Pizza e Vangelo con Gesù che non si lava le mani prima di mettersi a tavola
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Luigi Accattoli
Liberi dalle tradizioni. Contano di più le tradizioni religiose della comunità o i comandamenti dati da Dio al suo popolo? In particolare: che fare quando le tradizioni degli uomini rischiano di prevalere sul comandamento dell’amore di Dio e del prossimo? Il brano che leggiamo in questo appuntamento ci pone tali domande ultimative e in risposta a esse Gesù propone una via di radicale libertà dalle tradizioni religiose e dalle tradizioni degli uomini: queste sono le espressioni usate qui da Gesù per indicare le prescrizioni rabbiniche sulle abluzioni legate ai pasti e sul lavaggio rituale delle stoviglie.
Quella radicale liberazione culminerà poi nel brano seguente a questo, quando Gesù contro la disciplina ebraica dei cibi mondi e immondi dichiarerà puri tutti gli alimenti (Marco 7, 19). Stasera ci prepariamo a udire quella proclamazione, che stabilirà uno spartiacque di primaria importanza nella storia religiosa dell’umanità. Nella storia dell’uomo sulla terra.
5 Marzo, 2022 - 17:53
Luigi Accattoli
Marco 7, 1-13. Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3- i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, 5quei farisei e scribi lo interrogarono: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?”.
6Ed egli rispose loro: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:
Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
7Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. 9E diceva loro: “Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. 10Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. 11Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, 12non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. 13Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte”.
5 Marzo, 2022 - 17:54
Luigi Accattoli
Mani impure: cioè non lavate. v. 1: i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Gesù per il momento opera in Galilea ma è tenuto d’occhio dalle autorità centrali dell’ebraismo. Scribi “discesi da Gerusalemme” li abbiamo già incontrati in Marco 3, 22. Gli scribi – dottori della legge, cultori delle Scritture – in questo Vangelo si mostrano più accaniti nell’avversione a Gesù rispetto ai farisei, dei quali Gesù è ospite a tavola (almeno tre volte nel solo Vangelo di Luca: 7,36; 11,37; 14,1) e tra i quali conta anche dei simpatizzanti.
v. 2: alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure. Dunque tra i discepoli c’è una varietà di atteggiamenti rispetto alla “tradizione degli antichi”. Una varietà che forse rispecchia analoghi atteggiamenti conflittuali presenti nelle comunità nelle quali viene formandosi il Vangelo di Marco
v. 2b: con mani impure, cioè non lavate. Il precetto di lavare le mani prima dei pasti non è affermato nella Bibbia ebraica, ma figura nella Mishnah, una raccolta di tradizioni e sentenze rabbiniche che regolamentano i diversi aspetti della vita, datata circa al 200 dopo Cristo e detta anche “Torah orale”. Inoltre il Vangelo di Giovanni nell’episodio delle nozze di Cana menziona “sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei giudei” (2, 6).
5 Marzo, 2022 - 17:55
Luigi Accattoli
Neanche Gesù lavava le mani. vv. 3-4: i farisei infatti e tutti i Giudei… rame. “Le prescrizioni riguardanti la purificazione valevano originariamente per i sacerdoti che esercitavano il servizio del culto nel Tempio; i farisei però volevano estenderle a tutto il popolo e alla vita quotidiana” (Schnackenburg). Del contrasto tra farisei (osservanti rigorosi) e sadducei (liberal e accomodanti) su tradizioni degli antichi che non sono nella Legge di Mosè dà conto anche Flavio Giuseppe in Antichità Giudaiche (13, 297 e 18, 12).
v. 5: Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi. Già sul digiuno (Marco 2, 18: “Perché i tuoi discepoli non digiunano?”) e sul rompere spighe in giorno di sabato (Marco 2, 24: “Perché essi fanno di sabato quello che non è permesso?”) Gesù era stato accusato di non esigere dai suoi discepoli un rigoroso rispetto delle tradizioni. In Luca 11, 37s abbiamo una segnalazione del fatto che quanto ai lavaggi prima del pasto Gesù si comportava con la stessa libertà dei suoi discepoli: “Un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. 38Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39Allora il Signore gli disse: voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria”.
v. 6: Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti. Isaia è il profeta della fede radicale in Dio, quello che più denuncia la tendenza dell’ufficialità di Israele a dare maggiore importanza alle osservanze religiose rispetto alla pratica della giustizia e della carità (vedi il “giudizio contro gli anziani e i capi del popolo” di Isaia 1, 10-20; 3, 13-15 e vedi anche l’intero capitolo 29 citato da Gesù in questo brano). Isaia è anche il profeta più spesso citato o evocato dal Vangelo di Marco: almeno una dozzina di volte.
5 Marzo, 2022 - 17:56
Luigi Accattoli
Gabbate i comandamenti con le tradizioni. v. 9: Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Un’accusa che suona più drastica rispetto a quella di Isaia riportata ai versetti 6 e 7. Si direbbe che Marco voglia segnalare Gesù come l’erede più coerente della tradizione profetica: come uno che la porta alle conseguenze ultime e più severe.
v. 10: Onora tuo padre e tua madre. E’ la quinta delle “dieci parole” [decalogo] consegnate da Dio a Mosè e riportate in Esodo 20 e in Deuteronomio 5. Essa diventa il quarto dei nostri “dieci comandamenti”, che scindono in due l’ultima parola (“Non desiderare la moglie del tuo prossimo e non bramerai la casa del tuo prossimo”), mentre lasciano cadere la seconda (“Non ti fari idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra”).
v. 11: korbàn, cioè offerta a Dio. Korban è parola ebraica che significa “dono”, “offerta”, “voto”. Nel Nuovo Testamento compare solo in questo passo di Marco. Nel passo parallelo di Matteo figura tradotta con la parola greca “doron”, che vale “dono”, “donazione”. La parola ebraica si trova nel Levitico e in Flavio Giuseppe. Essa è stata rintracciata dagli archeologi in questa scritta aramaica di un ossario del primo secolo, nelle vicinanze di Gerusalemme: “Tutto ciò che uno può trovare di utile in questo ossario è un’offerta (korban) a Dio fatta da chi vi giace”.
5 Marzo, 2022 - 17:57
Luigi Accattoli
Gesù sta con i profeti contro i sacerdoti. Abbiamo letto un brano che segnala l’intenzione di Gesù di scegliere, all’interno dell’ebraismo del suo tempo, la tradizione profetica – del richiamo verticale al comandamento di Dio – contro quella sacerdotale, noi diremmo ecclesiastica, delle aggiunte al comandamento di Dio costituite dalle tante prescrizioni, o “tradizioni degli uomini”, accumulate nei secoli.
Altra finalità dell’insegnamento di Gesù esposto in questo brano: chiarire che Dio non vuole – e anzi non tollera – di essere onorato e amato a spese dell’amore del prossimo. Avevamo già colto questa intenzione pedagogica quando – nella controversia sul sabato – al capitolo 3 di Marco l’avevamo sentito domandare provocatoriamente ai farisei e agli erodiani: “E’ lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?” (versetto 4). Il legalismo religioso rischia di far dimenticare la regola d’oro dell’amore, che era già affermata dalla Legge ebraica. Gesù nell’insieme del suo insegnamento proclama con forza che la legge dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo, tra loro raccordate e fuse, supera il legalismo e – in caso di conflitto – lo delegittima.
5 Marzo, 2022 - 17:57
Luigi Accattoli
Ma che pizza e pizza. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
5 Marzo, 2022 - 18:01
Luigi Accattoli
Oves et boves. Siamo un gruppo di una ventina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da venti a quaranta. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 7 marzo. L’ultimo appuntamento fu lunedì 21 febbraio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 28 febbraio:
Talmente forte la ventata di liberazione ( sostanziale, vera, piena ) che viene dalla radicale libertà dalle tradizioni religiose e dalle tradizioni degli uomini proclamata e mostrata da Gesù, che immediatamente dopo di Lui ( anzi , Lui ancora in vita) i religiosoni dell’epoca, i cristianoni delle generazioni successive giu’ giu’ fino agli odierni cattoliconi dal collo torto si dannano ad odni giro di ruota della storia la povera anima a cercare di imbrigliarla, di soffocarla, di mascherarla con il ciarpame dei loro ” ma non si puo! “.
Stolti.
La ” ventata di liberazione” di Gesu’ e’ certo una liberazione spirituale ,non materiale: la liberazione dalla menzogna e dal peccato che e’ figlio della menzogna, e dalla morte ,figlia del peccato e della menzogna . Non e’ la “teologia della liberazione” di stampo marxista.
Certo la seconda persona della Santa Trinita’ ,cioe’ il Verbo di Dio, non si e’ incarnato e morto in croce per una liberazione socio-politica,oppure per cambiare le regole minute di questa o quella religione, per insegnare ai farisei a non lavarsi le mani e all’ uomo di essere anarchico e sciolto da ogni legge.
Chi fraintende la “liberazione” dal peccato e dalla menzogna con una ” liberazione” di stampo socialistegginte -radical- giacobina ,alla Voltaire, ( ammazza il bigotto!) non capisce che la diatriba fra Gesu’ e i farisei era di ordine spirituale e non materiale.
Imvece tale interpretazione fa di Gesu’ il precursore degli anarchici. Nessuna legge ,nessuna regola . Ma costoro non si rendono conto che il semplice trasgredire tutte le regole e’ il campo speculare e altrettanto ottuso di seguire tutte le regole.
Certo i farisei si lavavano le mani , ma per essere santi e non farisei non basta ” non lavarsi le mani” . Non basta infrangere le regole per essere come Cristo : bisogna essere puri di cuore cioe’ avere la regola ,la Legge interiorizzata. Solo dal “cuore “vengono le cose cattive dice Gesu’: ma il cuore non dipende da lavarsi o no le mani. Se te le lavi con cuore sincero e pieno di amore, sei sulla stada giusta come eminenti farisei come Nicodemo e Giuseppe di Arimatea, se invece non se le lavi e il tuo cuore e’ pieno di superbia e di ribrllionee di odio non sei sulla strada stretta predicata da Gesu’.
6 Marzo, 2022 - 14:03
Lorenzo Cuffini
Dove mai si parlava di teologia della liberazione?.
O di stampi socialsiteggianti radical giacobini.?
Sturarsi le orecchie e eliminare le personali traveggole.
Incatenata a se stessa e alle proprie coccolatissime ossessioni.
Liberi dalle tradizioni. Contano di più le tradizioni religiose della comunità o i comandamenti dati da Dio al suo popolo? In particolare: che fare quando le tradizioni degli uomini rischiano di prevalere sul comandamento dell’amore di Dio e del prossimo? Il brano che leggiamo in questo appuntamento ci pone tali domande ultimative e in risposta a esse Gesù propone una via di radicale libertà dalle tradizioni religiose e dalle tradizioni degli uomini: queste sono le espressioni usate qui da Gesù per indicare le prescrizioni rabbiniche sulle abluzioni legate ai pasti e sul lavaggio rituale delle stoviglie.
Quella radicale liberazione culminerà poi nel brano seguente a questo, quando Gesù contro la disciplina ebraica dei cibi mondi e immondi dichiarerà puri tutti gli alimenti (Marco 7, 19). Stasera ci prepariamo a udire quella proclamazione, che stabilirà uno spartiacque di primaria importanza nella storia religiosa dell’umanità. Nella storia dell’uomo sulla terra.
Marco 7, 1-13. Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3- i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, 5quei farisei e scribi lo interrogarono: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?”.
6Ed egli rispose loro: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:
Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
7Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. 9E diceva loro: “Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. 10Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. 11Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, 12non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. 13Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte”.
Mani impure: cioè non lavate. v. 1: i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Gesù per il momento opera in Galilea ma è tenuto d’occhio dalle autorità centrali dell’ebraismo. Scribi “discesi da Gerusalemme” li abbiamo già incontrati in Marco 3, 22. Gli scribi – dottori della legge, cultori delle Scritture – in questo Vangelo si mostrano più accaniti nell’avversione a Gesù rispetto ai farisei, dei quali Gesù è ospite a tavola (almeno tre volte nel solo Vangelo di Luca: 7,36; 11,37; 14,1) e tra i quali conta anche dei simpatizzanti.
v. 2: alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure. Dunque tra i discepoli c’è una varietà di atteggiamenti rispetto alla “tradizione degli antichi”. Una varietà che forse rispecchia analoghi atteggiamenti conflittuali presenti nelle comunità nelle quali viene formandosi il Vangelo di Marco
v. 2b: con mani impure, cioè non lavate. Il precetto di lavare le mani prima dei pasti non è affermato nella Bibbia ebraica, ma figura nella Mishnah, una raccolta di tradizioni e sentenze rabbiniche che regolamentano i diversi aspetti della vita, datata circa al 200 dopo Cristo e detta anche “Torah orale”. Inoltre il Vangelo di Giovanni nell’episodio delle nozze di Cana menziona “sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei giudei” (2, 6).
Neanche Gesù lavava le mani. vv. 3-4: i farisei infatti e tutti i Giudei… rame. “Le prescrizioni riguardanti la purificazione valevano originariamente per i sacerdoti che esercitavano il servizio del culto nel Tempio; i farisei però volevano estenderle a tutto il popolo e alla vita quotidiana” (Schnackenburg). Del contrasto tra farisei (osservanti rigorosi) e sadducei (liberal e accomodanti) su tradizioni degli antichi che non sono nella Legge di Mosè dà conto anche Flavio Giuseppe in Antichità Giudaiche (13, 297 e 18, 12).
v. 5: Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi. Già sul digiuno (Marco 2, 18: “Perché i tuoi discepoli non digiunano?”) e sul rompere spighe in giorno di sabato (Marco 2, 24: “Perché essi fanno di sabato quello che non è permesso?”) Gesù era stato accusato di non esigere dai suoi discepoli un rigoroso rispetto delle tradizioni. In Luca 11, 37s abbiamo una segnalazione del fatto che quanto ai lavaggi prima del pasto Gesù si comportava con la stessa libertà dei suoi discepoli: “Un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. 38Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39Allora il Signore gli disse: voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria”.
v. 6: Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti. Isaia è il profeta della fede radicale in Dio, quello che più denuncia la tendenza dell’ufficialità di Israele a dare maggiore importanza alle osservanze religiose rispetto alla pratica della giustizia e della carità (vedi il “giudizio contro gli anziani e i capi del popolo” di Isaia 1, 10-20; 3, 13-15 e vedi anche l’intero capitolo 29 citato da Gesù in questo brano). Isaia è anche il profeta più spesso citato o evocato dal Vangelo di Marco: almeno una dozzina di volte.
Gabbate i comandamenti con le tradizioni. v. 9: Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Un’accusa che suona più drastica rispetto a quella di Isaia riportata ai versetti 6 e 7. Si direbbe che Marco voglia segnalare Gesù come l’erede più coerente della tradizione profetica: come uno che la porta alle conseguenze ultime e più severe.
v. 10: Onora tuo padre e tua madre. E’ la quinta delle “dieci parole” [decalogo] consegnate da Dio a Mosè e riportate in Esodo 20 e in Deuteronomio 5. Essa diventa il quarto dei nostri “dieci comandamenti”, che scindono in due l’ultima parola (“Non desiderare la moglie del tuo prossimo e non bramerai la casa del tuo prossimo”), mentre lasciano cadere la seconda (“Non ti fari idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra”).
v. 11: korbàn, cioè offerta a Dio. Korban è parola ebraica che significa “dono”, “offerta”, “voto”. Nel Nuovo Testamento compare solo in questo passo di Marco. Nel passo parallelo di Matteo figura tradotta con la parola greca “doron”, che vale “dono”, “donazione”. La parola ebraica si trova nel Levitico e in Flavio Giuseppe. Essa è stata rintracciata dagli archeologi in questa scritta aramaica di un ossario del primo secolo, nelle vicinanze di Gerusalemme: “Tutto ciò che uno può trovare di utile in questo ossario è un’offerta (korban) a Dio fatta da chi vi giace”.
Gesù sta con i profeti contro i sacerdoti. Abbiamo letto un brano che segnala l’intenzione di Gesù di scegliere, all’interno dell’ebraismo del suo tempo, la tradizione profetica – del richiamo verticale al comandamento di Dio – contro quella sacerdotale, noi diremmo ecclesiastica, delle aggiunte al comandamento di Dio costituite dalle tante prescrizioni, o “tradizioni degli uomini”, accumulate nei secoli.
Altra finalità dell’insegnamento di Gesù esposto in questo brano: chiarire che Dio non vuole – e anzi non tollera – di essere onorato e amato a spese dell’amore del prossimo. Avevamo già colto questa intenzione pedagogica quando – nella controversia sul sabato – al capitolo 3 di Marco l’avevamo sentito domandare provocatoriamente ai farisei e agli erodiani: “E’ lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?” (versetto 4). Il legalismo religioso rischia di far dimenticare la regola d’oro dell’amore, che era già affermata dalla Legge ebraica. Gesù nell’insieme del suo insegnamento proclama con forza che la legge dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo, tra loro raccordate e fuse, supera il legalismo e – in caso di conflitto – lo delegittima.
Ma che pizza e pizza. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Oves et boves. Siamo un gruppo di una ventina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da venti a quaranta. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 7 marzo. L’ultimo appuntamento fu lunedì 21 febbraio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 28 febbraio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/i-miracoli-dei-vangeli-e-il-miracolo-di-tutti-i-miracoli-che-e-gesu-il-cristo/
Talmente forte la ventata di liberazione ( sostanziale, vera, piena ) che viene dalla radicale libertà dalle tradizioni religiose e dalle tradizioni degli uomini proclamata e mostrata da Gesù, che immediatamente dopo di Lui ( anzi , Lui ancora in vita) i religiosoni dell’epoca, i cristianoni delle generazioni successive giu’ giu’ fino agli odierni cattoliconi dal collo torto si dannano ad odni giro di ruota della storia la povera anima a cercare di imbrigliarla, di soffocarla, di mascherarla con il ciarpame dei loro ” ma non si puo! “.
Stolti.
https://gpcentofanti.altervista.org/gesu-la-chiesa-il-potere/
La ” ventata di liberazione” di Gesu’ e’ certo una liberazione spirituale ,non materiale: la liberazione dalla menzogna e dal peccato che e’ figlio della menzogna, e dalla morte ,figlia del peccato e della menzogna . Non e’ la “teologia della liberazione” di stampo marxista.
Certo la seconda persona della Santa Trinita’ ,cioe’ il Verbo di Dio, non si e’ incarnato e morto in croce per una liberazione socio-politica,oppure per cambiare le regole minute di questa o quella religione, per insegnare ai farisei a non lavarsi le mani e all’ uomo di essere anarchico e sciolto da ogni legge.
Chi fraintende la “liberazione” dal peccato e dalla menzogna con una ” liberazione” di stampo socialistegginte -radical- giacobina ,alla Voltaire, ( ammazza il bigotto!) non capisce che la diatriba fra Gesu’ e i farisei era di ordine spirituale e non materiale.
Imvece tale interpretazione fa di Gesu’ il precursore degli anarchici. Nessuna legge ,nessuna regola . Ma costoro non si rendono conto che il semplice trasgredire tutte le regole e’ il campo speculare e altrettanto ottuso di seguire tutte le regole.
Certo i farisei si lavavano le mani , ma per essere santi e non farisei non basta ” non lavarsi le mani” . Non basta infrangere le regole per essere come Cristo : bisogna essere puri di cuore cioe’ avere la regola ,la Legge interiorizzata. Solo dal “cuore “vengono le cose cattive dice Gesu’: ma il cuore non dipende da lavarsi o no le mani. Se te le lavi con cuore sincero e pieno di amore, sei sulla stada giusta come eminenti farisei come Nicodemo e Giuseppe di Arimatea, se invece non se le lavi e il tuo cuore e’ pieno di superbia e di ribrllionee di odio non sei sulla strada stretta predicata da Gesu’.
Dove mai si parlava di teologia della liberazione?.
O di stampi socialsiteggianti radical giacobini.?
Sturarsi le orecchie e eliminare le personali traveggole.
Incatenata a se stessa e alle proprie coccolatissime ossessioni.