Gesù cambiava opinione? Nell’incontro con la cananea pare l’abbia cambiata
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Luigi Accattoli
Da Marco a Matteo. Stavolta cambiamo Vangelo per approfondire l’episodio dell’incontro di Gesù con la donna siro fenicia che abbiamo letto la volta scorsa in Marco 7, 24-30: lo rileggiamo, lo stresso episodio, nel racconto che ne fa Matteo. Ci torniamo sopra per approfondire la questione sorta durante la conversazione su quel brano di Marco: se possiamo dire che Gesù – da vero uomo qual era – cambiasse opinione, o no. Non se cambiasse idea su un cibo o su una persona, ma se poteva avvenire che la mutasse persino riguardo alla sua missione.
Avevo io affermato che la mutava, commentando il fatto che Gesù, richiesto da una donna pagana di soccorrere la figlioletta posseduta da uno spirito impuro, le aveva risposto che non era “bene prendere il pane dei figli [gli ebrei] e gettarlo ai cagnolini [i pagani]”, ma aveva poi finito per esaudirla, cedendo alla sua insistenza. Rileggiamo dunque quell’episodio nella versione di Matteo perchè in Matteo – oltre a quanto è in Marco – troviamo un’affermazione esplicita di Gesù sul fatto che la sua missione era esclusivamente indirizzata al popolo d’Israele.
Vedremo dunque questa versione meglio rispondente alla nostra domanda, citeremo autori che vedono in questo brano un mutamento nel convincimento di Gesù sulla propria missione, richiameremo altri testi che teorizzano questa possibilità, segnaleremo una decina di brani dei quattro Vangeli che ‘attestano o la lasciano intuire.
24 Aprile, 2022 - 16:53
Luigi Accattoli
Matteo 15, 21-28. Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. 24Egli rispose: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: “Signore, aiutami!”. 26Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. 27″È vero, Signore – disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. 28Allora Gesù le replicò: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita.
24 Aprile, 2022 - 16:54
Luigi Accattoli
Non andate fra i pagani. v. 24: Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele. In queste parole è l’elemento chiave che fa diversa in Matteo la narrazione del dialogo di Gesù con la donna pagana rispetto a quella che abbiamo letto in Marco. In Marco queste parole non ci sono. Esse hanno un solo parallelo nell’intero Nuovo Testamento e anche quello è in Matteo e precisamente nel mandato missionario dei Dodici: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele” (Matteo 10, 5s). Coerentemente al precetto “non andate fra i pagani”, in Matteo manca la cosiddetta appendice missionaria all’episodio di Gerasa che ci è trasmessa da Marco (5, 19s) e da Luca (8, 38s) e che in Marco suona così: Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. 19Non glielo permise, ma gli disse: “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te”. 20Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. La Decapoli è un territorio pagano e in Matteo non c’è mai la missione tra i pagani, neanche questa attestazione minima affidata a quest’uomo liberato dalla possessione, che ci è trasmessa dagli altri due sinottici. Ma alla fine del Vangelo di Matteo, il secondo mandato missionario, formulato da Gesù al momento dell’Ascensione, includerà l’invio all’intera umanità: Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (Matteo 28, 19). L’incontro con la cananea che leggiamo ora e quello con il centurione romano (Matteo 8, 13), ambedue presenti in Matteo, hanno in germe quella proiezione universale della missione affidata ai discepoli.
24 Aprile, 2022 - 16:55
Luigi Accattoli
Commentatori che leggono nell’episodio una “conversione” di Gesù ai pagani:
1. Gianfranco Ravasi – oggi cardinale: “Il comportamento di Gesù nei confronti della donna cananea riflette inizialmente i canoni della tradizione giudaica: egli, infatti, secondo il colorito linguaggio orientale, etichetta la donna come un ‘cane’ infedele. Gesù non è un essere disincarnato ma vive all’interno di una precisa cultura, di un ambiente ben definito […]. Ma alla fine nel gesto di Cristo emerge nitidamente che la salvezza non ha confini razziali o spaziali o culturali ma passa attraverso la coscienza di ogni uomo, la sua libertà e la sua fede” (Secondo le Scritture. Anno A, Piemme editore 1999, p. 233).
2. Élian Cuvillier – esegeta francese, docente alla Facoltà teologica protestante di Montpellier: “Questa donna pagana fa scoprire a Gesù l’universalità della sua missione” (Évangile selon Matthieu, Genève 2012, p. 88).
3. Ermes Ronchi – servita: “Una donna di un altro paese e di un’altra religione, in un certo senso, «converte» Gesù, gli fa cambiare mentalità, lo fa sconfinare da Israele, gli apre il cuore alla fame e al dolore di tutti i bambini, che siano d’Israele, di Tiro e Sidone, o di Gaza: la fame è uguale, il dolore è lo stesso, identico l’amore delle madri. Lei che non va al tempio, che prega un altro dio, per Gesù è donna di grande fede” (La donna cananea che «cambia» Gesù – Avvenire 14 agosto 2014)
4. Luciano Manicardi – già priore di Bose: “Assistiamo in questo testo a una sorta di conversione di Gesù: la donna, ha dato scacco matto a Gesù e questi, pieno di ammirazione, ne riconosce la fede e l’esaudisce” (La conversione di Gesù, 16 agosto 2000 – lectio che trovi nel sito del Monastero di Bose)
24 Aprile, 2022 - 16:59
Luigi Accattoli
Testi sulla piena umanità di Gesù passibile [capace] di mutamento di idee
Un documento della Pontificia commissione biblica del 1984 [presidente Joseph Ratzinger], intitolato “Bibbia e cristologia”, ha questa affermazione al paragrafo 101, che prendo a guida nel trattare dell’arduo argomento: “Crescendo in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini Gesù acquisisce una coscienza sempre più precisa della missione affidata a Lui dal Padre, dall’infanzia fino alla morte in croce”.
Nel mio blog alla data dell’8 aprile 2022 ho riportato altri sette testi di documenti magisteriali e di singoli teologi che aiutano a intendere la questione e dei quali qui richiamo le affermazioni essenziali:
– L’umanità di Cristo non è una finzione, egli è il vertice del mondo che aspira al Padre e facilita la strada per tutti, assumendo su di sè gli sforzi di tutti – Hans Urs von Balthasar
– Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo – Gaudium et Spes 22
– Possedeva anche una coscienza interamente umana, si poneva degli interrogativi umani – Walter Kasper
– Facendosi uomo, ha potuto accettare di «crescere in sapienza, età e grazia» (Lc 2,52) e anche di doversi informare intorno a ciò che nella condizione umana non si può apprendere che attraverso l’esperienza – Catechismo della Chiesa Cattolica 472
Brani dei Vangeli che attestano quella piena umanità: Perchè mi cercavate? Luca 2, 49s: Ed egli rispose loro: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. – Qui albeggia una consapevolezza della propria missione che poi crescerà fino agli eventi della Passione. Cresceva. Luca 2, 51s: Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. – Questa “crescita” viene sempre citata nella disputa sull’autocoscienza del Cristo. Donna che vuoi da me. Giovanni 2, 3s: Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. – Qui si avverte come in Gesù la consapevolezza della propria missione avesse i suoi tempi e il suo sviluppo. Rattristato. Marco 3, 5: Guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: “Tendi la mano!” – E’ chiaro – qui – che Gesù scopre ora quella durezza che lo sorprende. Altre occasioni di emozioni nascenti: quando caccia i mercanti dal Tempio (Matteo 8, 19), quando scoppia in pianto per la morte di Lazzaro (Giovanni 11, 35), quando piange su Gerusalemme (Luca 19, 41). Quanti pani avete? Marco 6, 38: Quanti pani avete? Andate a vedere. – Qui non finge di non sapere: non sa. Come non sa quando chiede “chi mi ha toccato il mantello?” (Marco 5, 30). Neppure il Figlio. Marco 13, 32: Quanto poi al giorno e all’ora in cui questo accadrà [la fine dei tempi], nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo e neppure il Figlio ma solo il Padre. – E’ uno dei testi più citati nella disputa sulla figliolanza del Cristo. Allontana da me. Marco 14, 36: Diceva: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. – E’ principalmente intorno a queste parole che si è sviluppata la disputa sulla volontà umana del Cristo. Dio mio Dio mio. Marco 15, 34: Alle tre, Gesù gridò a gran voce: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” – “L’autocoscienza umana di Gesù stava di fronte al Padre in distanza creaturale” (Karl Rahner).
24 Aprile, 2022 - 17:00
Luigi Accattoli
Conclusione. Ai fini della nostra minima indagine, forse possiamo concludere che Gesù fin dall’infanzia è consapevole della sua filiazione divina, ma cresce in tale coscienza lungo tutta la sua esperienza di uomo, fino alla morte in Croce. Cresce in tale coscienza e progressivamente ne coglie le implicazioni in ordine alla sua missione.
24 Aprile, 2022 - 17:01
Luigi Accattoli
Si dice pizza ma la pizza non c’è. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
24 Aprile, 2022 - 17:03
Luigi Accattoli
Tutti tutti. Siamo un gruppo di una ventina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da venti a quaranta, o cinquanta. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e domani voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 4 aprile. L’ultimo appuntamento fu lunedì 4 aprile e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del l’8 aprile:
Se fosse vera questa interpretazione di un ” progresso” dall’ infanzia alla maturiita’ della consapevolezza di Gesu’ di essere il Figlio di Dio, come mai Gesu’ ragazzino dodicenne viene ritrovato da Maria e Giuseppe a ” insegnare” nel Tempio fra i dottori, e come mai alle rimostranze di Maria risponde ai genitori: Non sapevate dunque che io mi devo occupare delle COSE DEL PADRE MIO ?
Gesu’ dodicenne sa gia’ di essere non un semplice dodicenne ma Colui che e’ stato mandato da Dio per compiere le opere del Padre suo. La tesi del ” Gesu’ ha capito chi era solo mano mano vivendo” non regge se si legge il Vangelo nella SUA COMPLETEZZA. . Puo’ essere che ci siano stati cambiamenti sulla linea d’ azione da seguire, ma mai mai Gesu’ e’ stato inconsapevole di incarnare il Verbo di Dio e mai ha imparato qualcosa sulla verita’ di se stesso dagli altri ,quasi prima non la sapesse . L’ episodio di Gesu’ adolescente fra i dottori e’ la prova che Gesu’ sapeva chi era e non doveva impararlo dagli altri,semmai erano Maria e Giuseppe che in quell’ episodio aprirono gli occhi e stupirono .
24 Aprile, 2022 - 19:33
Amigoni p. Luigi
Rif. 19.33 – Non sapevano, come lui allora sapeva quelo che sapeva.
E’ scienza comune (anche per Ratzinger e i suoi alunni) che il Vangelo dell’infanzia
– totalmente ignorata da Marco e Giovanni, da san Paolo e dagli Atti – è utilizzato nei suoi elementi storici, letto e spiegato, alla luce della Pasqua di Gesù.
Qualsiasi cosa possa essere successa a Gesù al tempio (“nel terzo giorno”), prima e dopo, questa frase dice solo che Gesù, il Risorto, si è fondamentalmente occupato nella sua vita “delle cose del Padre”, della sua volontà. Anche perdendosi al tempio, anche stando a Nazaret a fare niente per tanti anni.
25 Aprile, 2022 - 13:28
Luigi Accattoli
Ringrazio Maria Cristina e il padre Amigoni per i loro stimoli. Non mi pare che le vostre letture siano tra loro lontane. Le vedo componibili. L’episodio del Tempio e le parole di Luca sulla “crescita” di Gesù sono considerati in tutti i testi che discutono dell’autocoscienza di Cristo e sono esplicitamente richiamati nel repertorio di Brani dei Vangeli che attestano quella piena umanità da me proposto qui sopra, al commento delle ore 17 del 24 aprile. L’episodio del Tempio – che era stato richiamato da Mario Serafin durante la conversazione del 4 aprile, come si può controllare nella registrazione audio della serata – segnala la consapevolezza della figliolanza, ma non la pienezza di essa. Credo che il testo della Pontificia Commissione biblica del 1984, che ebbe l’approvazione del cardinale Ratzinger, che allora ne era presidente, possa costituire per tutti un punto di convergenza: “Crescendo in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini Gesù acquisisce una coscienza sempre più precisa della missione affidata a Lui dal Padre, dall’infanzia fino alla morte in croce”.
Bisognerebbe leggere, per controbattere o almeno per integrare ad una cristologia ” dal basso”, o neo-ariana, che sostiene che Gesu’ , uomo comune, fu convertito da una donna cananea, che capi’ cosa doveva fare, che cambio’ opinione, chi prima non sapeva bene poi capi’ ,grazie alla donna cananea ,che fu illuminato da intuizioni momentanee, con una cristologia “dall’ alto” , bisognerebbe leggere il Vangelo di Marco insieme al Vangelo di Giovanni.
Nel Vangelo di Giovanni si legge :Voi giudicate secondo la carne .
Voi non sapete ne’ da dove vengo ne’ dove vado.
Voi non conoscete ne’ me ne’ il Padre : se conosceste me conoscereste anche il Padre mio.
Quando avrete innalzato il Figlio dell’ Uomo allora conoscerete che io non faccio nulla da me ma parlo sempre in conformita’ a quanto mi ha insegnato il padre mio.
Se io glorifico me stesso la mia gloria e’ vana ,ma e’ il padre mio che mi glorifica quello che voi chiamate Dio, voi non lo conoscete mentre io lo conosco.
In verita’ vi dico prima che Abramo fosse IO SONO.
Forse la lettura del Vangelo di Giovanni fin dal Prologo, In Principio era il Verbo, potrebbe correggere almeno in parte certe tendenze neo- ariane a considerare Gesu’ umano troppo umano ,
Da Marco a Matteo. Stavolta cambiamo Vangelo per approfondire l’episodio dell’incontro di Gesù con la donna siro fenicia che abbiamo letto la volta scorsa in Marco 7, 24-30: lo rileggiamo, lo stresso episodio, nel racconto che ne fa Matteo. Ci torniamo sopra per approfondire la questione sorta durante la conversazione su quel brano di Marco: se possiamo dire che Gesù – da vero uomo qual era – cambiasse opinione, o no. Non se cambiasse idea su un cibo o su una persona, ma se poteva avvenire che la mutasse persino riguardo alla sua missione.
Avevo io affermato che la mutava, commentando il fatto che Gesù, richiesto da una donna pagana di soccorrere la figlioletta posseduta da uno spirito impuro, le aveva risposto che non era “bene prendere il pane dei figli [gli ebrei] e gettarlo ai cagnolini [i pagani]”, ma aveva poi finito per esaudirla, cedendo alla sua insistenza. Rileggiamo dunque quell’episodio nella versione di Matteo perchè in Matteo – oltre a quanto è in Marco – troviamo un’affermazione esplicita di Gesù sul fatto che la sua missione era esclusivamente indirizzata al popolo d’Israele.
Vedremo dunque questa versione meglio rispondente alla nostra domanda, citeremo autori che vedono in questo brano un mutamento nel convincimento di Gesù sulla propria missione, richiameremo altri testi che teorizzano questa possibilità, segnaleremo una decina di brani dei quattro Vangeli che ‘attestano o la lasciano intuire.
Matteo 15, 21-28. Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. 24Egli rispose: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: “Signore, aiutami!”. 26Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. 27″È vero, Signore – disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. 28Allora Gesù le replicò: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Non andate fra i pagani. v. 24: Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele. In queste parole è l’elemento chiave che fa diversa in Matteo la narrazione del dialogo di Gesù con la donna pagana rispetto a quella che abbiamo letto in Marco. In Marco queste parole non ci sono. Esse hanno un solo parallelo nell’intero Nuovo Testamento e anche quello è in Matteo e precisamente nel mandato missionario dei Dodici: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele” (Matteo 10, 5s). Coerentemente al precetto “non andate fra i pagani”, in Matteo manca la cosiddetta appendice missionaria all’episodio di Gerasa che ci è trasmessa da Marco (5, 19s) e da Luca (8, 38s) e che in Marco suona così: Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. 19Non glielo permise, ma gli disse: “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te”. 20Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. La Decapoli è un territorio pagano e in Matteo non c’è mai la missione tra i pagani, neanche questa attestazione minima affidata a quest’uomo liberato dalla possessione, che ci è trasmessa dagli altri due sinottici. Ma alla fine del Vangelo di Matteo, il secondo mandato missionario, formulato da Gesù al momento dell’Ascensione, includerà l’invio all’intera umanità: Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (Matteo 28, 19). L’incontro con la cananea che leggiamo ora e quello con il centurione romano (Matteo 8, 13), ambedue presenti in Matteo, hanno in germe quella proiezione universale della missione affidata ai discepoli.
Commentatori che leggono nell’episodio una “conversione” di Gesù ai pagani:
1. Gianfranco Ravasi – oggi cardinale: “Il comportamento di Gesù nei confronti della donna cananea riflette inizialmente i canoni della tradizione giudaica: egli, infatti, secondo il colorito linguaggio orientale, etichetta la donna come un ‘cane’ infedele. Gesù non è un essere disincarnato ma vive all’interno di una precisa cultura, di un ambiente ben definito […]. Ma alla fine nel gesto di Cristo emerge nitidamente che la salvezza non ha confini razziali o spaziali o culturali ma passa attraverso la coscienza di ogni uomo, la sua libertà e la sua fede” (Secondo le Scritture. Anno A, Piemme editore 1999, p. 233).
2. Élian Cuvillier – esegeta francese, docente alla Facoltà teologica protestante di Montpellier: “Questa donna pagana fa scoprire a Gesù l’universalità della sua missione” (Évangile selon Matthieu, Genève 2012, p. 88).
3. Ermes Ronchi – servita: “Una donna di un altro paese e di un’altra religione, in un certo senso, «converte» Gesù, gli fa cambiare mentalità, lo fa sconfinare da Israele, gli apre il cuore alla fame e al dolore di tutti i bambini, che siano d’Israele, di Tiro e Sidone, o di Gaza: la fame è uguale, il dolore è lo stesso, identico l’amore delle madri. Lei che non va al tempio, che prega un altro dio, per Gesù è donna di grande fede” (La donna cananea che «cambia» Gesù – Avvenire 14 agosto 2014)
4. Luciano Manicardi – già priore di Bose: “Assistiamo in questo testo a una sorta di conversione di Gesù: la donna, ha dato scacco matto a Gesù e questi, pieno di ammirazione, ne riconosce la fede e l’esaudisce” (La conversione di Gesù, 16 agosto 2000 – lectio che trovi nel sito del Monastero di Bose)
Testi sulla piena umanità di Gesù passibile [capace] di mutamento di idee
Un documento della Pontificia commissione biblica del 1984 [presidente Joseph Ratzinger], intitolato “Bibbia e cristologia”, ha questa affermazione al paragrafo 101, che prendo a guida nel trattare dell’arduo argomento: “Crescendo in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini Gesù acquisisce una coscienza sempre più precisa della missione affidata a Lui dal Padre, dall’infanzia fino alla morte in croce”.
Nel mio blog alla data dell’8 aprile 2022 ho riportato altri sette testi di documenti magisteriali e di singoli teologi che aiutano a intendere la questione e dei quali qui richiamo le affermazioni essenziali:
– L’umanità di Cristo non è una finzione, egli è il vertice del mondo che aspira al Padre e facilita la strada per tutti, assumendo su di sè gli sforzi di tutti – Hans Urs von Balthasar
– Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo – Gaudium et Spes 22
– Possedeva anche una coscienza interamente umana, si poneva degli interrogativi umani – Walter Kasper
– Facendosi uomo, ha potuto accettare di «crescere in sapienza, età e grazia» (Lc 2,52) e anche di doversi informare intorno a ciò che nella condizione umana non si può apprendere che attraverso l’esperienza – Catechismo della Chiesa Cattolica 472
Ecco il link al post dove questi e altri testi sono riportati per esteso:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/gesu-alle-prese-con-la-donna-di-lingua-greca-che-gli-parla-dei-cagnolini/
Brani dei Vangeli che attestano quella piena umanità:
Perchè mi cercavate? Luca 2, 49s: Ed egli rispose loro: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. – Qui albeggia una consapevolezza della propria missione che poi crescerà fino agli eventi della Passione.
Cresceva. Luca 2, 51s: Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. – Questa “crescita” viene sempre citata nella disputa sull’autocoscienza del Cristo.
Donna che vuoi da me. Giovanni 2, 3s: Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. – Qui si avverte come in Gesù la consapevolezza della propria missione avesse i suoi tempi e il suo sviluppo.
Rattristato. Marco 3, 5: Guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: “Tendi la mano!” – E’ chiaro – qui – che Gesù scopre ora quella durezza che lo sorprende. Altre occasioni di emozioni nascenti: quando caccia i mercanti dal Tempio (Matteo 8, 19), quando scoppia in pianto per la morte di Lazzaro (Giovanni 11, 35), quando piange su Gerusalemme (Luca 19, 41).
Quanti pani avete? Marco 6, 38: Quanti pani avete? Andate a vedere. – Qui non finge di non sapere: non sa. Come non sa quando chiede “chi mi ha toccato il mantello?” (Marco 5, 30).
Neppure il Figlio. Marco 13, 32: Quanto poi al giorno e all’ora in cui questo accadrà [la fine dei tempi], nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo e neppure il Figlio ma solo il Padre. – E’ uno dei testi più citati nella disputa sulla figliolanza del Cristo.
Allontana da me. Marco 14, 36: Diceva: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. – E’ principalmente intorno a queste parole che si è sviluppata la disputa sulla volontà umana del Cristo.
Dio mio Dio mio. Marco 15, 34: Alle tre, Gesù gridò a gran voce: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” – “L’autocoscienza umana di Gesù stava di fronte al Padre in distanza creaturale” (Karl Rahner).
Conclusione. Ai fini della nostra minima indagine, forse possiamo concludere che Gesù fin dall’infanzia è consapevole della sua filiazione divina, ma cresce in tale coscienza lungo tutta la sua esperienza di uomo, fino alla morte in Croce. Cresce in tale coscienza e progressivamente ne coglie le implicazioni in ordine alla sua missione.
Si dice pizza ma la pizza non c’è. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Tutti tutti. Siamo un gruppo di una ventina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da venti a quaranta, o cinquanta. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e domani voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 4 aprile. L’ultimo appuntamento fu lunedì 4 aprile e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del l’8 aprile:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/gesu-alle-prese-con-la-donna-di-lingua-greca-che-gli-parla-dei-cagnolini/
Se fosse vera questa interpretazione di un ” progresso” dall’ infanzia alla maturiita’ della consapevolezza di Gesu’ di essere il Figlio di Dio, come mai Gesu’ ragazzino dodicenne viene ritrovato da Maria e Giuseppe a ” insegnare” nel Tempio fra i dottori, e come mai alle rimostranze di Maria risponde ai genitori: Non sapevate dunque che io mi devo occupare delle COSE DEL PADRE MIO ?
Gesu’ dodicenne sa gia’ di essere non un semplice dodicenne ma Colui che e’ stato mandato da Dio per compiere le opere del Padre suo. La tesi del ” Gesu’ ha capito chi era solo mano mano vivendo” non regge se si legge il Vangelo nella SUA COMPLETEZZA. . Puo’ essere che ci siano stati cambiamenti sulla linea d’ azione da seguire, ma mai mai Gesu’ e’ stato inconsapevole di incarnare il Verbo di Dio e mai ha imparato qualcosa sulla verita’ di se stesso dagli altri ,quasi prima non la sapesse . L’ episodio di Gesu’ adolescente fra i dottori e’ la prova che Gesu’ sapeva chi era e non doveva impararlo dagli altri,semmai erano Maria e Giuseppe che in quell’ episodio aprirono gli occhi e stupirono .
Rif. 19.33 – Non sapevano, come lui allora sapeva quelo che sapeva.
E’ scienza comune (anche per Ratzinger e i suoi alunni) che il Vangelo dell’infanzia
– totalmente ignorata da Marco e Giovanni, da san Paolo e dagli Atti – è utilizzato nei suoi elementi storici, letto e spiegato, alla luce della Pasqua di Gesù.
Qualsiasi cosa possa essere successa a Gesù al tempio (“nel terzo giorno”), prima e dopo, questa frase dice solo che Gesù, il Risorto, si è fondamentalmente occupato nella sua vita “delle cose del Padre”, della sua volontà. Anche perdendosi al tempio, anche stando a Nazaret a fare niente per tanti anni.
Ringrazio Maria Cristina e il padre Amigoni per i loro stimoli. Non mi pare che le vostre letture siano tra loro lontane. Le vedo componibili. L’episodio del Tempio e le parole di Luca sulla “crescita” di Gesù sono considerati in tutti i testi che discutono dell’autocoscienza di Cristo e sono esplicitamente richiamati nel repertorio di Brani dei Vangeli che attestano quella piena umanità da me proposto qui sopra, al commento delle ore 17 del 24 aprile. L’episodio del Tempio – che era stato richiamato da Mario Serafin durante la conversazione del 4 aprile, come si può controllare nella registrazione audio della serata – segnala la consapevolezza della figliolanza, ma non la pienezza di essa. Credo che il testo della Pontificia Commissione biblica del 1984, che ebbe l’approvazione del cardinale Ratzinger, che allora ne era presidente, possa costituire per tutti un punto di convergenza: “Crescendo in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini Gesù acquisisce una coscienza sempre più precisa della missione affidata a Lui dal Padre, dall’infanzia fino alla morte in croce”.
https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_20090608_bibbia-cristologia_it.html
Bisognerebbe leggere, per controbattere o almeno per integrare ad una cristologia ” dal basso”, o neo-ariana, che sostiene che Gesu’ , uomo comune, fu convertito da una donna cananea, che capi’ cosa doveva fare, che cambio’ opinione, chi prima non sapeva bene poi capi’ ,grazie alla donna cananea ,che fu illuminato da intuizioni momentanee, con una cristologia “dall’ alto” , bisognerebbe leggere il Vangelo di Marco insieme al Vangelo di Giovanni.
Nel Vangelo di Giovanni si legge :Voi giudicate secondo la carne .
Voi non sapete ne’ da dove vengo ne’ dove vado.
Voi non conoscete ne’ me ne’ il Padre : se conosceste me conoscereste anche il Padre mio.
Quando avrete innalzato il Figlio dell’ Uomo allora conoscerete che io non faccio nulla da me ma parlo sempre in conformita’ a quanto mi ha insegnato il padre mio.
Se io glorifico me stesso la mia gloria e’ vana ,ma e’ il padre mio che mi glorifica quello che voi chiamate Dio, voi non lo conoscete mentre io lo conosco.
In verita’ vi dico prima che Abramo fosse IO SONO.
Forse la lettura del Vangelo di Giovanni fin dal Prologo, In Principio era il Verbo, potrebbe correggere almeno in parte certe tendenze neo- ariane a considerare Gesu’ umano troppo umano ,