , cosa si aspettavano che si schierasse di netto con Biden e con la NATO?
Viva il Regno.it. Il Regno online riprende questo mio post:
https://re-blog.it/2022/05/19/luigi-accattoli-e-la-sfida-sugli-sullenigma-vaticano-sullucraina/
Non entro direttamente nella questione qui trattata ma in un problema basilare.
https://gpcentofanti.altervista.org/domande-ad-avvenire/
https://gpcentofanti.altervista.org/cosa-dimostra-kirill/
John Allen e l’amatriciana. Ho scritto a John Allena per segnalargli le mie risposte, qui nel blog, alle sue domande, dicendogli che nel rispondergli mi era parso di chiacchierare con lui davanti a una “bella carbonara”. Mi ha risposto: “Preferirei un bel piatto di amatriciana, ma sono onorato dalla tua attenzione”.
Grazie Luigi per questa analisi, che trovo molto esaustiva.
Purtroppo ritengo anche che le posizioni vaticane abbiano ben poco ascolto da ambo le parti: una proprio non le calcola, l’altra si adegua al fatto che la prima non ci senta e reagisce di necessità.
Viva il Sismografo. Il Sismografo ha ripreso questo mio post:
https://ilsismografo.blogspot.com/2022/05/italia-rispondo-alle-sei-domande-di.html
Rif. 19 maggio ore 12.56 – Stallo nella “guerra mai giusta”
Non sono autorizzato da nessuno a tradurre nella “mia” lingua pacifista (o quasi) quello che hanno pensato e detto il Papa e la Santa Sede e che Luigi Accattoli ha acutamente recepito. Dico in questo modo.
a) Per i primi due mesi di guerra il Vaticano ha tollerato l’applicazione di quelli che erano i principi della “guerra giusta”, cioè della legittima difesa ucraina e delle sanzioni punitive agli aggressori.
b) Era fiducioso di vedere applicati, dopo due mesi di fuoco, i principi della “guerra mai giusta”; e continua a lavorare per una iniziativa di pace che ponga termine a ogni fase armata e che risolva in un ribadito quadro europeo stabile i motivi di conflitto tra Russia e Ucraina.
c) Ma adesso entrambi i contendenti dicono: “non è ora” per la pace né per il cessate il fuoco; l’uno perché sa di non essere nettamente vincitore, come tutti immaginavano; l’altro perché non sospettato di saper resistere fino ad oggi, come invece avviene. E’ una situazione rigida di stallo; e la dottrina sociale della Chiesa sembra non aggiornata sulle variabili impreviste della guerra “mai giusta”.
Concordo sullo stallo.
Ne discende la necessità, e sono convinto che non verrà tralasciata, che la dottrina sociale della Chiesa venga ” aggiornata” in concreto, come Francesco saprebbe certamente fare, su uno scenario come questo.
Una dottrina ” sociale” , per definizione deve misurarsi con la realtà concreta. Se no , bene riconoscerlo, diventa inutilizzabile.