Tra le persone “schiacciate dal peso della vita” Francesco all’udienza generale di ieri ha ricordato i genitori che “vedono orientamenti sessuali diversi nei figli”, invitandoli a cercare un modo di “accompagnarli” senza “nascondersi in un atteggiamento condannatorio”: poche parole su un tema trattato più volte, ma olio su una ferita che sempre sanguina in tante famiglie. Nel primo commento riporto il brano della catechesi e nel secondo metto una mia nota.
Il Papa invita a non condannare il figlio o la figlia omosessuali
11 Comments
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Mai condannare un figlio. Penso in questo momento a tante persone che sono schiacciate dal peso della vita e non riescono più né a sperare né a pregare. San Giuseppe possa aiutarle ad aprirsi al dialogo con Dio, per ritrovare luce, forza e pace, aiuto. E penso anche ai genitori davanti ai problemi dei figli. Figli con tante malattie, i figli ammalati, anche con malattie permanenti: quanto dolore lì. Genitori che vedono orientamenti sessuali diversi nei figli; come gestire questo e accompagnare i figli e non nascondersi in un atteggiamento condannatorio. Genitori che vedono i figli che se ne vanno, muoiono, per una malattia e anche – è più triste, lo leggiamo tutti i giorni sui giornali – ragazzi che fanno delle ragazzate e finiscono in incidente con la macchina. I genitori che vedono i figli che non vanno avanti nella scuola e non sanno come fare… Tanti problemi dei genitori. Pensiamo a come aiutarli. E a questi genitori dico: non spaventatevi. Sì, c’è dolore. Tanto. Ma pensate come ha risolto i problemi Giuseppe e chiedete a Giuseppe che vi aiuti. Mai condannare un figlio. A me fa tanta tenerezza – me lo faceva a Buenos Aires – quando andavo nel bus e passavo davanti al carcere: c’era la coda delle persone che dovevano entrare per visitare i carcerati. E c’erano le mamme, lì che mi facevano tanta tenerezza: davanti al problema di un figlio che ha sbagliato, è carcerato, non lo lasciavano solo, ci mettevano la faccia e lo accompagnavano. Questo coraggio; coraggio di papà e di mamma che accompagnano i figli sempre, sempre. Chiediamo al Signore di dare a tutti i papà e a tutte le mamme questo coraggio che ha dato a Giuseppe. E poi pregare perché il Signore ci aiuti in questi momenti.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/01/26/0058/00111.html
Parole di padre. Proviamo a leggere con cuore di figli le parole dette dal Papa con cuore di padre. Parlava di San Giuseppe, Francesco. Il padre putativo di Gesù preso nel dramma della fuga in Egitto per salvare il figlio dalla minaccia di morte. Ed ha invitato a gettare uno sguardo d’amore su tutti i genitori attanagliati da problemi dei figli che si rivelano maggiori delle loro forze. Ha ricordato i figli con malattie permanenti, quelli che muoiono, gli altri che non vanno avanti a scuola. E il caso “più triste” di quelli che si schiantano con la macchina: una parola di pietà per i cinque ragazzi del bresciano, tutti senza patente, morti tutti quattro giorni addietro per una ragazzata. Il proprio del richiamo di ieri ai figli omosessuali sta in questo: che il Papa li ha ricordati con lo stesso affetto con il quale ha ricordato tutti gli altri che gettano i padri nella tribolazione. Per gli altri sempre nella Chiesa si pregava, per questi no: si condannava. E neanche se ne parlava. C’era il tabù. La rivoluzione di Francesco sta in questo: cessiamo di condannare e anche per questi preghiamo. La preghiera ci aiuterà a intendere come dovremo “accompagnarli”. Non dice di più Francesco, ma quello che dice non è poco.
Solo la libera, fin dalla scuola, formazione e il solo allora autentico scambio favoriscono l’autentica maturazione delle persone.
https://gpcentofanti.altervista.org/lattuale-primordiale-cultura/
Il termine « accompagnamento « che il papa ha usato per indicare l’atteggiamento auspicaro per i genitori che scoprono nei propri figli la presenza di attrazioni omosessuali. Mi sono venute alla mente parole di un libro che ho letto recentemente e che mi ha molto colpito. Si tratta di « Ricerca di Dio e domanda di senso . Dialogo tra un teologo e uno psicologo « di Viktor Frankl [ lo psicologo che è stato tre anni ad Auschwitz] e Pinchas Lapide. Dice, a proposito della sofferenza [ di qualsiasi origine, penso io ] . « : Per prima cosa devo cercare di cambiarela situazione che mi fa soffrire eliminando la causa della mia sofferenza. È questo che ha priorità. Tuttavia se non si può fare altrimenti , se [ la causa non è eliminabile ] allora è al cambio di atteggiamento che viene riconosciuta la superiorità. Tra priorità e superiorità va fatta una distinzione. « Scoprire nei propri figli tendenze omosessuali è una sofferenza.
ENello scrivere sonosaltatéa proposito del termine usato dal papa le parole « è molto sapiente « !!
Solita ambiguits’: se si considera l’omosessualita’ una variante del tutto lecita anche in campo cattolico della sessualita’ umana perchr’ ‘ metterla nel fascio di problemi completamente diversi quali la malattia, le morti per bravate, ecc? Sono situazione diverse . Io non ho alcuna simpatia per l’ Arcigay ma dal loro punto di vista hanno ragione a dire che questo e’ un atteggiento paternalistico da parte della Chiesa. Petche’ non ci si esprime chiaramente:? il figlio omosessuale e: un problema oppure no ? E se lo e’ come mai ?La sofferenza del genitore e’ insensata e legato solo a pregiudizi omofobi ? Quindi e: nel torto il genitore? Oppure c’ e’ una ragione in questa differenza? L’ omosessualits’ per la Chiesa e’ o non e’ ” intrinsecamente disordinata ” cioe’ contraria alla: ordine voluto da Dio ? Prima o poi la Chiesa dovra’ pur dire delle parole chiare, perche’ i gay giustamente non si accontentano di atteggiamenti paternalistici o pietosi, del ” si deve accompagnare e non giudicare” ma pero’ non possono sposarsi in Chiesa ,se ne sconsiglia l’ ordinazione sacerdotale ecc. Queste cose fanno a pugni con la retta ragione.
Non credo che la questione che solleva Maria Cristina Venturi sia corretta. Non si tratta di esprimere un giudizio sulla liceità o meno . Se ci si trova di fronte al « fatto « che cosa è auspicabile che un genitore faccia?
La questione posta da Venturi è tutta un’altra , quindi l? accusa ( pensa un po’) di ambiguità in questo caso c’entra un fico secco.
Secondariamente, è verissimo che , sulla omosessulità “prima o poi la Chiesa dovra’ pur dire delle parole chiare” . Il problema, per Venturi, mi sembra più che altro quello di alzare un fuoco di sbarramento preventivo di fronte a ogni parola possa essere proninciata sull’argomento che si discosti dalle sue personali aspettative. La chiesa, coi suoi tempi stralunghi, si sesprimerà.
Poi si sta ad ascoltarla, però. Se no si torna all’intercalare che una celebre collega bloggarola amava ripetere: “La Chiesa non puo’…. La Chiesa non puo’..”
Fosforismi infantili.
“Scoprire nei propri figli tendenze omosessuali è una sofferenza.”
Non sarei per nulla così apodittico.
Per qualcuno lo potrà anche essere.
Problemi del genitore, eventualmente: non andrei certo a caricare sulle spalle del figlio anche questa soma che non gli compete.
« Problemi del genitore « . = « affari suoi = dei quali ce ne possiamo tranquillamente impipare.
Non è il caso di impiparsene. Per esempio, ci sono ottimi accompagnatori anche per i genitori.
Sempre che si rendano conto di essere loro, quello che hanno bisogno di essere accompagnati.