Quattro fratelli di Borzonasca in terapia intensiva nella primavera del 2021: uno muore, un altro – Enrico Devoto, diacono permanente della diocesi di Chiavari – con una videointervista trasmessa da Teleradiopace il 7 dicembre 2021 esprime “profonda gratitudine” per gli aiuti ricevuti e del dramma del fratello che se ne è andato mentre lui era in coma, ricoverato nello stesso reparto, dice: “Queste cose credo che le capiremo in Paradiso”. Nel primo commento la mia trascrizione della videointervista. Ringrazio don Alberto Gastaldi, di Chiavari, che mi ha segnalato questa storia.
Enrico Devoto scampato dal Covid: “Queste cose forse le capiremo in Paradiso”
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Eravamo in quattro in ospedale. Il racconto di Enrico: Alla fine di tutta questa vicenda mi rimane un profondo senso di gratitudine verso tutte le persone, medici e paramedici, che mi hanno aiutato veramente tanto a superare questo momento davvero difficile per la mia famiglia. Dico gratitudine, perché le cose vengono, non le puoi prevedere, non le puoi evitare, ma poi vivi questa vicinanza delle persone che ti aiuta a superarle.
Eravamo quattro fratelli e tutti l’abbiamo preso in una forma molto grave, nella primavera del 2021. E poi il fratello più piccolo, per noi era sempre il piccolo perché aveva la sindrome di Down, purtroppo non ce l’ha fatta. E’ stato pochi giorni dopo il ricovero. Eravamo stati ricoverati insieme, ma non hanno potuto fargli l’intubazione e se ne è andato.
Mia sorella aveva avuto per prima qualche sintomo due giorni prima ed è stata ricoverata. Noi, vivendo insieme, abbiamo fatto il tampone e siamo risultati positivi e ci hanno consigliato di andare al Pronto soccorso, ma stavamo bene, ci siamo andati con le nostre gambe. Poi tutto è stato precipitoso e della terapia intensiva tutti e tre ricordiamo molto poco. In coma credo di esserci stato per un venti giorni, poi sono stato ancora in intensiva un mese e mezzo all’ospedale di Sestri Levante.
Nel tempo dell’ospedale ho avuto un’emiparesi che mi ha bloccato la parte sinistra del corpo, ma non in forma grave.
La vicenda del fratello che è morto è stata molto dolorosa. E’ morto nel mio stesso reparto e io non lo sapevo e questo fatto poi mi ha fatto pensare, che magari avrei potuto stare ancora un poco con lui. Queste cose forse le capiremo quando saremo in Paradiso, speriamo.
Maurizio – questo è il nome del fratello che è mancato – essendo Down e avendo 58 anni era già in un momento fisico molto difficile.
Per quello che mi riguarda, momenti di grosso scoraggiamento e sentimenti di non farcela no, non ne ho avuti. Sentivo il sostegno di chi mi sta vicino e questo mi ha aiutato a guarire.
Novantanove storie. Questa di Enrico Devoto è la novantanovesima vicenda da Covid – 19 che racconto nel blog. Per vedere le altre vai al capitolo 22 “Storie di pandemia” della pagina “Cerco fatti di Vangelo” elencata sotto la mia foto:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/22-storie-di-pandemia/
La mia nipote Alessandra, che è stata medico a Pantalla in un ospedale Anti Covid, mi ha mandato un testo che raccoglie le esperienze dei medici. Alessandra dice che la sua esperienza è stata molto pesante perché si è dovuta separare dalla figlia che allora aveva sei anni e che aveva affidato alla sorella. “Soffrivo molto perché non potevo dormire abbracciata alla mia Beatrice” dice Alessandra. Intanto ho ricevuto fotografie e filmati di Beatrice che in quel periodo saltava entusiasta sul letto facendo battaglie con i cuscini contro i cuginetti assai allegri …
Antonella forse la tua nipote ha qualche storia da segnalare o raccontare?
La mia nipote è disponibile a raccontare, dal punto di vista di un medico. Mi piace il fatto che lei abbia affrontato questa esperienza basandosi sul giuramento di Ippocrate! Ora scriverà qualcosa e poi te lo manderò.
“Queste cose forse le capiremo quando saremo in Paradiso, speriamo.”
Trovo molto bello il “forse” e lo “speriamo”.
Il libro che contiene l’intervento di mia nipote è intitolato: Giuro di non dimenticare. Storie di medici al tempo del Covid. La prima parte ha il sottotitolo: Non siamo eroi, Adesso sto leggendo il racconto di Laura, lombarda, che ricorda con angoscia il momento in cui letti e farmaci non bastavano per curare tutti, e i medici erano costretti a scegliere!
Molte sono le donne medico che scrivono. Alcune erano divise tra il senso del dovere e la paura di infettarsi e quindi di infettare i propri cari. Altre si sono sentite vittime, designate ad un impegno per il quale non ricevevano indicazioni, ma dovevano “cavarsela da sole”, perché tutto sommato erano in trincea!