I dodici alle prese con il fantasma e Gesù che dice “sono io – non abbiate paura”
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Luigi Accattoli
Epifania notturna sul lago. Eccoci alla singolare epifania, o manifestazione, di Gesù come Messia offerta ai discepoli in occasione di una difficile traversata del lago di Galilea: remano controvento, sopraffatti dalla fatica; Gesù non è con loro e li raggiunge camminando sull’acqua; lo credono un fantasma, gridano sconvolti; lui li rassicura dicendo “sono io”. Sale sulla barca e il vento si tace. C’è grande narrazione, di buio, acqua e bufera, tra il monte e il lago. C’è dramma, c’è incomprensione da parte dei discepoli. C’è il cuore indurito. Noi concentreremo l’attenzione sulle parole “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”: tra le più incoraggianti che i Vangeli ci abbiano consegnato. Le ausculteremo richiamando altre espressioni simili che troviamo nel Nuovo Testamento, invitanti a non temere, ad avere fiducia, a riconoscere presente il Signore nel momento della prova.
5 Febbraio, 2022 - 14:37
Luigi Accattoli
Marco 6, 45-52. E subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. 46Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. 47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. 48Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. 49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: “È un fantasma!”, e si misero a gridare, 50perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”. 51E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, 52perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.
5 Febbraio, 2022 - 14:37
Luigi Accattoli
Sul monte a pregare. v. 45: costrinse i suoi discepoli. Il verbo greco anagkazein indica un ordine tassativo, un obbligo. L’urgenza fatta valere non viene spiegata. Dal passo parallelo di Giovanni si può immaginare che Gesù intuisca e tema l’intenzione della folla – che ha appena sfamato – di farlo re: “Sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò da solo sul monte” (Giovanni 6, 15).
v. 45b: sull’altra riva, a Betsàida. Perdura l’incertezza geografica che avevamo segnalato commentando nella lectio precedente la moltiplicazione dei pani, appena avvenuta. Betsaida è sulla riva di Nord-Est, accanto allo sbocco del Giordano nel Lago di Galilea, ma al versetto 53 vedremo che questa “traversata” terminerà a Genèsaret, che è invece sulla riva occidentale. Forse è da intendere che il “vento contrario” del versetto 48 abbia costretto i discepoli a invertire la rotta.
v. 46: andò sul monte a pregare. Nell’insieme dei Vangeli Gesù è narrato in preghiera solitaria una decina di volte. E ripetuta è l’ambientazione notturna e montana, o comunque lontana dagli abitati, di questa preghiera. Vedi in Marco 1, 35: “si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava”.
v. 47: Venuta la sera. Oltre alla geografia, qui risulta incerta anche la cronologia, perché più avanti, al versetto 48, l’azione immediatamente seguente viene collocata “sul finire della notte”. Da queste discordanze geografiche e temporali, alcuni commentatori deducono che Marco avrebbe fuso in un unico testo due diverse narrazioni giunte a lui indipendenti l’una dall’altra: la moltiplicazione dei pani e il cammino sul lago.
5 Febbraio, 2022 - 14:40
Luigi Accattoli
Cammina sul lago. v. 47b: Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Una ripresa narrativa, forse di coordinamento tra le due tradizioni, da attribuire in tal caso al redattore finale, dotata comunque di una notevole efficacia di veduta e di spazio.
v. 48: Vedendoli però affaticati nel remare. Una veduta a distanza, dal monte o dalla riva, mentre sono “in mezzo al mare”: l’evangelista ci vuole segnalare che Gesù li vede in forza delle sue facoltà messianiche e così ci prepara alla nuova furia del vento che sta per narrarci, simile a quella già narrata in 4, 36-41.
v. 48b: sul finire della notte. Osservano gli studiosi che qui Marco utilizza la divisione romana della notte in quattro turni di guardia, l’ultimo dei quali va dalle 3 alle 6. Per una scansione narrativa dei tempi della notte, è utile un passaggio della parabola del “padrone di casa in viaggio”, che Gesù narrerà nel capitolo 13, 34-37: “voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino”.
v. 48c: camminando sul mare. Una teofania – manifestazione della condizione di figlio di Dio – da leggere a eco di vari testi della Bibbia ebraica: “Egli da solo stende i cieli e cammina sulle onde del mare” (Giobbe 9, 8); “Sul mare la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque, ma le tue orme non furono riconosciute” (Salmo 77, 20).
5 Febbraio, 2022 - 14:41
Luigi Accattoli
Un fantasma! v. 48d: voleva oltrepassarli. Perché, a quale scopo? C’è incertezza interpretativa. Per il verbo parelthein (oltrepassarli) i commentatori richiamano il “passare oltre” di alcune teofanie del primo Testamento: Esodo 33, 18-23 [“Quando passerà la mia gloria io ti coprirò con la mano”]; Primo Libro dei Re 19, 11 [“Ed ecco il Signore passò”].
v. 49: È un fantasma. Arrivati a noi dal greco fantasma – fantasmatos e dal latino phantasma – phantasmatis, i fantasmi si aggirano in tutte le culture, le mitologie e le notti del Mediterraneo, del vicino Oriente, ma anche – con altri nomi – ti tutto il pianeta. Ci sono evocazioni di fantasmi nell’Antico Testamento e ce ne sono nel Nuovo e hanno connotazioni perfettamente rispondenti alle nostre: apparenza, spirito, spettro. La parola fantasma ricorre una volta anche sulla bocca di Gesù, in Luca 24, 36-39: Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”.
5 Febbraio, 2022 - 14:42
Luigi Accattoli
Salì sulla barca con loro. v. 50: Coraggio, sono io, non abbiate paura. Rimando l’interpretazione di questa rassicurazione di Gesù alla nota finale.
v. 51: salì sulla barca con loro e il vento cessò. Il vento cessa senza che gli venga comandato, come invece era avvenuto al capitolo 4, nella tempesta sedata (35-41): qui è la sola presenza di Gesù sulla barca che ferma il vento.
v. 52: perché non avevano compreso il fatto dei pani. I discepoli sono sconvolti, non comprendono. Come la moltiplicazione dei pani, così la caduta del vento è una manifestazione della messianicità di Gesù, della sua identità di figlio di Dio. Non avendo compreso la prima manifestazione, i discepoli non comprendono neanche la seconda.
v. 52b: il loro cuore era indurito. Rimprovero severissimo, tipico di Marco, che continuamente mette in luce la inadeguatezza dei discepoli rispetto al ruolo al quale sono stati chiamati. Qui muove loro il rimprovero che al capitolo 3, 5 aveva rivolto ai farisei.
5 Febbraio, 2022 - 14:43
Luigi Accattoli
Concludo con il versetto 50, dove Gesù dice ai discepoli che gridano sconvolti, credendo di vedere un fantasma: Coraggio, sono io, non abbiate paura [vedi anche i passi paralleli di Matteo 14, 27 e di Giovanni 6, 20]. Lunedì passeremo in rassegna tutte, o quasi, le rassicurazioni simili a questa che i Vangeli e gli Atti mettono in bocca a Gesù, o ad angeli suoi portavoce: e sono una dozzina.
Argomenteremo che le parole di Gesù invitanti a non temere sono un grande dono per il cristiano in ogni prova della vita e della sua vocazione: nei pericoli d’ogni genere, nella malattia e nella morte, nella solitudine, nella persecuzione. Nell’avvertenza della sproporzione tra le proprie forze e il compito al quale è chiamato.
“Non temete: sono io”. Parole adatte a noi. Parole che furono dette anche per noi.
5 Febbraio, 2022 - 14:47
Luigi Accattoli
Ma la pizza? Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
5 Febbraio, 2022 - 15:54
Luigi Accattoli
Tutti invitati. Siamo un gruppo di una ventina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da venti a quaranta. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 10 gennaio. L’ultimo appuntamento fu lunedì 24 gennaio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 31 gennaio:
“Il loro cuore era indurito” Quando si parla di “cuore indurito ” viene subito in mente il fantasmagorico racconto di Esodo capitoli da 7 a 12 ,in cui il Signore dice a Mose’ ” Io induriro’ il cuore del Faraone e moltiplichero’ i miei segni e i miei prodigi. Il Faraone non vi ascoltera’ ( Esodo 7,3-4) . Dopo ogni prodigio di Mose’ ricorre il ritornello ” il cuore del Faraone si ostino ‘ e non diede loro ascolto come aveva predetto il Signore ( Esodo 8,13 ; 8,15;8, 28; 9,7)
9,12: Ma il Signore rese ostinato il cuore del Faraone il quale non diede loro ascolto come il Signore aveva detto a Mose’ ”
Esodo 10 : Il Signore disse a Mose’ Va’ dal Faraone perche’ io ho reso irremovibile il suo cuore e il cuore dei suoi ministri per operare questi miei prodigi in mezzo a loro”
Sembra da questi capitoli di Esodo che il motivo per cui il Signore rende duro il cuore del Faraone e dei suoi ministri sia quello di poter moltiplicare i prodigi e in ultima analisi convincere gli israeliti della Sua potenza.
Infatti la spiegazione viene in Esodo 11,9: Il Signore aveva detto a Mose’ ” Il faraone non vi ascoltera’ perche’ si moltiplichino i miei prodigi nel paese di Egitto. Mose’ e Aronne avevano fatto tutti questi prodigi davanti al faraone; ma a il Signore aveva indurito il cuore del Faraone il quale non lascio’ partire gli israeliti dal suo paese.”
Insomma in tutto questo racconto sembra che il Faraone abbia avuto il ” cuore indurito” , si sia ostinato oltre misura perche’ cosi’ ha ha voluto il Signore. L’ ostinazione del Faraone e’ il piu’ grande dei prodigi operati dal Signore: dunque il Signore puo’ se vuole indurire i cuori umani, renderli ostinati contro ogni logica ed ogni razionalita’ ?
5 Febbraio, 2022 - 17:53
maria cristina venturi
Ma questo racconto di Esodo pone dei problemi a noi cristiani esattamente come il versetto del Padre Nostro “non ci indurre in tentazione “.Oggi si dice, seguendo la logica, che Dio non puo’ volere indurre in tentazione l’ uomo . Altrettanto logicamente pero’ ci si chiede perche’ mai Dio dovrebbe ” indurire” volutamente il cuore di un uomo o piu’ uomini ?Eppure la Bibbia dice proprio questo ,che Dio induri’ volutamente il cuore del Faraone.
I cuori induriti degli apostoli sono anche questi voluti da Dio? Anche in questo caso il prodigio di Gesu’ che cammina sulle acque viene messo in contrasto col cuore indurito ,come nel Vecchio Testamento i prodigi di Dio in Egitto per mano di Mose’ ,col cuore indurito del Faraone.
Forse dovremmo pregare oltre che “non abbandonarci nella tentazione” anche ” non indurire i nostri cuori” ?
Bella la promessa finale: “Vi farò pescatori di uomini”.
6 Febbraio, 2022 - 10:29
Lorenzo Cuffini
Esattamente, Antonella.
Il bello è che ha detto ” pescatori”.
Non implacabili giudici, fustigatori, inquisitori e comminatori di condanne.
Anche se qualcuno continua , da 2000 anni, a travisrae con perversa voluttà.
6 Febbraio, 2022 - 11:20
Lorenzo Cuffini
Seconda cosa bella del fatto che ci abbia detto ” pescatori”.
Il pescatore il pesce se lo deve andare a cercare, meglio e possibilmente se esce “in mare aperto”. Non se ne sta seduto sulla sua barca, a riva, ad aspettare che i pesci se ne saltino da soli dentro, in virtù della sua bella faccia o del fatto che indossa una bella divisa con su scritto ” io pesco”.
Terza cosa. Il pescatore, da sempre, presta attenzione costante alle sue reti. Ci pone mano di continuo, rammentando, rafforzando, inserendo un rinforzo, in modo che il suo ” strumento” di lavoro- sempre quello – sia sempre aggiornato e pronto a una pesca (sperabilmente miracolosa) . Non credo che sarebbe un atteggiamento furbo né funzionale quello di badare esclusivamente al fatto che la rete sia, assolutissimamente, quella che si getta da duemila anni, con l’unico obiettivo di non modificarla manco in un filo o in una maglia.
Così la rete diventa un pezzo da museo, inabile del tutto all’uso.
Vorrei dire a Maria Cristina che sull’indurimento del cuore ha fatto un bellissimo intervento nell’ultimo incontro di Pizza e Vangelo Claudia Leo, che io chiamo anche Clodine e Clo. L’indurimento del cuore viene dalla mancanza di fede, che ci porta all’indifferenza verso tutto.
Vorrei inoltre dire qualcosa di più sull’espressione già citata: “pescatore di uomini”. Devo questa scoperta al mio parroco, un giovane e dotto sacerdote.
Rifacendosi al testo greco, va notato infatti che “pescatore” nel testo evangelico è indicato col termine “alieus”, Ma in Luca 5, 10, dove Gesù dice a Pietro: “Ti farò pescatore di uomini”, si usa il termine “Zogròn”, che indica “colui che prende un essere animale o umano non per ucciderlo, ma per farlo vivere e prendersene cura”. Ed infatti la frase “ti farò pescatore di uomini” nella Vulgata latina è reso con “homines eris capiens”.
Spesso per capire qualcosa di più conviene guardare indietro piuttosto che davanti!
Ho accolto con vero piacere quello che Luigi Accattoli ha sottolineato relativamente alla frase detta da Gesù: “Sono io”. Tutto questo ci riporta al nome di Dio: “Io sono colui che sono”. Anche l’ultimo scritto di papa Ratzinger si conclude con ‘analoga frase dell’Apocalisse: “Non temere, Io sono il primo e l’ultimo….il vivente” Apocalisse 1: 1-9,18. Benedetto, uomo di longevità oserei dire biblica, pensa alla morte ormai non lontana, quando si presenterà davanti al Signore. Ed Egli dirà: “Non temere, sono io!”. questa espressione amichevole e affettuosa annulla ogni smarrimento, perché è arrivato il nostro Amico.
Epifania notturna sul lago. Eccoci alla singolare epifania, o manifestazione, di Gesù come Messia offerta ai discepoli in occasione di una difficile traversata del lago di Galilea: remano controvento, sopraffatti dalla fatica; Gesù non è con loro e li raggiunge camminando sull’acqua; lo credono un fantasma, gridano sconvolti; lui li rassicura dicendo “sono io”. Sale sulla barca e il vento si tace. C’è grande narrazione, di buio, acqua e bufera, tra il monte e il lago. C’è dramma, c’è incomprensione da parte dei discepoli. C’è il cuore indurito. Noi concentreremo l’attenzione sulle parole “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”: tra le più incoraggianti che i Vangeli ci abbiano consegnato. Le ausculteremo richiamando altre espressioni simili che troviamo nel Nuovo Testamento, invitanti a non temere, ad avere fiducia, a riconoscere presente il Signore nel momento della prova.
Marco 6, 45-52. E subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. 46Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. 47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. 48Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. 49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: “È un fantasma!”, e si misero a gridare, 50perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”. 51E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, 52perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.
Sul monte a pregare. v. 45: costrinse i suoi discepoli. Il verbo greco anagkazein indica un ordine tassativo, un obbligo. L’urgenza fatta valere non viene spiegata. Dal passo parallelo di Giovanni si può immaginare che Gesù intuisca e tema l’intenzione della folla – che ha appena sfamato – di farlo re: “Sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò da solo sul monte” (Giovanni 6, 15).
v. 45b: sull’altra riva, a Betsàida. Perdura l’incertezza geografica che avevamo segnalato commentando nella lectio precedente la moltiplicazione dei pani, appena avvenuta. Betsaida è sulla riva di Nord-Est, accanto allo sbocco del Giordano nel Lago di Galilea, ma al versetto 53 vedremo che questa “traversata” terminerà a Genèsaret, che è invece sulla riva occidentale. Forse è da intendere che il “vento contrario” del versetto 48 abbia costretto i discepoli a invertire la rotta.
v. 46: andò sul monte a pregare. Nell’insieme dei Vangeli Gesù è narrato in preghiera solitaria una decina di volte. E ripetuta è l’ambientazione notturna e montana, o comunque lontana dagli abitati, di questa preghiera. Vedi in Marco 1, 35: “si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava”.
v. 47: Venuta la sera. Oltre alla geografia, qui risulta incerta anche la cronologia, perché più avanti, al versetto 48, l’azione immediatamente seguente viene collocata “sul finire della notte”. Da queste discordanze geografiche e temporali, alcuni commentatori deducono che Marco avrebbe fuso in un unico testo due diverse narrazioni giunte a lui indipendenti l’una dall’altra: la moltiplicazione dei pani e il cammino sul lago.
Cammina sul lago. v. 47b: Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Una ripresa narrativa, forse di coordinamento tra le due tradizioni, da attribuire in tal caso al redattore finale, dotata comunque di una notevole efficacia di veduta e di spazio.
v. 48: Vedendoli però affaticati nel remare. Una veduta a distanza, dal monte o dalla riva, mentre sono “in mezzo al mare”: l’evangelista ci vuole segnalare che Gesù li vede in forza delle sue facoltà messianiche e così ci prepara alla nuova furia del vento che sta per narrarci, simile a quella già narrata in 4, 36-41.
v. 48b: sul finire della notte. Osservano gli studiosi che qui Marco utilizza la divisione romana della notte in quattro turni di guardia, l’ultimo dei quali va dalle 3 alle 6. Per una scansione narrativa dei tempi della notte, è utile un passaggio della parabola del “padrone di casa in viaggio”, che Gesù narrerà nel capitolo 13, 34-37: “voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino”.
v. 48c: camminando sul mare. Una teofania – manifestazione della condizione di figlio di Dio – da leggere a eco di vari testi della Bibbia ebraica: “Egli da solo stende i cieli e cammina sulle onde del mare” (Giobbe 9, 8); “Sul mare la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque, ma le tue orme non furono riconosciute” (Salmo 77, 20).
Un fantasma! v. 48d: voleva oltrepassarli. Perché, a quale scopo? C’è incertezza interpretativa. Per il verbo parelthein (oltrepassarli) i commentatori richiamano il “passare oltre” di alcune teofanie del primo Testamento: Esodo 33, 18-23 [“Quando passerà la mia gloria io ti coprirò con la mano”]; Primo Libro dei Re 19, 11 [“Ed ecco il Signore passò”].
v. 49: È un fantasma. Arrivati a noi dal greco fantasma – fantasmatos e dal latino phantasma – phantasmatis, i fantasmi si aggirano in tutte le culture, le mitologie e le notti del Mediterraneo, del vicino Oriente, ma anche – con altri nomi – ti tutto il pianeta. Ci sono evocazioni di fantasmi nell’Antico Testamento e ce ne sono nel Nuovo e hanno connotazioni perfettamente rispondenti alle nostre: apparenza, spirito, spettro. La parola fantasma ricorre una volta anche sulla bocca di Gesù, in Luca 24, 36-39: Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”.
Salì sulla barca con loro. v. 50: Coraggio, sono io, non abbiate paura. Rimando l’interpretazione di questa rassicurazione di Gesù alla nota finale.
v. 51: salì sulla barca con loro e il vento cessò. Il vento cessa senza che gli venga comandato, come invece era avvenuto al capitolo 4, nella tempesta sedata (35-41): qui è la sola presenza di Gesù sulla barca che ferma il vento.
v. 52: perché non avevano compreso il fatto dei pani. I discepoli sono sconvolti, non comprendono. Come la moltiplicazione dei pani, così la caduta del vento è una manifestazione della messianicità di Gesù, della sua identità di figlio di Dio. Non avendo compreso la prima manifestazione, i discepoli non comprendono neanche la seconda.
v. 52b: il loro cuore era indurito. Rimprovero severissimo, tipico di Marco, che continuamente mette in luce la inadeguatezza dei discepoli rispetto al ruolo al quale sono stati chiamati. Qui muove loro il rimprovero che al capitolo 3, 5 aveva rivolto ai farisei.
Concludo con il versetto 50, dove Gesù dice ai discepoli che gridano sconvolti, credendo di vedere un fantasma: Coraggio, sono io, non abbiate paura [vedi anche i passi paralleli di Matteo 14, 27 e di Giovanni 6, 20]. Lunedì passeremo in rassegna tutte, o quasi, le rassicurazioni simili a questa che i Vangeli e gli Atti mettono in bocca a Gesù, o ad angeli suoi portavoce: e sono una dozzina.
Argomenteremo che le parole di Gesù invitanti a non temere sono un grande dono per il cristiano in ogni prova della vita e della sua vocazione: nei pericoli d’ogni genere, nella malattia e nella morte, nella solitudine, nella persecuzione. Nell’avvertenza della sproporzione tra le proprie forze e il compito al quale è chiamato.
“Non temete: sono io”. Parole adatte a noi. Parole che furono dette anche per noi.
Ma la pizza? Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 19 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Tutti invitati. Siamo un gruppo di una ventina di lettori della Bibbia che da quasi vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da venti a quaranta. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 10 gennaio. L’ultimo appuntamento fu lunedì 24 gennaio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 31 gennaio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/audio-della-serata-nella-quale-furono-sfamati-i-cinquemila/
“Il loro cuore era indurito” Quando si parla di “cuore indurito ” viene subito in mente il fantasmagorico racconto di Esodo capitoli da 7 a 12 ,in cui il Signore dice a Mose’ ” Io induriro’ il cuore del Faraone e moltiplichero’ i miei segni e i miei prodigi. Il Faraone non vi ascoltera’ ( Esodo 7,3-4) . Dopo ogni prodigio di Mose’ ricorre il ritornello ” il cuore del Faraone si ostino ‘ e non diede loro ascolto come aveva predetto il Signore ( Esodo 8,13 ; 8,15;8, 28; 9,7)
9,12: Ma il Signore rese ostinato il cuore del Faraone il quale non diede loro ascolto come il Signore aveva detto a Mose’ ”
Esodo 10 : Il Signore disse a Mose’ Va’ dal Faraone perche’ io ho reso irremovibile il suo cuore e il cuore dei suoi ministri per operare questi miei prodigi in mezzo a loro”
Sembra da questi capitoli di Esodo che il motivo per cui il Signore rende duro il cuore del Faraone e dei suoi ministri sia quello di poter moltiplicare i prodigi e in ultima analisi convincere gli israeliti della Sua potenza.
Infatti la spiegazione viene in Esodo 11,9: Il Signore aveva detto a Mose’ ” Il faraone non vi ascoltera’ perche’ si moltiplichino i miei prodigi nel paese di Egitto. Mose’ e Aronne avevano fatto tutti questi prodigi davanti al faraone; ma a il Signore aveva indurito il cuore del Faraone il quale non lascio’ partire gli israeliti dal suo paese.”
Insomma in tutto questo racconto sembra che il Faraone abbia avuto il ” cuore indurito” , si sia ostinato oltre misura perche’ cosi’ ha ha voluto il Signore. L’ ostinazione del Faraone e’ il piu’ grande dei prodigi operati dal Signore: dunque il Signore puo’ se vuole indurire i cuori umani, renderli ostinati contro ogni logica ed ogni razionalita’ ?
Ma questo racconto di Esodo pone dei problemi a noi cristiani esattamente come il versetto del Padre Nostro “non ci indurre in tentazione “.Oggi si dice, seguendo la logica, che Dio non puo’ volere indurre in tentazione l’ uomo . Altrettanto logicamente pero’ ci si chiede perche’ mai Dio dovrebbe ” indurire” volutamente il cuore di un uomo o piu’ uomini ?Eppure la Bibbia dice proprio questo ,che Dio induri’ volutamente il cuore del Faraone.
I cuori induriti degli apostoli sono anche questi voluti da Dio? Anche in questo caso il prodigio di Gesu’ che cammina sulle acque viene messo in contrasto col cuore indurito ,come nel Vecchio Testamento i prodigi di Dio in Egitto per mano di Mose’ ,col cuore indurito del Faraone.
Forse dovremmo pregare oltre che “non abbandonarci nella tentazione” anche ” non indurire i nostri cuori” ?
Gesù aiuta con amore a lasciarsi portare nella fede
https://gpcentofanti.altervista.org/le-conseguenze-meccaniche-del-razionalismo/
Bella la promessa finale: “Vi farò pescatori di uomini”.
Esattamente, Antonella.
Il bello è che ha detto ” pescatori”.
Non implacabili giudici, fustigatori, inquisitori e comminatori di condanne.
Anche se qualcuno continua , da 2000 anni, a travisrae con perversa voluttà.
Seconda cosa bella del fatto che ci abbia detto ” pescatori”.
Il pescatore il pesce se lo deve andare a cercare, meglio e possibilmente se esce “in mare aperto”. Non se ne sta seduto sulla sua barca, a riva, ad aspettare che i pesci se ne saltino da soli dentro, in virtù della sua bella faccia o del fatto che indossa una bella divisa con su scritto ” io pesco”.
Terza cosa. Il pescatore, da sempre, presta attenzione costante alle sue reti. Ci pone mano di continuo, rammentando, rafforzando, inserendo un rinforzo, in modo che il suo ” strumento” di lavoro- sempre quello – sia sempre aggiornato e pronto a una pesca (sperabilmente miracolosa) . Non credo che sarebbe un atteggiamento furbo né funzionale quello di badare esclusivamente al fatto che la rete sia, assolutissimamente, quella che si getta da duemila anni, con l’unico obiettivo di non modificarla manco in un filo o in una maglia.
Così la rete diventa un pezzo da museo, inabile del tutto all’uso.
Vorrei dire a Maria Cristina che sull’indurimento del cuore ha fatto un bellissimo intervento nell’ultimo incontro di Pizza e Vangelo Claudia Leo, che io chiamo anche Clodine e Clo. L’indurimento del cuore viene dalla mancanza di fede, che ci porta all’indifferenza verso tutto.
Vorrei inoltre dire qualcosa di più sull’espressione già citata: “pescatore di uomini”. Devo questa scoperta al mio parroco, un giovane e dotto sacerdote.
Rifacendosi al testo greco, va notato infatti che “pescatore” nel testo evangelico è indicato col termine “alieus”, Ma in Luca 5, 10, dove Gesù dice a Pietro: “Ti farò pescatore di uomini”, si usa il termine “Zogròn”, che indica “colui che prende un essere animale o umano non per ucciderlo, ma per farlo vivere e prendersene cura”. Ed infatti la frase “ti farò pescatore di uomini” nella Vulgata latina è reso con “homines eris capiens”.
Spesso per capire qualcosa di più conviene guardare indietro piuttosto che davanti!
Ho accolto con vero piacere quello che Luigi Accattoli ha sottolineato relativamente alla frase detta da Gesù: “Sono io”. Tutto questo ci riporta al nome di Dio: “Io sono colui che sono”. Anche l’ultimo scritto di papa Ratzinger si conclude con ‘analoga frase dell’Apocalisse: “Non temere, Io sono il primo e l’ultimo….il vivente” Apocalisse 1: 1-9,18. Benedetto, uomo di longevità oserei dire biblica, pensa alla morte ormai non lontana, quando si presenterà davanti al Signore. Ed Egli dirà: “Non temere, sono io!”. questa espressione amichevole e affettuosa annulla ogni smarrimento, perché è arrivato il nostro Amico.