Con Gesù che a tutti noi sordomuti dice “effatà”: apriti

Miniatura con Gesù che dice al sordomuto “effatà”, apriti: per introdurre la scheda di presentazione della lectio che faremo lunedì 9 maggio a Pizza e Vangelo, su Marco 7, 31-37. Nei commenti il testo preparatorio e l’invito, dei naviganti, a collegarsi.

11 Comments

  1. Luigi Accattoli

    In piena Decapoli. Continua il viaggio di Gesù in territori pagani, da Tiro a Sidone e alla Decapoli, una parabola semicircolare piuttosto ampia nel corso della quale viene portato alla sua presenza – non sappiamo esattamente dove – un sordomuto che il Rabbi di Galilea guarisce portandolo in disparte dalla folla, con gesti di guarigione tipici dell’epoca e con la parola sua – invece – e originale dell’effatà, cioè del comando “apriti”, che è poi entrata nella liturgia battesimale per indicare l’apertura del catecumeno all’ascolto della Parola di Dio.
    Porremo attenzione allo scrupolo di Gesù di compiere l’atto di guarigione fuori dalla vista della folla, alla sua partecipazione emotiva a quell’opera di misericordia segnalata con l’emissione di un “sospiro”, al comando di tenere riservato l’evento. Ma ci concentreremo soprattutto sulla parola “effatà”, che ci segnala il rapporto da uomo a uomo con cui Gesù si rapporta con quell’uomo sofferente a lui sconosciuto, che è stato affidato alla sua cura.

    7 Maggio, 2022 - 14:51
  2. Luigi Accattoli

    Marco 7, 31-37. Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!”. 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”.

    7 Maggio, 2022 - 14:52
  3. Luigi Accattoli

    Passando per Sidone. v. 31: uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. I commentatori osservano che l’itinerario narrato da Marco non ha una logica funzionale, se il proposito di Gesù era quello di raggiungere la Decapoli, in quanto salendo da Tiro a Sidone si allontana dalla meta finale, ovvero compie un giro più ampio del necessario. Viene spontaneo ipotizzare che l’evangelista voglia dirci che Gesù compie un lungo giro in territori pagani, confinanti con la sua Galilea, prima di intraprendere il suo viaggio verso Gerusalemme (vedi Marco 10, 32).
    v. 31b: passando per Sidone. Sidone si trova, come Tiro, nella Fenicia meridionale, oggi Libano meridionale. E’ a 35 chilometri da Tiro, risalendo il litorale verso Nord.
    v. 31c: in pieno territorio della Decàpoli. E’ la seconda volta che Marco nomina la Decapoli, dove Gesù ha già liberato un ossesso, che una volta guarito voleva seguirlo ma fu mandato dal Maestro alla sua casa, per annunciare alla sua gente “ciò che il Signore gli aveva fatto” e lui svolse quell’annuncio “per la Decapoli” (Marco 5, 20). Si può immaginare che sia a seguito di quella missione che una qualche componente della popolazione della Decapoli ha conosciuto Gesù e ora a Gesù chiede aiuto per il sordomuto.

    7 Maggio, 2022 - 14:53
  4. Luigi Accattoli

    Gli toccò la lingua. v. 32: Gli portarono un sordomuto. Siamo in zona pagana, ma quelli che portano a Gesù il sordomuto debbono essere degli ebrei, come appare dalla esclamazione di giubilo del versetto 37 (vedi la nota relativa), che è una risonanza di vari passi della Bibbia ebraica.
    v. 33: Lo prese in disparte, lontano dalla folla. Questa cura di non dare spettacolo con le guarigioni e con gli esorcismi Gesù la manifesterà di nuovo al capitolo seguente, con la guarigione del cieco di Betsaida: “Lo condusse fuori del villaggio” (Marco 8, 23).
    v. 33b: con la saliva gli toccò la lingua. Troviamo lo stesso gesto nella guarigione del cieco nato narrata dal Vangelo di Giovanni (9, 6): “Sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco”. La credenza degli antichi nelle capacità terapeutiche della saliva è attestata anche da fonti pagane, per esempio da Tacito nelle Storie (4, 81), a proposito di un curioso atto di guarigione attribuito dell’imperatore Vespasiano: “Un popolano di Alessandria, noto per aver perso la vista in seguito a malattia, si butta ad abbracciargli le ginocchia implorando tra i singhiozzi un rimedio alla cecità, e prega il principe che si degni di bagnargli con la saliva le guance e le palpebre”.

    7 Maggio, 2022 - 14:54
  5. Luigi Accattoli

    Parole aramaiche. v. 34: guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro. Lo sguardo al cielo e il sospiro sono due manifestazioni della preghiera al Padre nella quale – e per mezzo della quale – Gesù compie la guarigione. Già nella moltiplicazione dei pani avevamo letto: “levò gli occhi al cielo” (Marco 6 41). Il sospiro di preghiera invece lo troviamo solo qui: Rudolf Schnackenburg l’interpreta come manifestazione della “intima commozione” con cui Gesù opera la guarigione: “Quanto avveniva attraverso la sua opera e le sue parole costituiva anche per lui un prodigioso avvenimento di vicinanza con il Padre” (Vangelo secondo Marco, Città Nuova 1969, volume I, pp. 190s).
    v. 34b: gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!”. E’ una delle cinque principali espressioni o parole aramaiche riportate dal Vangelo di Marco. Le altre sono: Talità kum (che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!»: 5, 41); Osanna (Allora coloro che precedevano e quelli che seguivano esclamavano a gran voce, Osanna! Benedetto è colui che viene nel nome del Signore: 11, 9); Abbà (Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu: 14, 36); Eloì, Eloì, lama sabactàni? (che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?: 15, 34).
    v. 36: comandò loro di non dirlo a nessuno. E’ la quarta volta che troviamo in Marco questa richiesta di riservatezza. Vedila in 1, 34; 1, 44s; 5, 43. La ritroveremo una quinta volta in 8, 26. Gesù opera segni di soccorso e di misericordia, ma non vuole che se ne faccia occasione di propaganda.
    v. 37: pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”. “Ha fatto bene ogni cosa” richiama le parole della Genesi sulla creazione: “Dio vide quanto aveva fatto ed ecco era cosa molto buona” (Genesi 1, 31). “Fa udire i sordi e fa parlare i muti” echeggia Isaia 35, 5s: “Ecco il vostro Dio viene a salvarvi: allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi […], griderà di gioia la lingua del muto”.

    7 Maggio, 2022 - 14:54
  6. Luigi Accattoli

    Concludiamo prestando attenzione alla parola effatà, cioè al comando liberante con cui Gesù “apre” il sordomuto alla piena comunicazione umana. Dicevo all’inizio che questa parola è stata accolta nel rito del Battesimo: la parola e il gesto di toccare orecchi e bocca. Vedremo prima la forma in cui parola e gesto sono stati accolti e poi ascolteremo l’interpretazione di questo momento della liturgia battesimale che fu dato da Papa Benedetto in un Angelus domenicale.

    Rito dell’Effatà. A conclusione del rito del Battesimo – dopo la consegna della veste bianca e del cero acceso – viene il RITO DELL’«EFFATA» nel quale “il celebrante tocca, con il pollice, le orecchie e le labbra del battezzato, dicendo: Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre. L’assemblea risponde: Amen”. Nel battesimo degli adulti la formula usa la parola aramaica: “Effatà, cioè: apriti, perché tu possa professare la tua fede a lode e gloria di Dio”.

    7 Maggio, 2022 - 14:55
  7. Luigi Accattoli

    Angelus di Benedetto XVI del 9 settembre 2012. Al centro del Vangelo di oggi (Mc 7,31-37) c’è una piccola parola, molto importante. Una parola che – nel suo senso profondo – riassume tutto il messaggio e tutta l’opera di Cristo. L’evangelista Marco la riporta nella lingua stessa di Gesù, in cui Gesù la pronunciò, così che la sentiamo ancora più viva. Questa parola è «effatà», che significa: «apriti». Vediamo il contesto in cui è collocata. Gesù stava attraversando la regione detta «Decapoli», una zona dunque non giudaica. Gli portarono un uomo sordomuto, perché lo guarisse – evidentemente la fama di Gesù si era diffusa fin là. Gesù lo prese in disparte, gli toccò le orecchie e la lingua e poi, guardando verso il cielo, con un profondo sospiro disse: «Effatà», che significa appunto: «Apriti». E subito quell’uomo incominciò a udire e a parlare speditamente (cfr Mc 7,35). Ecco allora il significato storico, letterale di questa parola: quel sordomuto, grazie all’intervento di Gesù, «si aprì»; prima era chiuso, isolato, per lui era molto difficile comunicare; la guarigione fu per lui un’«apertura» agli altri e al mondo, un’apertura che, partendo dagli organi dell’udito e della parola, coinvolgeva tutta la sua persona e la sua vita: finalmente poteva comunicare e quindi relazionarsi in modo nuovo.
    Ma tutti sappiamo che la chiusura dell’uomo, il suo isolamento, non dipende solo dagli organi di senso. C’è una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo della persona, quello che la Bibbia chiama il «cuore». E’ questo che Gesù è venuto ad «aprire», a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri. Ecco perché dicevo che questa piccola parola, «effatà – apriti», riassume in sé tutta la missione di Cristo. Egli si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, diventi capace di ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare a sua volta il linguaggio dell’amore, a comunicare con Dio e con gli altri. Per questo motivo la parola e il gesto dell’«effatà» sono stati inseriti nel Rito del Battesimo, come uno dei segni che ne spiegano il significato: il sacerdote, toccando la bocca e le orecchie del neo-battezzato dice: «Effatà», pregando che possa presto ascoltare la Parola di Dio e professare la fede. Mediante il Battesimo, la persona umana inizia, per così dire, a «respirare» lo Spirito Santo, quello che Gesù aveva invocato dal Padre con quel profondo sospiro, per guarire il sordomuto
    .

    https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2012/09/09/0500/01020.html

    7 Maggio, 2022 - 14:56
  8. Luigi Accattoli

    Si dice pizza ma la pizza non c’è. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.

    7 Maggio, 2022 - 14:58
  9. Luigi Accattoli

    Proprio tutti. Siamo un gruppo di una ventina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da venti a quaranta, o cinquanta. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e domani voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 9 maggio. L’ultimo appuntamento fu lunedì 25 aprile e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 2 maggio:

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/gesu-che-passa-dalla-ricerca-delle-pecore-perdute-disraele-a-quelle-di-ogni-popolo/

    7 Maggio, 2022 - 15:02
  10. maria cristina venturi

    Se il Vangelo non ci scandalizzasse, se il Vangelo fosse la parola del nostro buon senso, se il Vangelo non fosse ESTREMO rispetto alla nostra misura umana, se il Vangelo fosse uno dei tanti testi di tante religioni,di tanti consigli spirituali, di tante buone parole, di tante consolazione, se il Vangelo fosse parola umana e non PAROLA DI DIO , sarebbe molto piu’ comprensibile da noi ,condivisibile, facile,
    Invece e’ il testopiu’ difficile in assoluto che possiamo leggere e sentire ( rispetto alle interpretazioni facili e rassicuranti).
    Effata’ : apriti. Cosa significa se rivolto ad ognuno di noi? Cosa significa : apriti. Cosa ognuno di noi deve fare . Cosa significa aprirsi. Non la banale interpretazione ma la interpretazione profonda ,spirituale. Il papa Benedetto ha detto parole di sapienza. Tuttavia rimane il mistero : la parola di Dio ,ed Effata’ e’ Parola di Dio, non e’ mai semplice e chi credesse di capire fino in fondo sare bbe un illuso.
    Apriti. Come una porta. Apriti . Come uno scrigno.
    Apriti. Come un cuore. Apriti. Come il Mare Rosso
    Apriti. Come un occhio .

    7 Maggio, 2022 - 21:24

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